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ASTIGNAC

R , al secolo Vincenzo Morello, prese sempre più piede nel giornale, grazie anche al suo

ASTIGNAC

stile pungente, polemico e molto vivace, e di fatto, attraverso la sua penna, iniziano a scorrere anche

nella tribuna umori nazionalistici. La stessa cosa si può dire di M M (futuro direttore del

AFFIO AFFII

C S ) che si afferma come editorialista e che apporta alcuni temi e slogan di

ORRIERE DELLA ERA

sapore nazionalista al giornale.

Questi umori emergono principalmente nella terza pagina del giornale, oltre che in alcuni editoriali,

perché qui si ospitano voci che effettivamente sono di intellettuali antisocialisti e in odore di

nazionalismo, come Francesco Coppola, Scipio Sibele e Emilio Cecchi, che senza dubbio spostano

a destra il baricentro politico del giornale che in questi anni si mostra quindi a due facce, cioè da

una parte il giolittismo di Malagodi, dall’altra l’antisocialismo e il nazionalismo di alcuni

collaboratori e redattori del giornale.

Emblematico è una terza pagina del maggio 1911, un lungo articolo di Coppola su due intellettuali

presi a riferimento come nuovi astri Nietzsche (individualismo aristocratico) e Sorel (ideale

collettivistico venato di violenza politica) quanto di più distante dal liberismo si potesse pensare,

entrambi esprimo una sensibilità irrazionalista e vitalista che porterà argomentazioni alla corrente

nazionalista. Infine bisogna ricordare che sulle colonne della T , P pubblicherà il suo

RIBUNA ASCOLI

articolo “ ”, diffondendo il mito del colonialismo dei poveri.

LA GRANDE PROLETARIA SI È MOSSA

Diverso è il discorso per quel che riguarda l’interessante uso della cronaca giudiziaria e nera, anche

in questo giornale abbiamo un uso disinvolto della fotografia e dell’immagine.

L : diverso il discorso per di Alfredo Frassati (che è anche proprietario di una

A STAMPA LA STAMPA

parte delle azioni del giornale), che è senza dubbio il giornale su cui Giolitti poteva contare di più

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per un appoggio sincero ( , altro giornale torinese, farà da controcanto con

LA GAZZETTA DEL POPOLO

il suo forte antigiolittismo).

Quello della però non fu un allineamento politico frutto di una sudditanza, era un

STAMPA

allineamento critico ma sincero e di volta in volta sempre rimeditato, vale a dire che il giornale e il

suo direttore meditavano su ogni punto del governo di Giolitti il cui frutto erano gli editoriali che in

genere si allineavano all’operato di Giolitti.

Frassati oltretutto ha un’idea del giornale molto particolare rispetto al passato e questa originalità gli

veniva dal suo background, perché a differenza di tanti giornalisti che avevano soggiornato i

Francia o in Gran Bretagna, aveva soggiornato per tre anni in Germania e conosceva perfettamente

la stampa tedesca, su cui modella il suo giornale, un modello che si era configurato sulla base delle

forti differenze regionali e locali che erano molto presenti in Germania (così come in Italia); il

modello a cui aveva guardato era in particolare la stampa cittadina tedesca, una realtà molto

caratterizzate. Questo taglio che Frassati da al suo giornale fa della un giornale torinese e

STAMPA

nazionale.

Nel 1899 Frassati diventa direttore del giornale sostenendo toto corde la svolta di Zanardelli e

Giolitti; in quegli anni il giornale vendeva 50.000 copie, ma riesce a raddoppiare la tiratura in pochi

anni toccando le 100.000 copie giornalieri.

Grande attenzione venne riposta sulla qualità di questo giornale, l’eleganza dell’impaginazione, la

limpidezza dell’architettura interna, la caratura e la qualità delle informazioni sempre molto corrette

e aggiornate, e poi il peso dei redattori e corrispondenti: Borgese (corrispondete dalla Germania),

Thovez (critico letterario), Gayda (corrispondente a Costantinopoli, e poi si sposterà tra le varie

capitali europee). Altro punto di forza è la che rappresenta la sua linea culturale,

TERZA PAGINA

molto ben caratterizzata. Torino era capitale del positivismo, c’era la casa editrice dei fratelli bocca

(vessillo del positivismo), non è una terza pagina letteraria artistica ma è attenta alle questioni

economiche e sociali: vi scrivono intellettuali come Cesare Lombroso, Gaetano Mosca, Francesco

Saverio Nitti, Luigi Einaudi.

L’appoggio di Giolitti alla fu fondamentale nel suo terzo ministero, che è considerato il più

STAMPA

importante, e si consoliderà durante il quarto, quello politicamente più avanzato; Frassati di Giolitti

apprezzava il realismo politico, il moderatismo innovatore e soprattutto il metodo, principalmente le

capacità di mediazione e la visione che Giolitti aveva del parlamento come organo di

rappresentanza e di mediazione dei conflitti.

Non era una visione personale di Frassati, egli esprimeva l’opinione di una parte delle forze

economiche e sociali di Torino e del Piemonte in quella fase, perché Giolitti era molto apprezzato in

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quella fase proprio per le medesime doti da un nuovo ceto dirigente torinese, che poi era quello che

avrebbe trainato il decollo industriale italiano, ed era interessato proprio a questo industrialismo di

Giolitti ma era anche favorevole al ruolo di Giolitti di mediatore delle vertenze sindacali.

Arriviamo però al 1911 con la guerra di Libia, momento molto particolare per l’Italia, perché è

Giolitti che decide per l’intervento e la stampa lo appoggia, ma con la visione che Giolitti aveva

della guerra, cioè come opportunità economica legati ai benefici commerciali che ne sarebbero

derivati e come opportunità geopolitica.

Quando però la guerra iniziò, anche inizio a scivolare verso una deriva colonialista e

LA STAMPA

nazionalista; si lasciò spazio, ad esempio, a Giuseppe Bevione, che si era accostato alla neonata

Associazione Nazionalista Italiana, che dalla Libia iniziò a scrivere corrispondenze ricche di

declamazioni nazionalistiche e molto retoriche in cui invitava a «superare l’ipocrita giustificazione

della penetrazione commerciale» perché «questa guerra rappresenta un problema essenziale della

vita della nazione», vale a dire nazionalismo, era una guerra fondamentale per cementare la

nazione.

S ’ .

TAMPA D OPPOSIZIONE

Nel primo decennio del ‘900 cresce l’importanza della stampa di opposizione al sistema giolittiano,

tutti i fogli si irrobustiscono.

G : sono protagonisti di un radicale cambiamento rispetto alla stampa clericale

IORNALI CATTOLICI

post-unitaria del passato. Un elemento fondamentale in questo senso fu il 1898, perché quando ci

furono i moti milanesi la stampa cattolica fu colpita, come la stampa socialista. Da questa

esperienza le gerarchie ecclesiastiche trassero le dovute conseguenze e giocarono molto sul piano

della organizzazione e ci proprio una ripresa della stampa cattolica. Le gerarchie ecclesiastiche si

resero conto che era necessario rafforzare la presenza di una stampa cattolica d’opinione, perché

mancava una stampa cattolica d’opinione ed era fondamentale averla, bisognava far parte dello

stampa.

All’inizio si giocò molto sull’organizzazione editoriale seguendo il modello della stampa cattolica

tedesca. I giornali cattolici erano tantissimi in Italia ed erano molto venduti e se si contavano le

tirature di tutti questi giornali insieme erano di fatto i più venduti, ma non avevano peso politico e

una scarsissima incidenza sull’opinione pubblica, perché la maggior parte erano bollettini

parrocchiali senza peso, venduti su abbonamento e con un grande peso nelle campagne ma non nei

centri urbani. Era necessario superare questa frammentazione ed essere forti nei centri urbani.

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Un’altro elemento di peso è il che all’inizio del ‘900 aumento il proprio peso con

MODERNISMO

Romolo Murri, sono anche gli anni del sindacalismo cattolico, e quindi sono anni di grande

fermento nel mondo cattolico che diventano protagonisti anche nel dibattito sociale.

Su queste basi matura il progetto di dare vita a una catena di giornali cattolici che sostenessero

l’intervento dei cattolici in campo politico, e nel 1907 nasce la ,

SOCIETÀ EDITRICE ROMANA

promossa e diretta da Giovanni Grosoli, che lavorò alla formazione di un della stampa

TRUST

cattolica nazionale. L’appoggio per la realizzazione di questo trust si ebbe delle banche cattoliche

(Banco di Roma; Banca San Paolo di Brescia), che finanziano la Società editrice romana. Si da così

vita a una catena di servizi per i giornali cattolici (per esempio diminuì il costo del telegrafo e del

telefono, misero in comune alcune sevizi, diminuendo di fatto i costi di redazione), che permettono

a tutta la stampa cattolica di avere un vigoroso sviluppo. La Società è importante anche per

l’appoggio dato ai candidati cattolici prima alle elezioni del 1909 e poi alle elezioni del 1913.

Anche in questo caso dirimente fu la guerra di Libia: furono tutti favorevoli alla guerra e

mobilitarono l’opinione pubblica cattolica; importante è il modo in cui appoggiarono la guerra di

Libia, perché sono vari i punti di convergenza con gli ambienti e le idee nazionaliste.

Tra i cattolici iniziò proprio in questa occasione a serpeggiare un motivo che sarà ripreso

pienamente con la guerra di Etiopia: la missione civilizzatrice e religiosa dell’Italia cattolica presso

popoli barbari e semplici (motivo nazional-clericale).

In quel momento c’è una separazione nettissima tra stato e chiesa, ma per i nazionalisti invece è

fondamentale unificare religiosamente la nazione, per cementare la nazione.

S : per ricostruire la storia di questa stampa è importante ricordare il peso che

TAMPA NAZIONALISTA

ebbe la stampa fiorentina nella nascita e formazione del pensiero nazionalista: , che

IL MARZOCCO

nasce nel 1896 che fu il prototipo di questo tipo di riviste; di Prezzolino e Papini.

LA VOCE

Ma un ruolo fondamentale nella nascita della stampa nazionalista fu svolto da C che iniziò

ORRADINI

la sua carriera nel , dove fu direttore per un paio di anni tra il 1898 e il 1900, e si vede

MARZOCCO

molto bene che con la sua direzione il giornale aveva iniziato a introdurre nel dibattito alcuni

elementi nazionalisti: la guerra come atto di dovere, bella, costruttiva in sé, maieutica in sé. Dieci

anni prima del futurismo già Corradini aveva posto l’argomento della guerra come qualcosa a cui

togliere il “purtroppo”, inteso come qualcosa fondamentale per la costruzione di una nazione. Altri

temi introdotti sono quelli della supremazia italiana, in questo momento si concentra sulla

supremazia culturale e artistica, e quello dell&rsq

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
8 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Silvia.p92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del giornalismo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Piazzoni Irene.