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LA SECESSIONE:
Si tratta di un movimento capeggiato da Klimt (firma distintiva è l’oro), Olbrich ecc e che ha 2
manifesti: uno letterario (un giornale, dove pubblicizzano delle mostre con delle locandine =
bidimensionali, in cui si vede l’influenza dell’architetto neoclassico Wagner) e uno architettonico
il Palazzo della Secessione (importante è la cupola d’oro: un globo di foglie dorate attraverso il quale
filtra la luce all’interno del palazzo ), che venne costruito in soli 2 anni da 19 artisti usciti
dall’accademia per esprimere la loro dissidenza. Escono dalla linea dell’Accademia anche
geograficamente (si situano nel “Ring” esterno di Vienna, mentre l’Accademia era nel centro storico).
All’esterno è presente la scritta “Ver sacrum” = Parola sacra.
Quando arriva il gruppo dei Four, vengono accolti come innovatori, anche se i visitatori rimangono
perplessi i Four ≠ da Thonet perché non capiscono i bisogni del pubblico.
WIENER WERKSTAETTE:
Quando si parla di Secessione Viennese si parla del movimento pittorico, mentre in ambito del design
si parla di Wiener Werkstaette officine del lavoro fondate da Joseph Hoffman (riferimento
geometrizzante) e Koloman Moser nel 1903 (in piena fioritura Art Nouveau) e chiudono nel 1932 (in
concomitanza con la chiusura e il trasferimento del Bauhaus a Berlino).
Si tratta di uno fra i fenomeni più importanti della cultura austriaca. Uno dei fondatori,Hoffman, fece
parte del Deutscher Werkbund. Secondo De Fusco non corrisponde pienamente la definizione corrente
di industrial design, ma riflette i 4 momenti della sua fenomenologia (quadrifoglio).
Le Wiener Werkstaette sono delle officine di creazione degli oggetti e dei mobili, ma sono anche una
scuola. Collaborano anche con delle aziende esterne e producono grafica e pubblicità. Era composta da
diversi laboratori strutturati in maniera logica quasi contemporanea (tutti decorati con un colore
diverso che identifica anche gli ordini stessi). I laboratori richiamavano grande interesse per ordine e
igiene e ognuno era del colore che si ritrovava negli stampati. Tutto ciò che veniva fatto dalla WW
aveva:
1. Una rosa (marchio)
2. La W
3. I nomi dei professori che l’avevano progettato
Esempi delle loro creazioni sono: la poltrona Cubus, la Sitzmaschine, il Samovar, il servizio di
Cristallo “serie B” di Hoffman ( importante è la coppa di champagne che non è tonda), il servizio di
Moser (in cui il cristallo di Boemia è associato al colore e un altro caratterizzato dalla geometria
perfetta e dalla posizione decentrata della tazzina = molto moderni). I committenti erano persone colte
dell’alta borghesia. Hoffman non si cura del fatto che per rincorrere la qualità si vada a discapito del
prezzo = ricerca un tipo di qualità che solo l’artigianato industrializzato con le macchine può
consentire (=realizzazione élitaria). Hoffman viene appellato come quadrat Hoffman per il suo amore
per la geometria. Si dichiara concettualmente vicino allo stile di Mackintosh e fu conoscitore della
storia del design. Accanto a lui troviamo Moser, un professore della WW. In Moser il colpo di frusta
dell’Art Nouveau diventa decorazione parietale. Cartoline e biglietti di auguri scritte in ebraico ad
ulteriore sostegno del fatto che parte delle fortune delle WW fossero date dalle fortune dei suoi
committenti (ebrei).
La WW dal 1910 ha una nuova sede.
DEUTSCHER WERKBUND:
Associazione di artisti, artigiani, industriali e pubblicisti fondata a Monaco nel 1907, che
perseguivano lo scopo di migliorare, tramite l’educazione e la propaganda, il lavoro industriale nella
collaborazione tra industria e artigianato. In essa troviamo un’amalgamazione tra industria e
artigianato che ha favorito il rinnovamento culturale. Vi presero parte Olbrich, Behrens, Muthesius
ecc. Il dibattito culturale del DW sull’uso della macchina alimentava le divergenze di pensiero tra Van
de Velde e Muthesius.
Insieme ad altre associazioni provenienti da tutta Europa, aveva l’obbiettivo di diffondere un gusto
olistico tra produttori e consumatori: avevano infatti l’obiettivo di educare i propri consumatori. Il
punto più alto dell’azione del Werkbund fu, dopo la 1° guerra mondiale, l’esposizione del 1927 a
Stoccarda. Altra data importante fu il 1914 con il convegno di Colonia.
La loro produzione venne definita “billig und schlecht” = brutto e a buon prezzo. Infatti la Germania
veniva ritenuta la culla dei cannoni: il design tedesco veniva molto criticato, perché era efficiente per
le armi, ma per il resto no.
Dopo soli 3 anni dalla creazione della Deutscher Werkbund, ci saranno 731 membri: 360 artisti, 276
industriali e 95 esperti del settore produttivo.
Importante:
1. In Germania hanno la Deutscher Werkbund, in Italia no.
2. La Germania, nonostante la Deutscher Werkbund e il Bauhaus, non brillerà mai alle
esposizioni universali = linguaggio non percepito al di fuori della Germania.
Aderiscono alla Deutscher Werkbund diversi personaggi: nel programma del 1910 troviamo citati sia
l’industria che l’artigianato, perché sono presenti dei prodotti che non si possono ancora produrre a
livello industriale.
Nella prima presentazione (1911) la discussione tra Mothesius e Van de Velde esplode; sarà poi la 1°
guerra mondiale ad interrompere il dibattito per quanto riguarda l’uso della macchina. Da un principio
di dissidio, via via si crea un linguaggio artistico fatto di estetica e tecnica (secondo Fischer non è
colpa della macchina, ma della loro incapacità ad usarla che rende il prodotto scadente).
Colonia 1914: esposizione della Deutscher Werkbund in occasione della quale vengono fatti dei
manifesti che rappresentano la forza romana. Peter Behrens si rifà a dei principi classici (regole,
proporzioni ecc). Vengono creati dei padiglioni per l’occasione, progettati da Bruno Taut
influenzato dal Giappone disegno più espressivo di quella purezza di forme che si cerca. Troviamo
prodotti di merchandising disegnati da Behrens vicino al mondo della produzione e della
comunicazione dei prodotti.
Molto importante è l’influenza che ha il Giappone = designer come Mothesius, Dresser e Taut ci sono
stati e ne hanno subito l’influenza.
Importanti, per capire l’evoluzione del gusto sono le tre serie di posate (di Riemerschmidt) del: 1898,
1911 e 1915.
La conferma di un giudizio fra un coflitto tra permanenza e mutamento viene dal catalogo dei prodotti
patrocinati dal Werkbund dopo 1914.
AEG:
Acronimo di “Società tedesca per l’elettricità”. Il fondatore Emil Rathenau apprende dall’Exposition
Internationale d’Electricité (1881) i principi d’uso dell’elettricità, ne compra il brevetto e inizia a
produrre dei macchinari alimentati con essa.
Nel 1907 viene fatto un codice della legge che obbligava gli oggetti elettrici ad essere dotati di una
scocca protettiva la sua azienda deve essere caratterizzata dal punto di vista estetico. Lui quindi
chiama un architetto Peter Behrens (con lui nasce il brand design), che per l’AEG si occupa di
tutto: ridisegna il logotipo (per quanto riguarda la grafica si parla quasi simmetria vitruviana), il
carattere topografico, i prodotti (con ottica innovativa), Turbinfabrike e gli alloggi nella zona
(principio di classicità e simmetria = riferimenti culturali).
BEHRENS (considerato colui che ha creato la corporate image) vuole far emergere una nuova estetica
nei suoi disegni: egli struttura un linguaggio estetico e tecnico, industriale e individuale con una logica
che conclude la disputa di Van de Velde e Mothesius. Crea un bollitore in forme, accessori e finiture
diverse, con parti sostituibili (contatto tra Ford e AEG). Behrens non progetta solo apparecchi
elettrodomestici per l’AEG, ma opera una ristrutturazione dell’azienda; inoltre, pur progettando degli
oggetti molto diversi, si riesce sempre a ritrovare un filo conduttore tra di essi. Per quanto riguarda la
scocca, realizza un sistema per cui essa sia parte di un concetto più ampio ma non mascheri la sua
funzione. Behrens identifica una nuova arte classica rappresentata da artisti il cui scopo è quello di