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LA RIVOLUZIONE RUSSA

La Russia era entrata in guerra portandosi dietro molti problemi: disuguaglianza giuridica,

arretratezza della società, impreparazione militare e inoltre la chiamata alle armi diminuì la

produzione agricola. La rottura si ebbe nel marzo 1917 (rivoluzione di Febbraio) a Pietrogrado,

dove una rivolta di operai fu appoggiata dai reparti militari che avevano il compito di reprimerla. Si

formarono i soviet (consigli di operai e soldati), lo zar Nicola II fu costretto ad abdicare e la Duma

(assemblea rappresentativa, una sorta di parlamento) costituì un governo provvisorio costituzional

democratico. In pochi mesi crebbe un’altra forza politica: i bolscevichi con a capo Lenin il quale

sosteneva che bisognava opporsi al governo provvisorio e alla guerra, formare una repubblica di

soviet anziché un regime parlamentare e di nazionalizzare le terre. Dopo il fallimento di un primo

colpo di stato, i bolscevichi instaurarono una dittatura di operai e contadini e la conquista violenta

del potere che avvenne nell’novembre 1917 (rivoluzione d’ottobre) proclamando la fine della guerra

e l’assegnazione delle terre al popolo, nazionalizzazione di ferrovie, banche e industrie.

(il calendario russo è sfasato di una decina di giorni rispetto a quello occidentale).

Il trattato di pace fu firmato a Brest Litovsk nel 1918, dove vennero cedute le province baltiche, la

Bielorussia e l’Ucraina alla Germania.

IL COMUNISMO DI GUERRA (BIENNIO ROSSO)

Dal 1918 al 1920 la Russia fu dilaniata da una guerra civile scatenata dagli oppositori di destra del

regime social rivoluzionario. I bolscevichi furono costretti a instaurare una fortissima dittatura e

riuscirono a superare questa crisi grazie alla creazione di un esercito regolare (l’Armata Rossa).

Il sistema di governo di questi anni fu denominato comunismo di guerra: fu abolito il libero

commercio, si razionarono i beni di consumo alimentari, lavoro obbligatorio e fu abolita la moneta.

Lo stato aveva concentrato nelle proprie mani la vita economica del paese. Il comunismo di guerra

fu un vero fallimento e nel marzo 1919 il partito comunista e quello social-democratico si unirono

dando vita alla repubblica sovietica.

ECONOMIA DEI PAESI EUROPEI NEL DOPOGUERRA

USA: Nel 1924 il governo varò un programma di investimenti per ricostruire la Germania, il Piano

Dawes: si attivò un flusso di capitali dagli USA alla Germania, dalla Germania ai paesi creditori, e

da quest’ultimi di nuovo agli USA. (Dopo la guerra gli stati europei per mantenere lo sforzo bellico

si erano indebitati con gli USA che erano creditori di 3,7 miliardi di dollari). Il 24 ottobre 1929

l’indice della borsa di Wall Street crollò verticalmente provocando forti ripercussioni per tutta

l’economia mondiale e il fallimento di migliaia di banche e la chiusura di molte aziende.

Con la vittoria di Roosevelt nel 1932 fu abolita la via del protezionismo che non aveva portato frutti

all’economia americana e si intraprese una politica del capitalismo democratico. La proposta per

risanare la crisi del 1929 fu il New Deal; svalutazione del dollaro e riordino della circolazione

monetaria per controllare l’inflazione. Inoltre furono approvati dei provvedimenti che tutelavano

anziani, disoccupati, invalidi, libertà dei sindacati, ecc. e per combattere la disoccupazione furono

intraprese una serie di grandi opere pubbliche finanziate dallo stato.

Gran Bretagna: Nel 1918 una riforma elettorale allargò il numero dei votanti: per la prima volta

votarono alle donne. 2

Francia: Il paese dipendeva dai soldi della Germania per la ricostruzione. Nel 1923 fu occupata la

zona del Ruhr in quanto i tedeschi erano in ritardo con i pagamenti per i risarcimenti di guerra .

Germania: Nel 1919 venne promulgata la costituzione dando vita alla repubblica di Weimar. Nel

1924 fu varato il piano Dawes che concesse alla Germania un prestito di 800 milioni di marchi . Nel

1925 il trattato di Locarno sancì l’intangibilità della frontiera franco-tedesca e la smilitarizzazione

della Renania e nel 1926 la Germania entrò nella società delle nazioni.

IL FASCISMO

Nel settembre 1919 un corpo di volontari con a capo G. D’Annunzio occuparono la città di Fiume

annettendola all’Italia, rivendicando le aspirazioni italiane a Versailles.

Il 1919-20 fu un periodo di agitazioni sociali: caroviveri, scioperi operai e occupazione delle terre

da parte dei contadini. Nelle elezioni del 1919 i liberali furono sconfitti dai socialisti e dai popolari.

Alle elezioni del 1920 passò alla ribalta il partito fascista fondato dell’ex socialista Benito

Mussolini che con l’appoggio della grande borghesia terriera e dai grandi industriali si organizzò in

squadre paramilitari scatenando una vera e propria guerra sociale.

Nel 1921 a Livorno l’estrema sinistra del partito socialista fondò il partito comunista che aveva nei

maggiori esponenti Gramsci, Togliatti e Terracini.

Nell’ottobre 1922 Mussolini fece convergere su Roma migliaia di camice nere; il re Vittorio

Emanuele III invece di dichiarare lo stato d’assedio sancì il successo della Marcia su Roma e

incaricò Mussolini di formare il governo; si costituì il Gran Consiglio del Fascismo e la Milizia.

Nel 1923 fu varata la Legge Acerbo che attribuiva il 65% dei seggi in parlamento alla coalizione

che avesse raggiunto il 25% dei voti; il leader dei socialisti G. Matteotti si oppose denunciando alla

Camera gli imbrogli e le violenze commessi dai fascisti che successivamente lo sequestrarono e lo

uccisero. I partiti d’opposizione reagirono abbandonando il parlamento (secessione dell’Aventino)

nella speranza di un intervento del re, che però si astenne da ogni iniziativa. In seguito il governo fu

svincolato dal voto di fiducia del parlamento e nel 1926 furono sciolti tutti i partiti tranne quello

fascista, soppressione della libertà di stampa e associazione, reintroduzione della pena di morte.

Nel febbraio 1929 Pio XI concluse con il duce l’atto di conciliazione fra chiesa e lo stato italiano: i

Patti Lateranensi riconoscevano reciprocamente il regno d’Italia e il Vaticano.

Si passò da una politica liberale ad una protezionistica e di maggiore intervento statale: la battaglia

del grano doveva portare il paese a produrre una quantità di cereali sufficiente per sfamare almeno

tutta la popolazione italiana; il regime esercitò controlli sulla scuola, cultura, impegnandosi nelle

comunicazioni di massa come la radio o il cinema che furono i mezzi di propaganda del regime.

Nel 1935 le aspirazioni imperiali del regime sfociarono nell’attacco all’Etiopia; questo atto di forza

rinsaldò i rapporti fra Italia e Germania e l’anno successivo (1936) si consacrò un’intesa: l’Asse

Roma – Berlino. Nel 1937 l’Italia uscì dalla società delle nazioni e nel 1939 ci fu l’annessione

dell’Albania. Nel maggio 1939 Italia e Germania firmarono il Patto d’Acciaio, un’alleanza sia per

una guerra difensiva che offensiva. Nel 1936 si diffuse un politica anti-ebraica culminata con le

leggi razziali del 1938; l’antisemitismo non era un elemento del fascismo ma corrispose alla

volontà di Mussolini di allinearsi alla politica di Hitler.

IL NAZISMO

Il successo del nazismo è strettamente legato alla crisi del 1929: fu allora che la maggioranza dei

tedeschi perse fiducia nella repubblica di Weimar prestando ascolto alla propaganda del nazismo

che in pochi anni ebbe una forte ascesa. Alle elezioni del 1928 ottenne il 2% dei voti; nel 1930 il

18% dei voti. Alle strutture di partito si aggiunsero le SA (sezioni d’assalto create nel 1921

protagoniste di violenze contro comunisti e socialisti) e le SS (milizie di protezione create nel 1926

e che fungevano da guardia del corpo di Hitler). La chiave propagandistica del partito nazional-

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socialista (nazista) fu l’idea di una riscossa contro l’umiliazione subita dalla Germania nella I guerra

mondiale e la pace punitiva inflitta dai vincitori. Nel 1932 il partito nazista ottenne il 37% dei voti e

a gennaio 1937 Hitler fu nominato Cancelliere e incaricato di formare il nuovo governo. Nel

febbraio 1933 fu sciolto il parlamento e pochi giorni dopo fu incendiata la sede (Reichstag), furono

arrestati i principali esponenti comunisti, venne soppressa la libertà di stampa, opinione,

associazione. Nel 1934 con il pretesto di aver scoperto un colpo di stato da parte dell’ala estremista

del partito nazista fece assassinare l’intero stato maggiore delle SA (“la notte dei lunghi coltelli”) e

dopo la morte del presidente della Germania Hindemburg si fece nominare capo dello stato

acquistando poteri illimitati. Nel 1935 con le leggi di Norimberga gli ebrei vennero legalmente

discriminati e privati di ogni diritto.

Il regime nazista voleva revisionare i trattati di Versailles facendo affidamento su una politica di

accordi diplomatici. Nel 1936 la Wehrmact (l’esercito) superò di 5 volte il numero massimo fissato

dai trattati di Versailles ed inoltre occupò la Renanina che secondo gli accordi doveva rimanere

smilitarizzata. Hitler dichiarò che la guerra sarebbe scoppiata entro il 1938 con gli obiettivi di

Austria, Cecoslovacchia, senza però escludere Francia e Inghilterra. Nel 1938 vennero annessi i

territori dei Sudeti e l’Austria (Anschuss cioè annessione) la Boemia e la Moravia.

STALINISMO E NEP

Dopo le drammatiche vicende dal 1914-20 la Russia entrò in una fase di ripresa economica grazie

alla NEP (Nuova Politica Europea) varata nel 1921. Fu reintrodotto il mercato libero interno,

ripristino di un’economia monetaria, abolizione del lavoro obbligatorio favorendo la crescita

dell’economia e della popolazione. Nel 1922 Russia, Bielorussia, Ucraina, Transcaucasica

costituirono l’URSS (Unione Repubbliche Socialiste Sovietiche), dando vita a uno stato federale.

Nel 1924 Stalin successe a Lenin restituendo una dimensione di massa al partito, assumendo pieni

poteri accentrando l’autoritarismo interno. La NEP fu sostituita da un’economia centralizzata che

prevedeva 3 piani quinquennali ‘28-32; ‘33-37; e il terzo interrotto per la guerra.. Nel 1929 Stalin

lanciò la collettivizzazione forzata dell’agricoltura costringendo i contadini ad entrare in aziende e

cooperative statali. Questi risultati furono ottenuti con duri mezzi repressivi che andavano

dall’esproprio alla deportazione di massa , alla fucilazione. Lo stato e il partito comunista assunsero

una struttura sempre più gerarchica e centralizzata: l’obiettivo divenne creare uno stato onnipotente

tutore del gerarchico prodotto dall’industrializzazione. Stalin aveva un potere personale immenso e

l’intero sistema era soggiogato dal dominio di un autocrate.

ORIGINI DELLA II GUERRA MONDIALE

In gran parte la II guerra mondiale ebbe origine d

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
6 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher magister79 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di L'Aquila o del prof Signorelli Alfio.