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DAL CROLLO DI BRETTON WOODS ALLO SME

La fine di Bretton Woods sistema di cambi fissi

Dal 1947 governava un che regolava le relazioni monetarie internazionali. Poiché ai residenti di un paese si garantiva la libera convertibilità della loro moneta nelle altre valute secondo uno schema di prezzi prestabiliti, essi potevano considerare le divise estere come estensioni della propria moneta.

Se il sistema avesse funzionato, il mondo si sarebbe avvicinato alla situazione in cui esiste una sola moneta mondiale. Questa situazione sarebbe stata caratterizzata da stabilità monetarie e da pagamenti internazionali, avrebbe facilitato gli scambi e lo sviluppo internazionale.

Tuttavia, erano presenti due fattori di rigidità che causarono il crollo del sistema:

  1. rapporto fisso oro/dollaro di cui inizialmente i governanti americani ne fecero un punto di onere, ma che poi, con l’aumento del prezzo di produzione dell’oro e l’inflazione statunitense, questo rapporto

divenne anacronistico, mentre si andavano ad intensificare le pressioni sul dollaro;

il dollaro finì per assumersi la funzione di moneta di riserva.

non furono i "diritti di prelievo" ma che I diritti di prelievo divennero insufficienti a coprire le esigenze di finanziamento internazionale e i dollari erano l'unica forma alternativa di finanziamento del sistema dei pagamenti internazionali.

I dollari provenienti dal deficit della bilancia dei pagamenti americana divennero la maggior fonte di liquidità internazionale. Questi dollari erano convertibili presso la Federal Reserve e gli Usa avrebbero dovuto accrescere le riserve in oro in misura proporzionale alla fuoriuscita di dollari, ma 35 dollari l'oncia erano insufficienti per le miniere di produzione.

Il sistema di Bretton Woods crollò nel 1971 perché l'impegno alla convertibilità non era più credibile.

Il dollaro doveva fornire liquidità al sistema e inoltre doveva

mantenere intatto il rapporto fiduciario che ne faceva una moneta internazionale. Nel corso di questi anni si creò un problema di eccesso di offerta di dollari all'estero a causa del continuo deteriorarsi della bilancia dei pagamenti americana. Il valore del dollaro non trovava riscontro reale e la difesa della sua parità ricadeva sui paesi europei e poneva a carico delle rispettive autorità monetarie l'onere di intervenire sul mercato attraverso l'acquisto di dollari. Inoltre le aspettative di rivalutazione o di svalutazione provocarono movimenti di capitali di carattere speculativo. Si presentarono due alternative: o i paesi europei effettuarono una massiccia richiesta di conversione delle loro riserve di dollari in oro, oppure lasciavano fluttuare la loro valuta, rinunciando a sostenere la moneta americana. Come aveva evidenziato il "Dilemma di Triffin", il deficit dei pagamenti statunitensi era necessario per soddisfare l'aumento della domanda di dollari all'estero.dell'oro diminuì drasticamente. Questo portò alla fine del sistema di Bretton Woods nel 1971, quando il presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, decise di sospendere la convertibilità del dollaro in oro. Senza un sistema di cambio fisso basato sull'oro, le valute dei paesi iniziarono a fluttuare liberamente sul mercato dei cambi. Questo portò a una maggiore volatilità e incertezza nel sistema finanziario internazionale. Negli anni successivi, sono stati fatti diversi tentativi per stabilizzare il sistema monetario internazionale, come la creazione del Sistema Monetario Europeo e l'introduzione dell'Euro. Tuttavia, il sistema attuale è ancora soggetto a crisi finanziarie e instabilità. In conclusione, il sistema di Bretton Woods ha avuto un impatto significativo sull'economia mondiale, consentendo la crescita del commercio internazionale e dell'attività economica. Tuttavia, la sua mancanza di un meccanismo di creazione di liquidità stabile e il disavanzo persistente degli Stati Uniti hanno portato alla sua fine e all'instabilità finanziaria attuale.prezioso della Federal Reserve si ridusse. Per fronteggiare questo deflusso, nel 1968, il presidente ufficiale, Johnson istituì un doppio mercato del dollaro: uno dove erano ammesse solo transizioni tra banche centrali e libero, dove il dollaro manteneva la parità prefissata con l'oro, e quello dove il prezzo del dollaro veniva fissato in base al rapporto tra domanda e offerta. Il disinteresse della successiva amministrazione Nixon nei confronti dell'indebolimento dell'oro suscitò l'impressione che gli Usa stessero lasciando il disavanzo della bilancia dei pagamenti crescere senza che venissero effettuati altri interventi per correggere la situazione. La perdita di competitività degli Usa sul mercato internazionale iniziò nel primi anni Sessanta, ma la costante intensificazione delle pressioni competitive da parte di Giappone ed Europa aveva portato a sopravvalutare il dollaro in maniera crescente. Il sistema non avrebbe

potutonegligenza”reggere al lungo: la “benevola mostrata verso i problemi finanziari internazionali divenne una“preoccupazione maligna”. Nel 1969 la Federal Reserve decise una politica di tassi di interesse elevati, con il risultato di innescare unarecessione. Nel 1970 la Fed decise di abbassare i tassi e ciò provocò un riflusso in Europa dei capitali che si eranotrasferiti nelle banche americane, attirati dalle migliori condizioni offerte dalla Germania. Nel 1971 l’afflusso di dollari inGermania raggiunse livelli tali che le autorità monetarie tedesche rinunciarono a sostenere ulteriormente la monetaamericana e lasciarono che il marco si rivalutasse. L’attacco speculativo nei confronti della moneta statunitense si fecepesante e accrebbe il deflusso di dollari; nel 1971, di fronte all aggravarsi del deficit, Nixon emanò 4 provvedimenti:

  1. sospensione della convertibilità dollaro-oro;
  2. imposizione di una

1. soprattassa temporanea del 10% su tutte le importazioni americane (contro gli impegni assunti in sede Gatt);

2. blocco di salari e prezzi e introduzione di alcune agevolazioni fiscali per favorire gli investimenti e l'acquisto di beni prodotti all'interno degli Stati Uniti;

3. taglio degli aiuti ai paesi in via di sviluppo.

L'intervento spezzò il legame del dollaro con l'oro e come risultato si ebbe che tutti i paesi europei rinunciarono a sostenere il dollaro, le monete vennero lasciate fluttuare liberamente sui mercati dei cambi e il dollaro si svalutò.

passaggio ai cambi flessibili

Il risolse il problema della credibilità; tuttavia, l'abbandono della convertibilità della moneta a un prezzo fisso reintrodusse i problemi legati alla volatilità e all'instabilità dei tassi di cambio.

Nonostante il governo statunitense provasse a rifondare il legame con l'oro su una nuova parità, il sistema

funzionò poco e venne abbandonato nel 1973. Il Trattato istitutivo venne modificato nel 1976, con l’approvazione del secondo emendamento allo statuto del Fmi. Tale decretò la fine dello standard aureo, la demonetizzazione dell’oro e la legalizzazione dei cambi flessibili.

LE REAZIONI POLITICHE IN EUROPA

Il piano Werner e la nascita del Serpente monetario nel 1972

Il Trattato di Roma conteneva principi vaghi in materia di politica economica e comunitaria comune. Era prevista la costituzione di un Comitato monetario con funzione consultiva ma la necessità di incoative in questo campo venne messa in secondo piano. Solo quando il sistema di Bretton Woods entrò in crisi vennero ipotizzare soluzioni alternative cooperazione europea a livello monetario, di per contrapporsi alle fluttuazioni dei sitemi con cambi flessibili. Nel 1969, Nel Werner, presidente e ministro delle Finanze del Lussemburgo, presentò al consiglio la soluzione europea allaeconomica e

monetaria degli stati membri”. crisi di Bretton Woods: “l’Unione monetaria degli stati membri”. La sua attuazione avrebbe richiesto un decennio e cioè uno sviluppo progressivo da suddividersi in due fasi: - prima fase: rafforzare il coordinamento delle politiche economiche, tra cui l’armonizzazione delle politiche di bilancio e fiscali, la liberalizzazione dei movimenti di capitale e una politica comune in materia di moneta e credito; - seconda fase: “transizione verso il punto di arrivo” in cui la cooperazione avrebbe dovuto farsi più stretta in tutti i settori e il rafforzamento dei legami intracomunitari in materia monetaria doveva essere diretto ad agevolare la transizione verso l’unione completa. L’unione monetaria avrebbe comportato la convertibilità totale e irreversibile dei margini delle monete, l’abolizione della fluttuazione dei tassi di cambio, la fissazione irrevocabile dei rapporti di parità e la totale liberazione dei movimenti di capitale. Formattazione del testo

La suddivisione in due fasi conciliare le diverse posizioni dei paesi membri:

  • Germania, Paesi Bassi e Italia preferivano la leva macroeconomica per armonizzare politiche nazionali e tassi di fluttuazione;
  • Francia, Belgio e Lussemburgo preferivano la leva monetaria in modo da costringere i governi ad armonizzare le politiche economiche.

Il comitato Werner decise di non scendere nei dettagli circa le modalità che avrebbero caratterizzato il risultato finale. L'unione economica e monetaria si sarebbe realizzata attraverso un processo graduale, dominato dalla logica funzionalista del passo dopo passo.

Sul piano istituzionale, avrebbero dovuto essere istituiti due organi comunitari:

  1. Centro di decisione per la politica economica;
  2. Sistema comunitario di banche centrali sul modello della Federal Reserve.

I redattori non formularono proporzioni dettagliate circa la forma istituzionale da dare ai due nuovi organi comunitari. Il rapporto non aveva previsto

L'istituzione di una Banca centrale europea, anche se al sistema comunitario di banche centrali erano state attribuite funzioni similari: decisioni di politica monetaria interna ed esterna. La valuta finale doveva essere una necessità di procedere. C'era un accordo sul fatto che l'obiettivo comune e sulla gradualmente prima di procedere all'attuazione di ulteriori fasi. Le monete nazionali avrebbero dovuto coesistere in regime di parità, senza fluttuazioni e con perfetta convertibilità, in modo da permettere una progressiva istituzione con un'unica moneta comunitaria.

Nel 1971, il Consiglio decise a Bruxelles che nel giro di 10 anni i paesi della Cee avrebbero attuato tra loro un'unione economica e monetaria sulla base delle indicazioni contenute nel Rapporto Werner. Nel 1971, l'America, di fronte al timore di un crescente disordine monetario internazionale, decise di rivedere i provvedimenti del G-10 e si riunì per negoziare le

modalità del ritorno a tassi di cambio fissi. Il perno del sistema sarebbe diventato il dollaro, senza essere legato all'oro e legittimato dal suo valore quale strumento di acquisto di prodotti.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
47 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Federica1542 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Fauri Francesca.