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Durante questi stessi anni, Roncalli assiste al dramma ebraico e ci sono numerosi rapporti che
dimostrano il suo aiuto nella loro fuga dai territori occupati dai nazisti. Accettata la nomina a
Parigi, egli deve lasciare in fretta Istanbul per Ankara, da dove l’aviazione lo riporterà in Italia.
Capitolo ottavo: Nella capitale del dopoguerra: Parigi
Roncalli riceve la nomina a nunzio a Parigi a 63 anni, dopo un curriculum modesto. De Gaulle
aveva imposto il ritiro di mons. Valeri, accusato di collaborazionismo assieme ad altri 30 vescovi.
Questo trasferimento, deciso da Pio XII, era urgente dato che con la mancanza del nunzio, decano
del corpo diplomatico, il saluto del capodanno 1945 sarebbe stato letto dall’ambasciatore sovietico,
il che sarebbe stato di notevole imbarazzo per Roma e per De Gaulle. 7
Alcune fonti dimostrerebbero che Papa Pacelli, con questa nomina voleva rispondere duramente
all’affronto di De Gaulle, inviando un nunzio di livello più modesto rispetto alla sede parigina.
Roncalli vede questa nomina come una conferma che il seguire del motto “oboedentia et pax”,
paga anche sul piano umano.
Nei primi mesi, Roncalli è assorbito dalla discussione col governo francese relativa alla questione
dei vescovi da destituire. Egli, in modo prudente ed arduo allo stesso temo, ottiene le dimissioni di
pochi vescovi che saranno prontamente sostituiti dalla Santa Sede. Altri problemi sono relativi alla
questione dei preti-operai, di cui Roncalli sembra non dare la stessa importanza data dagli
ambienti romani, e quella sulla “nouvelle théologie”.
Il movimento ecumenico, la condivisione tra credenti e non credenti nelle lotte sociali e la rinuncia
all’integrismo sono gli stimoli principali di quegli anni. Roncalli ascolta e assimila argomenti molto
importanti per il futuro. Egli esercita le sue funzioni con numerose visite nelle diocesi francesi, con
una mobilità inedita per il nunzio a Parigi.
Questo provocherà malumori al governo e a Roma, tant’è che Pio XII inviterà Roncalli a ridurre le
assenze dalla capitale. Egli però affiancherà alle altre visite, anche un viaggio in Algeria, scossa
dalla guerra di liberazione.
Capitolo nono: “Sono Giuseppe, vostro fratello”: cardinale e patriarca di Venezia
Nel novembre 1952 gli viene chiesta da Roma la disponibilità a succedere al patriarca di Venezia,
morente. Ancora una volta Roncalli obbedisce e finalmente ottiene un incarico pastorale. La
nomina cardinalizia gli è comunicata il 29 Novembre 1952.
La diocesi veneziana era particolarmente prestigiosa e la nomina dell’anziano Roncalli, assente da
30 anni dall’Italia e privo di esperienze pastorali, faceva prevedere una fase cuscinetto. Inoltre, il
carattere del vecchio patriarca Agostini era l’esatto opposto di quello di Roncalli.
Egli lascia Parigi il 23 Febbraio 1953 e ai veneziani chiede che in lui si cerchi solo “il sacerdote, il
ministro della grazia e non altro”. Nasce anche una considerazione che illumina un aspetto
generale della sua ecclesiologia: “la chiesa non è un museo, ma è una realtà viva e in divenire, una
chiesa che sa cambiare perché sa di dover cambiare”. Si riferisce anche alla divisione della chiesa,
che dovrebbe soffrire per la sua non unità e non tramutare la questione nella consapevolezza di
essere la vera chiesa.
Due giorni dopo il suo insediamento, visitò l’ospedale della città e il 24 Aprile diffuse la sua prima
lettera pastorale, dichiarando di voler utilizzare il metodo delle comunicazioni brevi e frequenti
del patriarca La Fontaine.
Iniziò ad amministrare di persona le cresime nelle parrocchie e a presiedere le principali
celebrazioni liturgiche nella basilica di S.Marco, pronunciando omelie brevi e piene di contenuto
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spirituale. Nel corso del 1955, perde le due sorelle che l’avevano accompagnato a Roma negli anni
precedenti e in una nota sul Giornale fa presente come egli debba tenersi lontano dai suoi
famigliari, a differenza del resto del clero veneziano le cui famiglie creano ingombro al loro
ministero pastorale.
Durante il suo patriarcato, trova anche spazio la questione delle ideologie. Alla conclusione di una
lezione tenuta a Torino nel 1953, al Congresso eucaristico, egli – citando Agostino – dirà “uccidete
l’errore, amate gli erranti”. Era un atteggiamento completamente diverso da quello del Sant’Uffizio
che pochi anni prima aveva raggiunto l’apice della condanna al comunismo e ai comunisti.
Per Roncalli c’è una necessità importante di un approccio più immediato ed impegnativo alla
Bibbia di quello prevalente nel cattolicesimo moderno. Egli scrive che tra i vari cardinali italiani
era proprio lui a mettere l’accento su questa necessità. Probabilmente, è il contatto col cattolicesimo
francese ad aver fatto maturare in lui questa convinzione.
L’apice della visione roncalliana della chiesa è costituito dal riferimento al Cristo come luce,
indicando questa visione come l’unica in grado di evitare alla chiesa la presentazione di se stessa
come centro della fede. In questa visione egli colloca il sinodo della diocesi, dominato dalle cinque
omelie del patriarca e concluso con le approvazioni delle costituzioni. Non ci sono norme sui
comportamenti elettorali a favore della Democrazia Cristiana o contro la collaborazione con i
comunisti e sembrano insoddisfacenti le norme sui beni ecclesiastici e del tutto assenti indicazioni
sul ruolo delle donne nella chiesa.
Roncalli modificherà le parti del questionario in cui il suo predecessore chiedeva durante le visite
pastorali, dei comportamenti politici delle popolazioni; invita ad un atteggiamento di accoglienza
verso il congresso socialista in programma a Venezia; il rango cardinalizio e quello di patriarca,
facevano si che fosse alla presidenza dei vescovi delle Tre Venezie e membro della Congregazione
episcopale.
Era la prima volta che veniva a contatto con i vertici della chiesa italiana, impegnati nel
fronteggiare il successo popolare delle organizzazioni marxiste. Roncalli mostrò una completa
intransigenza dottrinale contro il marxismo e la convinzione che fossero preferibili metodi diversi
da quelli prevalenti nel cattolicesimo italiano del dopoguerra.
Il pensiero della morte è molto presente in questo periodo, a causa della sua età avanzata. Egli è
sempre più convinto che la sua vita si concluderà a Venezia. Nella città, nel frattempo, alcune
opposizioni al patriarca si riferivano al suo non intervento nel bloccare le iniziative del gruppo
democristiano di Dorigo, fautore di un’alleanza politica con il partito socialista. Ma Roncalli restò
fedele alla propria convinzione che le questioni politiche non dovessero rientrare nei compiti del
pastore. 9
Capitolo decimo: Un papa di transizione
Alla morte di Pio XII il conclave si orientò per una candidatura di transizione e, proprio per la sua
età avanzata, Roncalli raccoglieva consensi. La scelta del nome Giovanni, implica già la ricerca di
qualcosa di nuovo. I motivi per cui lo sceglierà saranno legati agli affetti famigliari, ragioni storiche
e di fede: era il nome di suo padre, il nome della sua vecchia parrocchia, è il nome di numerose
cattedrali, il nome della basilica lateranense, è il nome di altri ventidue papi che ebbero un breve
pontificato.
Giovanni XXIII non si sottrae alle attese di normalizzazione della curia dei suoi elettori: ripristina
le udienze di tabelle ai responsabili dei dicasteri di curia; affida a Tardini il ruolo di segretario di
stato vacante; provvede a una creazione cardinalizia, attesa invano dal 1953. Inviterà i cardinali che
ricoprivano doppi incarichi di curia, ad optare per uno solo. Questa normalizzazione però non era
per il papa la sostanza del servizio papale.
Roncalli fece intendere qualcosa dei propri orientamenti quando mise ripetutamente l’accento sul
suo essere vescovo di Roma. Egli ridiede solennità alla presa di possesso della basilica lateranense,
dimostrando che lui era realmente vescovo di Roma e non simbolicamente. Fece ripetute visite in
città, rompendo quella consuetudine di riservatezza che contraddistingueva il papa. Questo favorì
la crescita di un reale consenso intorno alla sua figura, non solo dal punto di vista dell’opinione
pubblica, ma formando un vero e proprio fenomeno ecclesiale ignoto a quei tempi.
Del suo programma di pontificato, inizia a parlarne a vecchi amici e al segretario di stato. Non si
tratta però di consultazioni, ma di semplici riscontri sul suo orientamento che lui giudica
completamente di sua proprietà.
Con questa sua volontà di convocare un concilio, papa Giovanni esercitava al livello massimo le
proprie prerogative primaziali proprio per mettere in moto una dinamica collegiale giudicata
impossibile nella Chiesa cattolica. Proprio per questo motivo, l’annuncio provocherà un grande
consenso in tutto il mondo. Il concilio fu un atto inatteso all’interno di un clima completamente
occupato dal clima di Guerra Fredda e dall’immobilismo tipico della chiesa. Il Papa dedica
un’attenzione particolare nell’annunciarlo e nel prepararlo.
Il concilio viene annunciato il 25 Gennaio 1959, ai cardinali riuniti a S. Paolo fuori le mura per la
giornata conclusiva della settimana di preghiere per l’unità della chiesa. Oltre al concilio, annuncia
la decisione di tenere un sinodo per la chiesa romana e di avviare la revisione del codice di diritto
canonico. La reazione dei cardinali presenti è di assoluta sordità: da sempre c’era una stretta unità
tra curia e papa, ma in questo caso Roncalli si troverà completamente solo, pur senza desistere
dato che le resistenze lo stimolavano a precisare meglio il suo progetto.
Lo scopo fondamentale che Giovanni XXIII assegna al concilio è quello di accrescere l’impegno dei
cristiani, in una natura completamente pastorale. Non solo, vuole abbracciare l’umanità nel suo
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insieme sotto la pressione non solo dell’impulso missionario, ma anche dell’impegno sempre più
incalzante per la pace nel mondo.
Capitolo undicesimo: Verso la “Ostpolitik”
Il 16 maggio 1959, il papa crea una commissione antepreparatoria per il concilio, composta solo da
membri della curia e con a capo Tardini. Ad essa affida una consultazione dell’episcopato, per
capire qual era il loro orientamento e coinvolgere tutti i vescovi. Rinuncia all’idea di Tardini di
utilizzare un questionario, al fine di ottenere risposte più libere e spontanee. Il 14 luglio precisò che
il sinodo si sarebbe chiamato Concilio Vaticano II, quindi completamente nuovo.
Il Sinodo romano si svolge alla fine del gennaio 1960. La commissione preparatoria, articolata in
altre otto sottocom