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DIGESTUM VETUS
1. DIGESTUM INFORTIATUM
2. DIGESTUM NOVUM
Non importante il perché di questa tripartizione, anche se è importante sapere che sono stati scoperti prima il vetus e il novum e poi l'infortiatum. Quanto agli ultimi due volumi, il quarto contiene il Codice, del quale accoglie solo i primi nove libri. Il gruppo dei tre libri restanti è inserito nel quinto volume con l'appellativo di tres libri.
Questo scorporo del Codex non fa altro che riflettere una tradizione della cultura giuridica altomedievale, in seno alla quale le materie trattate negli ultimi tre libri, fiscali e amministrative, fossero ritenute meno interessanti. Il quinto ed ultimo volume comprende: i quattro libri delle Istituzioni, i tres libri finali del Codex, le novelle comprese nella raccolta detta Authenticum, (delle 134 solo le prime 97 che si presentano, in seno al volumen, in 9 Collationes). Tale è la struttura del corpus iuris nella fase originaria; intorno alla prima
metà del XIII secolo il volumen si presenta integrato nel modo seguente: alle 9 Collationes raggruppanti le novelle giustinianee ne viene aggiunta una decima, contenente talune costituzioni degli imperatori romano-germanici, il trattato di Costanza e i Libri Feudorum, considerati poi una fonte del diritto comune, raccolta privata di consuetudini feudali. Nelle edizioni glossate del Cinque-Seicento si rinviene anche la Lombarda, celebre raccolta sistematica delle leggi longobardo-franche redatte sulla fine del secolo XI, rientrante nel novero dei testi in cui era racchiusa la Legalis Sapientia. Ad opera di Irnerio si attribuiscono anche: il Liber Divinarum Sententiarum, Summa di diritto longobardo, la Summa Windoboniensis, le Quaestiones De Iuris Subtitulata. In quest'ultima opera Irnerio dialoga per bocca dello Iuris Interpres con un membro dell'auditorium ( I e A), nel templum iustitiae, dove è racchiusa tutta la scienza del diritto. Qui si delinea chiaramente ilPensiero politico e filosofico di Irnerio: convinto imperialista delinea e sottolinea la necessità di un'unica normativa (diritto romano), volta ad eliminare il diritto germanico. Muore in Francia il 19 Settembre in un monastero.
Si conoscono 4 allievi di Irnerio: Bulgaro, Martino, Iacopo e Ugo, detti i "quattro dottori", che proseguirono la scuola di Bologna.
Bologna era stata per caso la culla del più grande degli studiosi: Irnerio; i quattro dottori ne fecero un'istituzione fissa che si elevò agli onori della massima gloria cittadina. Tra i 4 dottori, almeno 2: Bulgaro e Martino avevano opposte linee di fondo del magistero. Sarebbero quindi nati 2 filoni di pensiero che avrebbero perpetuato polemiche presso gli allievi, finché una delle due correnti, quella di Azzone (teoria di Bulgaro), avrebbe trionfato. Bulgaro era il difensore dell'interpretazione rigorosa della legge scritta; Martino e la sua scuola "gosiana" era
Invece più elastico e preferiva le maglie larghe dell'equità a quelle strette del dettato legislativo. Bassiano, allievo di Bulgaro, e soprattutto di Azzone, non lesinò frecciate velenose alla corrente di Martino, accusandola di trattare l'equità arbitrariamente dalla propria coscienza, d'inventarla. Se però si vanno a vedere le glosse di Martino, egli non sembra meritare tanta offesa; anzi talvolta egli appare più federe di Bulgaro al testo normativo. Uno dei maggiori canonisti del 1200, Enrico da Susa Cardinale Ostiense, descrive Martino come un uomo spirituale disposto a seguire la legge di Dio a costo di sacrificare quella di Giustiniano, e la cui equità altro non era se non rispetto del diritto canonico. Dietro le polemiche stavano 2 mondi; quello di Bulgaro era il mondo nuovo, affascinato dal ritorno al diritto romano; quello di Martino invece non aveva tagliato gli ormeggi col mondo vecchio, quello delle 2 leggi.
ecclesiastica e romana che dovevano procedere unite nella sintesi dell'u-traquelex. Checché ne dica l'Ostiense, Martino non sostituì mai il diritto divino aldettato delle norme romane; ebbe qualche apertura per soluzioni canoniche di singoli problemi. Egli diceva infatti che adottare la tesi canonica in caso di lacune non comportava alcun tradimento a Giustiniano. Il vero banco di prova dei conflitti tra legge e coscienza stava però nell'ipotesi di contrasti tra passi delle scritture sacre e norme di Giustiniano. Fortunatamente gli scontri tra Dio e Giustiniano erano rari. Es. usure: Giustiniano le ammetteva, preoccupato di moderare solo l'entità, mentre Cristo non le ammetteva. Alla fine tutti concordarono sul fatto che, essendosi Giustiniano dichiarato disposto a seguire i sacri canoni, le usure non fossero esigili. Altro caso di contrasto fu quello dei testimoni; Cristo ne chiedeva 2 o 3; Giustiniano di più, almeno. Se lacausariguardava l'interpretazione della volontà del testatore, la prova doveva essere affidata a 7 testimoni, se invece i dubbi riguardavano altri requisiti ne sarebbero bastati 2 o 3. Il diritto divino comunque, entra solo di straforo nel quadro dei sistemi normativi disegnato dalle fonti romane: un sistema di sfere concentriche che partivano dal diritto naturale (dispensatore di equità); al di sotto c'era il ius gentium, comune a tutta l'umanità; infine il ius civile. Le scuole minori - Da qualche decennio, si è cominciato a indagare seriamente le tante scuole che nel XII secolo sono proliferate ovunque e hanno costituito importanti centri di cultura giuridica. Abbiamo le scuole legistiche provenzali. Una delle più importanti scuole provenzali la troviamo a Montpellier, fondata dall'italiano Piacentino. Vasta è stata la produzione, e molte delle opere che in altri tempi si credevano italiane, hanno cambiato cittadinanza. In Italiainvece troviamo Modena, dominata dalla figura di Pillio daMedicina, maestro di diritto feudale oltre che romano. Le opere delle scuole minori presentano alcune peculiarità. La prima è l'atmosfera grammaticale, che le circonda ed evoca perduranti legami degli autori con le arti liberali. Vedremo per esempio il Piacentino scrivere sermoni sulle leggi metà in versi, metà in prosa. Vengono poi presumibilmente da centri extra bolognesi, molte opere che curano l'eleganza della lingua latina. Le prime opere tette dal taglio elegante sono le Enodartiones Quaestione Super Codice e le Quaestiones Super Institutis di Rogerio. Rodolfo Niger, insegnava a Parigi arti liberali, e ci ha fornito importanti notizie su Pepo, dice che la rinascita del diritto romano e della relativa scienza era ispirata in senso antigermanico, perché la Chiesa era contraria al duello ed al giuramento, oltre che alle composizioni pecuniarie. Per qua