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LIBRO GRECO-ROMANO

Lettore moderno e lettore antico sono distanti l'uno dall'altro per due mutamenti decisivi:

  1. Il passaggio da rotolo a codice, che avvenne tra il II e il IV secolo;
  2. Il passaggio dal libro manoscritto al libro a stampa, che avvenne nel XV secolo.

Nell'antichità romana il libro tipico era il ROTOLO, che poteva essere realizzato con il papiro o con la pergamena. Il papiro veniva prodotto da una pianta che porta lo stesso nome, era diffuso in Egitto, che diventò il centro di manifattura e commercio del papiro e fu sicuramente il mezzo scrittorio più diffuso nell'antichità. La pergamena, invece, era realizzata attraverso la lavorazione delle pelli animali e sembra aver preso inizio nel III secolo. Il rotolo è ben attestato nel giudaismo ed era la forma usata in età biblica e nella Scrittura giudaica viene nominato spesso.

I primissimi libri cristiani conosciuti non hanno la forma del rotolo di papiro, ma quella...

Il testo che segue descrive il codice di papiro, ossia di un libro a fogli, modello del libro moderno. Durante gli scavi in Egitto fu trovato vario materiale, spesso molto frammentario e che presenta testi di natura molto diversa:

  1. Per la maggior parte sono documenti, come conti, ricevute, inventari, libri scolastici;
  2. Ci sono anche lettere, testi magici, testi giudaici, copie di opere greche e latine, testi cristiani.

I primi testi cristiani appartengono al II secolo. La differenza di questi testi è la forma, che spesso assume quella del codice, anziché quella del rotolo. In ogni caso, per capire in profondità il passaggio da rotolo a codice bisogna ricordare come, nell'antichità, un codice non era visto come un libro, bensì come un taccuino e le sue connotazioni erano private e pratiche.

Le caratteristiche del codice si possono trovare nella sua storia:

  1. Il suo nome CAUDEX significava PEZZO DI LEGNO e denominava una tavoletta di legno utilizzata per scrivere.
  2. Il legno era

Tagliata sottile e sulla superficie levigata e sbiancata si poteva scrivere con penna e inchiostro. Frequentemente la superficie era ricoperta di cera e spesso era colorata per scrivere con uno stilo di metallo.

I romani distinguevano tra piccolo e grande formato. Le tavolette potevano essere utilizzate per annotazioni di ogni genere. Per i romani avevano anche impieghi archivistici.

Le tavolette vennero poi rimpiazzate da fogli di pergamena o di papiro legati insieme. La prima menzione di un taccuino in pergamena risale alla fine del I secolo e si deve a Quintiliano che usa il termine "membrana". La sostituzione delle tavolette lignee con fogli di pergamena o di papiro non modificò lo statuto del codice, che rimase comunque un taccuino. Alla fine del I secolo il codice smise di essere un semplice taccuino e cominciò a sostituire il rotolo tradizionale, anche se l'uso letterario era molto raro. Alla luce di quanto emerge dai manoscritti superstiti e

dalla loro datazione, alcuni studiosi hanno elaborato alcune teorie.
Roberts e Skeats affermano che i cristiani cominciarono a servirsi per primi e in misura ingente dei codici per i loro scritti e con questa pratica furono controcorrente rispetto alla consuetudine di altre civiltà antiche. Questa affermazione fu oggetto di numerose contestazioni.
Joseph van Haestl obiettato che la datazione stimata al II secolo è troppo alta e molti codici cristiani risalgono in realtà alla metà del II secolo e alcuni addirittura agli inizi del III. Constata che il fenomeno di transizione non sia tipicamente cristiano e che il fattore che contraddistingue l'ambito cristiano è solo la rapidità del cambiamento.
Ci sono vari motivi per cui noi riusciamo a dare una spiegazione a questa rapidità:
1. Motivazioni economiche: sicuramente il codice comportava un dispendio di denaro minore, ma sicuramente non può questa essere la motivazione fondante, in

1. Presupposizione sociale: si potrebbe presupporre che tutti i cristiani appartenessero alla classe media-inferiore e utilizzassero il codice perché era una forma di libro più modesta. Tuttavia, non possiamo utilizzare questa motivazione come spiegazione della scelta del codice.

2. Comodità d'uso: sono stati evidenziati alcuni vantaggi del codice rispetto ad altri supporti scrittori. Era sicuramente più facile da usare, poteva essere tenuto in una mano sola e non necessitava di essere avvolto.

CODICE ROTOLO

Era compatto e meno ingombrante rispetto ai rotoli, riducendo quasi della metà il materiale necessario per un testo lungo.

Era capiente, poiché poteva contenere un testo lungo in un solo oggetto.

Il codice era funzionale per i cristiani grazie alla facilità di rinvio.

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3. Causa materiale: si suppone che uno scritto protocristiano fosse

Stato pubblicato originariamente in un codice e che l'autorità del suo contenuto si sia trasferita al tipo di libro in cui il testo era contenuto fino a far diventare il codice la forma normale del libro cristiano.

Lo stesso Roberts avanzò anche un'altra ipotesi: suppose che il Vangelo fosse stato scritto in un codice di pergamena, impiegato per prendere appunti. Per sostenere la sua idea, egli richiamava l'attenzione sulla possibile origine romana del codice di pergamena e sulla frequenza con cui Marco è stato associato a Roma.

Questa ipotesi è stata oggetto di molte contestazioni per la sua ingegnosità. Riconoscendo la debolezza della sua ipotesi di partenza, allora, Roberts ha elaborato un'altra proposta per comprendere la precoce e anomala prevalenza del codice nelle cerchie cristiane.

Roberts e Skeats cominciano con l'osservazione che nel giudaismo, vi siano attestazioni che provano come singole disposizioni halakiche venissero

Annotate su tavolette cerate e forse su codici di papiro. Con questo precedente, ipotizzano che i primi cristiani possano aver usato delle tavolette per trascrivere la legge orale pronunciata da Gesù. Una volta diventata una sorta di vangelo, questa narrazione, a loro dire, sarebbe stata trascritta in un codice e visto che esso avrebbe contenuto un testo autorevole, questo contribuì ad affermare anche la forma del codice.

L'ipotesi continua a non essere plausibile: infatti per dimostrare l'uso di codici papiracei i due studiosi danno falsa interpretazione di notizie vaghe e tarde. In breve, le loro ipotesi non reggono e sono semplicemente campate per aria, ma il presupposto di partenza può essere considerato valido: nella pubblicazione e circolazione dei primi scritti cristiani si deve essere introdotto un mutamento decisivo che permise l'affermazione del codice nell'uso cristiano ed è verosimile che questo cambiamento riguardi.

L'autorità assegnata a uno o più testi. Di nessuno dei vangeli possiamo dire che avesse raggiunto una reputazione consolidata e generale superiore alla tradizione orale e agli altri scritti evangelici. Quello che è diverso è la situazione delle epistole paoline. Le origini della raccolta rimangono oscure. Nel corso del II secolo furono realizzate due distinte versioni della raccolta di epistole:

  1. Edizione usata da Marcione: 10 epistole in questo ordine
    • Galati
    • 1-2 Corinti
    • Romani
    • 1-2 Tessalonicesi
    • lettera ai laodicesi
    • Colossesi
    • Filippesi
    • Filemone
  2. Edizione sottesa alla maggior parte dei manoscritti greci: lettere in un ordine diverso
    • Romani
    • Corinti
    • Efesini
    • Galati
    • Filippesi
    • Colossesi
    • Tessalonicesi

Vi sono però numerose testimonianze che ricordano anche una terza edizione antica delle lettere di Paolo. Secondo un'ipotesi...

citata da varie fonti antiche, Paolo aveva scritto a sette chiese, ossia si era rivolto a tutta la chiesa. Ma, visto che non si è conservata nessuna versione di queste sette chiese, possiamo solo ricavarne delle tracce ogni volta che le lettere vengono enumerate per lunghezza decrescente:
  1. Corinti;
  2. Romani;
  3. Efesini;
  4. Tessalonicesi;
  5. Galati;
  6. Filippesi;
  7. Colossesi.
È un ordine basato sulla lunghezza decrescente perché le due lettere ai Corinzi sono considerate come unità, come anche quelle ai Tessalonicesi. Per comprovare l'esistenza di questa edizione dobbiamo compiere una serie di osservazioni:
  1. Esistenza di un'edizione della corrispondenza paolina come Lettere a sette chiese, si collega strettamente a un problema avvertito dalla chiesa antica riguardo alle epistole, quello della loro peculiarità. Paolo scriveva su argomenti di interesse immediato e locale. Si pose poi il problema della circolazione delle epistole paoline in

comunità a cui non erano state indirizzate. La soluzione proposta fu cercare di generalizzarle, ma il tentativo non fu fattibile. Questo è un problema impostosi nel I secolo e l'argomento è a favore di una datazione alta.

Vi sono prove concrete di una relazione tra due edizioni, quella usata da Marcione e quella delle sette chiese. Nella prima, le lettere non sono disposte in ordine di lunghezza decrescente almeno inizialmente, mentre, salvo queste eccezioni, il corpus marcionita è regolato dalla lunghezza decrescente. Questa edizione non conteneva le epistole pastorali e sembra la forma modificata di un'edizione più antica, basata sull'idea che Paolo avesse scritto precisamente a 7 chiese e nella quale le lettere erano disposte in ordine decrescente.

È interessante che alla fine del I secolo e all'inizio del successivo comparissero negli ambienti cristiani altri due gruppi di lettere indirizzate a sette comunità.

chiese:lettere all'inizio dell'Apocalisse e le lettere di Ignazio di Antiochia. Il gruppo di sette lettere nell'Apocalisse è una creazione letteraria dell'autore del libro, mentre il gruppo di quelle di Ignazio è creazione letteraria di Policarpo. Nessuno dei gruppi è imitazione dell'altro. Si hanno quindi prove ingenti dell'esistenza di una raccolta paolina di dieci lettere, disposte secondo il principio della lunghezza decrescente, che computava unicamente quelle indirizzate a una singola comunità, sottolineando il fatto che Paolo avesse scritto a 7 chiese.

In che libro fu pubblicata la raccolta delle epistole paoline? Se le lettere fossero state disposte in più rotoli, si sarebbe eclissato completamente il messaggio paolino, giacché ogni lettera poteva essere presa singolarmente e perdersi in questo modo. Non si possono fare ipotesi.

Dettagli
A.A. 2012-2013
53 pagine
18 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/07 Storia del cristianesimo e delle chiese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jessicabortuzzo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del cristianesimo antico e medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Colombi Emanuela.