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Problemi del Pci:
rapporti con comunisti portoghesi → disastrosi, senza trovare un punto di contatto.
– deterioramento dei rapporti con il Pcf → i comunisti francesi erano contro l'integrazione
– europea e appoggiavano il Portogallo
vicolo cieco imboccato dalla conferenza paneuropea (impasse) → fissata nel novembre del
– 1975, nel luglio i partiti comunisti si riunirono, ma le rispettive posizioni si dimostrarono
inalterate.
posizioni del Pcus sulla questione portoghese → Mosca assolveva senza riserve l'operato di
– Cuhnal ed aprimeva preoccupazione per le condanne espresse dai comunisti italiani,
invitandoli ad evitare dichiarazioni pubbliche che potevano mettere in difficoltà i portoghesi
L'idea dei sovietici e dei tedeschi orientali era quelli di ratificare alla Conferenza un documento
comune che non si limitasse a richiamare Helsinki (che stava per scadere), come proponevano gli
italiani, ma provvisto di un marcato profilo ideologico e internazionalista, in chiave anti-Nato e
anti-Cee. Il Pci proponeva a questo punto che il documento si facesse sui “punti di reale accordo”,
riservandosi di decidere sulla propria condotta finale.
Unico punto di contatto con Tito, con cui Berlinguer fece un'alleanza strategica.
Impasse della possibilità di movimento del Pci nel movimento comunista → data dalla questione
portoghese, la regressione dei comunisti francesi e il conservatorismo sovietico.
In questa situazione, sarebbe parso sensato cambiare interlocutore, ovvero lasciare perdere i francesi
e rivolgersi ai partiti del socialismo europeo. Ma Berlinguer perseguì la sua linea di miglioramento
dei rapporti con il Pcf, miglioramento che non ci fu.
Le diffincoltà nel redarre un documento comune alla conferenza a Berlino fece parlare di
“divergenze parallele” tra il Pci e gli altri partiti comunisti. Ingrao e Amendola chiedevano strade
diverse e più aperte alle socialdemocrazie, suggerimenti che non vennero ascoltati.
Berlinguer e Bufalini proposero la strategia perseguita fino ad allora:
intrecciare rapporti con le forze politiche della sinistra occidentale, mantenendo la priorità
– con quella con i comunisti francesi;
puntare sulla politica internazionale e sulla distensione piuttosto che sui temi del pluralismo
– e della democrazia, per trovare punti di incontro con gli altri partiti comunisti, soprattutto
con i sovietici.
Quindi la priorità erano i rapporti con gli altri partiti comunisti e solo dopo quelli con le
socialdemocrazie europee.
I rapporti con le socialdemocrazie erano infatti ancora in una fase embrionale: in particolare c'era la
Spd di Brandt, con la quale i rapporti erano davvero molto buoni, ma non ci fu mai alcun accordo o
riconoscimento ufficiale, perché nessuno dei due partiti ne sembrava interessato. Ma con l'avvento
alla cancelleria di Schmidt, assai poco benevolo verso i comunisti, i rapporti erano cambiati.
La Westpolitik, quindi, sembrava sempre più lontana.
La strategia di Berlinguer era diversa e combinava la prospettiva di un consolidamento del consenso
nazionale con quella di una rivendicazione di legittimità fondata sul messaggio politico che da
questo momento in poi sarebbe stato chiamato eurocomunismo.
La Conferenza si sarebbe svolta dopo il congresso del Pcus nel febbraio 1976.
Identità e realismo.
Volontà dei sovietici di dialogare ma al tempo stesso non si mostravano disponibili a concessioni
sostanziali sulla preparazione di Berlino, insistendo su dichiarazioni di solidarietà verso i
portoghesi.
Nel 1976 Berlinguer tenne davanti al congresso del Pcus un discorso dove ribadì le posizioni di
principio dei comunisti italiani in tema di pluralismo e democrazia politica, pur tributando un
riconoscimento agli “innegabili progressi” compiuti dall'Urss. → presa di distanza dal modello
sovietico.
Questione sui diritti umani → Sacharov, al quale non venne permesso di ritirare il Nobel, e
Solzenicyn, espulso dall'Urss a causa del suo libro. Gli italiani suggerirono all'Urss di andarci piano
perché la censura e la repressione favorivano le speculazioni antisovietiche, invece di attenuarle. In
altre parole, il Pci riconosceva la fondatezza delle accuse mosse allo scrittore (mettere in pericolo la
distensione), ma non giudicava sbagliati i metodi di persecuzione.
Il tema dei diritti umani fu un altro motivo di attrito con l'Urss, perché la soglia di tolleranza sei
sovietici era davvero molto bassa, nonostante l'atto finale di Helsinki. Il Pci dichiarò che si
dissociava dalle idee liberali di Sacharov, ma che poneva il problema della libertà di espressione in
Urss. Ma il risultato fu solo il rendere più compatti i sovietici, che vedevano in Sacharov un agente
dell'influenza occidentale. Così la possibilità di un punto di accordo fra Pcus e Pci sui diritti umani
si rivelò un fiasco.
Eurocomunismo → termine di conio giornalistico, esso apparì all'opinione pubblica una delle
principali espressioni politiche della potenzialità di cambiamento innescata dalla distensione, specie
dopo che l'avvento di Schmidt aveva ridimensionato la Ostpolitik.
Tatò → idealista: mirava ad esaltare la specificità del Pci e la sua missione universalistica. Per lui il
comunismo sovietico esercitava un ruolo insostituibile nel mondo sia per il mantenimento della
pace sia per prevenire il ritorno del dominio capitalistico.
Somaini → realista: sottolineare il fatto che l'Italia non voleva la crisi atlantica. Meno filosovietico.
Berlinguer sembrò conciliare i due aspetti con una posizione centrista, ispirata al realismo politica
ma senza rinunciare al terreno identitario. Egli dichiara che non vuole alterare gli equilibri tra i
blocchi e non vuole compromettere la partecipazione dell'Italia al processo di unificazione su basi
democratiche della Ce. Ma in un'altra intervista al Corriere lasciò intendere che il percorso politico
dei comunisti italiani era più garantito nell'ambito dell'alleanza occidentale → riconoscimento di
sicurezza e un passo avanti nella collocazione del Pci nel sistema occidentale.
Dopo le elezioni Berlinguer decise di partecipare alla conferenza del comunismo europeo voluta
dall'Urss. Il Pci voleva posticiparla da giugno a settembre per allontanarla dalle elezioni, ma
sovietici e tedeschi dell'Est non vollero. In ogni caso l'Urss non voleva la rottura (infatti non si era
espressa sull'intervista di Berlinguer). Ma Berlinguer non riteneva l'intervista al Corriere fosse una
rottura con l'Urss, ma riteneva solo di aver marcato l'autonomia del Pci e di essere perciò in grado di
stabilire un'intesa con Mosca, basata sulla prospettiva del dopo Helsinki. Inoltre con la fine della
rivoluzione dei garofani e l'emarginazione di Cuhnal la questione portoghese non era nemmeno più
un problema. Il destino dell'intesa Mosca-Pci era affidato alle sorti della distensione e all'idea del
suo graduale sviluppo.
Berlinguer vedeva più convergenza di interessi che dissonanze tra la concezione della distensione
propria e dell'Urss, anche se in realtà l'atteggiamento dell'Urss sembrava suggerire il contrario.
Strategia di Berlinguer → accelerare l'inserimento del Pci nel sistema occidentale, ma non
omologarsi a esso né rinunciare alla specifica collocazione tra Est e Ovest.
Alla conferenza europea del 1976 Berlinguer assume un ruolo di protagonista, perché riesce a fare
cancellare dal documento conclusivo le frasi più aggressive verso l'Europa occidentale e verso la
Nato.
Breznev riconosce una limitata cittadinanza dell'Eurocomunismo nel movimento comunista,
evidentemente per controllarlo meglio e riconosce un ruolo di ponte tra Est e Ovest al Pci.
Kissinger invece dichiara di essere indifferente alla maggiore o minore autonomia dei Pc da Mosca:
per lui quindi non c'erano differenze tra essi (tutti “partiti dittatoriali”), tradendo così una forte
avversione ideologica.
Dopo il risultato elettorale del 20/06/76, che determinò un successo per il Pci (pur non superando la
Dc), in agosto venne varato il “governo delle astensioni” da Andreotti: la necessità del
coinvolgimento dei comunisti per la stabilità del paese inaugurò una nuova stagione della politica
italiana: la “solidarietà nazionale”.
Dopo l'elezione di Carter e l'incontro di Segre con Ted Kennedy si delineava un'apertura degli
americani verso il Pci, così come aveva anche fatto Brandt. In altre parole, malgrado il veto di
Kissinger e malgrado la malcelata insofferenza sovietica, il comunismo italiano suscitava anche
opinioni positive, non solo perché era molto seguito dagli italiani, ma anche grazie alla strategia di
Berlinguer, della sua capacità di distinguere il comunismo italiano dagli altri.
Tra solidarietà nazionale e vincolo bipolare.
1977 → la questione comunista occidentale ormai si identificava con l'azione del Pci, che era il
partito comunista più grande, l'unico con un crescente consenso elettorale e l'unico ad avere accesso
all'area di governo nel blocco occidentale.
Eurocomunismo e compromesso storico sembravano la strategia vincente → si punta allo sviluppo
della solidarietà nazionale per l'ingresso del Pci nel governo, anche se la maggior parte delle forze
politiche non voleva.
Il Pci più che un programma di governo, era dotato di un grande consenso sociale e una forte
impronta etica che Berlinguer sintetizzò con la parola “austerità”.
Il problema fu però l'amministrazione Carter, che non riusciva a prendere una posizione netta: la
politica della “non ingerenza” fece temere l'abbandono del veto americano per il Pci al governo, ma
al tempo stesso Carter sembrava considerare l'eurocomunismo come una minaccia per l'Occidente e
per la Nato.
Per gli americani il Pci era molto avanzato nel processo della destalinizzazione, ma la
partecipazione al governo avrebbe potuto ritardare questa tendenza, mentre invece i sovietici
pensavano l'esatto contrario. → l'Italia era il principale problema europeo per gli Usa.
Sulla stampa sovietica iniziano i primi messaggi di intolleranza, perché il fenomento
eurocomunismo crea grossi problemi ai paesi socialisti perché costituisce un punto di riferimento di
forze diverse che sostengono l'esigenza di cambiamenti profondi.in particolare Breznev sostenenva
che l'eurocomunismo era un atto per separare i partiti comunisti occidentali dai paesi socialisti.
La capacità di attrazione del Pci costituiva un pericolo.
Il discorso di Berlignuer a Berlino aveva smosso il mondo comunista.
In realtà l'eurocomunismo