Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IL TEATRO ROMANO
Il teatro latino è una delle più grandi espressioni della cultura della Roma antica. Fortemente caratterizzato nella direzione
dell'intrattenimento, era spesso incluso nei giochi, accanto ai combattimenti dei gladiatori, ma soprattutto, sin dalle origini è
collegato alle feste religiose. La provenienza di molti testi è di origine greca, in forma di traduzioni letterali o rielaborazioni
(vertere), mescolate ad alcuni elementi di tradizione etrusca. Era anche d'uso la contaminatio, consistente nell'inserire in un testo
principale scene di altre opere, adattandole al contesto. Non di rado i testi erano censurati, impedendo riferimenti diretti alla vita
civile o politica, mentre era esaltato il gusto della gestualità e della mimica. Il teatro era rivolto alla popolazione intera, e l'ingresso
era gratuito. Il periodo delle origini del teatro e della letteratura latina comprende convenzionalmente il periodo storico
dalla fondazione di Roma, tradizionalmente fissata per il 21 aprile del 753 a.C., fino al termine della prima guerra punica, con cui
Roma assume il dominio della penisola. Nel 240 a.C. Livio Andronico, liberto di stirpe greca, fa rappresentare la prima vera opera
teatrale della latinità.
I Ludi nella Roma antica erano un insieme di giochi gladiatorii, naumachie, spettacoli teatrali e gare equestri, che si tenevano in
particolari occasioni, religiose o politiche e che potevano avere carattere privato o pubblico e non comprendevano le tragedie.
Divennero essi stessi eventi religiosi, tanto che si ritrovano nel calendario romano redatto nel IV secolo da Furio Dionisio
Filocalo, calendario conosciuto con il nome di Cronografo del 354. Sono esistiti più di quaranta diversi tipi di Ludi, ognuno con
un nome particolare.
EDIFICI PER LO SPETTACOLO
IL TEATRO
- Teatro di Pompeo (Roma 55 a.C.)
I primi teatri in pietra a Roma compaiono nel I secolo a.C. Questo teatro poteva contenere fino a 10.000 e possedeva una facciata
maestosa e riccamente decorata. Questo teatro fa parte degli edifici autonomi: al contrario delle costruzioni greche di questo tipo
che poggiavano su declivi naturali, i teatri romani grazie alle architetture a volte sovrapposte possono erigersi autonomamente in
qualsiasi luogo pianeggiante. I teatri romani si mescolano quindi al tessuto urbano mentre i teatri greci venivano costruiti in luoghi
più dislocati, in zone collinari e in prossimità di paesaggi suggestivi. Gli ingressi \ uscite vengono chiamati vomitoria. In epoca
romana il pulpito (identificato in Grecia con il logheyron) Si abbassa notevolmente rispetto alle usualità greche.
Nel 13 a.C. viene eretto a Roma il “teatro Valvo” e nell’11 a.C. viene terminato il “teatro Marcello”.
L’ODEON
Struttura simile al teatro ma in scala ridotta, era progettato per esecuzioni di carattere musicale
ANFITEATRO
Di forma circolare o ellittica, è l’edificio più famoso dell’età romana (Colosseo)
LO STADIO
Piazza Navona, Stadio di Domiziano 86 d.C.
__________fescennino?_____________________________________________________________________________________
FILIACI, FARSE FILIACICHE E RELATIVI DOCUMENTI ICONOGRAFICI
La farsa fliacica fu un genere drammatico comico sviluppatosi nelle colonie doriche della Magna Grecia in età ellenistica, tra
il IV e il III secolo a.C. Si trattava di una tipologia teatrale del tutto particolare, che ebbe forse origine nella stessa Italia
meridionale, seppure grazie alle influenze provenienti dall'Ellade, e influenzò la nascita del teatro latino. Il nome deriva
dal greco φλύακες (fliaci), che indicava gli attori o mimi che inscenavano tali rappresentazioni. Questi, probabilmente, recitavano
su di un palcoscenico e non nell'orchestra, vestiti di maschere grottesche od oscene provviste di imbottiture che rendevano ridicole
le figure. La farsa fliacica fu codificata da Rintone di Taranto nel genere letterario dell'ilarotragedia, che consisteva in un
approccio comico agli argomenti consuetamente affrontati della tragedia greca; le situazioni si rifacevano, in particolare, a quelle
tipiche della commedia nuova, quali le scene di vita quotidiana o i racconti parodiati delle storie degli dei olimpici.
In aggiunta ai pochissimi frammenti dell'opera di Rintone, le maggiori testimonianze sul genere della farsa fliacica sono costituite
dalle numerose rappresentazioni vascolari di grotteschi pagliacci che indossano osceni costumi e recitano su di un palcoscenico;
non è però possibile attestare la veridicità delle rappresentazioni: è possibile che il palcoscenico sia una convenzione artistica delle
rappresentazioni pittoriche, e che le maschere siano in realtà i tratti corporei degli attori particolarmente accentuati.
Per farsa filiacica si intende un tipo di spettacolarità che deriva da una precisa categoria di attori professionisti girovaghi. I generi
messi in scena in questo tipo di rappresentazione sono i più vari. In questa tipologia di teatro errante troviamo alcuni elementi
costanti come la porta e le finestre praticabili, lo sfondo di cencio o di una sottile lastra lignea dipinta. Il palco risulta lievemente
sopraelevato rispetto al piano del pubblico e la composizione risulta molto semplice.
Pittore di choregos, Egisto e i coreghi (400-380 a.C.)
In questa raffigurazione si nota un palco adibito alle rappresentazioni, una scaletta per accedervi ed un semplice elemento
scenografico di sfondo. I tre personaggi a destra e probabilmente anche quello a sinistra sono attori e indossano maschere.
L’elemento della maschera non è sempre particolarmente evidenziato. I filiaci erano soliti mettere in scena verosimilmente parodie
di tragedie. I palchi utilizzati erano in gran parte di legno e risultavano funzionali per essere montati e smontati all’interno dei
grandi teatri in pietra preesistenti.
Pittore di Mc Daniel, Scena farsesca
Si connotano tre personaggi nell’intento di salire una scaletta che porta sopra un palco. Colpisce l’effetto di tridimensionalità
giocato dallo sfondo. Le azioni compiute, le maschere ed i costumi ci permettono di ricostruire i ruoli delle persone raffigurate.
I costumi degli attori dipinti su queste pitture vascolari simulano, a volte, la nudità. Questa nudità però non è reale e l’osservatore
può facilmente cogliere il carattere fittizio di questo modo di fare teatro. Ricorrono spesso le figure del vecchio e del servo
(maschere).
Il divario che si rafforza tra le varie tipologie di spettacolo (spettacoli alti e spettacoli bassi) permette che alcuni attori possano
affermarsi e diventare famosi rispetto ad altri. I mimi, attori del genere del mimo molto comuni in questo periodo, appartengono
molto spesso a strati sociali molto bassi anche se talvolta vengono apprezzati dalle classi sociali più ricche ed abbienti. Questa
forma di spettacolo è molto diffusa tra le popolazioni italiche durante l’epoca repubblicana di Roma raggiungendo l’apice di
celebrità in età imperiale. Il mimo ha la particolarità di non indossare la mascehra. Le mime, figure femminili con lo stesso
ruolo dei mimi, sono figure femminili particolarmente interessanti ed originali in quanto costituiscono un eccezione nella
spettacolarità prettamente maschilista dell’età romana.
Con il passare del tempo dilagano tanti nuovi generi di spettacolo: tra questi ci sono anche i giochi gladiatori, particolarmente
persistenti fino al V secolo d.C. Un genere autoctono che viene importato nella società di Roma agli inizi del III secolo sono le
Fabule Atellane. Questo primitivo tipo di spettacolo teatrale, giocoso e licenzioso, sorse presso gli Osci di Atella (da cui prese il
nome), una città della Campania tra le attuali Orta di Atella, Sant'Arpino, Frattaminore, Succivo, Gricignano di Aversa e Cesa. Fu
importata a Roma nel 391 a.C. come ci racconta lo storico Tito Livio. Con l'atellana si cominciano a determinare schemi e
canovacci costanti, anche se la rappresentazione si affidava per lo più all'improvvisazione: raffronti sono stati fatti (anche per l'uso
di maschere) con la commedia dell'arte italiana. Le improvvisazioni originarie erano di breve durata, dal carattere popolare e
farsesco. Le compagnie erano itineranti e spesso il carro su cui viaggiavano diventava il palco improvvisato su cui esibirsi (in
Italia, a eccezione della Magna Grecia, non esistevano teatri). Si pensi che il primo teatro in muratura a Roma fu costruito solo
nel 55 a.C. da Gneo Pompeo. I maggiori autori latini di atellana furono Nevio e Lucio Pomponio (primi decenni del I secolo a.C.),
anche se pare che recitò in Atellane anche Plauto, il maggiore esponente della commedia latina.
Questo tipo di farsa aveva caratteristiche prettamente comiche ed ogni personaggio (interpretato sempre dallo stesso attore) aveva
determinate maschere e costumi. In una statuetta riconducibile a quest’epoca romana si nota per la prima volta la presenza di una
mezza maschera del volto. Le fattezze di questa maschera sono completamente diverse dalle forme delle maschere-casco
precedenti. Nella farsa atellana abbiamo personaggi fissi ed ogni attore si adopera per un singolo personaggio.
Nella società romana gli ediles erano le figure dedite all’organizzazione degli spettacoli. Gli autori vendevano le proprie opere
agli ediles trovandosi quindi in una posizione completamente esterna ed espropriata dall’organizzazione delle attività messe in
scena. Il pantomimo è invece una forma spettacolare durante la quale si esprime una storia, generalmente danzata. Nell'antichità
greca e romana, il pantomimo era uno spettacolo affidato all'azione mimica di un attore, accompagnato da musica, e a volte da
una voce narrante le azioni sulla scena. I greci lo chiamavano danza italica. A Roma fu introdotto in età imperiale, nel 22, da
Pilade di Cilicia e Batillo d'Alessandria; consisteva in una danza con orchestra (flauti e zampogne) e coro, su soggetti sia comici
che tragici o simili al dramma satiresco.
Il termine pantomimo indica anche colui che pratica il pantomimo o la pantomima. Il pantomimo non va confuso con il mimo
latino, di origine più antiche ma che, riferito all'arte mimica del tempo, non era indirizzato alla narrazione di una storia con
una trama ma piuttosto a quella di un singolo evento ripreso dalla mitologia o più spesso dal quotidiano.
La drammaturgia pantomimica traeva spunto da vicende di carattere mitologico e l'allestimento avveniva su un palcoscenico.
Il tono della rappresentazione era spesso pacato ma più raffinato di quello mimico. Accanto al protagonista (pantomimo), che
agiva il più delle volte coperto da una maschera, stava a volte un attore con una parte parlata. Per ogni pantomimo si scriveva un
apposito libretto che conteneva le parti cantate dal coro e che era chiamato fabula saltica. Scrissero libretti, attività considerata
all'epoca poco onorevole ma redditizia, Marco