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I COMUNI CENTRO-SETTENTRIONALI
Nell'Italia centro-settentrionale esistevano gli ordinamenti comunali: al di sopra di essi era riconosciuta un'autorità superiore (l'imperatore nelle terrae imperii, il papa nelle terre ecclesiae). Solo in Italia si svilupparono delle autorità istituzionali che pretendevano di autogovernarsi.
I Comuni avevano un'origine signorile (alcuni hanno indicato come causa della loro formazione anche la persistenza di città romane con le loro strutture tardo-antiche, o il governo vescovile, o la ripresa dei traffici, o delle motivazioni economiche). A causa dell'aumento della produzione fondiaria, infatti, i signori fondiari più potenti e i signori territoriali cominciarono ad appropriarsi del surplus, sottraendolo agli altri signori fondiari minori e agli allodieri (che volevano trasformare in loro concessionari) e destinandolo al commercio. La risposta a tale azione fu la formazione della comunità cittadina.
signori fondiari, titolari di patrimoni minori, si unirono allora in un territorio che risultasse chiaramente distinto dal mondo rurale e si impegnarono tra loro a rispettare i diritti personali e reali di ciascuno e a difendersi contro chiunque volesse violarli. Le famiglie signorili e i proprietari allodieri, dunque, cominciarono così ad unirsi in una conjuratio (al plurale conjurationes), cioè delle alleanze giurate (la prima fu a Genova nel 1099: si tratta della "Campagna Communis", che è a fondamento dell'istituzione cittadina) tra un gruppo di persone che stabilirono di vivere nell'ambito del territorio delimitato dalla cerchia di mura urbane nel rispetto dei diritti di ciascuno di loro. Gli studiosi si sono chiesti se questa fosse un'alleanza di tipo pubblico o di tipo privato, ma si può rispondere che nel mondo medievale non esistevano queste categorie. Il Comune era caratterizzato da quattro elementi: la libertà, la pace,
il diritto particolare e l'organizzazione. Il diritto particolare derivava da consuetudini locali e serviva a difendere i propri diritti di libertà (anche di difendere il proprio territorio) e di proprietà. I componenti della comunità urbana erano tutti liberi e godevano della piena disponibilità dei loro beni. L'organizzazione, inizialmente, rispecchiava l'alleanza e l'armonia tra le famiglie: l'articolazione del governo vedeva al suo vertice una magistratura collettiva consolare (erano eletti più consoli in base alle alleanze tra le famiglie). Poi c'erano due assemblee: un'assemblea generale, detta parlamento, consiglio, concione, arengo, ecc. (quando diventò impossibile farvi partecipare tutti gli uomini, si scelsero solo alcuni rappresentanti) e un consiglio più ristretto, la credenza (perché composto da "homines credentes, degni di fede"), al quale partecipavano solo gli esponenti.Il Comune di una città medievale era governato da un consiglio composto dalle famiglie cittadine più importanti e che aiutava i consoli. Poi c'erano diversi altri magistrati, scelti dagli stessi consoli e preposti ad uffici municipali. Quindi, inizialmente, il governo rispecchiava l'armonia delle alleanze tra le famiglie (le consorterie), basate sugli interessi comuni. Non tutti gli uomini, anche se liberi, comunque, stavano sullo stesso piano: l'ordinamento comunale, infatti, conservò la sua natura di ordinamento signorile (che però aveva a capo un dominus, cioè una sola persona). Il Comune era nato per difendere autonomia, indipendenza ed interessi dei signori fondiari, che continuarono ad avere possedimenti fondiari. Il ceto prevalente è composto dai principali esponenti delle consorterie familiari dal cui accordo aveva preso vita l'istituzione municipale, che avevano in mano le principali cariche di governo e l'amministrazione della giustizia, mentre la restante popolazione urbana si trovava
Il Comune era nato come un ordinamento di pace e di libertà. Le famiglie signorili del contado si inserivano ed avevano rapporti con il Comune come con il signore fondiario e con quello territoriale, cioè per avere protezione in cambio del riconoscimento dell'autorità del Comune. Il comune cittadino si comportava come le signorie territoriali: si difendeva dai tentativi promossi da altri signori per
dividere i vari gruppi associativi e seguiva le direttive stabilite dai capi di questi gruppi. I magistrati comunali erano, in genere, il camerario (responsabile della gestione delle entrate), i notai (che registravano gli atti di governo), i consoli della giustizia (che esaminavano e decidevano le vertenze giudiziarie), i gastaldi (competenti in merito al regolare svolgimento delle operazioni di mercato), gli estimatori (incaricati dell'valutazione di beni mobili ed immobili) ed altri funzionari minori. Era, quindi, la stessa struttura della casa del signore.
Lo sviluppo dell'ordinamento comunale si ebbe già alla fine dell'XI secolo. Il XII secolo vide un vero e proprio fiorire delle consuetudini locali, che poi furono messe per iscritto negli Statuti (fine XII-XIII secolo). I Comuni molto spesso si scontrarono con gli imperatori, soprattutto con Federico I Barbarossa. Nel 1158 Federico convocò la Dieta di Roncaglia (presso Piacenza) nel corso della quale emanò un decreto (Costitutio de regalibus) in cui si definivano le prerogative dell'autorità regia o "regalie": negò così le consuetudini locali. Contro questo esercizio dell'autorità regia i Comuni si unirono nel 1167 nella Lega Lombarda: dopo una serie di battaglie, l'esercito imperiale fu sconfitto (Legnano, 1176). Nel 1183 Federico firmò la Pace di Costanza, che concedeva ai Comuni la possibilità di esercizio delle regalie, in cambio di un riconoscimento.
Alla fine del XII secolo si verificò un forte fenomeno di inurbamento: molte persone della campagna (definita contado o distretto) furono attratte dalla città. L'inurbamento riguardò sia le famiglie signorili, che aspirarono presto a conseguire una posizione uguale a quella delle famiglie dell'originaria aristocrazia cittadina attraverso un'identica protezione da parte del Comune dell'ordinamento particolare che a loro faceva capo, sia le famiglie contadine attratte in città dalla tutela dei diritti dei liberi che il sistema comunale garantiva, dalla prospettiva di partecipare in modo più immediato ai vantaggi della nuova economia di mercato, dalla volontà di collaborare con la famiglia dell'aristocrazia urbana, ai cui domini fondiari erano legate, nel contrasto che quella opponeva agli altri gruppi.
dell'originaria oligarchia cittadina. Il governo cittadino, nel periodo consolare, non aveva mai creato magistrature ed uffici per l'amministrazione della campagna (contado o distretto) sottoposta alla propria signoria. Ma la subordinazione dei signori del contado, dai quali il Comune riceveva fedeltà e contributi, alla signoria comunale aveva comunque delle espressioni sul piano istituzionale: essa favorì la formazione dei Comuni rurali, organizzazioni comunali di villaggi e di centri minori (con le proprie norme, i propri statuti e le proprie magistrature), che rivendicavano alcune maggiori libertà dal signore fondiario cui facevano capo e si muovevano per uscir fuori dal dominio di esso per mettersi sotto il diretto controllo del Comune. Il Comune rurale era l'organizzazione istituzionale di comunità residenti in villaggi e piccoli centri rurali, comunità alle quali il signore fondiario aveva riconosciuto una precisa sfera di diritti.
in cambio della fissazione chiara di servizi ed obblighi. Alla base della sua istituzione si trovava, dunque, un pactum tra la comunità ed il signore. L'autonomia del Comune rurale variava da caso a caso e poteva arrivare a forme di ampio respiro con consistenti libertà di amministrazione ed un governo articolato in assemblea generale e nella magistratura consolare sull'esempio dei maggiori comuni cittadini. Quindi i Comuni rurali si svilupparono all'interno di signorie (territoriali o fondiarie) o del contado del Comune per difendersi dall'intervento del signore fondiario della zona e per stabilire le norme sui contratti agrari o sull'utilizzo dei beni comuni (boschi, pascoli, terre comuni, ecc.). I loro statuti erano diversi da quelli dei Comuni maggiori. I Comuni rurali erano molto diffusi e produssero molti statuti, ma successivi a quelli dei Comuni cittadini-stato (sono stati prodotti tra il '300 e il '500). Esistevano,quindi,comuni rurali e comuni città-stato (che prevedevano l’autogoverno).I comuni città-stato, nel corso del ‘200, vissero dei cambiamenti interni al comune,causati dal venir meno della coesione delle famiglie. Non tutte le famiglie, infatti,avevano la stessa posizione che avevano al momento della formazione del Comune:alcune si erano arricchite, mentre altre famiglie aristocratiche si erano trasferite nelComune dalla campagna e reclamavano la stessa posizione delle famiglie dell’originariaaristocrazia cittadina. Il venir meno dell’armonia tra le famiglie provocò delle frattureche causarono un cambiamento dei cambiamenti nella forma di governo: le famiglieoligarchiche diedero vita a delle alleanze (consorterie), le une opposte alle altre. Lanascita delle consorterie rendeva superato il governo consolare, espressione di armonia:il governo venne allora affidato ad un magistrato diverso (unico), il podestà, che avevail compito digarantire il diritto vigente nel Comune e di mediare i conflitti interni, evitando la rottura definitiva della società urbana. Per rendere più efficace la sua azione si affermò il principio p