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Gasparri, a indurre Sturzo all'esilio su sollecitazione personale di Mussolini. Nel
25 il congresso del Ppi fa atto del caos in cui è caduto il partito, con le sedi e i sindacati
periferici spazzati via dallo squadrismo e con la stampa cattolica vittima delle censure
fasciste. Nel 26 i deputati Ppi, ormai con un cappio al collo, decidono di tornare
in Parlamento, dove sono accolti da Mussolini con la richiesta di sottomissione. De
Gasperi non ci sta e finisce in carcere. Diviene sempre più impossibile essere cattolico e
antifascista: per il Papa Mussolini è l'uomo che può costruire una Italia fondata
sui valori cattolici. Nel 1926 iniziano i colloquio preliminari tra il segretario di Stato
Domenico Barone e l'avvocato Francesco Pacelli, fratello del futuro Pio XII. Nel
27interviene lo stesso Mussolini per chiudere la bocca ai fascisti anticlericali,
mettendo sul piatto una lunga serie di privilegi per la Chiesa al fine di affrettare
l'operazione(eccetto le leggi del 26 che travolgono l'associazionismo cattolico, ma il
Papa non sene interessa) perchè non toccano quelle strutture ecclesiastiche come la
Gioventù Cattolica e gli Uomini Cattolici dove stanno confluendo gli esuli Ppi. Nel
27 non a caso Mussolini scioglie tutto l'associazionismo non fascista, eccetto quello
cattolico imponendo ad alcune di queste però di mettere il fascio littorio nel
simbolo. Questa volta la Chiesa si degna di scrivere una nota di protesta,
conscia che Mussolini vuole il controllo totale sulla gioventù italiana. Nell'Ottobre
del 28 il re delega Mussolini in persona a stipulare l'accordo finale con la
controparte Cardinal Gasparri. L'11Febbraio del 1929 sono firmati i “Patti
Lateranensi” e il Concordato che mettono fine alla questione romana, ratificati in
Parlamento con pochi contrari tra cui Croce,pesantemente insultato da Mussolini. Roma è
definitivamente Italia, i cattolici sono cittadini italiani: e i cittadini apprezzano come
dimostra il delirio di entusiasmo che accoglie Pio XI che benedice in Piazza San Pietro la
Roma italiana. Si concede la disciplina dei matrimoni e l'insegnamento religioso
(cosa che i liberali non avrebbero mai concesso) ma Mussolini lo fa pur di
ricevere l'avallo ufficiale della Chiesa, anche a costo di far nascere un vespaio di
polemiche sulla nascita di uno stato confessionale. Gli esuli attaccano con ferocia
sulla stampa estera la Chiesa dichiarando che il Papa patteggia con l'usurpatore,
con il capo di un governo che gli aventiniani, anche cattolici, hanno definito
illegittimo denunciando il regime del terrore e liberticida del Duce. Molto più deboli
invece le critiche degli antifascisti cattolici che si dichiarano rammaricati per il
realismo sconcertante della Chiesa, ma escludono negando l'evidenza,che i Patti
Lateranensi siano la benedizione della Chiesa al fascismo. Ma sono polemiche
che restano all'estero, mentre in Italia ci sono solo plausi a Papa e Mussolini. Nasce il
problema per molti cattolici di conciliare il dovere di obbedienza al Papa coi propri ideali
politici: una parte delle gerarchie cattoliche quindi prova ad aprire le porte dell'associazionismo
ai popolari, perchè comunque il Papa non vuole lasciare i “suoi uomini” nelle mani
del fascismo, anche se ha abbandonato il Ppi, anche se questi si chiamano Sturzo o De
Gasperi (De Gasperi uscirà dal carcere su pression edel Papa, passando il resto
del ventennio entro la biblioteca vaticana). Ovviamente i cattolici devono comunque
tenere un profilo basso evitando di essere motivo di imbarazzo per la Chiesa: limitano così
l'autonomia dei militanti cattolici e impediscono di svolgere una efficace azione
antifascista, comunque unici bagliori di resistenza che hanno diritto di vivere in
Italia.IN ogni caso l'accordo col fascismo va visto, per la Chiesa in doppia veste:nel lungo
periodo c'è il progetto di dotarsi degli strumenti necessari per esercitare un ruolo
egemonico in uno stato moderno per essere modello per gli stati occidentali
moderninel breve periodo il fascismo va bene, sicuramente meglio delle dirigenze
liberali,abbatte l'anticlericalismo, riporta l'ordine, impedisce la rivoluzione
bolscevica,mantiene saldi i costumi tradizionali (pensa al cambiamento di donne e giovani).
Ma apprezza anche la battaglia del grano, che ridà all'Italia quell'aspetto contadino
tanto chiaro alla Chiesa. Così come apprezzano sicuramente la campagna
demografica del27: imposta sui celibi, esenzioni tributarie per le famiglie con almeno 10
figli, 7 per gli impiegati statali, privilegi nelle graduatorie dei concorsi pubblici,
prestiti matrimoniali condonati con la nascita del quarto figlio. La Chiesa inizia così la sua
battagli antimoderna: richiama le donne all'ordine(tornare in casa, lasciando il lavoro) e le
invita a sottomettersi all'autorità maschile(Mussolini stesso afferma: tornino le donne in
casa, unico e vero posto che la natura ha assegnato loro), attacca i balli e le mode
moderne, ribadisce il valore della verginità e della famiglia patriarcale contadina.
Questo contrasta col fatto che molte donne emancipate avevano puntato sul fascismo,che
aveva offerto loro nel programma del 1919 il voto: ma era una falsa promessa. Ilf ascismo ha
mostrato poi tutto il suo lato reazionario e conservatore cresciuto a causa del fatto che i fasci
di combattimento avevano rafforzato l'identità maschile messa in crisi proprio dal nuovo
ruolo delle donne. Nel 26 l'equivoco è cancellato visto che non si lascia più nessuno spazio
di emancipazione politica e professionale alle donne. No quindi alle professoresse
nei licei (alle donne non si addice studiare lettere, filosofia,greco, latino), ma molte
maestre di asilo perchè le donne sono anzitutto madri. La stampa femminile riceve
precisi ordini e trasmette precisi modelli: via le donne magre e mascoline, si alle donne
prosperose e coi fianchi larghi, emblema di fecondità,mentre viene vietata ogni
propaganda anticontraccettiva e il Papa ribadisce la finalità riproduttiva del
matrimonio. Viene soppresso nell'enciclopedia italiana la voce divorzio. Ma il tasso di
natalità, nonostante tutta la propaganda, resta in calo. Ormai il trio Dio, Patria,
Famiglia è ribadito: la Chiesaè felice del ruolo che svolge, è complice del fascismo
e invita i cattolici ad andare a votare in massa alle elezioni del29, anche se sono elezioni
farsa: la nuova legge elettorale prevede che esista una sola lista preparata dalle
organizzazioni fasciste, su un collegio unico nazionale, della quale gli elettori possono
solo dire si o no.
5) LO STATO TOTALITARIO (19291939)
1. stato fascista ed economia: dalla politica della “quota 90” alla grande crisiNel 29 arriva la
Grande depressione. Che però non comporta perdita di potere per Mussolini anzi, per come
affronta la crisi, aumenta il prestigio del fascismo in Italia e all'estero anche se nel
1930 arriveranno i primi fallimenti, cresce la disoccupazione e diminuiscono le entrate
dello stato. Tutto questo dopo che gli italiani cominciavano a farsi le prime illusioni di
crescita dopo aver fatto tanti sacrifici per stabilizzare la lira. Si punta, e Mussolini è disposto
a lacrime e sangue, a raggiungere la quota 90, ossia 90lire per una sterlina
(più per una questione di prestigio che di altro), ma anche un sistema per imporre il
fascismo a industriali, proprietari e banchieri italiani che continuano a far pesare troppo il loro
appoggio al fascismo. Nel 26 comincia l'austerity: divieto di costruzione di case di lusso,
vietata l'apertura di bar e locali notturni, ridotte a 6 le pagine dei quotidiani, imposto
l'uso di una miscela di alcool e benzina per le automobili, aumento di un'ora di
lavoro al giorno per operai e impiegati,diminuzione dei canoni d'affitto,
alleggerimento del carico fiscale. Si ridefinisce anche il ruolo della Banca d'Italia
diventata banca centrale a tutti gli effetti con l'esclusiva facoltà di emissione dei biglietti bancari
e ampi poteri di controllo sull'intero sistema del credito. Nel 27 si riducono del 10% i
salari dei dipendenti pubblici, cosa che si espande poco dopo anche al settore privato. A fine
anno un altro 10% è tagliato dopo l'accordo tra confederazioni patronali e
operaie e il PNF invita i proprietari terrieri a ridurre i salari dei contadini per
dare un contributo al processo deflattivo in corso che prevede una riduzione dei
costi dei generi alimentari. La deflazione aumenta il potere di acquisto dei salari mentre la
stabilità della lira rivaluta i depositi della piccola borghesia risparmiatrice. La dittatura
fascista conferma la sua base piccolo e medio borghese, rassicurandoli dalla
proletarizzazione. Tanto basta al fascismo per ascoltare indifferente le critiche di
imprenditori e finanzieri: non solo loro la sua base elettorale .Si cerca di facilitare la
concentrazione industriale tramite agevolazioni tributarie per le fusioni tra società, cosa
che si realizza appieno. Lo stato continua a imporsi come maggior cliente
dell'imprenditoria privata con le commesse per le ferrovie e l'esercito nonché per la
realizzazione delle grandi opere pubbliche (sopratutto l'avvio delle grandi bonifiche). E'ora
che Mussolini dichiara: tutto nello stato, niente contro lo stato,nulla al di fuori dello stato,
sottolineando il ruolo centrale dello stato in economia, che si consolida e aumenta con la crisi
del 29. Gli industriali comunque, in fondo in fondo,sanno che era necessario rivalutare la
lira e sanno anche di aver ottenuto alcuni vantaggi: pace sociale, salari bassi, sgravi
tributari, la Carta del lavoro che garantisce autonomia di gestione. Ma questo non significa che
non sono pronti a dare l'alt non appena si esca dal tunnel della quota 90. Ma
proprio quando si raggiunge il traguardo,comincia la crisi. La quotazione dei titoli crolla in
Italia del 40% e sono i banchieri e finanzieri stessi a chiedere aiuto allo stato che non
nega sostegno, anzi profonde a piene mani all'inizio, poi razionalizzando il sistema
di finanziamento pubblico. Del 31 è l'Istituto mobiliare italiano (IMI) per il riordino del
mondo bancario: varie banche e compagnie assicuratrici sottoscrivono un capitale di
oltre mezzo miliardo per dar vita alla nuova istituzione che ha il compito di
fornire credito a media scadenza,raccogliere risparmio, emettere obbligazioni per
rilanciare le imprese a rischio (come italgas e acciaierie Terni). Del 33 è l'IRI (istituto
per la ricostruzione industriale)inizialmente finanziato dagli stessi azionisti IMI e
divisa in una sezione finanziamenti e in una smobilizzi. Anche l'Iri comincia a
sostenere le imprese in crisi. La sezione smobilizzi invece comincia ad acquistare
partecipazioni azionarie di ogni grande spa italiana, fino ad arrivare ad avere il 21%
del capitale azion