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COS'È UN APOCRIFO?

È qualcosa che la chiesa non riconosce e non ammette nel canone biblico;

È qualcosa la cui autenticità è dubbia; la prima definizione ci rimanda al processo di determinazione di un canone delle scritture, infatti si usa questo termine per indicare degli scritti che non sono entrati a far parte del canone. La seconda definizione trasferisce il concetto al piano della valutazione. Ambedue però non chiariscono nel migliore dei modi questo termine. Il termine si riferisce più al processo di trasmissione che ai contenuti e in questo senso lo troviamo usato negli scrittori più antichi. Gli autori di questo tipo di scritti sono convinti di essere portatori di tradizioni non hanno la minima intenzione di entrare a far parte di un canone.

Gli apocrifi hanno posto in passato problemi di identificazione, per questo motivo siamo soliti dividerli in due categorie:

  1. vangeli senza cornice narrativa, che trasmettono
suddiviso in tre parti principali: 1. Detti singoli privi di contesto: Questa è considerata la forma più antica di trasmissione dei detti di Gesù. I detti venivano raccolti e raggruppati per temi. Spesso venivano utilizzate parole cerniera per collegare tra loro i detti che li contenevano. 2. Fonte Q: Questa è una delle due raccolte di parole di Gesù che conosciamo. Si tratta di una fonte ipotetica, utilizzata dagli studiosi per spiegare il materiale in comune tra i vangeli di Matteo e Luca che non è presente nel vangelo di Marco. Si ritiene che questa fonte contenga il nucleo originario di detti di Gesù. 3. Vangelo secondo Tommaso: Questo è l'altro vangelo che contiene parole di Gesù. Si tratta di un vangelo apocrifo, cioè non incluso nel canone ufficiale dei vangeli. Tuttavia, è considerato un importante testo per la comprensione dei detti di Gesù. La teoria più accreditata al momento è quella delle due fonti, secondo cui il vangelo più antico è quello di Marco, da cui avrebbero attinto i vangeli di Matteo e Luca. Il materiale che questi ultimi non hanno ripreso da Marco sarebbe riconducibile alla fonte Q.prendiamo a riferimento Luca, che non effettua grandi spostamenti, al contrario di Matteo che è più propenso a inserire il materiale della tradizione in contesti che egli ritiene più appropriati. Si nota che si tratta di una raccolta di parole di Gesù senza un preciso contesto di tipo narrativo. Queste parole fanno parte di discorsi articolati, che seguono un'argomentazione coerente. I generi di riferimento sono quello:
  1. Sapienziale: i testi sapienziali fondano la propria autorità sulla forza persuasiva dell'esperienza umana, accumulata nelle riflessioni dei sapienti e trasmessa ai posteri in forma di proverbi e aforismi.
  2. Profetico: non mancano i riferimenti di carattere escatologico e i detti sono attribuiti soltanto a Gesù. Le formulazioni sono sempre le stesse:
    • Beatitudini;
    • Guai;
    • Promesse;
    • Requisitorie;
    • Minacce;
    • Oracoli di salvezza o di rovina.
In questa fonte, Gesù viene messo aconfronto con Salomone e con il profeta Giona. Le caratteristiche del documento risaltano soprattutto se lo mettiamo a confronto con i vangeli canonici: Emerge con enorme rilievo l'importanza attribuita alla predicazione di Gesù.
  • Singolare silenzio riguardo episodi di morte e risurrezione.
  • Questa omissione non è senza significato e gli studiosi hanno cercato di spiegarla. È chiaro che non si può dedurre che chi ha redatto la fonte Q ignorasse la morte di Gesù o rifiutasse di credere nella sua resurrezione. Quello che si può ipotizzare è che la morte e la risurrezione di Gesù non fossero il fulcro della riflessione, come lo sono state nella predicazione di Paolo.
  • Mancano le controversie e le dispute sulla legge.
  • Mancano le antitesi.
  • La fonte Q mantiene il proprio valore intatto.
La maggior parte degli studiosi concorda nel collocare la composizione della fonte Q

nellaPalestina e ad essere più precisi in Galilea. Questa precisione deriva da alcuni studi suiluoghi citati nella fonte:

  1. Il cerchio più interno comprende Nazareth;
  2. Cafarnao, Chorazin, Betsaida;
  3. Gerusalemme, Tiro e Sidone;
  4. Sodoma e Ninive

Per quanto riguarda la datazione si pensa sia stata scritta attorno al 80-90. Dal punto divista dell’ambiente di origine, invece, gli studiosi concordano nell’affermare che vi fossealle spalle un gruppo formato da piccole comunità locali, legate alla predicazione deipredicatori itineranti; anche se risulta anche più chiaro presupporre la presenza dicomunità più o meno stabili, organizzate.

“Vangelo secondo Tommaso” è il titolo che identifica un codice di Nag Hammadi. Sonouna raccolta di 114 detti, privi di contesto narrativo, attribuiti a Gesù. La scoperta diquesto sito ci ha permesso di identificare alcuni frammenti conosciuti di un vangeloperduto. La lingua

Originale non fu il copto, ma il greco, oppure l'aramaico o il siriaco. Dal punto di vista contenutistico, una gran parte dei detti presentano paralleli con i vangeli sinottici o con la fonte Q, un terzo, invece, è costituito da materiale originale. Uno dei problemi postisi dagli studiosi è quello della mancanza di un principio di composizione della raccolta, infatti i detti:

  • Sembrano disposti alla rinfusa;
  • Senza un criterio di organizzazione, che possa spiegarne la sequenza e i rapporti reciproci, la strategia comunicativa.

Sono state avanzate quindi alcune ipotesi:

  • Si è segnalato che alcuni appaiono raggruppati per tema; altri secondo delle parole cerniera (sono comunque ipotesi che si concentrano solo su alcune parti ma non sul complesso).

April DeConick ha proposto una spiegazione complessiva del processo di formazione dell'opera: all'inizio ci sarebbe stato un corpus iniziale delle parole di Gesù, intorno al quale si

sarebbero aggiunte nuove parole.Il gruppo di detti presenterebbe un inizio di organizzazione in cinque discorsi, costruiti attorno ad un tema ed elaborati secondo una precisa strategia retorica e comunicativa.Le aggiunte successive, sarebbero opera di una costante pratica di performance pubblica di questi detti all'interno delle comunità.Il nucleo originale è costituito da materiale con paralleli nella tradizione sinottica.L'immagine di Gesù, quindi, non è molto diversa da quella che troviamo nei vangeli canonici. Questo aspetto sarebbe confermato dai temi, costruiti attorno ai cinque discorsi. Tuttavia, emerge un'immagine di Gesù che presenta alcuni tratti peculiari: Opera solo attraverso la parola, cioè ammonisce, rivela insegnamenti; È depositario di rivelazioni che trasmette soltanto a quanti ne sono degni; Smentisce altri maestri. Il titolo sembra più quello di profeta.

Cioè colui che rivela la verità nel nome di Dio. I cinque discorsi sembrano essere stati utilizzati:

  1. All'interno delle comunità dei seguaci di Gesù, che originariamente erano composte da membri di provenienza giudaica.
  2. Nel contesto della prima attività missionaria del gruppo, concentrata all'inizio all'interno di ambienti giudaici, poi aperta anche ai gentili.

Ci si pone il problema del rapporto di questo scritto con i vangeli canonici, visti i paralleli riscontrati:

Per quanto riguarda i Sinottici, il problema era già stato risolto con la teoria delle due fonti, ma la scoperta di questo vangelo spingeva a rivedere le varie posizioni in proposito.

Per il Vangelo di Tommaso, si propose quindi una sua provenienza da ambienti gnostici intorno al II secolo. Fu risolto così il problema.

Oggi, il fatto di aver trovato in esso molto materiale antico, ha spinto gli studiosi a ritenere che esso non provenga da ambienti

Gnostici e che lo scritto abbia avuto una tradizione indipendente e non parallela a quella dei Sinottici. Le aggiunte successive sono sempre collegate ad eventi di conflitto o di crisi:

  1. Un primo periodo dal 60 al 100 è caratterizzato dal trauma provocato dal mancato avvenimento dell'evento escatologico. Chi sta dietro questa fonte, reagisce reinterpretando i detti di Gesù: se ne creano di nuovi e si scrivono glosse esplicative a detti già esistenti per spostarne l'orientamento;
  2. Un secondo periodo dall'80 al 120, vede lo sviluppo di una concezione completamente immanente del regno. La comunità dei credenti trova in Gesù sulla terra uno stato paradisiaco attraverso la continenza e le esperienze mistiche. L'obiettivo proposto è quello della rinuncia radicale alla realtà di questo mondo.

Attorno alla fine del XIX secolo, emerse nuovamente il problema della classificazione del materiale della tradizione riguardante i detti.

di Gesù, proprio quando Alfred Resch cercò di raccogliere e studiare in modo sistematico tutti i detti che gli erano stati attribuiti, non appartenenti ai vangeli canonici. Nella sua opera egli usa il termine AGRAPHA, che indica qualcosa di non scritto; e proprio a questo qualcosa l'autore si riferisce per indicare tutti i detti di Gesù che non erano rientrati nella stesura dei vangeli canonici. Il suo interesse era quello di trovare, attraverso un lavoro critico, di ritrovare le autentiche parole di Gesù, che erano rimaste escluse dai vangeli canonici. Il risultato del lavoro fu piuttosto deludente e questa prospettiva di indagine, risultò essere troppo restritta. L'interesse verso questo tipo di lavoro ebbe però due conseguenze:
  1. La prima, fu quella di riconoscere maggiore credibilità alle tradizioni extracanoniche delle parole di Gesù;
  2. La seconda, fu il prodursi di un sostanziale cambiamento di prospettiva, che fece
sviluppare un nuovo obiettivo: ricostruire le modalità, le occasioni e le finalità delle raccolte delle parole di Gesù nelle prime comunità di quanti si richiamavano a lui. Ci sono alcuni esempi interessanti:

  13

 “ha detto: ci saranno scissioni e dissensi”: è il secondo dei 4 detti di Gesù, che viene citato da Giustino. Sono introdotti da una affermazione dell'autore, secondo cui Gesù avrebbe anticipato ai suoi discepoli ciò che sarebbe successo. Quello che l'autore cita, non proviene dai Sinottici, ma da una linea di tradizione indipendente;

“anche per questo il Signore nostro Gesù Cristo ha detto: nella condizione in cui vi sorprenderà, in quella anche vi giudicherà”: questo è citato anche da Cipriano di Cartagine e nel Liber graduum siriaco come parola di Gesù.

Dettagli
A.A. 2012-2013
20 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/07 Storia del cristianesimo e delle chiese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jessicabortuzzo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del cristianesimo antico e medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Colombi Emanuela.