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Gli ordinamenti francesi
Dopo la disgregazione dell'impero carolingio, si affermarono diversi signori, uno dei quali aveva il titolo di re. La carica di re fu elettiva fino alla fine del XII secolo, anche se dalla fine del X secolo stava nelle mani della dinastia capetingia. La signoria territoriale capetingia riguardava la regioni circostante a Parigi, la Ile-de-France, cioè il Regnum Francie (o Francia). Il patrimonio del re era costituito da beni allodiali e da beni feudali (in cui era, cioè, il vassallo di altri signori). Nel XII secolo si ebbe una migliore amministrazione del patrimonio signorile regio, ma continuò ad esistere un pluralismo di ordinamenti. Anche per le regioni francesi il periodo tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIV è caratterizzato da un'espansione economica. Le aziende curtensi aumentarono la loro produzione con l'obiettivo di avere un surplus da destinare al mercato. Si diffuse così la tendenza ad unamodifica della gestione interna dei fondi in forme opposte a quella dellasignoria inglese: in Francia fu ridotta la pars dominica e divisa in mansi assegnati acontadini dietro versamento di un censo, con la conseguente riduzione dei servizipersonali e delle corvées di costoro. Tale ristrutturazione fu accompagnata dallatendenza dei signori più potenti ad estendere l'ambito territoriale del loro dominio,mirando ad affermare la propria potestà bannale nei riguardi dei possessori fondiari dellazona. L'obiettivo fu conseguito facendo ricorso alle regole del diritto feudale e ad istitutidi diversa consuetudine, come la censive (concessione precaria, revocabile ad nutum,che comportava solo il versamento di un censo annuo e non le prestazioni dovute dalvassallo), che si diffuse molto dal XIII secolo.L'espansione degli ordinamenti cittadini e signorili si dipanò all'interno di ordinamentiunitari più ampi, quelli delle grandiunità principesche. E quindi si venne ad intrecciare con la tendenza di molti signori territoriali ad estendere il proprio dominio patrimoniale e ad accrescere le potestà giurisdizionali per partecipare meglio ai vantaggi dello sviluppo economico. Tale intreccio era complicato dalla presenza dell'antico ordinamento della tradizione popolare (riguardante tutti gli uomini liberi). L'incontro dei vari ordinamenti particolari (curtense, territoriali di varia dimensione, popolare, ecclesiastico, municipale), tutti in evoluzione, tra di loro e con quello unitario facente capo alla tradizionale autorità di un duca o di un conte provocò una sensibile evoluzione del diritto consuetudinario delle regioni francesi. Le forme di questa evoluzione furono diverse da zona in zona. I conti e i duchi mantennero i loro tradizionali compiti di amministrazione della giustizia. La giustizia unitaria ducale o comitale, comunque, si mantenne spesso nei limiti tradizionali e.Continuò ad esprimersi principalmente nella forma della pax ducis o comitis e nella funzione mediatrice della curia ducis o comitis centrale. Quest'ultima, comunque, conobbe in alcuni casi un deciso miglioramento organizzativo, chiaro segno della frequenza con cui comunità, signori ed altre autorità del ducato (o della contea) si rivolgevano ad essa spontaneamente, sollecitando l'opera pacificatrice e l'intervento mediatore. Queste corti non applicavano, quindi, il diritto feudale per regolare i rapporti con i signori minori, come invece avveniva in Inghilterra e in Sicilia. Il diritto feudale continuò a disciplinare i complessi rapporti tra signori fondiari e ad intrecciarsi con gli altri diritti nati dalla consuetudine, senza trasformarsi mai in strumento di potestà di governo. Il potere monarchico era ancora limitato.
Dal XII secolo si assistette alla diffusione della scienza giuridica e di scuole di diritto simili a quella sorta a Bologna.
Ciò si verificò nelle regioni meridionali (pays de droit écrit), dove la consuetudine locale presentava salde radici nella tradizione romanistica, legate alla circolazione del breviario alariciano e, quindi, fondate sul diritto pregiustinianeo, quello teodosiano. Dal XII secolo fino al 1804 in Francia fu in vigore il particolarismo giuridico, cioè la compresenza di più ordinamenti particolari: questo prevedeva una divisione tra le regioni del sud (pays de droit écrit) e le regioni del nord (pays de droit coutumier: in queste la tradizione romanistica era stata sopraffatta da quella germanica a causa del dominio franco, e non visigoto); la linea di divisione andava dalla Borgogna alla parte occidentale di Bordeaux. Ancora Voltaire, nel '700, diceva che in Francia era normale cambiare diritto come si cambiava cavallo. A sud venne dato più spazio all'utilizzo del Corpus Iuris Civilis perché le loro consuetudini locali erano.più adatte ad essere inserite negli schemi elaborati dai giuristi bolognesi. La scuola di Bologna, quindi, ebbe una grande influenza sulla Francia meridionale, dove vennero fondate molte università in cui si studiava il Corpus Iuris Civilis per inquadrare in esso le consuetudini locali: a Tolosa lo Studio venne fondato da papa Gregorio IX con bolla del 1233, mentre a Montpellier era stato promosso, sulla metà del secolo precedente, dal glossatore bolognese Piacentino, forse con l’altro giurista italiano Rogerio. Il fatto che a Bologna erano andati a studiare anche studenti stranieri provenienti da paesi in cui le consuetudini non avevano uno stampo romanistico mostra che le categorie e gli schemi logici elaborati a Bologna erano utili anche dove le consuetudini seguivano un diritto diverso. Nella Francia settentrionale, ad Orleans, sulla metà del XIII secolo, fu fondato lo Studio di diritto romano e canonico: in questo studio insegnarono giuristi molto
importanti (come Jacques de Révigny e Pierre de Belleperche) che ebbero influenza sulle scuole giuridiche italiane (il loro indirizzo metodologico che applicava alla lettura delle norme la dialettica di origine aristotelica che la filosofia scolastica aveva riscoperto fu alla base della scuola del Commento che si sviluppò in Italia nel corso del '300). La scuola di Orleans aveva la funzione primaria di formare dei funzionari per l'amministrazione regia e dei chierici destinati alle cariche più alte della chiesa francese. Essa offrì soprattutto strumenti di lettura, categorie logiche precise, di grande utilità per comprendere le consuetudini locali, che continuavano a svilupparsi secondo le esigenze concrete delle comunità ma potevano ora ricevere, grazie ai nuovi chiarimenti, una più sicura tutela contrattuale e giudiziaria. Il rapporto tra norme consuetudinarie e Corpus Iuris Civilis rimase diverso tra nord e sud: a sud il CorpusIuris Civilis poteva essere diritto comune, mentre a nord, dove le consuetudini erano diverse, anche se si diffuse una cultura giuridica romanista (i giudici erano imbevuti di cultura romanista) il diritto romano era usato solo come ratio scripta per interpretare le norme consuetudinarie. Nel 1312 Filippo IV il Bello, per regolare lo studio del diritto romano canonico nelle università, fece un'ordinanza che definiva il sistema delle fonti: nel suo regno aveva vigore solo il diritto consuetudinario e non anche il diritto scritto; il diritto romano era considerato come il diritto imperiale del Sacro Romano Impero e per questo motivo non lo voleva riconoscere perché un riconoscimento avrebbe potuto far pensare ad una forma di soggezione del regno francese nei confronti dell'Impero; tuttavia Filippo aggiunse che nelle regioni meridionali il diritto scritto esisteva ed era utilizzato, ma come consuetudine tollerato dal sovrano, non in virtù dell'autorità.del testo scritto. A Parigi non si studiava il diritto romano, mentre altrove era studiato per apprendere le regole della tecnica giuridica e i principi di equità. Si instaurò così il principio che il diritto romano fosse una raccolta di principi razionali e di principi universali di giustizia, osservato non ratione imperii ma imperio rationis (per la cultura francese ciò era vero anche nell'età moderna). Nel '500 alcuni giuristi francesi teorizzarono che il diritto francese era il diritto consuetudinario basato sulla consuetudine di Parigi (Dumelin). Nelle regioni settentrionali le consuetudini non erano basate su un testo scritto, ma erano di origine germanica e si trasmettevano oralmente. Nel XIII secolo, però, cominciò ad essere messo per iscritto: furono compilate molte raccolte, per lo più private, di consuetudini locali. Tali raccolte (coutumiers) erano private e, quindi, non avevano un carattere ufficiale: tuttavia lecorti di giustizia gli riconobbero piena autorità. Le prime ad essere messe per iscritto furono le consuetudini della Normandia (Tres anciens Coutumier de Normandie, scritta tra il 1199 e il 1220; Grand Coutumier de Normandie, composto intorno al 1250). La raccolta degli usi del Beauvaisis, opera del giurista Philippe de Beaumanoir (Les Coutumes de Clermont en Beauvaisis) è la più complessa ed importante tra quelle del XIII secolo. La stesura di queste raccolte serviva a definire il contenuto delle regole della tradizione in una fase di sensibile trasformazione sociale ed economica. Solo nel 1454 Carlo VII ordinò la messa per iscritto delle consuetudini del regno francese in ogni distretto per porre fine all'incertezza e alle contraddizioni: queste compilazioni dovevano essere approvate dalle assemblee locali e poi emanate dal sovrano. Questa ordinanza fu approvata solo in modo parziale: l'ordine fu allora reiterato da Carlo VIII nel 1494. Ma solo conLuigi XII siebbe una redazione sistematica, nel corso del '500. Fino alla Rivoluzione Francese molte consuetudini locali non furono scritte. È un paradosso che a sud il diritto romano era invigore come consuetudine, mentre a nord le consuetudini erano state messe per iscritto (e, quindi, ci fu un rovesciamento di chi aveva un diritto scritto e chi no). Tra il XII e il XIV secolo si assistette ad un'espansione dell'autorità regia e del demanio. Filippo II Augusto cominciò ad unire alla corona alcuni territori attraverso la guerra con l'Inghilterra (prese così la Normandia, il Maine, l'Angiò, la Touraine, il Poitou e la Bretagna), la crociata contro gli albigesi, la sottrazione della contea di Provenza o per eredità. Sotto Filippo III (1270-1285) altri principati, come la contea di Tolosa, passarono sotto l'autorità regia. Tra la fine del Duecento e la fine del Trecento, infine, anche la Champagne, il Delfinato.e la contea di Borgogna entrarono nell'orbita del re francese. Le forme assunte dall'espansione monarchica furono tre:- il sovrano entrava in possesso del ter