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Ultimi decenni del VI sec:
• Vediamo diffondersi in massa l’importazione di vasi dipinti attici, riflesso della
perdurante prosperità e delle esigenze di lusso di una società industre e raffinata,
moltiplicarsi la costruzioni i grandi templi decorati con splendide terrecotte policrome,
svilupparsi di scuole i pittura, di scultura, prodotti in bonzo figurati, di avori, di
oreficerie, di gemme incise di altissima qualità tecnica e stilistica.
Anni tra la fine del VI e il principio del V:
• Affermazione della potenza cartaginese non solo rispetto al mondo coloniale greco, ma
anche rispetto agli alleati etruschi, che si può dedurre dalle lamine d’oro di Pyrgi (pag.
170) che si datano agli inizi del V sec.
• Agli inizi del VI sec vengono maturando le condizioni per un profondo cambiamento
delle esperienze storiche dell’Etruria: una decisa e per certi aspetti definitiva preclusione
della secolare attività marittima e commerciale degli etruschi verso il sud i imporrà
soltanto con l’insorgere della potenza di Siracusa governata dai Dinomenidi e con le
disfatte dei Cartaginesi a Imera (480) e degli etruschi nelle acque di Cuma (474) dalle
quali si inizia un nuovo ciclo di storia nel Tirreno.
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• Proprio mentre ha inizio il declino dell’Etruria tirrenica, nuovi e vasti orizzonti si aprono
alla potenzialità del popolo etrusco con l’avvivarsi dei centri dell’Etruria padana e
adriatica, la cui piena fioritura si colloca oltre i limiti dell’età arcaica.
Alcuni caratteri fondamentali della civiltà etrusca sono già segnati nel villanoviano:
• Localizzazione delle grandi città storiche
• Vocazione marinara
• Produzione metallurgica e plastica
• Ricorrente tendenza a un’espressione artistica spontaneamente primitiva
• Stessa identità etnica di tradizioni e di lingua
Nel periodo orientalizzante, tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII sec, l’impronta orientale prevale,
mentre poi l’influenza greca sarà esclusiva e travolgente:
• L’Etruria appare in questo periodo singolarmente vicina ai fenomeni tipicamente orientali,
come nel campo funerario per le grandiose tombe ipogee imitanti la casa, lo sfarzo nei
corredi di accompagno delle sepolture dei potenti, il movente magicoreligioso nel ritratto
individuale del defunto (pag. 178).
• Il fenomeno orientalizzante coincide con il momento di massimo sviluppo economico e
politico dell’Etruria per la eccezionale potenzialità d’acquisto derivante soprattutto dal
possesso delle miniere e dall’estrazione e dallo scambio dei metalli e per le esigenze di
lusso e di prestigio dei capi e delle cerchie dominanti.
• Lo sfarzo delle tombe orientalizzanti rispecchia una società in cui la concentrazione del
potere e dei mezzi ha raggiunto il più alo livello di accentuazione e di ostentazione
• Le manifestazioni dell’orientalizzante nelle sue espressioni più caratteristiche, e in parte per
influenza etrusca si incontrino anche fuori dall’Etruria, nel Lazio, specialmente a Palestrina
e in misura più attenuata in Campania.
• La progressiva scomparsa del fenomeno deve attribuirsi, oltre che all’inaridirsi delle fonti di
ispirazione orientali e all’imporsi esclusivo e soverchiante delle influenze greche, anche ad
una certa contrazione economica che può farsi coincidere con lo sviluppo della concorrenza
di altre zone di sfruttamento minerario, con le nuove presenze di navigazione greca nel
Mediterraneo occidentale, e ad un mutamento delle condizioni sociali
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La presenza del fattore greco è già riconoscibile nel periodo orientalizzante non solo per
l’importazione di vasi protocorinzi, corinzi o rodii, bensì per altri fattori:
• Introduzione della scrittura alfabetica dalle colonie euboiche
• Diffusione del sistema e dei modelli della decorazione architettonica delle case e dei templi
con terrecotte dipinte ornamentali e figurate
• Iniziale penetrazione della mitologia divina ed eroica greca
• Avvio della strutturazione della città etrusca a imitazione della polis greca
A partire dai primi decenni del VI sec ogni manifestazione di cultura materiale e di espressività
figurativa etrusca appare segnata da un impronta greca; è possibile che a questa ellenizzazione
esteriore e visibile faccia riscontro un processo di acquisizioni culturali più intime, pertinenti alla
sfera delle ideologie, delle attività intellettuali, dei comportamenti; tuttavia esiste un fattore di
tradizioni, predisposizioni, tendenze, esperienze locali che resiste al flusso delle influenze esterne, o
accettate, le altera e deforma.
A partire dalla tarda età orientalizzante (ultimi decenni VII, inizi VI sec) sembrano prevalere le
influenze di Creta e dei centri peloponnesiaci, non solo in relazione alle importazioni di ceramica e
alle imitazioni, influenza dell’arte cretese chiamata dedalica e dell’arte peloponnesiaca; periodo in
cui gli etruschi godono di una piena libertà sul mare e le loro esportazioni appaiono largamente
diffuse nel Mediterraneo.
Tra la metà del VI e i primi anni del V sec:
• Dominio dell’influenza della Grecia orientale nei modi figurati, nello stile e nei costumi:
diffusione della moda ionica e formarsi di una maniera stilistica ionicoetrusca.
• Circa le importazioni ceramiche la gran massa di vasi dipinti è di produzione attica e alcuni
dei maestri vasai di Atene lavorano esclusivamente o quasi per gli acquirenti delle città
etrusche. Intorno al 500 aC l’arte figurativa in Etruria va sfumano dall’accentuato ionismo
verso forme tardo arcaiche d’impronta ionicoattica o decisamente attica.
• Parziale identificazione o assimilazione delle entità divine indigene con le divinità
dell’Olimpo greco, ciò avvenne nel corso dell’età arcaica.
• Formarsi di una classe media tendente a sostituire le spiccate emergenze economicosociali
dell’età orientalizzante e ciò coincide con un nuovo ordine di struttura planimetrica delle
necropoli e induttivamente delle città: il carattere egualitario delle tombe e l’impiego
generalizzato del nome gentilizio paiono essere indizi del formarsi, nel corso del VI sec di
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una fascia di popolazione apparentemente dotata di parità di diritti e relativamente abbiente,
nella quale non è difficile riconoscere il fondamento i una compatta struttura politicosociale
urbana, in contrasto e in sostituzione dei poteri delle vecchie aristocrazie terriere e
mercantili.
• Sul finire dell’età arcaica anche in Etruria come nell’Italia greca si siano venute imponendo
espressioni accentuate di potere personale, cioè tirannidi eventualmente appoggiate dalle
rivendicazioni del demos.
• La Campania subisce l’incrocio della influenza etrusca e della influenza greca per la diretta
presenza dei 2popoli colonizzatori.
• Nel nord gli elementi propri della fioritura etrusca arcaica penetrano con qualche sforzo e
lentezza: verso il finire del VI sec tutta l’area transappenninica si aprirà con improvvisa
larghezza all’influenza della civiltà etrusca tardoarcaica (diffusione della scrittura).
La misura dei valori della civiltà etrusca è riconoscibile nella vasta eco che di tale esperienza si
ripercuote e si dilata soprattutto nel corso dei secoli successivi in tutta la penisola italiana d anche
nell’Europa transalpina, proprio mentre l’Etruria stessa verrà attenuando la sua vitalità creativae
ripiegando in una sfera di conservatorismo.
• 480 aC battaglia di Imera: i Cartaginesi vengono sconfitti da Gelone, tiranno di Siracusa,
alleato di Terone, tiranno di Agrigento, stroncando una spedizione destinata a imporre la
supremazia di Cartagine sull’isola: s’iniziava un fase di arresto e di declino per l’impero
cartaginese.
• 474 aC sconfitta degli Etruschi nelle acque i Cuma da parte dei Cumani alleati con Ierone,
tiranno di Siracusa; l’azione di Ierone probabilmente fu dettata dalla volontà di controllo nei
riardi di Cuma, come prova il fatto che egli installò un suo presidio nell’isola di Pitecusa.
• Dopo questo avvenimento alla sfera d’azione marittima dell’Etruria restò precluso il Tirreno
meridionale: nel 453 Siracusa affrontò un grandiosa operazione offensiva contro l’Etruria
nei suoi stessi mari e con particolare obiettivo alla regione mineraria, infatti l’interesse dei
Greci per le miniere etrusche doveva essere rimasto vivo sin dai tempi delle prime
navigazioni e colonizzazioni e potè risvegliarsi nel momento in cui la forza protettiva della
marineria delle città etrusche venne a indebolirsi.
• Nonostante questi avvenimenti nel V sec si collocano il grandioso santuario di Pyrgi e le
tombe dipinte di Tarquinia. 5
• Le città etrusche della Campania godettero di notevole prosperità nel V sec.
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Le crescenti difficoltà frapposte a una libera espansione commerciale etrusca dal Tirreno e sul
Tirreno hanno allora favorito la ricerca di altri sbocchi alternativi e surrogativi:
• Subitanea e prorompente attivazione dell’Etruria padana proprio nei tempi in cui andava
declinando la potenza dell’Etruria tirrenica tra la fine del VI e il principio del V sec.
• L’Etruria transappenninica è il frutto di un fenomeno di rapido sviluppo delle comunità
etrusche già stanziate in Emilia e in Romagna: sorgere i alcune grandi città che solo nel caso
di Bologna si presenta come formazione da nuclei preesistenti giunti ad uno stadio
protourbano, in altri casi, come Spina e Marzabotto l’apparizione dell’aggregato è pressoché
istantanea con tracce che non risalgono oltre la fine del VI sec e con una pianificazione che
difficilmente può immaginarsi più antica degli inizi del V sec.
• Quindi in questo periodo la regione compresa tra l’appennnino ToscoEmiliano, il corso del
Po’ e la costa Adriatica subì una trasformazione sconvolgente non solo in senso economico
e demografico, ma anche nelle forme di vere e proprie operazioni coloniali, oltre ai progressi
culturali; non si può escludere per tali iniziative la possibilità del concorso di nuovi elementi
di popolazione affluenti dall’Etruria propria.
• Infatti la ricerca di contatti marittimi al di fuori delle insidiate vie tirreniche, oltre che
l’aspirazione a nuove terre, porta gli etruschi a guardare con speciale interesse verso le zone
transappenniniche; mentre a sua volta l’imprenditoria mercantile ellenica, in particolare
attica, trova qui, cioè nel mare Adriatico appro