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5) IL DISGELO E LA GUERRA FREDDA DI MOVIMENTO

Romanzo “Il disgelo ”: composto dallo scrittore sovietico Ehrenburg; composto negli anni 1953­1955; pubblicato in due

parti nel 1954 e nel 1956. Entrambe le parti si concludevano nel momento in cui al rigido inverno russo seguiva il disgelo

che preannunciava l’avvento della primavera. Dal romanzo traspariva il mutamento politico e culturale che si verificò in

Unione Sovietica dopo la morte di Stalin. Romanzo tradotto in diverse lingue.

Film “Cieli Puliti ” del 1961: prodotto da Cukrai; prodotto esemplare del cinema del disgelo, di nobile patriottismo, di

moderato antistalinismo e nel contempo del tutto reticente sulla natura stessa dello stalinismo.

Il termine “disgelo” descriveva , pur nelle tensioni ancora presenti, un salto di paradigma storico­politico e la situazione

stessa delle relazioni internazionali (la guerra di Corea era finita; la guerra d’Indocina era ancora in corso ma si capiva

che la vittoria non sarebbe sfuggita ai comunisti vietnamiti).

In Europa, la situazione si compattava, segno dell’affermarsi del containment. La Jugoslavia, pur rimanendo

indipendente, subì una svolta autoritaria di tipo sovietizzante; la Germania occidentale procedette lungo la strada del

riarmo.

Nell’URSS il partito di Chruscev aveva ancora la preminenza, ma non totale, sullo Stato: si confermava un Partito­Stato

in grado di prevalere, ma con autorità d’ora in poi decrescente, e senza l’uso indiscriminato del terrore, sullo Stato

propriamente detto. Concentrata sui problemi interni e sulle lotte tra i successori di Stalin, l’URSS allentò, sia pur di

poco, e senza rendersene conto, la presa sui paesi satelliti. La dissoluzione del Cominform (17 aprile 1956) che

comportava il “rispetto delle particolarità e delle condizioni nazionali dei diversi paesi”, non avrebbe potuto non

innescare, insieme a una grande speranza di liberazione, dissensi e rivolte antisovietiche e anticomuniste: ciò accadde

in Polonia ma soprattutto in Ungheria (ottobre­novembre 1956).

Era entrato in azione quel fenomeno che alcuni storici definiscono “legge di Tocqueville”: tutte le volte che un potere

autarchico­dispotico e arcaico o anche totalitario o post­totalitario cerca in una situazione ritenuta difficile di mutare

direzione e di attuare trasformazioni e riforme, spalanca attese e speranze che si rovesciano in una eterogenesi dei fini;

proprio le attese e le speranze finiscono per minacciare e l’impalcatura politica esistente.

5 maggio 1955: la Repubblica Federale Tedesca, venuta meno l’occupazione militare alleata, aveva riconquistato la

piena sovranità.

9 maggio 1955: la Germania entra nella NATO.

14 maggio 1955: su iniziativa sovietica, i paesi del blocco orientale avevano costituito il Patto di Varsavia, organismo che

fu sempre sottoposto all’URSS; organismo multinazionale di polizia volto a controllare a livello militare il territorio

dell’Europa orientale.

Intanto, però, mentre il containment era diventata l’assetto pratico del mondo con la nuova amministrazione

repubblicana, la strategia sembrava essere mutata. Il “disgelo” o “distensione”, imponevano come contrappeso,

l’elaborazione di una politica più organica e aggressiva. Il containment sembrava non essere più sufficiente. Occorreva

allora promuovere un’azione dinamica, ispirata ai valori americani e mirata soprattutto alla liberazione dei popoli

sottomessi ai regimi comunisti e all’egemonismo dell’URSS. La campagna elettorale fece propria questa posizione e la

dottrina della nuova amministrazione repubblicana fu poi nota come roll­back: strategia in grado non solo di “contenere” i

sovietici, ma anche di farli arretrare e di togliere loro quelle posizioni di forza che, secondo i repubblicani aveva acquisito

grazie al presunto lassismo dell’amministrazione Truman e all’ingenuo e pericoloso progressismo delle precedenti

amministrazioni Roosevelt. Le posizioni di forza i sovietici le avevano acquistate sconfiggendo il Terzo Reich sul fronte

orientale e attestandosi sui territori conquistati.

A partire dal 4 ottobre 1957, con il lancio nello spazio del primo satellite artificiale, l’URSS, oltre ad acquisire un gran

successo tecnologico, otterrà anche una compensazione sul piano militare: se gli americani avevano ordigni più potenti,

i sovietici disponevano di una tecnologia spaziale e missilistica più avanzata.

Nel 1956 si finì con il dichiarare di fatto esaurito il dogma leninista e con il proclamare “evitabile” la guerra. Si proclamò

esplicitamente “I capitalisti non ci tocchino, noi non toccheremo i capitalisti”. Ciò fu all’origine della teoria della

coesistenza pacifica, ciò che gli americani definivano “dissuasione”. Si può sostenere che l’unico roll­back del 1956 fu

quello nei confronti della disastrosa azione militare anglo­francese a Suez, in seguito alla nazionalizzazione egiziana del

canale. Tutto ciò accadde mentre era in corso, nel Sinai, la seconda guerra arabo­israeliana. Da una parte gli sconfitti

politici furono gli inglesi e i francesi; dall’altra parte i vincitori politici, ancora una volta furono i rivali sovietici e americani.

L’eclisse del colonialismo stesso rafforzava certo gli USA, dal punto di vista della globalizzazione della loro leadership,

ma complicava nel contempo la vita della stessa superpotenza americana, impegnata a impedire la sempre possibile

trasformazione dell’anticolonialismo in comunismo. E creava qualche problema persino all’Unione Sovietica. La

presenza della Cina aveva messo in movimento un diverso modello di comunismo, che definiremo, per distinguerlo dal

comunismo­bolscevismo di marca sovietica, il comunismo­decolonizzazione, dalle forti venature nazionalistiche e

indipendentistiche.

L’unità del comunismo mondiale durò non più di dieci anni (1949­1959). Con il venir meno degli imperi coloniali,

proliferavano nel mondo gli Stati. I valori su cui sorgevano non erano ufficialmente quelli del nazionalismo. I valori

esplicitati erano piuttosto quelli dell’indipendentismo politico ed economico. In Africa, ad esempio, gli Stati non furono

Stati­Nazione, ma un mosaico, difficile da governare, di microstrutture o sottostrutture tribali, sui cui poterono installarsi

forme di neocolonialismo esogeno.

In Indonesia, a Bandung, (17­24 aprile 1955) alla Conferenza neutralistica e anticolonialista, ventinove Stati d’Asia e

d’Africa nuovissimi e antichissimi avevano dato vita a quel che poi sarà il movimento dei non­allineati. Dopo numerose

discussioni, si arrivò a una condanna del colonialismo “in tutte le sue forme”.

Mosca, nonostante tutto uscì in quel momento avvantaggiata. Fu questo, dopo la morte di Stalin, e prima dell’intervento

a Budapest e della rottura con la Cina, il suo momento di maggior prestigio.

Numerosi furono i sistemi di alleanze che, complice la guerra fredda, vennero creati: l’Organizzazione degli Stati

Americani, la NATO, il Patto del Pacifico, l’Organizzazione del Trattato centrale, il Patto di Varsavia, il Patto Balcanico, la

Lega Araba e altri ancora.

Il disgelo e il roll­back si trovarono a coesistere come due fratelli nemici ma inseparabili, e non del tutto pacificamente:

più volte si discusse di sospensione degli esperimenti nucleari.

1957: era stata esposta la “dottrina Eisenhower” siccome i sovietici, dopo la crisi di Suez, avevano concesso aiuti

ð

militari ed economici alle’Egitto, all’Iraq e alla Siria, la dottrina Eisenhower consistette allora nell’offrire aiuto, nel Medio

Oriente, a quanti, minacciati dal comunismo, avessero bisogno dell’intervento americano, e ciò avvenne soprattutto in

Libano.

3 gennaio 1959: le forze guerrigliere di Fidel castro occuparono L’Avana abbattendo la dittatura di Fulgencio Batista. Il 7

gennaio gli americani riconobbero prontamente il nuovo regime. Castro si recò a Washington per sollecitare l’aiuto

americano in vista dello sviluppo economico dell’isola ma non si approdò a nulla di soddisfacente. Il 4 giugno venne

allora approvata una riforma agraria che prevedeva l’esproprio di grandi proprietà statunitensi. Vi fu di conseguenza un

irrigidimento americano. Il 13 febbraio 1960 si arrivò a un accordo commerciale con l’URSS; gli Stati Uniti ruppero le

relazioni internazionali con Cuba. Fidel Castro si proclamò marxista­leninista e partner politico dell’URSS.

La guerriglia degli anni successivi, in America Latina, fu poi un tentativo, fallito, di ripetere il successo castrista contro le

oligarchie nazionali, contro i regimi militari e anche contro la protezione loro accordata dagli Stati Uniti a difesa della

propria egemonia economica sull’intero continente.

Il quinquennio 1957­1962, anni in cui si lanciava la “coesistenza pacifica” , fu caratterizzato da tanti improvvisi rischi di

guerra. Fu tra l’altro un periodo di rilancio economico­produttivo e di modernizzazione, oltre che strutturale, degli stili di

vita. La tensione raggiunge il massimo grado. Questi anni furono definiti Crisis Years. Si pensi alla crisi di Berlino del

1958­1961 culminata con l’erezione del muro. Chruscev, a dimostrazione del fatto che l’URSS considerava incompiuta la

propria presenza in Europa, aveva proposta la creazione di una città libera di Berlino Ovest ma occidentali e berlinesi

rifiutarono.

Nel 1960 ci fu l’affare dell’aereo spia americano U­2, abbattuto in Unione Sovietica, un affare gestito dai sovietici con

astuzia e con straordinaria sapienza mediatica. Gli americani, che nulla sapevano della sorte del pilota sostennero che si

trattava di un aereo impiegato in studi meteorologici. Saltò allora fuori, vivo e vegeto, il pilota, Francis Powers, il quale

ammise la natura spionistica della sua missione. Powers fu processato e confermò le confessioni fatte in precedenza. I

rapporti tra i due paesi avevano subito nel frattempo una brusca virata negativa.

Vienna, 3­4 giugno 1960: nuovo incontro tra Kennedy e Chruscev riguardante la messa al bando degli esperimenti

nucleari e il disarmo. Nell’agenda vi era sempre la questione di Berlino ma nessun accordo potè essere trovato. Il 13

agosto, il governo della DDR, esasperato dalle continue fughe dei cittadini tedesco­orientali in Occidente, adottò una

misura drastica: chiuse il confine tra le due zone della città e costruì il famoso muro che separò il confine tra Est e Ovest,

tra mondo libero (o imperialismo) e comunismo (o regime dispotico sovietico). Il muro divenne simbolo della guerra

fredda stessa. In realtà fu la conseguenza a scoppio ritardato della sconfitta sovietica del 1948­1949 e la notarile presa

d’atto di un containment rivelatosi

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Publisher
A.A. 2013-2014
17 pagine
5 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pietrolicini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Scirocco Giovanni.