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BIBLIOGRAFIA
Adam Arvidsson, Marketing Modernity, 2003. E' il libro più bello sulla storia della
pubblicità in Italia, fatto da un sociologo. È professore associato di comunicazione
alla Statale, è il massimo esperto europeo di marche. È autore anche di Brands, sul
concetto della marca.
La sintesi del discorso sulla pubblicità in Italia è in Immaginare la benzina, di F.
Fasce, su 900. Per una storia del tempo presente.
La riflessione sul piano internazionale è invece molto avanzata: i titoli sono
tantissimi, se ne trova una sintesi in L'anima del commercio, F. Fasce, Carrocci.
Sul secondo dopoguerra, uno studioso di design di Venezia, Carlo Vinti.
USA TRA LE DUE GUERRE
Il caso americano è un battistrada perchè per molti versi gli USA hanno costituito una
tendenza avanzata.
Manifesto prodotto alla fine della I GM nell'ambito dell'enorme campagna
propagandistica. I pubblicitari sono ormai strutturati come agenzie, con quella
divisione del lavoro. Da questo periodo emergeranno i reparti di ricerca, di indagine
di mercato. Primi tentativi di sondaggi (nome degli anni '30) per provare a vedere se
si riesce a capire dove è orientato il consumatore. C'è però l'influsso di orientamenti e
pregiudizi. Tra la fine del '18 e l'inizio del '19 servono fondi per la ricostruzione (I am
New York and this is my creed): il copy è Bruce Barton, una delle figure chiave del
'900. Bruce Barton, è laureato: i pubblicitari hanno una laurea, sono dei professionisti
in genere di estrazione giornalistica che si trasferiscono in questo mercato in crescita.
Gli anni '20 sono anni di grande crescita economica, quindi anche di grande domanda
pubblicitaria. Barton immagina quest'idea di una New York soffusa di ombre: le
ombre del futuro – non si sa se si vincerà la guerra -. E' una New York tra le ombre,
con la statua della libertà che svetta, disegnata da Joseph Pennell, un grande pittore
americano del novecento. Negli stessi anni, a fare l'art dentro la pubblicità troveremo
pittori come Hopper. Bruce Barton nell'immediato dopoguerra si afferma come il
copy più innovativo: fonda una propria agenzia (BBDO), ancora oggi attiva anche se
è stata inglobata in un gioco di concentrazione che si è sviluppato dagli anni '80 in
poi. È un'agenzia che si segnala soprattutto per la inventività delle idee di Barton: si
parla degli anni '20, le agenzie che continuano a predominare sono Ayer,
Lord&Thomas e JWT. BBDO si segnala per alcune campagna particolarmente
innovative, Barton è anche un grande teorico della pubblicità, scrive articoli cercando
di legittimare il ruolo dei pubblicitari. Barton ha anche interessi politici repubblicani:
è uno dei primi pubblicitari ad essere interessato alla politica. È famoso, anche se la
sua agenzia in questa fase non è in testa al fatturato: è innovativa, ma pionieristica,
d'avanguardia. Una campagna per la General Motors è del tipo di quella di Ayer
(pubblicità istituzionale, non di prodotto: si vende l'immagine dell'impresa). Superata
la stretta della riconversione, gli anni '20 sono ricordati fino al '25 come un'epoca di
grande crescita economica: la macchina produttiva statunitense mette in campo una
capacità assolutamente straordinaria. Gli USA sono diventati definitivamente
l'officina del mondo, in virtù dei beni di consumo durevole (cinema, auto, frigoriferi,
radio). Si diffonde il consumo fino al ceto medio inferiore: bisogna rafforzare il
sistema distributivo e crescita della pubblicità. Contemporaneamente, si riduce la
sfida sociale, gli imprenditori respingono la presenza sindacale aiutati dalla Grande
Paura (Sacco e Vanzetti). Il business è centrale, “bisogna tornare alla normalità”
(Coolidge: the business of America is business). Dal momento che non c'è
rivendicazione salariale, dalla metà degli anni '20 i salari si stabilizzano e perdono
contatto con il costo della vita. Si assiste quindi a una progressiva caduta dei
consumi, che è alla base della crisi del '29. Ma nella prima età degli anni '20 si parla
di Nuova Età: diffusione dei nuovi beni di consumo, tra cui spicca l'auto. In origine è
stata un bene rivolto alle elite, qualcosa cambia alla vigilia della I GM quando Ford
applica le catene di montaggio, e c'è l'idea che con salari più alti anche i lavoratori
potranno permettersi l'auto. Negli anni '20 emerge la General Motors che supera la
Ford in base a un'intuizione di mercato: Ford vuole vendere un prodotto medio
indirizzato ad agricoltori e ceto medio inferire (modello T, con un carattere
funzionale), mentre la General Motors lancia l'ipotesi che ci debbano essere diversi
modelli di auto a seconda della disponibilità economica dei consumatori. Si chiamerà
diversificazione produttiva (poi segmentazione). È una rivoluzione del pensiero
commerciale. Inizia a comparire la parola marketing: disciplina che prova a studiare
il mercato, il prodotto in funzione del mercato. Prima non era fatto da uno specialista
né in maniera sistematica. Con la crescita del mercato si pensa che ci sia bisogno di
studiare delle tecniche per piazzare i prodotti. Ford ha avuto delle intuizioni geniali:
la catena di montaggio, unita all'idea che l'auto deve andare a mercati di massa (Ford
è uno degli ultimissimi casi di imprenditore praticone, non è ingegnere), salario più
alto (nel '14 decide di raddoppiare il salario dei propri lavoratori: serve per vendere le
auto anche a loro). L'aumento del salario alla Ford era vincolato a ritmi spaventosi:
negli anni '20 Ford decide che i salari potranno essere relativamente più elevati che
nelle altre imprese, ma vincolati a una disciplina ferrea, e assume come capo del
personale un gangster (gestione fisica dei lavoratori, contando sul fatto che molti
sono migranti). Si cerca di radicare nei lavoratori l'idea che devono rinunciare alle
loro abitudini. Mentre Ford fa questo, la General Motors intuisce che il mercato è
fatto di più fette: Ford gestisce lui stesso l'impresa, mentre la GM ha dei manager di
diversa estrazione sociale, e che quindi hanno una particolare sensibilità per i vari
strati sociali. Marketing come disciplina di analisi del mercato – ancora molto
approssimativa – orientata a vedere nel mercato segmenti diversi con prodotti e
marchi diversi. La GM vende diversi tipi di auto indirizzati a diversi tipi di
popolazione. Deve quindi fare in modo che il pubblico abbia il senso che si tratta
comunque tutti di prodotti GM: mancherebbe se no il passaparola e l'affidamento a
una marca sola. Per la prima volta l'impresa ha delle divisioni che curano ciascuna un
segmento di prodotto, ma deve dare un'immagine unitaria. Nasce allora l'idea di fare
una campagna di pubblicità istituzionale: è un problema di mercato. Si cerca una
serie di immagini e di idee che rafforzino la nozione della GM come un benefattore
dei consumatori, come un attore che produce beni e servizi utili. GM si rivolge alla
BBDO: Barton decide di esaltare la funzione di servizio, in cui l'auto viene associata
a figure carismatiche della comunità statunitense (il pastore religioso, attraverso gli
occhi della Fede: si usa un racconto, il pastore che deve avvicinarsi ai suoi fedeli e lo
fa attraverso l'auto; il medico, that the doctor shall arrive in time). C'è il cinema, non
più il manifesto: Barton venne interpellato da Hollywood perchè scrivesse delle
sceneggiature. Barton fa uno studio delle parole, è polemico nei confronti del
reason-why: sono racconti, bisogna evitare parole troppo lunghe o che non suonano
adeguatamente. C'è un'analisi linguistica del racconto. Non si vende il prodotto
specifico, ma il bene e l'impresa che lo produce. In realtà dietro a questa iniziativa c'è
anche un obbiettivo di natura interna: GM fa questa campagna per rendere edotto il
pubblico che le auto diverse sono tutte GM, ma anche perchè le immagini circolino
all'interno dell'azienda per dare anche ai dipendenti (tecnici e quadri) il senso di
essere parte della GM, non della tua divisione. Costruzione dell'immagine interna:
sono le funzioni della pubblicità istituzionale. È ancora molto difficile misurare i
risultati: siamo prima dei sondaggi e delle ricerche di mercato, in cui Barton non ha
molta fiducia, è prima di tutto un creativo. La sua agenzia prende il premio
dell'associazione dei giornalisti per la campagna più innovativa nel '24 e nel '25. In
realtà dal punto di vista del fatturato la sua agenzia stava indietro rispetto alle tre
predominanti. Per favorire gli acquisti contemporaneamente si introduce la
rateazione: nasce egli anni '20 nella GM. Chi compra a rate sono soprattutto i ceti
medi (non i superiori né gli inferiori). Sono gli anni in cui si sta diffondendo – solo
fino al ceto medio – l'acquisto di azione delle grandi imprese, inclusa GM: le grandi
imprese si finanziano sempre più vendendo le proprie azioni su un mercato azionario
in crescita (tra il 5 il 10% della popolazione usa possiede azioni alla fine degli anni
'20).
la pubblicità partecipa attivamente a questo processo. Nell'ottobre del '29 Barton
scrive un articolo sulla rivista dei pubblicitari nel quale fa una specie di sintesi della
situazione della pubblicità, sottolineando la grande crescita. Di lì a poco scoppia la
crisi del '29, questione di giorni: l'ottimismo di Barton viene clamorosamente
smentito.
(Vediti “il Mestiere delle armi” di Ermanno Olmi e sappimi dire come il nobiluomo
di Mantova sveglia la moglie durante il noioso concerto...)
La crisi del '29 incide ovviamente anche sulla pubblicità, che è tra i primi settori su
cui gli imprenditori tagliano: questa fase di diffusione del consumo si blocca. Si
riducono le commesse, i pubblicitari vengono licenziati, il mercato si fa
estremamente più difficile. Una delle risposte che i pubblicitari provano a dare è
quella di puntare sull'emotività sempre più gridata: se è vero che negli anni '20 è
emersa definitivamente la centralità dell'immagine (il cinema!), negli anni '30 scatta
una logica che è quella di preoccupare il consumatore, infondergli l'idea che gli stia
mancando qualcosa (scare advertising, pubblicità della paura). Si inventano delle
parole, delle presunte malattie (l'alitosi, inventata dai pubblicitari per vendere il
dentifricio). Nella prima metà degli anni '30 cresc