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Estratto del documento

L'opera, di qualità pittorica buona ma non eccelsa, ha un preziosissimo valore storico,

in quanto mostra l'aspetto della città nel periodo aragonese. Salta all'occhio la

preponderanza di strutture militari, con la cinta di mura turrite che chiudeva l'intera

città e l'impianto fortificato del castello o del faro, pure circondato da mura merlate. In

quel periodo infatti la città era messa alla prova dalle ripetute rivolte baronali, che

avevano fatto accantonare i progetti di riordino urbanistico di Alfonso II concentrando

le risorse in opere difensive. Inoltre la città, ancora con la struttura di una polis, quindi

ordinata e recintata, si mostra tutta sviluppata ad est rispetto all'odierna Napoli,

vedendo "liberi" gli attuali quartieri di Chiaia, Vomero e Posillipo.

Le opere monumentali visibili dalla tavola Strozzi sono:

Castel dell'Ovo (durante il periodo aragonese)

 Castel Nuovo

 Certosa di San Martino

 Castel Sant'Elmo

 Monastero di Santa Chiara

 Castello del Carmine

 Duomo di Napoli

 Castel Capuano

 Torre di San Vincenzo (demolita)

L’immagine della città, capitale del regno di cui il nuovo sovrano prende possesso, e’

un richiamo alle origini ed alla piu’ profonda tradizione della storia cittadina. La

matrice culturale scelta da Alfonso opera in direzione di quello stesso rinnovamento

rinascimentale che caratterizza molte corti italiane in particolare quella fiorentina con

la quale Alfonso instaurerà un costante rapporto politico, culturale ed economico. Le

scelte di Alfonso sono frutto di un clima artistico spagnolo nel quale e’ cresciuto ossia

l’Aragonia. Le prime commissioni architettoniche vennero affidate ad artisti spagnoli,

ancora lontani dalle problematiche rinnovate del Rinascimento. L'eterogeneità della

committenza reale è evidente nella ricostruzione di Castel Nuovo, dove

dal 1451 lavorarono maestranze guidate da Guillén Sagrera architetto di Maiorca,

incaricate di creare una residenza adeguata al sovrano e un fortilizio in grado di

resistere alle artiglierie.

Egli ridisegna quasi totalmente la planimetria dell'edificio dotandolo di una pianta

trapezoidale irregolare e trasforma le torri, che avevano pianta quadrata, in pianta

circolare e rivestite in piperno, e vi fu aggiunta una quinta torre costruita ex novo per

meglio inquadrare l'accesso.

Una serie di migliorie furono inoltre approntate alle difese del castello: il fossato

precedente fu notevolmente ampliato, tanto da renderne impossibile

l'attraversamento con un ponte levatoio; fu costruito quindi un pontone intermedio

circolare con un potente rivellino che difendeva il castello, dal quale restava poi da

attraversare uno spazio più esiguo, senza bisogno di ricorrere ad un ponte levatoio.

Inoltre progetta nella fortezza napoletana alcuni loggiati lungo la facciata principale e

lungo quella di destra, suo è il progetto della sala dei Baroni nel Castel Nuovo.

Sala dei Baroni, Copertura

la Sala fu rifatta ed ampliata dall'architetto. Il solenne ambiente è il più celebre del

Castello e viene chiamato "Sala dei Baroni" in quanto nel 1486 vi furono arrestati i

baroni che avevano partecipato alla congiura contro Ferrante I d'Aragona, invitati

dallo stesso re per festeggiare le nozze di sua nipote con il figlio del conte di Sarno.

Sulle nude pareti si innalza fino ad un'altezza di ventotto metri la stupenda volta, al

cui centro, invece della tradizionale chiave, è posto un luminoso oculo, da cui si

dipartono sedici costoloni in piperno che, raccordandosi ad altri elementi minori,

creano un disegno stellare, evidenziando il contrasto cromatico tra il grigio dei

costoloni, in piperno di Pozzuoli, ed il giallo delle pareti e delle volte in tufo. Alla base

della copertura si sviluppa una galleria che si apre con otto finestre quadrate per

ognuna delle soprastanti lunette.

Il pavimento della Gran Sala era in maiolica invetriata bianca e azzurra, proveniente

dalle fabbriche di Valencia

Arco Trionfale

L’opera del Laurana si

Fu eretto per volere di Alfonso d'Aragona che vi volle celebrare la conquista del Regno

di Napoli nel 1443. La costruzione dell'arco di trionfo, ispirato agli archi di trionfo

romani, si inseriva nel rinnovamento architettonico dell'antica fortezza angioina,

divenuta nuova sede della corte aragonese.

L'Arco trionfale del Castel Nuovo, progettato forse da una collaborazione tra Francesco

di Giorgio Martini, Luciano Laurana e Guillem Sagrera, La struttura si articola in un

arco a tutto sesto fra colonne corinzie binate, sormontato da un altro arco fra colonne

ioniche che sorreggono un altro livello occupato dalle statue delle virtù, sopra le quali

un timpano semicircolare conclude la struttura. Le statue delle virtù sono incassate in

nicchie lesenate con l’abside decorata come una valva. Il timpano finale è decorato

con due divinità fluviali sdraiate e due mascheroni. Il timpano è sormontato da una

statua di San Michele di età longobarda. Il primo arco è decorato con dei grifoni e

delle cornucopie. Fra i due archi c’è una grande trabeazione decorato con i bassorilievi

del Trionfo di Alfonso (il re è portato in trionfo su di un baldacchino).

Come tributo di buoni auspici, sotto l’arco basso, una maglia di ottagoni intervallati

da piccoli rombi, simbolo di rinascita, di rigenerazione spirituale. La maglia

ottagonale, che manifesta il delicato momento di passaggio tra il quadrato della terra

e il cerchio del cielo, è dedicata ad un Uomo, che rappresenta il punto di giunzione

tra i due mondi (materiale e spirituale).

All’interno degli ottagoni si alternano i Serafini, in tutto 28, dai volti diversi, emblemi

della Sapienza e della Carità. I Serafini rappresentano il livello più alto della

Gerarchia celeste.

Il Ciclo della Vita è rappresentato dall’infiorescenza dei fiori (semi), dal corno

dell’abbondanza e, soltanto in un ottagono, da un volto leonino circondato da foglie.

Il Leone è il simbolo dell’Acqua e della Vita, l’autorità universale in rapporto con

l’infinito e la morte.

Questa struttura testimonia un uso liberissimo del modello classico, subordinato alle

esigenze celebrative.

Storia

Sul finire del secolo, grazie all'alleanza politica con Lorenzo il Magnifico, si ebbe un

ingresso diretto di opere e maestranze fiorentine, che comportarono una più

omogenea adozione dello stile rinascimentale. Importante cantiere dell'epoca fu

la chiesa di Sant'Anna dei Lombardi, dove lavorarono Antonio Rossellino e Benedetto

da Maiano, realizzandovi tre cappelle (Piccolomini, Toledo e Mastroianni-Terranova).

Soprattutto laCappella Piccolomini, dove venne sepolta Maria d'Aragona, era

interessante per la riproposizione delle forme della fiorentina cappella del cardinale del

Portogallo, aggiornate però a un gusto più sfarzoso, per assecondare le esigenze della

committenza.

Giuliano da Maiano, fratello di Benedetto, lavorò alla difesa muraria della città con le

annesse porte, come Porta Capuana e Porta Nolana e a lui è attribuito il disegno

di Palazzo Como, ma soprattutto spiccò la progettazione della residenza reale

della Villa di Poggioreale, avviata tra il 1487 e il1490 e terminata da Francesco di

Giorgio, che si può ritenere il punto di arrivo della progressiva conversione

rinascimentale della capitale aragonese. Nonostante sia poi stata distrutta, si può

ancora farsene un'idea grazie alla riproduzione nel trattato di Sebastiano Serlio e

grazie alla sua fortuna critica che la rese esemplare anche per l'architettura del XVI

secolo. L'edificio era caratterizzato da un impianto originale con richiami all'antico

adattati alle esigenze contemporanee. La tipologia di base era infatti la villa

antica contaminata con le esigenze difensive di un castello medievale e con ambienti

appositamente studiati per la residenza, lo svago e la rappresentanza, legati alle

necessità delle corti di fine secolo. Ne nacque un edificio di dimensioni contenute a

base quadrangolare, con quattro corpi sporgenti agli angoli, simili a torri angolari, ma

di altezza uguale al resto del fabbricato. Il corpo centrale era porticato sia sul lato

esterno che su quello interno, dove si trovava un cortile infossato per cinque gradini,

che richiamava modelli antichi quali il teatro e le vasche termali. Il cortile, secondo un

modello di Vitruvio, poteva essere coperto con un solaio ligneo per essere sfruttato

per feste e rappresentazioni.

Nel frattempo Giuliano avviò anche una scuola dove si formarono architetti che

propugnarono lo stile rinascimentale in tutto il regno, tra cui Pietroe Ippolito del

Donzello.

Nel cantiere di Poggioreale lavorò, intorno al 1490, anche fra' Giovanni Giocondo a cui

viene attribuita, tra incertezze, la cappella dei Pontano in via dei Tribunali, con

l'esterno scandito da paraste corinzie, costruita per l'umanista napoletano Giovanni

Pontano. Nel 1495 Carlo VIII di Franciainvase il regno e occupò Napoli

temporaneamente. Alla sua partenza portò con sé, direttamente dal cantiere della villa

di Poggioreale, fra' Giocondo ed il giardiniere Pacello da Mercogliano, che alla corte di

Francia portarono la nuova concezione del giardino che andava maturando in Italia,

oltre ad altri artigiani ed artisti che lavoravano a Napoli, tra cui lo scultore Guido

Mazzoni, che contribuirono alla diffusione della cultura classicista italiana e allo

sviluppo del Rinascimento francese.

Il resto del regno aragonese manifestò invece una propensione molto tradizionalista e

arretrata sulle arti, per via anche della struttura sociale (legata ancora

al Feudalesimo) e per la mancanza di dialettica con la corte della capitale. Il cortile

del Castello di Fondi ad esempio, ristrutturato nel 1436, risente ancora di moduli goti

e spagnoleggianti, che lo fanno assomigliare a un patio. InSicilia, dopo la fioritura

sotto gli Angioini, bisognò aspettare la fine del XV secolo per trovare

un'interpretazione locale del Rinascimento, legata soprattutto all'architettura

a Palermo per opera diMatteo Carnelivari (chiesa di Santa Maria della Catena).

Opere che favoriscono la nascita e la piena affermazione della cultura rinascimentale a

Napoli

Porta Capuana

È stata edificata nel 1484 all'atto dell'allargamento della cinta muraria voluto dal

re Ferrante d'Aragona e, fin dall'edificazione, è stata il punto di accesso giungendo

da est verso il centro della città, oltre a essere punto nevralgico delle comunicazioni.

La imponente porta è sita alle spalle del Castel Capuano e orientata in direzione delle

città di Capua, ed era anticamente la porta d'acc

Dettagli
A.A. 2017-2018
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SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher michele.matino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura II e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Como Maria Teresa.