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3-ARTE E FOTOGRAFIA, UN RAPPORTO CONTROVERSO

• L'immagine artificiale

Nella seconda metà dell' Ottocento la fotografia diviene un'attività socialmente riconosciuta e si impone come una delle

forme principali della rappresentazione, entrando in dialettica con la pittura e successivamente con la scrittura. L'artista

che realizza un'immagine artificiale ritiene che quella che lui produce sia significativa ed importante, ed è consapevole

che non si può rappresentare l'interezza della natura, quindi sceglie cosa rappresentare. Sin dall'antichità si è imparato

non solo a produrre immagini artificiali ma anche a metterle in posa per aumentare la loro efficacia rappresentativa.

Quando l'immagine artificiale è stata prodotta, il momento che essa rappresenta viene sottratto dall'oblio e aperto alla

possibilità di ricordarlo. L'immagine aiuta a vedere ciò che non è visibile perchè è passato, è lontano, non è mai esistito,

esiste ma non appare.

• Icone e Idoli

L'immagine ha uno speciale rapporto con il divino perchè può rappresentarlo e l'icona può a quel punto diventare un

idolo. Le religioni politeiste ne fanno un largo uso. Mentre la Bibbia proibisce la rappresentazione per immagini appunto

per evitare idoli. Le immagini sono ritenute capaci di dominare le coscienze e quindi da evitare come un rischio.

In oriente, dopo una vera “guerra delle icone” nell'Impero Bizantino, l'immagine di Dio è ammessa, perchè la potenza del

modello è talmente forte che la personalità dell'artista esecutore passa in secondo piano. Così l'immagine artificiale

diviene un'immagine automatica e l'Oriente comincia a produrre icone, ritratti frontali statici della divinità. Il secondo

concilio di Nicea (787 d.C) sancisce definitivamente questi concetti ammettendo l'esposizione e il culto delle icone.

In occidente San Gregorio Magno dà all'immagine una funzione didattica, persuasiva e narrativa: narrare il Vangelo e la

vita dei santi in modo più comprensibile ai ceti più semplici. Nell'Europa occidentale l'uso delle immagini è più largo ma

con un ruolo semplificato e subordinato rispetto alla parola.

• La prospettiva rinascimentale e il realismo

Il Rinascimento allontana le due concezioni dell'immagine. Il pittore rinascimentale rappresenta il visibile, inscrivendolo

nella cornice artificiale del quadro. L'immagine ha sempre meno un modello ma è sempre più soggettiva; è la

rappresentazione della natura secondo l'artista. Dobbiamo al rinascimento la costruzione prospettica assunta in toto dalla

fotografia. L'intero quadro diventa una finestra attraverso il quale crediamo di vedere lo spazio. Figlia della prospettiva è

la camera oscura. Con l'introduzione della fotografia, le arti figurative vengono liberate da questo vincolo di

rappresentazione realistica. Ci furono certo tentativi da parte delle fotografia di imitare la pittura, ma che fallirono, perchè

essa doveva avere un rapporto più con la realtà. Al Salon viene ammessa per la prima volta la fotografia nel 1859, ma

con un ingresso diverso dalla pittura e dall'incisione. Alcuni pittori ebbero un riflesso di autoconservazione nei riguardi

della pittura (Ingres) e altri mostrarono competenza e curiosità (Delacroix). L'impressionismo è il primo movimento

artistico inconcepibile senza la fotografia. La prima esposizione di tale movimento si tenne allo studio di Nadar. Col

cubismo la rottura della convenzione realista sarà più radicale. La pittura si converte al paesaggio interiore perchè a

quello esteriore ci pensava la fotografia.

• Lo statuto artistico della fotografia

Il regime scopico, prima della pittura , viene influenzato dalla fotografia. La pittura è considerata una forma di creazione

artistica dell'incontro-scontro fra la personalità del pittore, le sensibilità artistiche del suo tempo e la materialità del

soggetto, mentre la fotografia sarebbe una forma di registrazione ottica della realtà. La fotografia non è una replica esatta

dello sguardo umano, la fotografia è la “visione del Ciclope” ed è stampata su piano mentre la retina ha una superficie

concava. Il punto di vista non è neutrale: basta una leggera inclinazione della macchina per rendere 2 immagini diverse.

Molti artifici sono possibili, già a metà dell'800 erano possibili tecniche di post produzione. Abbiamo la tendenza a far dire

alle foto più di quanto realmente fanno vedere, e possono essere aggiunti elementi in più tramite le didascalie o i

sentimenti di chi guarda, ma la foto in se non li esprime. La fotografia è contemporaneamente forma di documentazione e

strumento di comunicazione e di espressione creativa. Nell'800 prevale il confronto con l'arte; nel 900 sarà dominante

quello coi media.

4-LA FOTO NEL NOVECENTO

• Kodak

Nel 1871 un medico inglese, Maddox, sostituisce al collodio una gelatina al bromuro d'argento: diventa possibile scattare

la foto su una lastra già pronta, che sarà sviluppata in laboratorio con tempi di posa ristretti. Dopo il 1880 le lastre di vetro

sono sostituite da rotoli di carta per eseguire più scatti in successione, e poi di una sostanza chimica derivata dalla

cellulosa, la celluloide. Ha solo il difetto di essere infiammabile. Eastman lancia nel 1888 la Kodak, un apparecchio facile

da usare, economico e non ingombrante. La macchina è fornita all'origine con una pellicola, quando è esaurita, il cliente

la rimanda nei laboratori per lo sviluppo, e ne riceve un'altra dopo il pagamento di 10 dollari pronta allo scatto. Le prime

foto Kodak erano circolari e il funzionamento era elementare. Dal 1889 Eastman produce la celluloide, nel 1895 mette in

vendita la Kodak pocket che si carica e si scarica alla luce. Nel 1900 la Kodak Brownie è dedicata all'infanzia e costa solo

un dollaro.

• La scomposizione del movimento

Nel 1873 un astronomo francese usa un “revolver fotografico” per documentare le fasi di transito di Venere davanti al

sole. Marey studia il galoppo dei cavalli e il volo degli uccelli col “fucile fotografico”. Muybridge è assoldato da un

facoltoso allevatore che voleva vedere in quale momento della corsa dei cavalli i loro zoccoli erano tutti e 4 sollevati da

terra. Inizia ma è costretto a fuggire perché ha ucciso l'amante della moglie ma poi torna nel 1877 e riprende le sue

ricerche. Colloca la sue macchine lungo la pista di un galoppatoio con l'aiuto dei tecnici della compagnia ferroviaria.

Muybridge ha grande successo e continua le sue ricerche su animali e umani. Nelle esperienze di Marey e Muybridge c'è

l'anticipazione del cinema. I fratelli Lumiere lavorano nello stabilimento fotografico del padre e hanno brevettato il

meccanismo dentellato di trascinamento della pellicola fotografica 35mm. La filiazione del cinema dalla fotografia nasce

dalla comune adozione degli stessi principi e dispositivi ottici, chimici e meccanici.

• Cinema e Fotografia

Tra molti sperimentatori del cinema c'è Edison, che aveva già sviluppato il fonografo, il microfono, la lampadina elettrica.

Il suo kinetoscopio era una macchina a gettone in cui una persona alla volta da un visore poteva guardare scenette brevi.

Un peep show a cui mancava l'aspetto teatrale proprio del cinematografo Lumiere e che non ebbe successo. Fin dagli

inizi il cinema è un'opera aperta collettiva, la cui progettazione e realizzazione dura mesi, se non anni, e vede l'apporto di

più personalità artistiche; la fotografia è più individualista, è il prodotto di un singolo operatore. Il cinema vede la presenza

di molte persone sul set, il regista deve collaborare con più figure, invece l'operatore fotografico è pratica solitaria. Prima

che intervenga il montaggio, la macchina da presa è fissa e il film è una specie di fotografia animata. Esso continua a

condividere con la fotografia i vari piani e inquadrature e le regole compositive dell'immagine, ma il montaggio gli

consente di rappresentare lo svolgimento narrativo in cui collocare il momento culminante. La fotografia invece ha a

disposizione una sola inquadratura e la usa per inglobare in un'unica immagine tutti gli elementi utili per comprendere la

natura e lo sviluppo di un determinato momento. Qui sta il suo limite, il suo fascino. Il tributo del cinema alla fotografia è

altissimo e “fotografare il film” è elemento importante della sua estetica: il “direttore della fotografia” e il fotografo di scena.

• Novecento in pellicola

Nella società di massa il testo scritto viene sfidato sempre più dall'immagine, mentre su un altro piano è sfidato dall'oralità

della radio. La fotografia ha un ruolo centrale in molti aspetti della società. Il cinema si specializza in grandi narrazioni,

che attirano un pubblico popolare, a cui si aggiunge una dimensione informativa e una documentaria.; successivamente il

cinema dovrà dividere il suo spazio con la televisione. La fotografia è perfetta per far durare un breve momento, ma per

raccontare una vicenda lunga e complessa ricorriamo ad una collezione di fotografie, non ad un solo scatto. Su questo la

concorrenza del cinema è altissima, mentre sul piano della ricostruzione concettuale, critica o storica, il testo scritto

dimostra ancora la sua utilità.

• Tra pubblico e privato

Il cinema è sostanzialmente un'arte pubblica, ma una sua dimensione privata è sempre esistita, ma di minore rilievo. Il

problema che persisteva era la sua fruizione. La fotografia invece è forte nella sfera privata, familiare e intima. Una fascia

di amateurs esisteva fin dal suo inizio e la graduale semplificazione delle operazioni tecniche l'aveva molto ampliata. Il

messaggio della Kodak era che chiunque può scattare le sue foto. L'insieme delle immagini costituiva un santuario

privato di ogni famiglia, visto raramente ma custodito con cura, come punto di riferimento della memoria familiare. Se il

fotografo lavora in una città d'arte, amplierà i suoi affari vendendo immagini dei principali monumenti e degli aspetti più

interessanti della vita cittadina. Se vive in una capitale o in qualche centro politico cercherà di diventare il fotografo

ufficiale e ritrattista di riferimento. La più famosa casa fotografica è la Fratelli Alinari Firenze (1852) ancora esistente e

promotrice del museo di Storia della fotografia Fratelli Alinari, aperto nel 1985, museo nazionale dal 2006. Le immagini

sono documentazioni frontali dove la presenza dell'uomo è solo un termine di paragone per le dimensioni dell'oggetto

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
15 pagine
20 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Liston93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e critica della fotografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Menduni Enrico.