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Magno. Di questa fase, l’artista più emergente fu sicuramente Lisippo: seguace di Policleto,
anch’egli scrisse un Canone, ma a differenza del maestro egli affermò di voler rappresentare il
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corpo umano non come doveva essere, bensì come era. Impiegò come Policleto dei precisi calcoli
matematici, ma le sue figure risultano complessivamente più snelle, i loro movimenti più liberi e i
volti più intensi - ma meno equilibrati. Fu lo scultore preferito di Alessandro Magno, a cui infatti
dedicò numerosi ritratti.
Dopo la morte di quest’ultimo, la scultura si lasciò pervadere da uno spirito di gigantismo: si
predilessero le creazioni colossali, spesso dedicate a degli dei nati dall’incontro tra la religione
egizia e quella greca (come nel caso Serapide, nato dall’unione di Zeus e Osiride).
Tra il 281 e il 189 a.C. si può collocare l’apice artistico del periodo ellenistico: in questi anni si
richiamò spesso al classico, ogni dinasta ebbe un suo ritratto e vennero creati raffigurazioni di
uomini come simboli di virtù civili. Vennero inoltre realizzate numerose copie di Afroditi,
variandone qualche elemento per aumentarne la sensualità; nacquero così le Afroditi intente in una
particolare occupazione (ad esempio, a legarsi un sandalo).
Nel medio e tardo ellenismo venne inoltre a svilupparsi un gusto per il diverso e per il
sorprendente, ben illustrato nelle numerose rappresentazioni di vecchi popolani, ubriachi ed
ermafroditi. Anche la tradizione erotica venne rielaborata e portata all’estremo: non stupisce
quindi che, dopo il barocco Pergameno, si sia scelto di denominare questo periodo come “Rococò”.
L’altare di Pergamo, il fregio. Vi sono rappresentate numerose monomachie, descritte con
grande drammaticità e movimento al fine di far percepire l’energia del caos primordiale, contro cui
tutti gli dèi devono combattere. Le divinità principali sono ad est, ovvero il primo lato a essere visto
da chi entrava nella struttura originale. Molto enfatizzate sono la sinuosità delle vesti, le
espressioni dei volti e l’inclinazione direzionale dei personaggi.
Vi è inoltre il fregio della Telefeia, molto meno aggettante del grande fregio. In esso, i personaggi
non occupano tutta la superficie; essa viene infatti colmata da numerosi elementi paesaggistici.
L’altare diede il nome al “barocco Pergameno”, termine che va a richiamare la tendenza seicentesca
ad esasperare i gessi, i chiaroscuri e il pathos.
Architettura
Periodo protogeometrico e geometrico
Inizialmente, per le costruzioni edilizie venivano impiegati materiali deperibili. È interessante
notare come, con la progressiva crescita dimensionale delle strutture e il conseguente affinamento
delle competenze, a incrementare non fu tanto la durevolezza del materiale, quanto piuttosto
l’individuazione, la valutazione e l’assemblaggio degli elementi lignei. Infatti, architekton in greco
significa “capo dei carpentieri”, ossia “capo di coloro che stanno contessere il legname”. Vi è inoltre
da dire che, in quegli anni, i Greci non disponevano della stessa forza lavoro egizia, estremamente
necessaria alle grandi costruzioni di cui quest’ultimi avevano invece dato prova.
Ecco dunque le principali differenze tra l’architettura sacrale dorica e ionica di questo periodo.
Area dorica:
Megaron = (di origine micenea) vano rettangolare allungato e absidato, diviso in navate;
Naiskos = era un oikos adibito alla funzione di tempio.
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Entrambe le forme architettoniche svolgevano una funzione sacrale, ed è quindi evidente che in
area dorica il tempio ricalcava nelle sue forme il modello della casa. Quando successivamente vi fu
una crescita demografica, sacrificio e pasto comune vennero spostati fuori dell’edificio sacro, e il
tempio si sviluppò esclusivamente a livello formale.
Area ionica: qui venne ideato un recinto monumentalizzato al cui interno veniva custodita la
statua di culto, esposta sotto una struttura di protezione.
Pur in assenza di un coerente sviluppo architettonico, fin dal VII secolo a.C. i Greci iniziarono una
ricerca, che diverrà poi sistematica, di forme idonee all’edificio di culto.
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Età orientalizzante
Nel VII secolo a.C. vennero introdotti nuovi materiali, tra cui la pietra squadrata, la terracotta (per
le decorazioni) e il tetto in tegole. Quest’ultimo rese più solidi gli edifici, ma impose anche una
minore inclinazione del tetto, che consentì l’ampliamento della campata della cella e la
redistribuzione del peso sulla peristasi su una o più file dei pali di sostegno interni al naos.
Periodo arcaico
L’edificio periptero si impose definitivamente in questi anni come principale soluzione: il naos e la
peristasi vennero a poco a poco collegandosi attraverso rapporti modulari e schemi assiali. Furono
poi messe a punto numerose correzioni ottiche e soluzioni per risolvere il conflitto angolare .
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Ordine dorico. In questa fase le colonie greche occidentali raggiunsero una stabilità economica
sufficiente per poter mettere in campo grandi realizzazioni architettoniche. Le forme dell’ordine
dorico sono severe e rigorose, con effetti ritmici vincolati e modulari;
Ordine ionico. Trae lo slancio vitale dal vicino Oriente, che applica in architettura attraverso
esuberanti decorazioni animali e vegetali. Le colonne ioniche non poggiano direttamente sullo
stereobate, bensì su una base articolata. Nelle Cicladi venne inoltre anticipato l’uso del marmo
locale, e si definì la trabeazione con fregio e la divisione della cella in tre navate.
Periodo severo
Dopo la distruzione di Atene ad opera dei Persiani, i Greci decisero di non ricostruire nulla, bensì
di seppellire i resti come un corredo funebre (la cosiddetta “colmata persiana”). Si ricostruì infatti
solo con Pericle dal 447 a.C., che fece edificare una cinta muraria e numerosi templi, tra cui quello
di Zeus. I templi dello stile severo nelle colonie occidentali si distinguono per:
Perfetta simmetria della cella e cadenza regolare della peristasi;
Presenza di un opistodomo per creare una pianta ortogonale più simmetrica e equilibrata, che
diversamente avrebbe il pronao a sbilanciarla;
Messa a punto del conflitto angolare;
Modulo come unità di misura dell’intero tempio (in genere, l’interasse).
Periodo classico
Con l’Età classica vi fu una rivalutazione dello spazio interno al tempio: vennero abolite le tre
navate interne alla cella, e le colonne furono ridotte a semicolonne per ampliare lo spazio. Si cercò
inoltre un’architettura più plastica e decorativa. Emblema del periodo classico è il Partenone, che
riunisce in sé sia elementi dorici (la peristasi) sia elementi ionici (i fregi). Si può dire, più in
generale, che con l’Età Classica si giunse ad un alleggerimento dello stile dorico attraverso
l’inserimento di elementi ionici. Nel IV secolo a.C. si affermò inoltre una nuova divinità, Asklepios:
a lui vennero offerti numerosi santuari, tra cui quello di Epidauro.
Periodo ellenistico
Nel primo ellenismo l’architettura volge lo sguardo all’antichità, in particolare all’epoca arcaica.
Viene prediletto l’ordine ionico, più leggero di quello dorico, che spesso viene relegato ad adornare
parti secondarie delle costruzioni. Tuttavia, l’ordine dorico resta comunque il più usato nella Grecia
propria: qui, inoltre, viene impiegato il paesaggio come complesso scenografico, integrandolo
nell’architettura. 12
Arte Etrusca
Introduzione
Una civiltà misteriosa
Fin dall’antichità, l’origine degli Etruschi era considerata un enigma. Uno degli elementi che
contribuiscono alla sua aura di mistero è dovuto al fatto che la loro lingua non era indoeuropea, e
tutt’oggi non è ancora stata decifrata. Ciò portò alla formulazione di diverse teorie sulle origini di
questo popolo, solitamente rappresentato come di origine microasiatica. La soluzione oggi
proposta, tuttavia, non è più quella di una semplice migrazione dall’Asia all’Italia, bensì quella di
un complesso processo di acculturazione che unisce in sé molte realtà, oltre a quella orientale.
Questa primordiale mescolanza di culture differenti avrebbe quindi dato luogo ad una nuova
civiltà, quella etrusca, reciprocamente influenzata dal contatto con le popolazioni vicine.
Storia
Durante l’Età del bronzo vi era in Italia un impianto culturale piuttosto omogeneo. Con il passaggio
all’Età del ferro, si passa invece ad un mosaico di culture più ampio, all’interno del quale primeggia
la cultura villanoviana . Essa fu la prima manifestazione dell’Etruria, costituita da una cultura di
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tipo proto-urbano organizzato in villaggi di capanne, realizzate con materiali deperibili e che
dunque non ci consentono ricostruzioni esatte.
Le fonti per la storia degli Etruschi sono tutte di ambito greco e romano, e non rivelano che pochi
eventi significativi della storia di quel popolo. Qui di seguito, vi sono quelli che sono stati i
cambiamenti politico-culturali più significativi per l’Etruria dall’VIII al III secolo a.C.:
VIII. Questo fu il periodo di massimo sviluppo politico della civiltà etrusca. Esso si inaugurò con
un’espansione inarrestabile che portò al controllo politico di tutta la costa laziale e
campana. In questa fase, le città etrusche sono rette da dei re.
VI. La storiografia romana pone in questi anni il dominio etrusco su Roma. Con la fine del
secolo, però, la parabola della potenza etrusca iniziò a mostrare i segni di un irreversibile
declino: tra il 510 - 509 a.C. Roma si sottrasse alla sua influenza, e pose le basi del nuovo
ordinamento repubblicano iniziando una politica aggressiva oltre la riva destra del Tevere,
in territorio etrusco.
V. Il baricentro della civiltà etrusca si spostò a Nord, nel tentativo di sottrarsi alla pressione
militare romana. Alcune tensioni interne e delle agitazioni da parte delle popolazioni
marginali portarono inoltre alla cosiddetta “crisi del V secolo”, che investì i ceti medi e
l’economia. Si formò inoltre la dodecapoli etrusca*.
IV. Nella prima metà del secolo avvennero forti trasformazioni socio-economiche: il crollo delle
importazioni ceramiche dall’Attica e delle circolazioni di merci all’interno dell’Etruria
portarono allo sviluppo delle piccole produzioni locali. Emersero quindi strutture di
proprietà piccole e medie, e si affermò la schiavitù soprattutto nella produzione artigianale.
III. L’assoggettam