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La situazione geopolitica dopo la Prima Guerra Mondiale
Instabul, l'Armenia, e tutto il mondo arabo, che veniva spartito tra Inghilterra e Francia, sotto forma di protettorati: Siria, Palestina, Iraq, Arabia, Yemen, Transgiordania. L'Italia, rispetto ai patti di Londra, guadagnava meno del previsto. In Dalmazia otteneva solo Zara mentre Fiume, come Danzica, veniva dichiarata "città libera".
La Società delle Nazioni
Fra i 14 punti di Wilson era inclusa la costituzione di un organismo internazionale incaricato di garantire la pace. Il nuovo organismo si chiamò "Società delle Nazioni" con sede a Ginevra. Gli Stati Uniti non vi aderirono. Negli anni seguenti anche Germania e Russia vi aderirono. Nel 1931 il Giappone aggredì la Cina occupando la Manciuria e abbandonò la Società. Anche l'Italia, con l'aggressione all'Etiopia nel 1935, abbandonò la Società. I nazionalismi e gli imperialismi erano ancora irrisolti.
Rivoluzione in Messico
Dal 1876...
Il potere era nelle mani del presidente-dittatore Porfirio Diaz, molto vicino agli inglesi ma inviso agli Stati Uniti che appoggiavano Francisco Madero. Il paese era in preda a gravi disordini causati dalle rivolte contadine. Le rivolte al nord erano capeggiate da Pancho Villa, al sud da Emiliano Zapata. Nel 1911 l'insurrezione spinse alla fuga Diaz (ultraottantenne) e portò Madero alla presidenza. Madero fu abbattuto nel 1913 da un generale "porfirista" che a sua volta cadde nel 1914 sotto i colpi di Villa e Zapata. Individualista il primo (piccola proprietà), collettivista il secondo (comunità contadina) non riuscirono a coordinare gli sforzi comuni. Il potere passò quindi a politici e militari rivoluzionari che seppero garantire gli Stati Uniti sui capitali investiti. Villa e Zapata furono entrambi assassinati. Nel 1917 il Messico ebbe una costituzione che introduceva due novità che avrebbero caratterizzato i nazionalismi antimperialisti.
E socialisti: nazionalizzazione delle terre e delle ricchezze del sottosuolo, diritto di sciopero e organizzazione sindacale e un'avanzata legislazione del lavoro.
La Cina
Fin dai primi anni del secolo nel Sud della Cina cominciò ad operare un partito nazionalista: il Kuomintang che riassumeva il suo programma in tre principi: l'identità del popolo, i diritti del popolo, la sopravvivenza del popolo. Voleva uno Stato "appartenente a tutti, controllato da tutti, vantaggio di tutti". La forza del programma del Kuomintang era nella sua chiarezza e semplicità. Il potere imperiale era in crisi. Nel 1911 scoppiò l'insurrezione e nel 1912 fu proclamata la repubblica sotto la presidenza di Sun Yat Sen (fondatore del Kuomintang). La Cina pur essendo schierata fra i vincitori della guerra fu maltrattata dai trattati di Versailles. "Salvare la Patria" divenne lo slogan che mobilitò la generazione che aveva fatto la rivoluzione repubblicana.
Ilmovimento del 4 maggiosegnò la rinascita del nazionalismo rivoluzionario. Il Nord rimase nelle mani dei giapponesi e dei governi imperialisti. Nel 1921 Sun Yat Sen fu rieletto presidente e ricevette l'appoggio della Russia Bolscevica che rinunciò alle pretese sulla Manciuria. Nel 1925 Sun Yat Sen morì e del Kuomintang si impadronì Chiang kai Shek. Nel 1927 col suo esercito prendeva Shanghai e proseguiva la marcia verso nord. Rompeva l'alleanza con i comunisti ordinando il massacro dei quadri operai di Shanghai. La prima fase della rivoluzione era terminata, ma il governo di fatto si era messo sotto la protezione dei giapponesi. L'Irlanda Anche la Gran Bretagna dovette fronteggiare una rivoluzione nazionalista in Irlanda. L'Irlanda era una vera e propria colonia inglese sin dalla fine del 400, ma aveva saputo mantenere una propria identità culturale col suo attaccamento al cattolicesimo. In tutta la Gran Bretagna icattolici avevano perso i diritti politici e in Irlanda la grande proprietà terriera veniva espropriata e distribuita ad una classe dirigente protestante, inglese o scozzese. Qualunque ascesa sociale per gli irlandesi doveva passare attraverso l'assimilazione alla religione, alla cultura, alla lingua degli inglesi. Circa a metà dell'ottocento milioni di irlandesi presero la via dell'immigrazione negli Stati Uniti. Il movimento nazionalista agli inizi del novecento diede vita ad un partito che prese il nome di "Noi soli" (Sinn Fein in lingua irlandese gaelica) che non escludeva la lotta armata. Il partito lottava per l'indipendenza totale. Il Sinn Fein divenne l'IRA (Irish Republican Army) e una "Dieta d'Irlanda" proclamò la repubblica presieduta da De Valera. La Gran Bretagna doveva difendere la propria immagine e attenersi al principio di autogoverno sancito nei 14 punti di Wilson. Né uscì con.grandesapienza istituendo una comunità di stati indipendenti sotto la propria sovranità. Questa comunità comprendeva Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa e appunto l’Irlanda (cosiddetti dominions). Si chiamava “Commonwealth britannico delle nazioni”: Commonwealth, cioè patrimonio comune. L’Irlanda diventava uno “Stato libero”, non una repubblica autonoma. Perdeva inoltre l’Ulster a maggioranza protestante. In maggioranza gli irlandesi accettarono il compromesso ma non De Valera che riprese la guerra civile per altri cinque anni. Alla fine accettò anche lui l’accordo e fondò un nuovo partito, detto dei “soldati del destino” che divenne centro del sistema politico della repubblica d’Irlanda, dopo la seconda guerra mondiale, staccatasi dal Commonwealth. Ma l’IRA 50 anni dopo riprese la lotta armata per la liberazione dell’Ulster: un problema ancora nonrisolto.Turchia Nell'impero ottomano esistevano i millet, apparteneze religiose organizzate, che rappresentavano le comunità e garantivano forme di autogoverno. Sul finire dell'800 nacque un movimento nazionalistico, detto dei "Giovani turchi". Il sultano si era avvalso del suo potere califfale (califfo=successore, o vicario del profeta) per contrastare il nazionalismo dei "Giovani turchi". In Turchia il potere politico mobilitava le masse contadine in difesa dell'ortodossia religiosa. Negli anni ottanta dell'800 mentre in Russia si scatenavano i pogrom contro gli ebrei, nell'impero ottomano cominciarono i massacri degli armeni, che da poco avevano ottenuto il loro millet separato da quello ortodosso. Gli armeni erano un perfetto capro espiatorio cui addossare le colpe della crisi del regime e più di chiunque altro potevano passare per agenti del nemico russo: erano cristiani, la loro terra di origine - l'Armenia, asud del Caucaso – era a cavallo del confine tra i due imperi, russo e turco. Durante la Grande guerra il governo dei militari nazionalisti turchi, che aveva preso il potere nel 1908, si macchiò di un vero e proprio genocidio nei confronti del popolo armeno, decretandone la deportazione (almeno 600 e forse 800 mila armeni furono massacrati). Emerse una figura di militare, Mustafa kemal, che nel 1908-909 marciò alla testa delle truppe dei Giovani Turchi da Salonicco ad Instambul. La Turchia di Kemal riuscì a sconfiggere i Greci e a ripristinare l’unità del paese in una forma repubblicana con capitale ad Ankara. Bemchè la repubblica turca fosse dotata di una costituzione democratica fin dal 1924, Mustafa kemal assunse i poteri di dittatore, prese il nome di Ataturk (padre dei turchi) e introdusse d’autorità una serie di riforme che riuscirono a modernizzare il paese, ma che non bastarono per assicurarne lo sviluppo. La rivoluzione difebbraioLa rivoluzione scoppiò a Pietroburgo (ribattezzata Pietrogrado per abbandonare il toponimo tedesco) alla fine di febbraio 1917 (marzo per il calendario riformato occidentale). Scioperi e manifestazioni contro la guerra si susseguirono mentre, come nel 1905, rinasceva il Soviet, ossia il consiglio degli insorti. Il governo zarista crollò. Nacque un governo provvisorio di coalizione fra "cadetti" (i costituzionali-democratici) e altri partiti borghesi e si instaurò un dualismo di potere tra la Duma e il suo governo da un lato, e il Soviet dall'altro. I Soviet volevano la pace e la riforma agraria; chiedevano condizioni di lavoro più umane, la fine immediata della guerra e la distribuzione delle terre ai contadini. Si dotarono anche di una milizia armata "la guardia rossa". Il Soviet era costituito da tre forze politiche rivoluzionarie: i socialisti rivoluzionari, i menscevichi e i bolscevichi. I primi due partiti si
caratterizzavano per un certo moderatismo auspicando una evoluzione naturale verso la democrazia. I Bolscevichi ritenevano che se non si fosse forzata la mano in direzione di una presa di potere da parte del potere operaio, si sarebbe perso tutto. Ai primi di aprile del 1917 Lenin tornò in Russia, grazie anche all'apporto dei tedeschi, i quali pensavano che far tornare in patria un sovversivo pericoloso avrebbe indebolito i russi e affrettato la loro capitolazione. Lenin appena arrivato divulgò le sue "tesi di aprile" per chiedere che tutto il potere passasse immediatamente ai soviet e che la guerra fosse subito trasformata in rivoluzione mondiale. Secondo lui non solo il proletariato russo, ma anche quello degli altri paesi europei, era ormai pronto per l'insurrezione. Lenin, Trockji e Stalin (inizialmente più moderato) decisero che era giunto il momento di prendere il potere con l'insurrezione. Fra il 6 e 7 novembre 1917 (fine ottobre per il calendario gregoriano) i Bolscevichi presero il controllo del governo russo e diedero inizio alla Rivoluzione d'Ottobre.
calendario russo) il comitato militare del Soviet di Pietrogrado occupò la posta, le stazioniferroviarie, le centrali elettriche; l’incrociatore Aurora sparò alcune cannonate contro il “Palazzod’inverno”, sede del governo. La presa del Palazzo d’inverno diventò un simbolo, come la presadella Bastiglia nel 1789 per i francesi. Si costituì un nuovo governo presieduto da Lenin, conTrockji agli esteri e Stalin commissario “delle nazionalità”, cioè incaricato di tenere insiemel’immenso impero. Il governo bolscevico, che aveva promesso la pace subito, prendeva atto dellasconfitta militare e nel marzo 1918 firmava la pace di Brest-Litovsk. La Russia perdeva la Polonia, ipaesi baltici, la Finlandia, una parte dell’Ucraina. La capitale fu spostata da Pietrogrado a Mosca, lerisorse del paese furono nazionalizzate e l’esercito divenne l’armata rossa. Il congresso del partitobolscevico,
convocato nella primavera del 1918 decise di assumere il nome di comunista. I bianchi e i rossi. Del regime zarista non rimaneva più niente. Tuttavia una parte dello stato maggiore, sotto la guida del generale Danikin, p