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STORIA DELL’ARTE CLASSICA
L’ETA’ ORIENTALIZZANTE VII sec. a.C.
–
Storicamente durante l’Età Orientalizzante :
• Si verificò un ulteriore incremento della Colonizzazione (l’area del maggior
addensamento era quella dell’Italia Meridionale e delle Sicilia).
• Con l’avvento dei Legislatori per la prima volta le leggi vennero stese per iscritto, il che
significa quindi una più vasta alfabetizzazione.
• Affermarsi della tirannide, spesso come risultato di una lotta all’interno della classe
aristocratica.
Artisticamente durante l’Età Orientalizzante:
• In seguito all’incremento dei commerci transmediterranei, favorirono i contatti culturali
(vengono importati manufatti provenienti dall’Oriente).
• Nell’arte si imitano motivi orientali che vengono adattati al contesto greco. (Vengono
imitate le figure fantastiche di Sirene, Centauri, Grifoni, Chimere, Sfingi e Gorgoni).
L’ordine di età geometrica viene travolto dal furioso impeto narrativo di matrice
orientale.
• L’assimilazione e la rielaborazione degli spunti offerti dalla cultura orientale avvengono
per gradi e con modalità diverse a seconda della zona geografica. (Il processo può
considerarsi completato attorno alla metà del VII secolo a.C.).
• Nascono le grandi architetture in pietra e le sculture monumentali.
Geograficamente durante l’Età Geometrica:
I centri più importati dal punto di vista artistico diventano
• CRETA – (scultura, architettura e toreutica)
• CORINTO – (produzione ceramica)
• ATENE – (scultura e ceramica)
LA GRANDE SCULTURA MONUMENTALE
• Creta riacquista un ruolo-guida (fondamentale è la figura forse mai esistita di Dedalo,
“colui che ben modella”, il mitico architetto cretese che avrebbe dato vita al Labirinto di
Minosse).
• Accanto alla produzione in bronzo si affianca quella in pietra.
• A Dedalo la tradizione letterari attribuisce l’invenzione di xoana (idoli di diversi
materiali, per lo più lignei) e di sphyrelata (statue piuttosto grandi realizzate
martellando lamine bronzee attorno ad un modello ligneo).
• Oltre alle singole statue si realizzano anche le grandi architetture.
“APLLO DI MANTIKLOS” da Tebe(700-690 a.C.)
Nonostante prevalga ancora una struttura di tipo geometrico, la forma diventa più plastica,
con un potenziamento della struttura fisica. Il volume è più compatto e solido. La piccola
statuetta, alta 20 cm in bronzo, è dedicata al dio Apollo, ricostruzione possibile grazie alle
incisioni presenti nelle gambe della figura maschile, in cambio di buona sorte. Intorno al 700
a.C. Mantiklos, la cui identità è a noi per altro sconosciuta, dedicò all’Apollo di Tebe la
statuetta in bronzo. I particolari sono resi mediante incisione, come la linea dei pettorali e i
tratteggi nelle trecce, realizzate a freddo, nella fase successiva la fusione.
“TRIADE DI DREROS” da Dreros, Creta (fine VIII inizio VII secolo a.C.)
Una triade divina raffigurante verosimilmente Apollo, tra la madre Latona e la sorella gemella
Artemide. Il complesso scultoreo è reso mediante la tecnica dello sphyrelaton, rendendo le
statue cave e quindi più leggere. Le dimensioni sono notevoli, la statua centrale raggiunge gli
80 cm d’altezza, 40 cm per le laterali. Rispetto all’Apollo di Mantiklos la resa corporea è più
naturalistica ed arrotondata, più consistenti sono i volumi. La figura centrale è scolpita con
una gestualità evidente e manifesta anche una più spiccata vitalità, mentre le due laterali
sono ancora molto rigide e fisse, con le braccia lungo i fianchi non presentando complessa
articolazione, la struttura corporea è tubolare. Il polos calzato sulla testa ha un’eco orientale,
suggerita anche dalla generale fissità delle due statue.
“DAMA DI AUXERRE” da Creta (640 a.C.)
Si tratta di una statua femminile in pietra calcarea tenera, realizzata a tutto tondo, di
dimensioni notevoli, ma ancora inferiori al vero. La scultura rappresenta una figura femminile
(kore, dal greco, significa "ragazza"), ed è raffigurata in piedi, con i piedi uniti, con la mano
destra al petto in un gesto di preghiera e la sinistra distesa lungo il fianco, una gestualità
quindi ancora limitata. La veste era in origine decorata con la policromia (tracce di colore
rosso sono ancora presenti sul busto), sulla base di un disegno reso con sottili incisioni sulla
superficie della pietra. Secondo lo stile della scultura detta dedalica, segue uno schema
rigidamente frontale e la struttura corporea scompare nascosta dalla pesante veste.
L’imperiosa frontalità e il gesto del braccio destro piegato al petto, ne fanno verosimilmente
una statua votiva.
Seguono i primi esempi di decorazioni plastiche applicate alla scultura dove, nel caso di figure
umane, i volti triangolari, le arcate sopraccigliari, gli occhi allungati e le acconciature a trecce,
richiamano lo stile dedalico della Dama di Auxerre. E’ il caso delle decorazioni scultoree nel
Tempio di Prinias (Creta) del VII sec. a.C., della Metopa dell’Acropoli di Micene (640-630 a.C.),
e del Rilievo da Gortyna (630-620 a.C.)
“KOUROS DEDALICO” da Delfi (metà VII sec. a.C.)
Il modello del Kouros (significa “ragazzo”) si trova per la prima volta in questo manufatto
bronzeo. Un’origine egiziana possa proprio essere evocata dalla figura maschile nuda, in
posizione eretta, con le braccia dritte o appena piegate lungo i fianchi, i pungi chiusi e una
gamba leggermente avanzata che suggerisce il movimento. La posa tuttavia appare ancora
molto statica. La struttura è organizzata attorno ad un asse centrale che non è più evidente
come nell’Apollo di Mantiklos, ma è divenuto immaginario, restando comunque punto di
partenza per la costruzione dei solidi.
“KORE DI NIKANDRE DI NASSO” da Delo (metà VII sec. a.C.)
Raffigura una donna eretta, con braccia solidamente aderenti al corpo, vestita di pelpo cinta
alla vita. I capelli si dispongono in trecce simmetriche ai lati del volto. La prima statua i
marmo pervenuta di kore. Ancora una volta, il nome dello scultore ci è noto grazie
all’incisione presente sulla vesta della kore, la quale è realizzata per la prima volta a
grandezza naturale, misura infatti 165 cm.
LA TOREUTICA
• I maggiori ritrovamenti si hanno nei grandi santuari (Delfi, Olimpia, Dodona).
• Accanto a Creta si sviluppano altri centri produttivi.
• Si rielaborano e modificano modelli orientali
“DISCO CEMBALO” da Creta, Grotta di Zeus (VII sec. a.C.)
Il manufatto si presenta in bronzo, decorato a sbalzo, con motivi tipici orientali: le figure sono
a metà strada tra esseri umani ed animali. Si è ipotizzata la presenza di artisti orientali
provenienti dalla Siria.
“ELMO DECORATO A SBALZO” da Creta (VII sec. a.C.)
La decorazione lavorata a sbalzo mostra il cavallo alato Pegaso, tipico motivo orientale.
LA CERAMICA
• Corinto diventa maggior centro di produzione ed esportazione di ceramica.
• L’innovazione della ceramica di Corinto è sia iconografico (nuova sintassi decorativa),
sia di carattere morfologico, con l’introduzione di nuove forme di vasi. Si distingue per
l’utilizzo di un’argilla di colore giallognolo e di tre colori principali, utilizzati per le
decorazioni: il rosso, nero e bianco, con dettagli resi mediante l’incisione.
• Anche ad Atene nascono produzione di pregio, solo in parte esportate.
• La produzione vascolare di Atene si differenzia per le immagini monumentali
raffiguranti scene mitologiche.
“KOTYLE PROTOCORINZIA” (Prima metà del VII sec. a.C.)
Introduzione massiccia di figure animali e mostri che obbediscono ad un intento decorativo,
più che ad un gusto narrativo. Il manufatto presenta tutte le caratteristiche dello stile di
Corinto.
“ALABASTRON E ARRYBALLOS CORINZI”
L’intera superficie dei due manufatti è occupata da grandi figure umane (maschili per
l’alabastron e femminili per l’arryballos) e animali, con decorazioni miniaturistiche che
ricoprono l’intera superficie dei vasi.
“OLPE CHIGI” (640-630 a.C. c.)
L’olpe data il passaggio tra Protocorinzio Medio e Protocorinzio Tardo, segnando quindi, per
certi versi, il momento in cui lo stile a figure nere corinzio raggiunge la sua massima
potenzialità espressiva; con figure disposte in profondità in spazi finalmente liberi dai
riempitivi geometrici, secondo un principio prospettico rudimentale, ma efficace, e con estesi
ritocchi policromi in bianco, giallo, rosso e bruno. Le decorazioni che ricoprono l’intera
superficie dell’olpe, sono sviluppate su tre fregi: dal basso, una vivace caccia alla lepre, di
dimensioni e proporzioni minori rispetto alle altre; nel mezzo, una scena cruenta di caccia al
leone, accompagnata da una teoria di cavalieri e la scena mitica del giudizio di Paride (dal
quale discenderà l’unione con la bellissima Elena); infine nel fregio più alto, la scena oplitica
che vede scontrarsi due eserciti. E’ in quest’ultimo fregio che viene raffigurata la prima
sperimentazione di uno spazio che ha profondità . Una recente rilettura dell’intero complesso
iconografico, ha suggerito un intendo di rappresentazione delle “fatiche” che un giovane
aristocratico della Corinto del tempo, avrebbe dovuto dare per dimostrare le sue virtù (dalla
caccia incruenta alle lepri, alla più pericolosa del leone, ed infine alla guerra). Una paradigma
educativo dunque, per i giovani aristocratici corinzi.
“ANFORA PROTOATTICA” Pittore di Eleusi (metà VII sec a.C.)
L’intera superficie del vaso è decorata con scene mitologiche molto grandi, sulla pancia, le
orrende gorgoni e la fuga di Perseo dopo aver decapitato la testa di medusa il cui corpo resta
a fluttuare orribilmente nell’aria; sul collo invece è raffigurato l’accecamento di Polifemo:
Odisseo, il cui corpo in bianco si distingue dai compagni a silhouettes nere, trafigge con uno
slancio violento l’occhio di Polifemo. Il pittore dimostra piena padronanza di tutte le tecniche,
dalle campiture nere, i contorni, le incisioni e l’uso del bianco.
“CRATERE DI ARISTONOTHOS” da Caere (secondo quarto del VII sec. a.C.)
Tornano raffigurate sul collo del cratere scene del mare con due imbarcazioni e scene
oplitiche.
“ANFORONE CICLADICO A RILIEVO MYCONOS” Prima metà VII sec. a.C.)
La superficie decorativa dell’anforone viene suddivisa per fasce; nel collo viene rappresentato
il cavallo di leg