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L’equilibrio economico generale può essere rappresentato da una serie di equazioni che uguagliano domanda e offerta
queste condizioni si verificano in caso di libera concorrenza.
La libera concorrenza è necessaria ed in caso non sia presente l’equilibrio dei mercati sarà alterato.
Il progetto di Walras rimane incompiuto a causa del fatto che nessuna delle sue teorie ebbe dimostrazione. Egli ha gettato le
basi per una teoria dell’equilibrio economico senza riuscire a chiudere la sua analisi.
Carl Menger (1840-).
Il fondatore della scuola austriaca nasce in Polonia e diverrà famoso grazie al suo libro I principi di economia.
Questo libro è assai diverso dall’approccio marginalista di Jevons e Walras.
©Matteo Pianosi
4 Il suo approccio è comunque quello di un marginalista con il rifiuto della teoria oggettiva del valore e l’accettazione di quella
soggettiva.
Menger ha infatti una formazione giuridica ed ha un impronta notevole nella descrizione dettagliata e prolissa dei fenomeni.
Egli individua come centro dell’attività economica la ricerca di conoscenza e potere.
L’individuo definisce una scala di bisogni in base alla priorità che essi hanno di essere soddisfatti.
APPROCCIO NON MATEMATICO Nei suoi scritti non si rinvengono formule matematiche né funzioni di utilità da
massimizzare sotto vincoli di bilancio.
Methodenstreit
La methodenstreit è una battaglia sui metodi che consiste in una discussione tra la scuola austriaca e la nuova scuola tedesca.
Il dibattito è incentrato sul primato dell’esperienza (scuola tedesca Schmoller) o della ricerca teorica (scuola austriaca
Menger) nell’ambito delle scienze sociali ed in particolare quelle economiche.
SCHMOLLER la scienza economica è in primo luogo un studio dei dati, della storia, dell’esperienza e solo grazie a tali
studi si potra definire un modello che interpreta la realtà economica METODO INDUTTIVO
MENGER non è possibile definire un progetto scientifico solo sulla base dell’esperienza: è necessario costruire un modello
analitico da cui si deducono le conseguenze METODO DEDUTTIVO
o questo approccio è la base su cui poggia la rivoluzione marginalista.
Secondo Menger l’esperienza genera conoscenza individuale non generalizzabile a tutti i sistemi economici. La conoscenza
individuale non è sottovalutata ma essa non crea teoria.
Teoria e storia sono due concetti distinti che non vanno confusi
ALFRED MARSHALL (1842-1924)
-Lezione 7/5/13
Il periodo in cui vive AM rappresenta un periodo di svolta in Inghilterra. Questo perché proprio la aveva avuto
inizio il capitalismo. AM contribuisce in maniera pesante a tale svolta.
Con AM ha inizio la tradizione neoclassica non significa marginalista tale tradizione affonda le sue radici
nell’approccio marginalista riprendendone i caratteri analitici e la precisione matematica.
Egli infatti utilizza a pieno la sua preparazione matematica, in particolare facendo largo uso del metodo grafico.
I risultati ottenuti sono l’attribuzione di un ruolo centrale all’equilibrio tra domanda ed offerta e la proposta di
un’instabilità nell’equilibrio. Egli tenta di rappresentare la dinamicità della realtà economica.
VULGATA MARSHALLIANA grazie agli studi di AM si è andati incontro alla definitiva
professionalizzazione dello studioso economista l’economia non è più lo studio di un ramo delle scienze
politiche ma una disciplina a se
Neoclassico deriva dal fatto che AM rifiuta i paradigmi del valore lavoro dell’approccio classico
Secondo AM la scienza economica aveva raggiunto un’autonomia tale da essere riconosciuta come scienza. Egli
ne rivendicò l’indipendenza dalla politica trasformando la political economy in economics.
La principale opera di AM è principles of economics (1890) quest’opera è si basa sugli scritti degli autori
marginalisti rivoluzionando in particolare l’approccio all’equilibrio economico generale.
©Matteo Pianosi
5 AM vuole inoltre costruire una teoria del valore che racchiuda sia l’approccio soggettivo degli autori marginalisti
che quello oggettivo degli autori classici e che sia rigorosa e verosimile alla realtà.
Per quanto riguarda l’equilibrio economico AM pensa che l’equilibrio citato dagli scrittori marginalisti è un
equilibrio utopistico, perché contiene all’interno troppo nessi logici che difficilmente si realizzano nella realtà. La
realtà è troppo complessa per essere rappresentata tutta in un equilibrio economico generale. Esso è caratterizzato
da catene casuali lunghe.
CATENE CASUALI CORTE sono le catene su cui si sofferma AM è necessario rinunciare a descrivere tutti i
nessi logici presenti nelle catene lunghe e soffermarci su ciò che può essere rappresentato e descritto in maniera
precisa.
Si passa da equilibrio economico generale a equilibrio economico parziale.
Ogni equilibrio economico parziale è relativo al proprio mercato.
Nell’analisi dell’equilibrio economico parziale AM si concentra sulle funzioni di offerta dei singoli mercati essi
si espandono grazie alla divisione del lavoro che aumenta la produttività.
Nei suoi scritti AM oscilla tra due poli:
Nel primo si ha un impostazione più rigida ed analitica che sono state riprese nei libri di testo e che
o formano la c.d vulgata marshalliana. Questo è l’approccio statico in cui l’equilibrio è definito
dall’incontro tra domanda ed offerta
Nel secondo si ha un approccio evoluzionista e dinamico in cui le definizioni divengono più sfumate
o proprio a causa dell’incertezza e dell’aleatorietà della realtà.
Passando da un estremo all’altro, ciò che si guadagna in realismo lo si perde in rigore analitico.
AM assimila la disciplina economica alle scienze biologiche che evolvono per “salti”.
IMPRESA RAPPRESENTATIVA AM collega il concetto di mercato a quello di bosco: cosi come nl bosco ci
sono degli alberi appena nati, alberi nel loro massimo splendore e alberi in fase di declino, anche nel mercato ci
sono imprese piccole, imprese al loro massimo splendore e imprese in fase di declino
• l’impresa media è quella rappresentativa del mercato.
AM rivendica anche due elementi caratterizzanti dell’approccio classico:
Divisione del lavoro di AS.
o Teoria delle rendite differenziali di DR.
o
AM usa i rendimenti di scala per spiegare l’andamento dei costi rispetto alla produzione. Egli considera i
rendimenti crescenti alla base dello sviluppo.
RENDIMENTI DI SCALA CRESCENTI Quando si passa a rendimenti di scala crescenti la produttività
aumenta all’aumentare del fattore produttivo impiegati.
Il marshallismo negli stati uniti: Jakob Viener(1892-1970) e Bates Clark(1847-1938)
Questi due autori hanno influenzato la diffusione degli studi di AM negli Stati Uniti.
Clark nei suoi studi considera un sistema economico con 2 fattori produttivi, capitale e lavoro. Il prodotto dipende
dalla quantità di lavoro e capitale impiegate nel processo produttivo e i costi dei fattori, interesse e salario, in
equilibrio corrispondono alle produttività marginali dei due fattori.
Il campo di ricerca di Viner è invece il commercio internazionale. I suoi studi ed in particolare i suoi grafici
saranno utilizzati nei manuali per lungo tempo.
L’economia del benessere di Arthur Cecil Pigou (1877-1959)
Uno dei più affezionati studenti di AM è Pigou.
Egli sceglie di seguire l’analisi di breve perido proposta da AM e viene ricordato per il contributo relativo alle
economie e diseconomie esterne.
Quando l’agente economico decide di consumare o produrre tiene conto degli effetti che l’azione ha su se stesso
ma non tiene conto degli effetti sugli altri agenti.
Tali effetti possono essere positivi o negativi.
Pigou propone di incentivare (attraverso dei sussidi) i comportamenti che provocano economie esterne e
disincentivare (attraverso la tassazione) quelli che provocano diseconomie esterne.
©Matteo Pianosi
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JOHN MAYNARD KEYNES (1883-1950)
Nasce a Cambridge e studia matematica e lettere classiche.
Sulla letteratura di JMK esistono numerose interpretazione diverse.
Il suo approccio è di tipo macroeconomico rottura con il passato.
Il suo impegno principale è quello di un economista che si fonde con l’impegno civile. Egli vuole contribuire allo
sviluppo e all’affermazione di un sistema capitalistico riformato, che riesce a coniugare una equità con libertà ed
efficienza economia come strumento della politica.
Egli fu infatti sempre un uomo d’azione che intervenne attivamente in politica.
ECCESSIVA DISUGUAGLIANZA secondo JMK è la principale causa dell’instabilità: in questa situazione è
impossibile formulare delle previsioni su cosa accadrà.
il suo obbiettivo è quello di demolire la preposizione secondo cui i mercati si autoregolamentassero. Occorre prendere
atto che il mercato non è in grado di autolivellarsi
Per fare questo riforma l’intervento dello stato in economia affermando la fine del laissez faire e la necessita di un
intervento pubblico in economia.
IL MERCATO VA REGOLATO il capitalismo saggiamente regolato rappresenta la miglior condizione per tutti
Il focus si sposta quindi sul problema della disoccupazione che deve essere combattuta appunto con la politica
economica. Egli afferma inoltre che in momenti di crisi e di disoccupazione il livello dei salari deve essere tenuto
basso proprio per favorire l’occupazione.
JMK sottolinea l’importanza della moneta nell’economia come funzione creditizia.
CRITICA AL RITORNO AL GOLD STANDARD con la prima guerra mondiale era saltato il previgente sistema.
JMK afferma che non è possibile ritornarvi criticando le posizioni neoclassiche.
CONSEGUENZE ECONOMICHE DELLA PACEIn questo breve scritto JMK espone i problemi relativi alle
pesanti imposte che gravavano sui paesi usciti sconfitti dalla guerra, in particolare sulla germania primo importante
lavoro riguarda le probabilità.
TRATTATO SULLE PROBABILITA’Il suo primo importante lavoro riguarda le probabilità.
Egli propone un approccio razionalista basato sul grado di fiducia che si ritiene ragionevole avere sul verificarsi di un
evento.
JMK respinge l’idea di poter esprimere con un numero la probabilità che un evento si verifichi e classifica gli eventi
in 3 classi in base alla probabilità