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ANARCHICI E OPERAISTI

Cafiero, Costa, Malatesta, fedeli a Bakunin, cercano di organizzare moti insurrezionali, il loro

fallimento, però, fece capire che era necessario elaborare un programma concreto a un vero e

proprio partito.

Nel 1882, alcune associazioni milanesi diedero vita a una formazione politica autonoma: il Partito

operaio italiano gli “operaisti” cercano di stabilire un contatto con il proletariato rurale della

Bassa padana.

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FILIPPO TURATI

Fra il 1887 e il 1893, nacquero le prime organizzazioni sindacali di carattere nazionale.

Filippo Turati, intellettuale milanese, fu il protagonista delle vicende che portarono alla nascita del

Partito socialista italiano.

Democratico radicale, fu importante il suo incontro con la russa Anna Kuliscioff, che aveva

notevole esperienza politica (insieme a lei fondò “Critica sociale”, un periodico di aspirazione

socialista) e conoscenza del mondo socialista europeo e anche il contatto con l’ambiente operaio

di Milano (capitale economica italiana).

Posizione di Turati:

autonomia del movimento operaio dalla democrazia borghese;

• rifiuto insurrezionalismo anarchico;

• importanza lotte economiche;

• collegamento tra lotte economiche e politiche;

obiettivo finale del progetto = socializzazione e dei mezzi di produzione.

FONDAZIONE DEL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO

Nel 1892 si riunirono a Genova i delegati di circa 300 fra società operaie, leghe contadine, circoli

politici e associazioni.

I delegati della maggioranza, favorevole all’immediata costituzione di un partito, si distaccano dal

congresso e costituirono il Partito dei lavoratori italiani programma: socializzazione dei mezzi

di produzione attraverso la lotta per il miglioramento della condizione di vita degli operai e la lotta

per conquistare i poteri pubblici

nel 93 assunse il nome definitivo di Partito socialista italiano.

In questo periodo si organizzarono anche le prime federazioni di mestiere (gli edili nel 1886 e i

lavoratori del libro 1893) organizzazioni verticali che riunivano i lavoratori di un settore, e le

Camere del lavoro (diffusesi nel 1891) che erano invece organizzazioni «orizzontali» e territoriali.

Diversamente da altri partiti europei, il PSI dovette presto affrontare la questione dei «lavoratori

della terra», che i socialisti cercarono di organizzare in cooperative e leghe bracciantili.

Tra il 1891 e il 1894 in Sicilia nacque il movimento dei «Fasci siciliani»: artigiani e operai, minatori

delle zolfare e lavoratori delle campagne si unirono (175 fasci con 80% dei 70.000 contadini

siciliani come aderenti).

Movimento non spontaneo, ma organizzato da un gruppo di intellettuali socialisti che diedero vita

all’aspirazione al possesso individuale delle terre da parte dei contadini.

Dura repressione da parte del governo Crispi.

I CATTOLICI

I cattolici erano una forza avversiva nei confronti delle istituzioni unitarie di cui non riconoscevano

la legittimità.

Nel 1874 (dopo il non expedit) diedero vita a un’organizzazione nazionale chiamata Opera dei

congressi che aveva il compito di convocare periodicamente i congressi delle associazioni

cattoliche operanti in Italia.

Erano ostili nei confronti di: liberalismo laico, democrazia, socialismo.

In seguito, sotto il pontificato di papa Leone XIII, sorsero società di mutuo soccorso,

cooperative agricole e artigiane controllate dal clero

Crispi: Rafforzamento dello Stato e tentazioni autoritarie

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PRIMO GOVERNO CRISPI

Alla morte di Depretis, nel 1887, fu nominato presidente del Consiglio Crispi (Sinistra) poteva

contare sia sulla fiducia a sinistra (grazie al suo passato mazziniano e garibaldino) ma anche dei

conservatori (diviene poi sostenitore della monarchia).

Si fece promotore di un’opera di riorganizzazione e razionalizzazione dell’apparato statale:

- nel 1888 = legge elettorale che ampliava il diritto di voto per le elezioni amministrative e

rendeva elettivi i sindaci dei comuni con + di 10 mila abitanti;

- nuovo Codice penale, Codice Zanardelli che aboliva la pena di morte e riconosceva la

legittimità al diritto di sciopero in realtà la nuova legge di Pubblica sicurezza limitava la

libertà sindacale lasciando alla polizia ampi poteri discrezionali (intervenendo duramente

contro il movimento operaio e le organizzazioni sindacali).

Progetti coloniali di Crispi:

in Africa i possedimenti italiani furono ampliati e riorganizzati col nome di Colonia Eritrea e

venivano poste le basi per una nuova espansione in Somalia.

La politica coloniale suscitava perplessità nella maggioranza perché troppo costosa; Crispi

dovette dimettersi.

PRIMO GOVERNO GIOLITTI

Nel 1892, la presidenza passò a Giovanni Giolitti:

- In politica fiscale mirava a una ripartizione più equa del carico fiscale (in base al

reddito);

- In politica interna era contrario all’intervento repressivo nei confronti del movimento

operaio si rifiutò infatti a ricorrere a misure repressive contro i Fasci Siciliani (dei

lavoratori) che protestavano contro l’aumento delle tasse chiedevano terre da coltivare per i

contadini.

L’ostilità dei conservatori alla politica fiscale indebolì il governo ma furono soprattutto gli scandali

legati alla Banca Romana (che fallì) che fecero cadere il governo Giolitti; sostituito da Crispi.

RITORNO DI CRISPI

In campo economico il nuovo governo avviò una politica di risanamento dei bilancio aumentando

le tasse e completò la riorganizzazione del sistema bancario istituendo la Banca d’Italia.

Per quanto riguarda l’ordine pubblico istituì una serie di leggi repressive convinto che le agitazioni

sociali costituissero un pericolo per la sicurezza dello Stato.

fu proclamato lo stato d’assedio in Sicilia; la repressione militare fu sanguinosa e venne

accompagnata da una più generale repressione poliziesca in tutto il paese.

Il governo fece approvare dal Parlamento con delle leggi che limitavano la libertà di stampa,

riunione, associazione (queste leggi furono definite “antianarchiche”) e di conseguenza il partito

socialista fu dichiarato fuorilegge.

CADUTA DI CRISPI

Durante il suo primo governo, Crispi aveva cercato di stabilire un protettorato sull’Etiopia attraverso

il trattato di Uccialli gli etiopi però reagirono energicamente e le tensioni sfociarono in un

conflitto armato in cui il contingente italiano fu annientato (= sconfitta di Adua, 1896).

Di conseguenza, scoppiarono molte manifestazioni contro la guerra in Africa, Crispi fu costretto a

dimettersi

= dimostrazione che la guerra coloniale era poco sentita dalle masse popolari e dalla maggior

parte della classe dirigente.

 47 16. LA SOCIETÀ DI MASSA

Verso la Società di Massa

Alla fine dell’800 col diffondersi dell’industrializzazione e dei fenomeni di urbanizzazione nei

paesi economicamente più avanzati dell’Europa occidentale e del Nord America si parlava di

“società di massa”, dove la maggioranza di cittadini vivevano in grandi e medi agglomerati urbani,

gli uomini sono a più stretto contatto gli uni con gli altri grazie anche alla disponibilità di mezzi di

trasporto, di comunicazione e di informazione.

Quasi tutti sono produttori o consumatori di beni o servizi nel circolo dell’economia di mercato.

Nel ventennio che precedette la prima guerra mondiale l’economia dei paesi industrializzati

conobbe una fase di espansione intensa e prolungata, se il periodo 1873-95 era stato

caratterizzato dalle innovazioni tecnologiche e dalla nascita di nuove potenze industriali, gli anni

1896 - 1913 furono segnati da uno sviluppo generalizzato della produzione che interessò quasi

tutto i settori e toccò anche paesi nuovi arrivati, come Russia e Italia dove l’indice della produzione

industriale e quella del commercio mondiale risultano più o meno raddoppiati.

I prezzi iniziarono a crescere insieme ai salari, alla popolazione e al reddito pro capite, portando ad

un allargamento del mercato, dove le industrie si trovarono a dover soddisfare una domanda che

assumeva dimensioni di massa vendendo attraverso una rete commerciale sempre più estesa e

ramificata (nelle città, piccoli centri), si moltiplicarono i negozi, crebbero i grandi magazzini in

numero e in dimensioni, si aprirono nuovi canali di vendita con forme di pagamento rateale che

rendevano gli inquisiti più accessibili, i muri dei palazzi e le pagine dei giornali si riempirono di

annunci e cartelloni pubblicitari.

TAYLORISMO E FORDISMO

Nel 1913 nelle officine automobilistiche Ford fu introdotta la prima catena di montaggio che

consente di ridurre i tempi di lavoro, frammentando in piccole operazioni affidate ad un singolo

operaio rendendo il lavoro ripetitivo.

La catena di montaggio fu il culmine di una serie di tentativi volti a migliorare la produttività non

solo mediante l’introduzione di nuove macchine, ma anche attraverso più controlli e sfruttamento

del lavoro umano.

L’ingegnere statunitense Taylor pensò ad un metodo che si basava sullo studio sistematico del

lavoro in fabbrica, sulla rilevazione dei tempi standard necessari per compiere le singole

operazioni e sulla fissazione eliminando le pause ingiustificate e gli sprechi di tempo i lavoratori

però si sentivano spossessati di qualsiasi autonomia oltre che di qualsiasi orgoglio professionale e

vedevano subordinato il loro lavoro agli automatismi delle macchine.

il ceto medio urbano, aumentato dall’espansione del settore terziario e dalla crescita degli

apparati burocratici, si distanziava sempre di più dagli strati superiori della borghesia ed è formato

da: lavoratori dipendenti;

• lavoratori autonomi: che aumentano grazie alla moltiplicazione degli esercizi commerciali

• e di nuove attività segnando il declino delle botteghe artigiane e di alcuni vecchi mestieri.

I dipendenti pubblici si allargavano di pari passo con l’aumento delle competenze dello

• stato e delle amministrazioni locali in materie di sanità, istruzione, trasporti e di altri servizi.

Cresceva anche la massa degli addetti al settore privato che svolgevano mansioni non

• manuali, quelli che più tardi sarebbero stati chiamati “colletti bianchi” (usato per sottolineare

il contrasto con i “colletti blu” delle tute degli operai).

Nella scala dei redditi i ceti medi impiegatizi (colletti bianchi e impiegati statali) occupavano una

posizione molto distante da quella dell’alta borghesia e tendenzialmente più vicina a quella degli

strati privilegiati della classe operaia.

Dal punto di vista della cultura, della mentalità e dei comportamenti sociali, la distinzione

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Publisher
A.A. 2024-2025
230 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pprinci di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Adamo Pietro.