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2.2.1 GLI SVILUPPI NEL PELOPONNESO
Nel secolo VII a.C. la Grecia peloponnesiaco continua a svolgere un ruolo attivo nello sviluppo dell'architettura templare di matrice dorica. Un notevole avanzamento nella definizione dell'ordine dorico si compie con:
HERAION DI OLIMPIA testimonia la transizione dall'edificio in LEGNO e MATTONI a quello in PIETRA e, per lo stato di conservazione degli alzati, è utile punto di osservazione per l'EVOLUZIONE della PERISTASI e della TRABEAZIONE.
Viene inizialmente (650 a.C. ca.) eretta una CELLA di 100 piedi, preceduta da un PRONAO di 20, con 2 in antis). COLONNE tra le ante (distilo simmetrico al pronao) Successivamente si aggiunge un OPISTODOMO (spazio posto dietro la cella, esso poteva contenere le suppellettili utili al rito e ai sacrifici, era chiuso con cancellate metalliche e vi potevano accedere solo i sacerdoti. simmetrico al pronao) e una PERISTASI di 6 x 16 colonne LIGNEE (il cui numero è cioè pari alla proporzione di
6:16 espressa dal rapporto tra larghezza e lunghezza dello stilobate =piattaforma base delle colonne). Le 40 colonne lignee della peristasi sono poi gradualmente rimpiazzate, dall'età arcaica fino all'avanzata età romana, da esemplari in calcare, che consentono dunque di studiare da vicino l'evoluzione delle forme del capitello dorico. Si divide poi lo spazio della cella in piccole cappelle laterali, isolate da brevi lingue di muro cui si addossano 2 file di 8 colonne lignee su 2 piani con capitelli in pietra; al centro del naòs su una base erano le statue di culto di Zeus e Hera. La COPERTURA FITTILE del tempio (con metope e frontone) era caratterizzata da ricca policromia, di cui è splendida prova il grande acroterio a disco in terracotta dipinta. La scansione in pronao, cella e opistodomo diverrà canonica, almeno nell'area dorica. Il naòs non è più diviso in 2 navate, bensì in 3 (significa piena visibilità dell'agalma).
La TRABEAZIONE presenta già il tipico fregio dorico triglifi e metope. I primi, in coincidenza con le travature terminali del tetto, sono collocati sull'asse delle colonne della peristasi e sull'asse degli intercolumni; lo spazio vuoto, che separa un triglifo dall'altro, diviene lo spazio della lastra della metopa che sarà ora in argilla, ora in bronzo sbalzato (come a olimpia), ora in pietra scolpita; la sanzione dei triglifi nella trabeazione consente l'inserimento tra una colonna e l'altra di due metope. Vi troviamo applicati anche i primi accorgimenti per la correzione del cosiddetto "conflitto angolare"; ossia l'inevitabile spostamento dei triglifi angolari dall'asse delle colonne al margine del tempio viene progressivamente compensato tramite l'allargamento delle componenti delle trabeazioni (soprattutto la prima metopa) o la diminuzione degli interassi agli angoli (contrazione angolare):
L'architettura di età arcaica tenderà a prediligere la prima soluzione; quella di età classica, la seconda, di esiti più armoniosi.
2.2.2 …E NELLA IONIA
Il vecchio Hekatompedon geometrico viene sostituito, intorno alla metà del secolo VII a.C., da un nuovo edificio, noto come HEKATOMPEDON II (santuario di Samo) la cella è circondata da una peristasi di colonne, sulla facciata un pronao tetrastilo (con quattro colonne). All'interno il primitivo colonnato centrale è stato abolito a favore di una serie di pali addossati alle pareti del naòs. La decorazione è di ispirazione orientali e fregi figurativi continui (senza cioè l'alternanza dorica di triglifi e metope). Qualche anno dopo viene edificato anche una stoà (grande portico) suddiviso in due navate destinato ad accogliere i pellegrini e gli ex voto.
2.3 LA NASCITA DELL A SCULTURA
MONUMENTALE - intorno al 700 a.C. Mantiklos dedicò all'Apollo di Tebe una statuetta in bronzo; la dedica, iscritta in esametri, recita:
APOLLO DI MANTIKLOS "Mantiklos mi dedicò come decima al (dio) lungisaettante dall'arco d'argento, e tu, o Febo, concedi per ricompensa una buona sorte".
La figura parla in prima persona e l'iscrizione ha reminiscenze omeriche rappresenta verosimilmente Apollo con l'arco nella sinistra e forse le frecce nella destra, ora perduta.
La statuetta è chiara espressione della direzione verso cui si evolve la concezione figurativa greca nel momento di passaggio tra i secoli VIII e VII a.C. Nel solco della tradizione geometrica la figura è infatti ancora un bronzo di piccole dimensioni (alto 20 cm), realizzato nella tecnica a fusione piena. Un solco verticale attraversa l'intera figura e costituisce il discrimine rispetto al quale vengono assemblate le cosce muscolose con le ginocchia marcate.
Il torace asciutto dai pettorali rilevati e il lunghissimo collo; la linea centrale spartisce perfino i dettagli del volto triangolare, fissando la posizione della bocca, del naso e della scriminatura centrale della capigliatura a lunghe trecce. Questa espressione della forma dell'essere come addizione assiale di volumi è alla base della scultura dei secoli VII e VIa.C.; è il punto di partenza per la costruzione di figure a grandezza naturale e quindi per la nascita e lo sviluppo dellascultura monumentale greca.
DEDALO E IL RIVELARSI DELL'ARTISTA
All'origine della scultura monumentale in pietra, in legno e in altri materiali i Greci ponevano Dedalo di Creta. Il nome è un nome parlante, ossia deriva dal verbo "lavorare ad arte"; il corrispondente sostantivo potrebbe quindi significare "colui che ben modella". Poiché il suo nome compare per la prima volta in Omero come colui che fece creazioni per Arianna, figlia.
del re Minosse, è evidente che Dedalo doveva essere noto già al pubblico di Omero. La tradizione letteraria ne sottolinea il multiforme ingegno: fu architetto, ideatore del famoso labirinto e costruttore di templi; fu scultore di statue cui avrebbe conferito sguardo e movimento con una vitalità tale che si rese necessario incatenare le sue figure per impedirne la fuga; fu inventore della sega, dell'ascia, del filo a piombo, del trapano, del mastice; costruì la vacca di legno che consentì a Pasifae l'amplesso con il toro da cui nacque il mostruoso Minotauro e ideò le ali artificiali con le quali infine progettò la fuga da Creta insieme al figlio Icaro. L'orgoglio del maestro e l'ammirazione di cui è oggetto da parte della comunità sono anzitutto un esplicito riconoscimento dell'abilità tecnica con cui un marmo viene scolpito, un legno intagliato, un metallo foggiato. Egli è soprattuttoUn artigiano e, come tale, si forma all'interno di un patrimonio di tradizioni tecniche e iconografiche che fa proprie, per poi eventualmente innovarle mediante piccole varianti, espressione del suo personale genio. La persistenza iconografica, intesa come continua riproposizione di soggetti e di schemi figurativi, è dunque elemento centrale nella storia della scultura greca, come di ogni altra espressione artistica dei Greci. Essa è conseguenza di un percorso di apprendistato in bottega e dello stretto, imprescindibile, legame tra l'artigiano e la committenza per la quale egli lavora, ovvero l'artigiano e la società nella quale egli vive, le cui idee è chiamato a rappresentare in maniera efficace e immediatamente comprensibile.
Il secolo VII a.C. vede dunque nascere la scultura monumentale a tutto tondo, secondo cioè una concezione, già presente nelle figure di piccolo formato degli inizi del secolo.
VII a.C., ma sviluppatasi soprattutto a partire dalla metà del secolo a Creta, nel Peloponneso, sulle isole Cicladi con statue in pietra e in marmo; con particolare insistenza al nome di Dedalo, e quindi alla scultura dell'epoca di cui egli è esemplare rappresentante, la tradizione letteraria attribuisce.
Lo stile dedalico si sviluppa a metà del VII secolo a.C. DEDALICO deriva dalla suggestione che possono essere ritracciate delle analogie tra le componenti stilistiche di questa fase cronologica e l'arte di Dedalo.
XOANA statue di culto, spesso idoli aniconici, dei più diversi materiali, in argento, in bronzo, in marmo, ma soprattutto intagliati nel legno. Poiché non si conservano esemplari lignei di grandi dimensioni, può essere utile richiamare, almeno per il materiale in cui sono lavorate, le tre statuette provenienti da un area sacra di Palma di Montechiaro (Agrigento), datate alla fine del secolo VII a.C., e ancora la
dea lignea di Samo, alta quasi 30 cm.SPHYRELATA statue, di non piccole dimensioni, ottenute martellando una lamina di bronzo e piegandola intorno a un nucleo di legno a cui la lamina viene inchiodata. La tecnica è di origine orientale; potrebbe essere stata assimilata dai Greci tramite la migrazione di maestranze nord-siriane. La sua applicazione ebbe tuttavia vita breve, perché rapidamente rimpiazzata dalla fusione cava.
DAMA DI AUXERRE statua femminile in pietra calcarea tenera realizzata a tutto tondo di dimensioni notevoli 65 cm, ora si trova al Louvre, non si conosce la provenienza ma lo stile è assimilabile alla plastica cretese orientalizzante. Costituisce una delle più riuscite manifestazioni dello STILE DEDALICO (fanciulla, di forme solide e compatte, con peplo aderente decorato con grandi quadrati concentrici, le spalle sono avvolte in una mantellina, che ricorda ancora quella degli sphyrelata di Dreros). La fanciulla di forme solide e compatte
è Persefone, la dea della primavera e della rinascita. La statua è considerata un capolavoro dell'arte greca arcaica e rappresenta l'eleganza e la grazia femminile.maschile è il modello del Kouros.Storia dell'arte classica | Martina Mucelli
ARTEMIDE DA NIKANDRE DI NASSO cominciano a comparire delle scritte nei manufatti, ritrovata a Delo edatata a carica metà de