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Estratto del documento

Gli ambienti come sono? La pianta è solitamente di forma

quadrata o rettangolare, con la presenza di uno o più loggiati.

Il salone centrale si configura come l’ambiente principale

dell’edificio, attorno al quale si dispongono simmetricamente le

scale e gli ambienti abitativi.

Elementi caratterizzanti? Il primo è l’asse di simmetria

longitudinale che rappresenta l’asse di penetrazione dell’edificio,

questo asse si collega con il paesaggio. La villa è posta su un

basamento, sul piano altimetricamente più elevato per essere

leggibile a livello territoriale. Il corpo centrale è tripartito; si

struttura quindi in tre settori: quello corrispondente alla zona di

accesso, una loggia che può essere inglobata o aggettante; da

questa zona si entra in un grande vano che a doppio volume (che si

articola su due livelli) coperto a volta e spesso affrescato che

costituisce l’ambiente di distribuzione del primo piano.

ambienti ad infilata

I corpi laterali sono costituiti da che si

percorrono passando dall’uno all’altro.

Al corpo centrale vengono simmetricamente aggregati due corpi

barchesse.

laterali detti Questi ambienti sono destinati alla

conservazione e al deposito degli strumenti agricoli. Le barchesse

possono essere distaccate o saldate al corpo principale della villa.

Il timpano triangolare è segno di nobiltà e di prestigio ed è un

richiamo all’antico. I rapporti di lunghezza – larghezza sono rapporti

semplici o armonici, facilmente comprensibili dalle maestranze e

facilmente percepibili da chi vive questi spazi.

Le scale sono disposte simmetricamente ma in posizione defilata. Vi

è solitamente un gradino chiuso o ninfeo.

Villa Almerico Capra detta La Rotonda (1566 – 1567)

Quando? Siamo a Vicenza, commissionata dal canonico Paolo

Almerico e costruita tra il 1566 e 1567. È una villa pensata come

luogo di piacere e di colto intrattenimento. Qui si svolgevano

concerti e gare poetiche.

Cosa ci ricorda? Soprattutto nell’uso, ci ricorda la tipica villa

romana di cui gli antichi scrittori ci hanno tramandato descrizioni.

Struttura? È un edificio a pianta quadrata, con una ripartizione

simmetrica degli ambienti interni raggruppati attorno un salone

circolare coperto da una cupola prevista emisferica ma modificata

nel corso della costruzione.

In ognuna delle quattro facciate del blocco cubico si apre un

accesso, al quale si perviene tramite una scalinata, preceduto da un

classico pronao esastilo con colonne ioniche, intercolumnio centrale

più ampio degli altri, architrave a tre fasce, fregio pulvinato, cornice

dentellata al pari del timpano.

La villa, come un tempio romano, è sollevata su un podio.

Perché un podio? Questa caratteristica, ricorre spesso nelle ville

palladiane, dove i volumi corrispondenti al podio sono ambienti di

servizio. Andrea, inserendo nel suo trattato la pianta e un prospetto-

azione della villa, giustifica la presenza di loggiati con la

motivazione dare la possibilità di godere sempre della natura

circostante.

Chiesa di San Giorgio Maggiore

1565 – 1610. Nel 1565 Palladio ricostruisce la chiesa di San Giorgio

maggiore sull’omonima isola veneziana prospiciente al bacino di

San Marco.

Cosa presenta d’interessante? In facciata abbiamo il disegno di

un edificio basilicale a tre navate. La pianta lega un corpo

longitudinale a uno accentrato.

La facciata? Rivestita in pietra bianca di Istria a unico accesso.

Viene impiegato un ordine gigante (corrispondente alla sola navata

centrale) di quattro semicolonne composite su alti piedistalli

sormontate da una trabeazione (con fregio pulvinato) sulla quale

insiste un classico timpano a dentelli. Tale soluzione, che richiama il

fronte di un tempio prostilo tetrastilo, si intreccia con un retrostante

secondo schema templare il cui frontone, interrotto solo lungo i due

lati inclinati, poggia su un architrave poco aggettante, a sua volta

sorretto da paraste corinzie.

Internamente? La pianta comprende un grande ambiente

rettangolare diviso nella parte anteriore in tre navate e dal quale

sporgono due esedre, corrispondenti alle opposte estremità del

transetto. Seguono un presbiterio quadrato di poco soprelevato

rispetto all’ambiente che lo precede, e un profondissimo coro per i

monaci a semicerchio.

L’interno presenta coperture con volte a botte nella navata centrale

e volte a crociera in quelle laterali. Le pareti presentano

semicolonne composite su un alto piedistallo addossate a pilastri.

Ciascuno dei quattro spigoli della crociera maggiore quadrata è

rinforzato da due coppie di membrature verticali, ognuna delle quali

presenta un pilastro e una semicolonna. Su di essi si impostano

quattro arconi e i pennacchi sferici che sostengono il tamburo,

sottolineato da una balaustrata su mensole e aperto da finestre

lucifere. Un ordine minore di coppie di pilastri sostiene le arcate fra

le navate.

Ampie finestre a lunetta si aprono alla base delle volte e ricordano

le antiche basiliche romane e gli edifici termali

Perché uno spazio centrico? Nonostante la grande estensione

longitudinale, si ha l’impressione di essere in uno spazio centrico.

Tutto ciò è dovuto in parte alla poca differenza tra facciata e

dimensioni trasversali delle navate, la brevità delle campate del

corpo longitudinale e il coro nascosto alla vista.

Palladio preferisce la pianta accentrata quella basilicale e lo scrive

anche nel suo trattato di architettura.

Chiesa del Redentore

Le semicolonne e paraste che poggiano su piani di imposta a livello

diverso le ritroviamo qui.

La facciata? Fu edificato Nel 1577 ma la sua costruzione viene

decisa già l’anno prima. Eretto sul canale della Giudecca, la chiesa

presenta una facciata costituita dall’intreccio di due schemi

templari: uno più piccolo, d’ordine corinzio, l’altro più grande,

d’ordine composito, poggianti su uno stesso piano.

È lo schema templare maggiore a determinare l’effetto dominante.

Esso, si compone di due grandi semicolonne collocate tra due

paraste angolari che sostengono un frontone triangolare: si

in antis

definisce, così, il fronte di un tempio (a cui corrisponde la

navata della chiesa stessa)

Lo schema minore (che abbraccia l’intera larghezza dell’edificio) è

impostato allo stesso livello del maggiore ed è articolato con

geison

paraste che sostengono due semi timpani dentellati con il e

sima

la che si interrompono contro le grandi paraste terminali

principali. Una traccia di trabeazione prosegue dietro l’ordine

maggiore e riaffiora aggettando in corrispondenza delle due

semicolonne corinzie che affiancano il portale dell’edificio sacro.

Il frontone dell’ordine maggiore si staglia contro il muro verticale

che sostiene una falda del tetto: viene a crearsi un tema che

riprende quello del fronte del Pantheon, al quale rinvia anche la

cupola.

I contrafforti a lama muraria hanno un coronamento che li fa

assomigliare a dei semi frontoni. La facciata sembra composta dalla

stratificazione di più piani verticali tra loro in relazione.

L’interno? All’interno troviamo una sola navata rettangolare con tre

profonde cappelle per lato. Per giungere al presbiterio passiamo

attraverso un arco impostato sul setto murario che restringe il lato

della navata opposto alla facciata. Questo ha forma accentrata.

La zona del presbiterio? Abbiamo tre esedre che circondano il

vano cupolato: due costituiscono i bracci del transetto, la terza, con

quattro colonne libere, delinea un’abside attraverso la quale si

intravede il lungo coro retrostante.

Un’apparente separazione? Qui sembra che la pianta

longitudinale e centrale siano separate. Se osserviamo le gradinate

che circondano la navata, queste creano un effetto di unità.

Cosa abbiamo all’interno? All’interno troviamo una sola navata

rettangolare con tre profonde cappelle per lato. Per giungere al

presbiterio passiamo attraverso un arco impostato su setto murario

che restringe il lato della navata opposto alla facciata. Questo ha

forma accentrata.

Abbiamo tre esedre che circondano il vano cupolato: due

costituiscono i bracci del transetto, la terza, con quattro colonne

libere, delinea un’abside attraverso la quale si intravede il lungo

coro retrostante.

Un’apparente separazione? Qui sembra che la pianta

longitudinale e centrale siano separate.

Entrando nell’edificio, non percepiamo il transetto, ma leggiamo

l’articolazione delle colonne dell’abside e la trabeazione come un

elemento di continuità.

Avvicinandoci al presbiterio, la tessitura muraria per paraste

addossate alle due superfici concave dei bracci non fa che

richiamare la composizione delle cappelle dove dominano le

superfici curve.

Sempre un richiamo all’antico? La grande volta lunettata è

quella degli antichi edifici termali romani.

Palladio si serve di forme e strutture riprese dalle antichità di Roma

in modo sempre libero e originale.

I materiali che utilizza sono spesso poveri (mattoni o legno)

vengono però intonacati, stuccati e dipinti.

Spesso fa realizzare alcune parti in serie e le fa montare assieme in

un secondo tempo per dar luogo a un elemento completo: un

esempio sono le foglie da Canto dei capitelli della chiesa di San

Giorgio maggiore.

La Roma di Sisto V

Cosa succede a Roma? Nel corso del 500 c’è l’impegno costante

dei papi nel rilancio dell’immagine di Roma come capitale della

cristianità e in funzione del rilancio del prestigio della figura dei

papi.

Gli interventi appaiono in continuità di operazione tra un papa e

l’altro. Tra il 1503 e 1513 vige il pontificato di Giulio II della Rovere

che chiama a Roma Giuliano da Sangallo, Michelangelo e Raffaello.

Avviene la riorganizzazione del tessuto viario tramite l’apertura di

assi viarie grandi e rettilinei, realizzati ex novo o rettificando vie

esistenti.

Un evento importante? Nel 1550 è indetto il giubileo e il papa

che lo celebra è Giulio III anche se venne indetto da Paolo III. In

occasione dell’evento, la città deve dotarsi di strade di maggiori

dimensioni. Si interviene sulle fortificazioni e Antonio da Sangallo

lavora su Castel Sant’Angelo. Si rettificano le strade intorno al ponte

di Castel Sant’Angelo e viene creato il tridente di strade.

Con Sisto V cosa succede? Il papato di Sisto V (1585-90) è uno dei

più importanti del XVI secolo poiché portò ad una riorganizzazione

sociale ed economica dello Stato pontificio che culminò nel

ridisegno in chiave moderna di tutta l’u

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
73 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alexfax91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura e del territorio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Bevilacqua Carlo Alberto.