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SPERANZE, ILLUSIONI E DELUSIONI DI UNA MEDIA POTENZA

(1956 – 1989)

Neo-atlantismo e alternativa mediterranea

Il revisionismo atlantico è uno dei modi in cui l'Italia cerca di rendere più

autonoma la politica estera e per tentare di riacquistare il ruolo di media

potenza, smarrito sopo la sconfitta della IIGM.

Il timore di restare esclusi dal gioco diplomatico internazionale si era fatto

sentire con i primi contatti dei due blocchi a Ginevra, ma anche con il

riacutizzarsi della tensione del Mediterraneo.

Ma i progetti di chi si rifà al “neo-atlantismo” (termine coniato dal ministro degli

Esteri Pella nel 1957) sono più ambiziosi:

rivendicare la presenza dell'Italia nel Mediterraneo, dal quale lei stessa si

• era ritirata rinunciando a tutte le colonie

sfruttare le difficoltà che potenze come Francia e GB incontrano nel

• salvaguardare le loro zone di influenza per cercare di sostituirvi una

nostra azione diplomatica più aperta al dialogo con i popoli arabi

dell'area mediterranea e medio-orientale

Nel neo-atlantismo, fenomeno in cui si mescolano pacifismo atlantico e

nazionalismo mediterraneo, si riuniscono personalità molto diverse, con

iniziative eterogenee che hanno in comune la ricerca di un'azione originale

nella condotta della politica estera.

I principali punti di riferimento di questa politica sono:

il Presidente Gronchi

• l'ala dossettiana della DC, rappresentata dal segretario Fanfani e dal

• sindaco di Firenze La Pira

il presidente dell'Eni Mattei

Soprattutto Mattei è l'elemento chiave di questa politica estera, destinato a

giocare un ruolo decisivo fino al 1962, quando morirà in un incidente aereo.

Mattei mira a estendere l'influenza petrolifera di Stato nell'area mediterranea e

per raggiungere i suoi obiettivi non esita a usare i metodi più spregiudicati er

quindi a porsi in rotta di collisione con le “Sette Sorelle”, le sette grandi

compagnie americane estrattrici e venditrici di petrolio. Per questo i rapporti

con gli USA entrarono in crisi, mentre la maggior parte dello schieramento

politico italiano continuerà a mantenere una politica filo-atlantica, cercando di

opporsi a Mattei.

La crisi di Suez del 1956 radicalizza lo scontro, rafforzando il polo che fa capo a

Gronchi, Fanfani e Mattei.

La decisione di Nasser di nazionalizzare il Canale di Suez viene accolta con

prudenza dal governo di Segni, che era schierato con l'atlantismo e assume un

atteggiamento contraddittorio quando le truppe anglo-francesi e israeliane

attaccano l'Egitto.

Il governo prima prende le distanze da Londra e da Parigi e punta

all'internazionalizzazione della crisi come vuole Washington, ma poi si astiene

alle Nazioni Unite quando viene presentata la risoluzione che chiede il ritiro

anglo-francese dal Canale.

Con il ritiro anglo-francese dal Canale a seguito delle minacce nucleari

dell'URSS e per il mancato appoggio USA, si accelera il declino dell'Europa di

fronte al bipolarismo russo-americano.

Infatti questo evento risulta traumatico per l'assetto europeo:

Eden (GB) è costretto a dimettersi e il suo successore Macmillan riprende

• la politica di special relationship con gli USA

il governo del socialista Mollet (Francia) cerca di rafforzare la propria

• autonomia rispetto agli USA, puntando a un consolidamento dei rapporti

con i tedeschi.

A Roma l'instabilità politica è testimoniata dalle frequenti crisi di governo,

• mentre si cerca di aumentare la presenza italiana nell'area mediterranea

e medio-orientale. I fautori del neo-atlantismo accarezzano l'idea di poter

trarre vantaggi dalla sconfitta anglo-francese a Suez, puntando su un

asse privilegiato Roma-Washington.

Proprio per questo Gronchi scrive una lettera a Eisenhower in cui propone

consultazioni speciali tra USA e Italia nel Mediterraneo e nel

medio-oriente. La lettera non fu mai recapitata perché venne bloccata

alla Farnesina dal ministro degli Esteri Martino, in accordo con Segni. A

ciò fa seguito uno scontro istituzionale tra Gronchi e Martino, in cui però

prevale la linea del ministro secondo cui la Costituzione non consente al

Capo dello Stato di intrattenere una politica estera in disaccordo con il

governo.

Tra le iniziative del neo-atlantismo si annovera anche il tentativo

franco-tedesco-italiano di accentuare la cooperazione nucleare, in vista della

costruzione di una bomba atomica comune. Il progetto viene avviato dopo la

Crisi di Suez e prende consistenza dopo che il lancio dello Sputnik e la

costruzione del primo missile intercontinentale hanno messo in dubbio

l'invulnerabilità del territorio americano, creando sconcerto tra gli europei.

L'accordo per la realizzazione dell'atomica comune viene sottoscritto

segretamente nel novembre del 1957 dai ministri della Difesa (Taviani, Strauss

e Chaban-Delmas). L'Italia decide di parteciparvi in extremis ed è significativo

che abbia deciso così nonostante la debolezza del governo Zoli. L'accordo però

svanisce quando de Gaulle torna al potere e decide di agire autonomamente in

campo nucleare, anche se, secondo altre fonti, sarà Fanfani, diventato capo del

governo nel 1958, a sacrificare l'accordo tripartito con l'accordo con gli USA di

accogliere dei missili nucleari a medio raggio sul territorio italiano, obiettivo

perseguito dagli USA per sopperire il pericolo di missile-gap, ovvero il rischio di

una possibile superiorità nucleare dell'URSS e del Patto di Varsavia rispetto al

Patto atlantico.

Numerosi sono gli interrogativi da risolvere:

il ruolo che i fautori del neo-atlantismo (soprattutto Mattei) possono

• avere giocato epr favorire la nascita di un'atomica europea, la cui

realizzazione avrebbe modificato i rapporti euro-americani e avrebbe

inciso anche sull'uso pacifico del nucleare.

Inoltre Mattei in questo periodo sciluppa la sua strategia di penetrazione

in Medio-Oriente con l'accordo di Teheran (1957) con lo scià Pahlevi, che

rivoluziona la prassi seguita dalle multinazionali come le Sette Sorelle

(fondata sul fifty-fifty) e attribuisce al paese produttore di greggio il 75%

dei benefici.

Quindi la politica neo-atlantica sarà strettamente legata alla figura di

Mattei, mentre lo sarà meno a quella di La Pira, anche se fu comunque

molto influente.

Risale a questo periodo di incertezza internazionale l'inclinazione dell'Italia a

puntare a un'azione mediatrice intrisa di terzomondismo e la mancanza di

coerenza nel perseguire gli obiettivi di politica estera: difetti che si faranno

sentire anche in seguito.

Passi incerti per l'apertura a sinistra

Gli anni dal 1958 al 1962 sono segnati da instabilità politica nei rapporti tra Est

e Ovest che in qualche modo influiscono sull'apertura della politica italiana

verso sinistra accelerando o rallentando il processo.

Le elezioni del 1958 decretano la vittoria (non schiacciante) della DC, portando

alla guida del governo Fanfani, che cumula anche le cariche di ministro degli

Esteri e di segretario della DC. È una sorta di “monarchia assoluta”, che però

dura solo 7 mesi, ovvero fino a quando nella DC i nodi tra i fautori dell'apertura

a sinistra e quelli contrari vengono al pettine.

Ma in questi 7 mesi succedono molte cose: l'intenzione di Fanfani è quella di far

convivere le due “anime” nella politica estera italiana: quella ancorata

all'atlantismo e all'europeismo e quella neo-atlantica, che punta a una

maggiore cooperazione fra i paesi dell'area mediterranea, in sintonia con i piani

dell'Eni.

Il primo banco di prova è costituito dalla crisi scoppiata in Iraq dopo l'uccisione

di re Feisal II e dal successivo sbarco dei marines in Libano.

Fanfani permette agli USA di usare l'aeroporto di Capodichino per il trasporto

delle truppe, ma allo stesso tempo vola a Washington per esporre un piano

economico volto ad aiutare i paesi arabi, che gli USA accolgono con sospetto,

capendo che Fanfani conta di stabilire un asse privilegiato fra Italia e USA per

cui in nostro paese dovrebbe ottenere una sorta di mandato fiduciario per

trattare con gli arabi per conto degli USA. Il tutto mentre Mattei metteva in

seria crisi le Sette Sorelle.

Le iniziative di Fanfani misero in allarme gli USA, che lo accusarono di volere

allentare i vincoli della Nato per accattivarsi le simpatie arabe e di aver

promosso un'epurazione all'interno del Ministero degli Esteri (Palazzo Chigi) di

diplomatici filo-atlantici, sostituendovi un gruppo di diplomatici famosi come i

“Mau-Mau”.

In effetti l'accusa non è infondata, perché Fanfani rivoluziona Palazzo Chigi,

licenziando in tronco grandi ambasciatori di grande esperienza (come Longhi)

sostituendo funzionari di cui erano più famose le inclinazioni politiche che le

capacità diplomatiche.

Fanfani però non subisce le accuse americane e chiede un pubblico attestato di

stima al segretatio di Stato Dulles: da questo gesto dipendeva implicitamente

la possibilità che veniva data agli americani di ospitare i loro missili sul nostro

territorio.

Intanto de Gaulle aveva cercato di istituire un “direttorio tripartito” fra USA,

Francia e GB; tentativo volto a riservare a queste nazioni un ruolo prioritario

nell'alleanza atlantica. Questa proposta viene osteggiata dal governo italiano e

tedesco: il disegno gollista mira a ridurre i vantaggi della posizione italiana.

Ma è Kruscev a ricondurre gli Stati europei all'unità: con la crisi di Berlino del

1958, l'URSS lancia un ultimatum, con la minaccia di una pace separata tra

l'URSS e la Repubblica democratica tedesca, dimostrando così che i tempi della

distensione sono ancora lontani.

A seguito di ciò, si allontana la possibilità di un'apertura da parte dei cattolici ai

socialisti, che lo stesso Fanfani intendeva favorire. Nel febbraio 1959 di

istituisce un nuove governo monocolore democristiano guidato da Segni in cui

Pella è di nuovo agli Esteri, dove il paese sembra di nuovo tornato

all'atlantismo.

Nel 1960 torna in campo Gronchi che si reca a Mosca per favorire anche la

penetrazione Eni in Russia. Ma le cose non vanno come previste perché

Kruscev prende a male parole Gronchi e Pella, scatenando un battibecco che si

ripercuote negativamente sull'immagine di Gronchi e sul governo Segni.

Nell'estate del 1960, viene costituito in secondo governo Fanfani: questa volta

egli agisce con più prudenza, anche perché come ministro degli Esteri c'è lo

stesso Segni, sempre da parte dell'atlantismo.

Fanfani riesce a districarsi dal tentativo austri

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
103 pagine
9 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valsfm di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Punzo Maurizio.