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Valori da mettere in campo → il teatro è il luogo privilegiato in cui la comunità mette in campo i
suoi valori → luogo in cui la comunità si riunisce e si riconosce come tale. Si ha qualcosa in
comune. Miti fondanti, no invenzione, mettere in scena la tradizione, riadattamenti ma permane il
senso generale. → mutazione, termini sociali, politici, culturali → comportano delle scelte,
cambiamenti.
20 Novembre
Modello teatro greco, al centro abbiamo la UBRIS → atto di trasgressione (non sempre volontario,
a volte è semplicemente un fatto che il fato che governa la vita dell'uomo greco ha portato a
compiere; come Edipo e come Fedra ecc.)
Nella tragedia greca non c'è mai nessuno che vince, è vero che la tragedia è costituita dallo scontro
ma non porta mai a una sconfitta da una parte e a una vittoria dall'altra, le due forze che si scontrano
sono tutte e 2 giuste o tutte e 2 sbagliate, sono pari. Qualunque sia la scelta, perdi, quindi non ci
sono scelte giuste o sbagliate. I personaggi non hanno via d'uscita.
2 cose cementano il “noi”, la comunità:
-i miti
-le modalità dello spettacolo: ci sono 3 giornate dedicate ciascuna a un tragediografo a cui vengono
commissionate 3 trilogie o tetralogie (3 tragedie) e 1 dramma satiresco. Le 3 tragedie non sempre
sviluppano dei temi in ordine cronologico (unica trilogia rimasta è L'Orestea di Eschilo che è in
ordine cronologico → importante dal punto di vista storico-sociale, c'è l'ottica della giustizia
famigliare, ripagare con la stessa moneta, ma siccome non si può andare avanti in eterno alla fine
c'è un salto di qualità, che racconta anche un cambiamento sociale, compare Minerva che dice basta
e fa giudicare Oreste a un tribunale, nascita della giustizia, del tribunale, dello stato che amministra
la giustizia, passaggio da giustizia individuale a giustizia statuale.)
Alla fine della trilogia c'è un dramma satiresco. Viene dai satiri, che avevano costumi particolari.
Il dramma satiresco è molto più leggero e corto, fa un po' ridere con personaggi strani. Era come
dire: ti ho massacrato con 3 tragedie e il dramma satiresco serviva per alleggerire i toni. Perchè ci
sono 3 tragedie e il dramma satiresco di fila? Sono ore di attenzione, si va quindi a teatro non per
divertirsi, sono come festival, il pubblico viene coinvolto come giudice dei drammaturghi e degli
attori.
Le rappresentazioni avvengono di giorno all'aperto in uno spazio dedicato al teatro. Sulla pendenza
di una collina. Se il teatro è collegato alla religione deve stare anche fisicamente vicino ad essa,
quindi lo costruisco sul fianco della collina sulla cui sommità si trova il tempo. Poi ci sono ragioni
più pratiche di visibilità e acustica.
Siamo abituati a pensare che il teatro sia fatto di 2 spazi: spazio degli attori e spazio del pubblico e
siamo abituati a pensare che questo spazio sia frontale. Come se ci fosse una barriera. Il teatro greco
in realtà non è fatto così. E' fatto a 2/3 di cerchio, quasi un cerchio perché fa più comunità. Dietro al
palco c'è la skenè, ambiente in cui gli attori entravano a cambiarsi e riposare. E frontalmente c'è la
facciata del palazzo.
La morte nel teatro greco non viene mai rappresentata, solo raccontata o evocata, quindi gli
spettatori pensano che la morte avvenga nella skenè. Lo spazio circolare al centro è dove sta il coro,
la tragedia greca nasce dal coro, il coro resta nella tragedia e ha un ruolo fondamentale, fa da
intermediario tra attori e pubblico, da un lato è un attore collettivo che dialoga in qualche modo con
gli altri attori, ma è anche il portaparola del pubblico. Se il teatro greco è comunità non posso
permettermi di avere una barriera, devo avere qualcosa che unisce. Gli spettatori non stanno li a
guardare ma a partecipare. E' l'unica volta in cui avviene questo nella storia del teatro. Se il coro ha
questa funzione, si riflette anche nello spazio. In mezzo al coro c'era l'altare in cui viene sacrificato
il capro per sacralizzare il tempo e lo spazio successivo.
I romani hanno ripresa la cultura greca e l'hanno adattata al loro modo di vivere. Lo spettacolo
romano diventa puro divertimento, non ha più niente di religioso, non più legato alle feste.
L'operatore dello spettacolo necessariamente diventa uno strumento, non è più qualcosa che
somiglia a un sacerdote, è qualcuno che viene adibito al divertimento.
L'attore diventa uno schiavo o un liberto (schiavo liberato). L'attore romano è disprezzato, è un
soggetto sociale debole, di un rango talmente basso che anche le donne possono fare teatro. Solo nel
tipo di teatro del mimo che è la più degradata di tutte. La donna viene inserita come richiamo
erotico, il che non toglie forme di divismo, ad esempio diventano le amanti di grandi personaggi.
21 Novembre
La morte nella tragedia greca avviene dentro, però ti fanno vedere il cadavere. Tutte cose comunque
molto artigianali e semplici, niente a che vedere con la grandiosità del teatro romano, che riuscivano
a mettere in scena incendi, cadute ecc. Diciamo che dal punto di vista tecnico il teatro romano è
sicuramente meglio, ma presenta caratteristiche completamente diverse.
Architettonicamente parlando il teatro romano non è costruito sopra una collina ma all'interno di
una città, in piano. Ciò comporta la costruzione di un muro si sostegno che mi impedisce di fare
diverse altezze nell'edificio, deve essere un edificio unico. Nel teatro romano c'è una facciata. Il
teatro greco è inserito nella natura, vedi anche dietro lo spettacolo il panorama, quello romano è
tutto di nicchia, tutto li. Per essere ancora più coperto mancherebbe una copertura, non avendo la
tecnologia per costruire il tetto venivano messi in sommità dei teli colorati, per far diventare
l'edificio completamente chiuso.
Quello che avveniva nel teatro greco era qualcosa di centrale nella vita della comunità, quello
romano è separato dalla vita dei romani, è solo un luogo dove fare spettacolo. Inoltre il teatro
romano è a semicerchio, quindi non fa più comunità. Non c'è più il coro e quindi non si legano più
le due parti, c'è la barriera. Il luogo del coro diventa semicircolare e viene inglobato dai posti degli
spettatori, posti dove si siedono i personaggi illustri. La barriera separa attori e spettatori, questo si
nota anche nella scarsa considerazione degli attori romani, che sono schiavi. Infatti non c'è più
comunità perchè essa esclude la frontalità. In tutti i casi in cui il teatro assume ruolo comunitario e
religioso non c'è frontalità.
L'edificio romano gerarchizza il proprio pubblico, i più importanti stavano dove stava il coro. Nel
teatro greco invece ogni spicchio era dedicato a una gens, a una famiglia. Nel teatro romano i
personaggi sociali minori tra cui le donne stavano dietro. All'inizio i teatri venivano costruiti in
legno e poi smontati, perchè il senato non voleva che qualcuno costruisse un teatro e quindi
acquisisse punti dal punto di vista della popolarità politica. Lasciano costruire il teatro a Pompeo
che usa l'escamotage di costruire una scalinata prendendo a modello il teatro greco. Plauto,
Terenzio, Seneca, non hanno mai fatto teatro nei teatri romani, allora che spettacoli venivano
rappresentati? Il pantomimo (un solo attore) o il mimo (spettacolo degradato in cui compaiono le
donne). E' probabile che le tragedie di Seneca fossero state solo lette e mai rappresentate, perchè era
il momento di mimo e pantomimo. Il vero spettacolo della cultura romana non è il teatro ma
l'anfiteatro (arena), il circo o l'ippodromo. C'erano le venaziones in cui mollavi gli animali feroci e
gli uomini li cacciavano oppure il contrario in cui erano gli uomini a morire. Oppure c'erano i
gladiatori.
Il teatro greco era luogo di valori e comunità, quello romano di puro divertimento. La differenza è
tra comunità e folla, quest'ultima non ha legami.
2 elementi: le invasioni barbariche all'esterno e il cristianesimo all'interno minano la cultura
teatrale, i teatri vengono distrutti, si disgrega l'impianto del teatro come arte sociale. La
persecuzione del teatro da parte del cristianesimo comincia circa nel 200 d.c con Tertulliano che
scrive un testo contro il teatro.
Da dove viene il teatro? Dalla religione pagana. Essendo il teatro figlio degli dei pagani, che
secondo il cristianesimo non sono dei ma demoni travestiti da dei. Perciò per i cristiani il teatro è
demoniaco. Perciò non potevano permettere che il teatro venisse rappresentato. Inoltre il teatro è un
luogo di menzogna istituzionalizzata e Dio è custode del vero. Inoltre le maschere nascondono le
fattezze umane e se siamo fatti a immagine e somiglianza di dio sarebbe come censurare la sua
immagine. Quello che disturba i cristiani è lo scatenamento delle passioni e secondo loro invece
devono essere censurate e moderate, non esaltate.
22 Novembre
Se è vero che la cultura cristiana è contro il teatro, come spieghiamo il teatro religioso medievale?
Per fare teatro serve: spazio, tempo, azione. Nel momento in cui si disgregano le istituzioni teatrali
per colpa del cristianesimo, cosa resta? Restano gli attori. Qualcuno che sa fare delle cose che lo
spettatore non sa fare, e quest'ultimo lo paga per questo. Almeno fino al 1200 questa è l'unica cosa
che resta, l'unica forma di teatralità che troviamo in Europa. Ad esempio i giullari.
E il teatro religioso? Non è teatro. La cultura moderna sulla base dei nostri parametri proiettiamo la
nostra idea di teatro su quelle forme che la cultura del tempo non intendeva come teatro.
Il cristianesimo ha continuato a condannare il teatro anche quando ormai non esisteva più,
condannando una cosa ormai inesistente porta alla conseguenza che non sai più di cosa stai
parlando.
I testi teatrali ci sono, sono stati copiati dagli amanuensi nei monasteri, e vengono letti. Ma gli
intellettuali del tempo non capiscono il meccanismo secondo il quale deve essere assegnato un
attore ad ogni personaggio. E' normale per noi e per la cultura greca e romana, per il medioevo no
perchè questo meccanismo si perde. I giullari funzionava come i cantanti di adesso, non erano
personaggi, erano attori che si esibivano in prima persona rimanendo sé stessi. Non c'era il
meccanismo di rappresentazione. Allora cosa si inventano? Sant'Isidoro si inventa che in epoca
romana e latina c'era un poeta su un pulpito (tipo predicatore religioso), con il