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Russia alla fine del 1917 e per l'instaurazione del potere bolscevico. Se è evidente che
quest'azione ebbe caratteri militari, non è possibile ridurre tutta la complessa rivoluzione russa a
quest'evento, né d'altro canto vedere la vittoria di Lenin come risultante del solo "colpo di
mano" dell'ottobre (novembre, secondo il calendario occidentale). Si perderebbe così di vista il
movimento di organizzazione dei soldati, dei contadini e dei lavoratori dell'immenso impero e
la complessa dialettica dei partiti e delle correnti rivoluzionarie.
La Rivoluzione Russa del 1917-1922
Il nuovo assetto di governo
Fu formato un nuovo governo presieduto da Lenin. Trockij era agli esteri, Stalin era
responsabile delle “nazionalità”. Un governo illegale, quello dei Soviet, aveva soppiantato un
governo, la Duma, ancora molto fragile. Il mondo intero guardava con ostilità e timore a ciò che
stava accadendo in Russia. Due erano gli obiettivi del governo:
1) Avviare le trattative di pace;
– 2) Nazionalizzare senza indennizzo le grandi proprietà terriere.
–
Il nuovo assetto territoriale 1922
Il nuovo assetto di governo
Fu affermata la supremazia dei Soviet con una svolta autoritaria che prevedeva una nuova
polizia politica, la Ceka, mirante ad assicurare la repressione dei nemici del nuovo stato e la
dittatura del proletariato. La capitale fu spostata da Pietrogrado a Mosca. L’esercito epurato e
riarmato divenne l’Armata Rossa. Le risorse del paese furono tutte nazionalizzate. Fu approvata
una costituzione in cui il voto degli operai valeva il doppio di quello dei contadini e in cui
borghesi, proprietari e clero erano esclusi dall’elettorato. Il Congresso del Partito Bolscevico,
convocato nella primavera del 1918 assunse il nome di “comunista”.
La controrivoluzione
Nel giugno 1918 si costituì a Samara un governo antibolscevico provvisorio. In novembre una
spedizione delle potenze alleate in funzione antirivoluzionaria sbarcò a Novorossijsk.
L’ammiraglio Kolcok si impadronì del governo della Siberia instaurando una dittatura militare
mirante ad abbattere il governo rivoluzionario, appoggiato dai paesi dell’Intesa.
La guerra civile
In questo contesto la guerra civile fu inevitabile. Le forze in campo si proponevano di dare alla
Russia un nuovo assetto dopo la fine dell’impero zarista. I rossi comunisti e rivoluzionari con a
capo i bolscevichi e i bianchi, monarchici, reazionari e conservatori auspicavano un ritorno
della Duma.
Il comunismo di guerra
Durante la guerra civile si asistette ad una riorganizzazione del sistema economico, finalizzata
alle esigenze dell’esercito sovietico. Razionamento alimentare Sistema centralizzato di
distribuzione delle materie prime. Coscrizione obbligatoria al lavoro. Requisizione del grano.
Spartizione egualitaria delle terre dei contadini più agiati. Abolizione della moneta.
L’armata rossa
Dopo due anni di combattimenti i Bolscevichi piegarono le forze bianche e gli autonomisti
degli stati territoriali. I bolscevichi in questo modo riuscirono a presentarsi come l’unica forza
in grado di mantenere unito lo Stato, concedendo autonomie e mantenendo le conquiste
contadine
La nascita dell’URSS
Il 30 dicembre 1922 fu proclamata l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS).
La costituzione fu varata nel 1818, fu riformata nel 1924 assegnava un potere assoluto ai Soviet
degli operai, contadini e soldati.
Dal comunismo di guerra alla NEP
Lenin per risollevare l’economia avviò la NEP (Nuova Politica Economica) che reintroduceva
alcuni elementi di libertà economica con l’obiettivo di rianimare l’economia con l’introduzione
della tassa in natura, pagata la quale, i contadini potevano disporre dei raccolti. Reintroduzione
del denaro e delle banche e quindi dei prezzi di mercato. Nuova fase della NEP: Maggio 1922
la Gosbank ottiene il diritto di emettere una nuova banconota il rublo Cervonec, il cui valore era
regolato dallo stato russo. Lo stato aveva il monopolio del commercio estero destinato a
perdurare fino alla fine del sistema sovietico (1989).
Stalin
Dopo la morte di Lenin nel gennaio 1924 gli successe non senza difficoltà Stalin, dopo aspri
contrasti con Trockij, che fu successivamente eliminato in Messico, dove si era rifugiato. Stalin
si impegnò innanzitutto nella lotta contro i contadini ricchi (Kulakij), accusati di occultare
riserve alimentari. In realtà “l’avidità” dei contadini fu utilizzata da Stalin per mascherare i
problemi finanziari dello stato, determinati dal finanziamento all’industria pesante con i fondi
ricavati dall’esportazione di grano all’estero.
Collettivizzazione e eliminazione dei Kulaki
Dal gennaio 1928 Stalin porterà avanti la prima vera guerra al mondo contadino. Quanto
freddamente Stalin pensasse all'eliminazione dei kulaki (contadini ricchi) per far avanzare la
collettivizzazione delle terre sovietiche risulta evidente dalle sue stesse parole. “Non è
possibile eliminare la classe dei kulaki, come classe, con le misure fiscali e con le limitazioni di
qualsiasi altro genere, lasciando nelle mani di questa classe gli strumenti di produzione col
diritto di libero godimento della terra [...]. Per eliminare i kulak come classe non è sufficiente la
politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi di kulak. Per eliminare i kulak come
classe, è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle
fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo (libera utilizzazione della terra, mezzi
di produzione, affitto, diritto di ingaggiare mano d'opera salariata, ecc.). In questo appunto
consiste la svolta verso la politica di liquidazione dei kulak come classe (...)”
Il piano quinquennale
Stalin era convinto che l'Unione Sovietica avrebbe potuto superare le proprie difficoltà solo
lanciando un massiccio piano di industrializzazione pesante. Il primo piano quinquennale fu
varato nel 1929. “Non possiamo più cavarcela con la sola industria leggera, colle sole attività di
bilancio, coi soli redditi dell'agricoltura [...]. E allora, che cosa resta? Resta l'industria pesante.
Bisogna dunque far in modo che l'industria pesante, - e innanzi tutto la parte di essa che si
occupa delle costruzioni meccaniche, - contribuisca anch'essa all'accumulazione. Rafforzando e
sviluppando le vecchie fonti di accumulazione, bisogna dunque far in modo che l'industria
pesante, - e innanzi tutto l'industria delle costruzioni meccaniche, - contribuisca essa pure
all'accumulazione. Questa è la via d'uscita.”
Il mito dell’URSS e la crisi del 1929
Nella seconda metà degli anni ‘20 il regime sovietico seguì una politica isolazionista. Lo
scoppio della crisi economica mondiale del 1929 sembrò confermare al gruppo dirigente
sovietico la bontà delle scelte politiche e economiche compiute fin allora.
Il terrore staliniano
L’Unione Sovietica stava imboccando una strada mostruosa che prevedeva l’eliminazione fisica
di milioni di uomini e la distruzione dei diritti umani e civili: una strada diversa ma parallela a
quella del regime nazista. Hitler si avviava per motivi razziali all’industria della morte mentre
Stalin decideva l’eliminazione di intere classi sociali soltanto per salvaguardare il comunismo.
L’URSS aveva ereditato dalla Russia zarista la reclusione nei campi di concentramento in
Siberia. Già dal 1918 vi furono campi di rieducazione.
Nel 1923 nelle isole Salovki, nell’artico, fu creato il primo campo per prigionieri politici:
ufficiali dell’esercito bianco, intellettuali, anticomunisti. In breve volgere di tempo i lager si
moltiplicarono tanto che nacque “l’amministrazione generale dei lager” (GULAG). Si trattava
di un’enorme sistema concentrazionario costituito da prigioni di transito, carceri, campi di
lavoro forzato, il tutto assolutamente segreto. Nel periodo staliniano in circa 200 campi furono
internati dai 10 ai 20 milioni di persone. Il 1937 e il 1938 furono gli anni più cupi del terrore
staliniano, scatenato dall’assassinio di Kirov dirigente del partito. Bucharin e la vecchia guardia
del partito furono eliminati.
I campi di rieducazione: i Gulag
La grandi purghe dello stalinismo
L'opinione pubblica internazionale fu scossa, fra il 1934 ed il 1938, dal clamore di grandi
processi aperti nell'Unione Sovietica di Stalin contro importanti personalità del partito e dello
stato: Bucharin, Zinov'ev, Kamenev ecc.). Si trattava in realtà del mezzo definitivo scelto da
Stalin per risolvere la lotta politica in seno al gruppo dirigente. Questi processi, e le purghe che
ne conseguirono, rappresentarono però solo la punta di un iceberg sommerso, che gettò nei
meccanismi perversi del sospetto, della delazione e del terrore l'intera popolazione sovietica. È
difficile, anche oggi, fare calcoli precisi, ma furono milioni i perseguitati e gli inviati nei gulag
e milioni le vittime, mentre la società sovietica viveva la grande trasformazione dettata dalla
collettivizzazione dell'agricoltura e dall'industrializzazione a tappe forzate.
Dai totalitarismi europei alla Seconda Guerra Mondiale
I fascismi
In Italia, dove nella rivoluzione mancata del 1919-20 le spinte nazionaliste non avevano potuto
trovare nessun punto di contatto con quelle democratiche e socialiste, fu sperimentato uno
sbocco autoritario che prese il nome di “fascismo”. Dall’Italia questo modello dilagò, negli anni
‘30, in tutta Europa tanto da dividere il principale antagonista della democrazia e del
socialismo. Sempre in Italia fu coniato il nuovo termine “totalitarismo” con il quale si indicava
la subordinazione violenta e autoritaria dell’individuo a una finalità comunitaria incarnata dallo
stato. Il fascismo si estese alla Germania dove assunse un volto ancora più violento. Trionfò in
molti paesi europei e in Giappone.
Nascita del fascismo
Nell’autunno del 1921 Mussolini fonda il partito nazionale fascista. Lo squadrismo
rivoluzionario nazionalista costituiva la prima anima del fascismo. Il nuovo partito disprezzava
tutta la politica. Gli squadristi fascisti usavano la violenza come unica arma per imporsi sul
movimento operaio e su quanti dissentissero dalle idee fasciste. Nel 1922 la violenza fascista
era ormai divenuta intollerabile tanto che tutte le forze politiche , eccetto i comunisti, si
augurarono che Mussolini e il suo partito fossero coinvolti nel governo.
La marcia su Roma
Mussolini rifiutò di entrare in posizione subordinata in un governo di coalizione. Si giunse
dunque il 27 e il 28 ottobre 1922 alla marcia su Roma