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LUDI SCAENICI: RAPPRESENTAZIONI TEATRALI
Dal 364 a.C. quando il senato in modo propiziatorio, per sconfiggere una pestilenza, chiama a Roma alcuni danzatori, musicisti e mimi etruschi (ludiones). Da questo viene fatto risalire l'inizio dei ludi scaenici. Un altro episodio è nel 240 a.C., quando il senato per onorare Gerone II di Siracusa, in visita a Roma, organizzò spettacoli come quelli organizzati nelle città greche. Questa origine ci fa capire che i ludi scaenici sono estranei alla cultura romana. Sono fenomeno di importazione. Non c'è più un messaggio educativo da dare alla comunità. Si guarda ai ludi scaenici con l'atteggiamento di divertimento, privo di finalità didattiche. I legami con la religione erano mantenuti con le pompe teatrali, processioni dai templi al teatro.
Lezione 7
La fruizione degli spettacoli per i romani è liberativa, non è didattica o celebrativa. Semplicemente tutto.
Possibile perché cade l'ortodossia della religione. Si svincolada un percorso di ortodossia, il teatro viene inserito in contesti multipli. Se il teatro greco era un teatro di parola, a Roma assume più importanza l'aspetto visivo dellasituazione e l'aspetto musicale. Se il teatro greco prevedeva la presenza della musica, a Roma questo meccanismo incrementa ancora di più. La rappresentazione scenica a Roma mette in gioco i sensi. La vista e l'udito. Teatro sensoriale e meno razionale, più impressivo. È evidente che gli spettacoli delle corse dei cavalli nel circo mettono in gioco solo l'aspetto visivo emotivo. La fruizione dello spettacolo a Roma è quasi esclusivamente visiva, passa dagli occhi, dagli orecchi per la musica e dall'olfatto (odore del sangue, riti profumanti). Questo colpisce in modo particolare i padri della chiesa. I primi a notare certe contraddizioni del teatro latino sono i padri fondatori della cristianità.
Raccontano di un teatro di manifestazioni spettacolari che turbanol'animo, perché passano non dalla mente ma dagli occhi, ciò che passa dagli occhi è pericoloso, si imprime nell'anima senza il filtro della ragione. Questo viene condannato dai padri della chiesa perché non permette agli uomini di riflettere e di filtrare le emozioni, motivo per cui si esce dai teatri romani con l'animo turbato e non placato. Se il fine del teatro greco era la catarsi e quindi la purificazione dell'animo, a Roma accade il contrario, si esce dagli spettacoli turbati. Lo sguardo si imprime nell'animo senza filtri. Le accuse dei padri cristiani sono molto interessanti perché raccontano. Sant'Agostino (354-430 d.C): ci racconta di un giovane romano che non voleva andare a vedere le lotte dei gladiatori, era scettico, ma in qualche modo viene trascinato a vedere le lotte dai suoi amici, ci va di malavoglia, prevenuto, al punto che non vuole vedere.
Ci va ma chiude gli occhi. Una volta che è lì la tentazione di aprire gli occhi gli viene. Rimane stordito da un forte impatto visivo e da un forte impatto olfattivo per l'odore del sangue. Stordimento dei sensi. Mancato controllo dell'emozione, la tragedia aveva un effetto terapeutico nel teatro greco. Teatro che cattura l'occhio. Fruizione che per la prima volta si può definire di massa, non collettiva ma individuale. I greci invece andavano a teatro con un sentimento collettivo. I romani andavano a teatro con un atteggiamento passivo, subivano quello che vedevano.
La nascita dell'edificio teatrale coincise a Roma con la morte del teatro. Gli ultimi drammaturghi scrittori di commedia a Roma sono Plauto e Terenzio, II e III secolo a.C. Dove venivano recitate le commedie di Plauto e Terenzio? Il primo teatro costruito in pietra a Roma risale al 55 a.C. fatto da Pompeo. Plauto e Terenzio non esistevano più. Non c'erano drammaturghi. Si
Inizia a costruire teatri a Roma quando non c'è più una drammaturgia scritta, inedita. 13 a.C. Teatro di Valio. 11 a.C. Teatro Marcello. Cosa si recitava nei teatri se non ci sono più autori drammatici? Si fa teatro anche senza drammaturgia. Le commedie di Plauto e Terenzio quando non c'erano i teatri si recitavano su allestimenti temporanei tutti lignei, molto semplici, collocati o nel foro o nel centro di un'arena, facilmente smontabili, la fruizione molto spesso veniva fatta in piedi. Cosa si recitava in quei teatri se non c'era più una drammaturgia? Chi prende il controllo sono gli attori. Si creano delle compagnie. C'è un capocomico che fa anche l'adattatore di testi, o prende testi già scritti e li ricompone o paga dei poeti. Si inaugura un teatro di repertorio: si compone o prendendo pezzi qua e là o riproponendo modificati però i testi del passato. Gli spettatori non andavano per sentire il testo.
ma per guardare l'attore. Ogni ludo prevedeva una processione, momento significativo, dove venivano portate in processione le statue delle divinità. Sfarzosa, importante, ricca, vi partecipavano i personaggi e andavano dai templi al teatro. Presente anche l'elemento musicale costruito principalmente dai flauti e dalle trombe. Il teatro romano aveva anche altre forme spettacolari. All'interno dei ludi teatrali ci sono vari generi. Uno dei più importanti è il MIMO: spettacolo di tipo comico lascivo a volte anche osceno che si svolgeva con un attore che leggeva un testo scritto mentre altri attori, i mimi, rappresentavano i passi raccontati con gesti, musica e danza, senza la parola. Ci sono funzioni all'interno del mimo che si differenziano: colui che agisce con gesti non è colui che parla, c'è una separazione delle funzioni recitative. Molto forte l'elemento musicale. Proprio perché l'attore è destinato adesegue la musica, mentre il mimo si esibisce attraverso gesti e espressioni facciali. Il mimo non indossa una maschera e si esibisce a piedi nudi. Nelle compagnie dei mimi, erano presenti anche attrici donne. I mimi agivano in compagnia e la presenza femminile portava elementi diversi in scena. Le compagnie di mimi erano composte da un capocomico (archimimo), che recitava come attore principale, e una prima attrice (archimima), che avevano la responsabilità artistica e guidavano i colleghi. Le compagnie erano abbastanza autonome, avevano un proprio repertorio e i propri musicisti, e si autodeterminavano anche nella gestione degli spostamenti. Non solo si recitava nelle occasioni festive del calendario, ma si organizzavano anche per cercare eventi. C'era una specializzazione delle professionalità. Un altro genere spettacolare romano importante era il PANTOMIMO: c'era un coro o un cantore che eseguiva la musica, mentre il mimo si esibiva attraverso gesti e espressioni facciali.Raccontano mentre c'è un altro attore che si esibisce interpretando vari personaggi aiutandosi con una maschera mobile a tre volti. Separazione delle funzioni.
Apuleio (Metamorfosi, I secolo a.C.) ci racconta un mimo che ha come protagonista Paride che deve assegnare il pomo alla più bella. Descrizione che ci dà l'idea dell'alta raffinatezza e professionalità degli attori. Il sipario si alza e appare la scena, effetto di sorpresa e meraviglia. C'era un monte costruito in legno altissimo e grandissimo ricoperto di cespugli e piante vere e dalla cima veniva giù un ruscello anche esso vero. C'erano delle caprette, vere, e un giovane vestito da Paride con un sontuoso mantello. Fingeva di pascolare le caprette. Poi entrò un altro fanciullo tutto nudo salvo la spalla sinistra e con delle ali d'oro. L'abbigliamento faceva capire che era Mercurio. Per ultima si fece avanti una terza fanciulla, la mima, era Venere. Dopo
che Paride ebbe dato il suo giudizio le altre due dee si allontanano dalla scena, esprimendo con i gesti il loro sdegno per la sconfitta, Venere dimostra la sua gioia danzando con tutto il coro. Livelli altissimi di abilità recitativa, di compromissione dei sensi. Elemento di seduzione. La cultura teatrale romana è fortissima, raffinatissima, mette in gioco abilità tecnico pratiche di livello eccellente. ORGANIZZAZIONE DELLE COMPAGNIE: nasce un'aggregazione di attori, uomini e donne. Le compagnie (grex o caterva) erano guidate da un capocomico che aveva funzioni di drammaturgo, impresario e spesso di primo attore. Facevano parte della compagnia anche musicisti e aiuti di scena oltre agli attori. I componenti delle compagnie teatrali erano solo uomini, le donne le troviamo nelle compagnie di mimi. Gli spettacoli persero il carattere agonistico e assunsero fisionomia festiva e ludica. Le compagnie erano impegnate tutto l'anno. Le rappresentazioni teatrali.vengonoallestite con più frequenza e non solo in occasione di ricorrenze religiose. Le compagnie andavano anche a recitare nelle feste private, su committenza. Nasce la figura del professionista. Il teatro diventa un'attività costante, praticata da professionisti che portano le proprie rappresentazioni anche al di fuori della città. Gli attori erano riuniti nell'associazione degli artisti dionisiaci di cui facevano parte attori, poeti, musicisti, coristi ecc. Agli attori non venivano riconosciuti i diritti civili, solo quelli più bravi potevano guadagnare somme ingenti ed erano idolatrati dal pubblico. Immagine di attore tragico (II secolo d.C.): il corpo è imbottito, al posto dei calzari dell'attore greco indossa degli zatteroni. L'attore romano si trova un fronte della scena monumentale e quindi c'è bisogno di alzarne la statura e di ingrandirne il corpo. Da una parte la cultura romana esalta gli attori, dall'altra.li emargina. Persona emarginatema idolatrate. Pagati profumatamente. È questa emarginazione che porta gli attori ad aggregarsi in congregazioni, cercano di creare a loro stessi un'assistenza che sopravvive in qualche modo all'emarginazione. La donna in Grecia non è degna di calcare le scene poiché quello dell'attore è un mestiere nobile. In una società in cui l'attore è infame, quella romana, la donna è ammessa. Nel momento in cui le donne si esibiscono si ha una fascinazione erotica del corpo, arma straordinaria di successo. C'è una separazione anche nelle tecniche di recitazione. Comincia a distinguersi l'attore che recita e canta recitando dall'attore che agisce e usa il corpo. Tutto questo spinge a creare una specializzazione nell'arte della recitazione che viene codificata, sia dal punto di vista dei gesti che devono comunicare qualcosa a qualcuno e ci deve essere un linguaggio compreso,
sia gli elementi vocali. TECNICHE DI RECITAZIONE: la recitazione dell'attore sviluppa a Roma una rigorosa codificazione gestuale.