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ANARDELLI AIROLI LA CAPITALE

settembre 1870 (è il primo a nascere), proprietario è Raffaele Sonzogno; nasce

IL POPOLO ROMANO

nel 1873; infine nasce nel 1875.

IL BERSAGLIERE

In breve tutti questi giornali assumo una fisionomia più precisa e tutti si ricollocano trovandosi un

“padrino” all’interno della sinistra costituzionale, divenendo quindi organi di questi esponenti

politici. Ricollocandosi abbiamo associazioni diverse: diventa l’organo di

IL BERSAGLIERE

G N ; di Z e C ; si avvicina a

IOVANNI ICOTRA IL DIRITTO ANARDELLI AIROLI IL POPOLO ROMANO

D ; rimane collegato al gruppo B -C .

EPRETIS LA RIFORMA ERTANI RISPI

Tutti insieme questi giornali raggiungo, più o meno, la cifra di 25.000 lettori (abbastanza pochi).

Questa frammentarietà ovviamente non giovò alla sinistra storica, ma quello che danneggiò

maggiormente il giornalismo politico fu l’ambiente romano, perché a Roma era una città estranea ai

principi liberali e nazionali; certo ci fu una sorta di emigrazione a Roma per esempio di impiegati e

funzionari statali da Torino e Firenze, ma questo trasferimento non cambiò molto le cose, perché

tutti questi funzionari arrivarono per sostenere il potente di turno.

Ci fu invece un fenomeno negativo a Roma subito dopo l’Unità, infatti affluirono a Roma una

grandissima quantità di affaristi e speculatori richiamati dalla presenza del potere politico. Roma

non aveva mai conosciuto questo fenomeno, in quanto era una città depressa, ed è proprio qui che

comincia a radicarsi quello che sarà poi un fenomeno tipicamente italiano, vale a dire la

tra potere politico e affari, l’uso delle banche come camera di scambi tra mondo

COLLUSIONE

politico e banche, e malcostume politico.

Bisogna anche ricordare la revange dei giornali legati al Vaticano, perché nel 1871 nasce lo Stato

del Vaticano, e nascono anche i giornali legati agli ambienti papalini neri, quelli più ortodossi

contrari allo stato italiano e al liberalismo. Non dimentichiamo poi che nell’ottobre del 1870 torna a

uscire, dopo un periodo di repressione, , che era nato nel 1861 come

L’OSSERVATORE ROMANO

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organo della santa sede, nel settembre del 1870, dopo la presa di Porta Pia, era stato chiuso, e dopo

qualche mese ritorna ad essere venduto.

Poi nascono molti altri giornali filo-papali, tra cui il più importante è , che

LA VOCE DELLA VERITÀ

nasce nell’aprile del 1871 da alcuni esponenti dell’aristocrazia romana legati al papa, e diventerà

una delle voci dell’intransigentismo cattolico romano.

N : la situazione a Napoli e in generale nel sud del paese dopo la formazione dello stato

APOLI

unitario era drammatica, insorge il brigantaggio, ci sono focolai di malcontento nelle campagne, ci

sono spinte per la restaurazione dei Borbone, con conseguenze nefaste in tutti i senti, tutti questi

fattori alimentano l’insorgere di sentimenti municipalistici e stili al processo nazionale e liberale

che continueranno per tanti anni.

La stampa di Napoli ne risente moltissimo perché tende a farsi portavoce di questo malcontento e di

questa ostilità al processo nazionale e liberale. Per cui a Napoli si assiste in breve alla rinascita di

giornale clerico-reazionari e legittimisti, cioè filoborbonici. Questi giornali sono finanziati

lautamente dall’aristocrazia napoletana legata ancora ai Borbone e che è ancora molto potente in

quegli anni.

A Napoli e in tutto il sud, il movimento liberale non riesce ad elaborare un programma di

rinnovamento risoluto, anche perché si sono dispersi tutti gli intellettuali liberali napoletani, ad

esempio Ruggero Bondi, è a Roma e fa il ministro dell’Istruzione, Francesco de Sanctis, Pasquale

Villari, sono tutti a Roma; quindi Napoli vede disperdere le forze della cultura liberale che c’era

stata negli anni precedenti.

E così a Napoli i giornali che accettano il nuovo stato delle cose, sono giornali che si caratterizzano

per toni violenti e polemici.

Proprio in questi anni post unitari nasce un po’ il giornalismo napoletano che è peculiare e

differente da quello del resto d’Italia, ed è evidente nei due più importanti giornali di Napoli che ci

fanno ben capire cosa sia il giornalismo napoletano: e .

IL ROMA IL PICCOLO

• I : compare nell’agosto del 1862 ed è fondato e diretto da P S , che era

L ROMA IETRO TERBINI

stato affiliato alla Carboneria e che poi si era associato a Garibaldi, fonda il giornale con una

ispirazione Garibaldina. Il giornale è fortemente spostato a sinistra e ha un taglio molto

popolare, tuttavia risente dell’ambiente in cui nasce e si caratterizza per toni molto accesi e

anche per toni populistici, demagogici, retorici; per cui il problema non è la collocazione

politica del giornale ma il tono che usa. Questo giornale si diffuse tantissimo nella piccola

borghesia napoletana, proprio perché era fatto per il popolo puntava su due colonne portanti,

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che rappresentavano il gusto del popolo: , brevi articoli su tutto

LA CRONACA NAPOLETANA

quello che succede a Napoli, non è vera e propria cronaca cittadina, ma più che altro

cronaca minuta che è possibile leggere molto rapidamente; , dove

APPENDICI LETTERARIE

c’erano romanzi e novelle, la particolarità sta nel fatto che la letteratura proposta era quella

degli scrittori del sud, in particolare scrisse tantissimo .

FRANCESCO MASTRIANI

• I : importante perché sarà il prototipo di tutto il giornalismo napoletano. Fondato

L PICCOLO

da R Z nel 1868, e lo dirigerà fino al 1888. Si caratterizza per un deteriore

OCCO DE ERBI

napoletanismo, per un grande provincialismo, per una sorta di qualunquismo politico che

esprimeva in tutti i sensi, divenne letteralmente il brodo di cottura per i sentimenti anti

parlamentaristi che sarebbe emersi molto bene dalla crisi di fine secolo e per

l’esasperato colonialismo che caratterizzò larghi settori dell’opinione pubblica del sud

e in particolare di Napoli negli anni dal 1880 in poi, cioè Napoli è la culla del

colonialismo italiano e di una certa visione del colonialismo italiano.

De Zerbi era stato garibaldino in gioventù e grande patriota, letterato perché scriveva

romanzi, racconti e poesie, anche se la sua vera passione fu il giornalismo. Dal 1870 in poi

lavorò per alcuni giornali di Napoli, prima come correttore di bozze, poi come articolista, e

all’inizio si specializzò su articoli militari. Nel 1868 fonda (dal 1871 cambia il

IL PICCOLO

titolo in G ); all’inizio De zerbi faceva il giornale, praticamente lo

IORNALE DELLA SERA

scriveva tutto lui, poi iniziò a dotarsi di collaboratori che divennero poi i grandi giornalisti

napoletani, ricordiamo almeno tre nomi Eduardo Scarfoglio (che fonderà il mattino di

Napoli), Mattilde Sgrao (moglie di Scarfoglio e una delle prime grandi giornaliste),

Vincenzo Morello (che si firmava Rastignac).

Il giornale nel 1872 tirava circa 5.000 copie e si mantenne su queste posizioni. La cosa

importante è il tono di questo giornale, indicativo per capire in cosa consisteva il

giornalismo napoletano: uno stile brillante, vivacemente polemico, sempre interventista

cioè su qualsiasi tema aveva un tono polemico, non ha nulla dell’informazione e della

cronaca vera, cioè non c’è alcun intento di informazione e cronaca, c’è invece il costante

intento di fare polemica espressa però con una penna estremamente felice; era un

giornalismo ad effetto, molto bozzettistico naturalmente era un tipo di giornalismo

collegato fortemente al tipo di vita politica e civile di Napoli.

Grazie alla sua penna felice e polemica De Zerbi godette di un grande prestigio negli anni

successivi (forse un po’ immeritato), è rimasto FAMOSO IL GIUDIZIO DI BENEDETTO CROCE

che lo definì un artista del giornalismo, sottolineò il favore che aveva riscosso presso la

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borghesia di Napoli e parlò di uno stile appassionato, elevato, di agile eloquenza, polemica

signorile, arguta e stringete.

In realtà noi adesso riusciamo a scorgervi degli elementi fortemente negativi, e l’influenza

fortemente negativa che avrebbe avuto per tanti anni sul giornalismo napoletano, si afferma

un modello completamente opposto al giornalismo anglosassone, cioè intervenire su tutto

senza dirti nulla.

P : la stampa palermitana si attestò su posizioni di critica al governo e di opposizione

ALERMO

autonomistica. La stampa siciliana iniziò a soffiare sul fuoco dell’autonomia della Sicilia, non solo

del sud, e iniziò quel filone dell’autonomismo siciliano che è durato per decenni. Tutti i giornali

erano legati ad alcune figure politiche, in particolare giocò un ruolo fondamentale F RANCESCO

C , ma nacquero alcune testate legate a Crispi, ma non erano espressione della società siciliana,

RISPI

ma di Crispi stesso. Vi era poi un tipo di stampa legata all’aristocrazia agraria, conservatrice, ai ceti

baronali e al clero.

Fu subito chiaro al governo che la Sicilia era ingovernabile in questo modo, e fu così che il governo

centrale decise di fondare a Palermo un giornale portavoce del governo torinese, IL GIORNALE DI

, fondato da , inizialmente Crispino. Dal 1866 iniziò ad essere finanziato

SICILIA LUIGI ARDIZZONE

dal governo centrale e da questo momento rimase portavoce del governo proprio perché si capiva

che la situazione era complessa e difficile da padroneggiare.

P : finanziamenti e ingerenze governative. La stampa che fu più

ROBLEMA DEI FINANZIAMENTI

esposta fu quella provinciale, perché era quella più debole (povera di mezzi e di risorse umane), la

maggior parte di questi fogli erano poveri di mezzi e quindi anche poco curati, di conseguenza

vendevano molto poco ed erano i più esposti al problema dei finanziamenti.

Le ingerenze governative potevano essere o dirette o indirette: voleva dire che arrivava

DIRETTE

una mano che finanziava un giornale legato al governo, quindi una tantum, non a caso iniziarono

essere istituiti fondi speciali per il finanziamento della stampa, fondi spesso neri tutti gestiti dal

ministero dell’interno. I , decisamente più importante, avveniva in tanti modi, per

NDIRETTO

esempio si dava la facoltà a un giornale provinciale, scegliendolo, di pubblicare tutti gli atti

governativi (appalti di annunci legali); oppure si concedevano prezzi di favore della carta da

stampa; fare agevolazioni ai giornali sui costi delle poste e dei telegrafi.

Quindi si affermò negli anni post-unitari questa prassi dell’ingerenza attraverso fondi diretti e

indiretti. Fu la de

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
10 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Silvia.p92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del giornalismo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Piazzoni Irene.