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La scelta di un'alleanza con la Dc è necessaria perché non ci si può più illudere
sull'alternativa e su un governo di solidarietà nazionale comprendente il Pci in
questa nuova fase della guerra fredda (ancora più drammatica a causa
dell'invasione dell'Afghanistan).
Per Amato un'alleanza con la Dc può solo portare Craxi verso il vecchio
centrismo. Intanto nel Psi le resistenze si stanno spegnendo, come confermano
le dimissioni di Lombardi, perché il Psi si era avviato su una strada da lui non
condivisa, ovvero il ritorno al governo, la carta vincente di Craxi, una soluzione
comunque obbligata, a meno di non ritornare di nuovo alle urne dopo solo neve
mesi.
La scelta di Craxi ha comunque il merito di rompere l'immobilità del sistema
politico. 1980 – 1982
La scelta di governo
La scelta del governo getta scompiglio tra gli intellettuali, che pensano a un
ritorno al passato. → trovano infatti impossibile che dopo anni di discussioni
sulla necessità di un cambiamento radicale ci si ritrovi ad allearsi con la Dc,
l'emblema del vecchio e del corrotto. Si arriva addirittura a pensare che il Psi
sia solo attirato dalla prospettiva del potere.
Queste critiche indispettiscono Craxi, determinato a mettere a tacere i chierici,
soprattutto quelli di Mondoperaio e per farlo taglia i finanziamenti.
Ma che il Psi possa prescindere dall'appoggio della cultura non è del tutto vero,
basti vedere quanto l'attività degli intellettuali sia stata fondamentale per il
rilancio del partito tra il 1976 e il 1980.
Adesso buona parte degli intellettuali si orientano verso il Pci, illudendosi di
avere trovato in Berlinguer un altro principe, più disponibile di Craxi ad
ascoltarli, un'illusione alimentata dallo stato di paralisi del Pci dopo la fine della
solidarietà nazionale. Ma i comunisti, incapaci di affrontare il problema della
loro identità, verranno stravolti dalla dissoluzione dell'Urss.
Ciononostante la polemica dei chierici verso il Psi contribuì a fare del Psi stesso
un campione agli occhi dell'opinione pubblica: la descrizione di un Psi
affezionato alle poltrone, più avido della Dc proprio perché guidato da Craxi,
passa agevolmente in un paese che ha altissimi indici di disaffezione nei
confronti della propria classe politica (65%), per non parlare del 40% che nel
referendum del 1978 ha chiesto l'abrogazione della legge sul finanziamento
statale dei partiti.
Craxi commette l'errore di sottovalutare gli umori antipartitocratici degli
italiani, che dal 1980 in poi crescono sempre di più.
Obiettivo: strappare alla Dc unja fetta di potere e assicurare al Psi il ruolo di
terzo partito a fianco della Dc e del Pci, così da infrangere lo schema bipolare e
garantire esecutivi stabili ed efficienti.
Il Psi inizia ad essere entusiasta di Craxi che riassorbe i suoi avversari interni e
anche i chierici.
Nell'aprile del 1980 Cossiga vara il suo secondo governo, un tricolore Dc, Pri,
Psi, dove entrano 9 ministri socialisti/di area socialista. La Cia parla del secondo
governo Cossiga come la prima grande vittoria craxiana perché infatti in un
colpo solo, egli ha raggiunto tre risultati:
responsabilità nel governo
• la sua influenza personale nel governo
• l'influenza del suo partito
•
Il banco di prova della scelta governativa sono le amministrative del 1980,
dove Craxi ha bisogno di un successo elettorale, che lui peraltro è convinto di
ottenere.
Craxi tenta l'accordo con i radicali (che nelle elezioni del 1979 aveva
raddoppiato i loro consensi) che si dichiararono disponibili a un accordo con il
Psi in cambio del sostegno nel nuovo referendum per l'abrogazione della legge
sull'aborto, ritenuta troppo restrittiva.
La doppia politica dell'accordo con Pannella e quella labour oriented premia il
Psi con un 12,7%, con un 20% a Milano. La vittoria è accresciuta dalla perdita di
terreno del Pci (31,5%) e della Dc (36,8%). → la morsa del bipolarismo si sta
dunque allentando.
Di sicuro la mossa radicale ha giocato al Psi, soprattutto a Milano, dove
Pannella ha lanciato un manifesto-appello al voto socialista.
A Milano Craxi celebra il suo trionfo al Castello Sforzesco:
propone al paese una nuova organizzazione economica e produttiva
• riafferma che i socialisti romangono fedeli alla tradizione del socialismo,
• per smentire gli articoli dell'Unità che parlano del nuovo Psi come un
partito di ceti medi estraneo alla classe operaia.
Craxi vuole rappresentare sia i ceti medi che gli operai → partito
• pigliatutto.
Craxi è comunque consapevole che il Psi ha aperto sono una piccola breccia
negli strati sociali in crescita → Craxi sfrutta il suo potere coalittivo per
ottenere dalla Dc condizioni vantaggiose, alzando il prezzo della partecipazione
al governo, pretendendo una posizione paritaria alla Dc.
Ma il Psi non si può limitare a questo: prova a corteggiare i partiti minori con
scarso successo e cerca l'accordo con Pannella, per realizzare così un
ressemblement mitterandiano.
In teoria rimane ancora la carta dell'alternativa che però è condizionata a un
preventivo riequilibrio dei rapporti di sinistra, ottenibile solo convincendo gli
elettori comunisti ad abbandonare il Pci.
Il declino della Dc e il ripiegamento del Pci sembrano lasciare sulla scena solo il
Psi, diventato indispensabile per la sopravvivenza del sistema.
In fondo, gli esecutivi di pentapartito hanno la stessa funzione che aveva negli
anni Settanta il compromesso storico. Il sistema però non si rimette in moto
con il ritorno al compromesso storico tra Dc e Pci.
Craxi intanto si dimette per azzerare tutta la Direzione che, pochi giorni dopo,
viene rieletta dal Comitato Centrale rinnovata nella sua composizione: la
sinistra del Psi è ridotta a una minoranza e Signorile perde la carica di
vicesegretario, mentre la corrente di Lombardi perde tutto il potere a causa del
vanificarsi dell'alternativa, di fatto respinta dai comunisti proprio quando
Berlinguer la indica come nuova parola d'ordine del Pci, in sostituzione del
compromesso storico.
La “seconda svolta di Salerno”, del 1980, comprende la strategia
dell'alternativa, che sembra però solo uno slogan propagandistico, se si esclude
per principio il dialogo con l'unico partner possibile per realizzare l'alternativa,
ovvero il Psi, come ha fatto Berlinguer.
Dc e Pci mettono in minoranza il “decretone” di Cossiga, un pacchetto di
provvedimenti all'insegna dell'austerità per frenare la crescita dei prezzi e
l'inflazione.
A peggiorare la situazione contribuisce la controversia della Fiat, iniziata nel
maggio con la messa in cassa integrazione 78 mila dipendenti per una
settimana e culminata a settembre con la proclamazione dello sciopero a
oltranza. Ma dopo circa 15 giorni il fronte dei lavoratori inizia a mostrare crepe
e iniziano le polemiche contro i sindacati, difesi però da Psi e Pci.
A questo punto interviene a peggiorare le cose Berlinguer che assicura il
proprio agli scioperanti anche il caso di occupazione delle fabbriche →
dichiarazione stridenti con le precedenti prese di posizione del segretario che
solo due anni prima aveva appoggiato la tregua sindacale.
Ma contrariamente a tutto, in ottobre 40 mila operai scendono in piazza per
chiedere la ripresa del lavoro, fra urla e fischi contro esponenti del Pci e del Psi.
Craxi rimane sorpreso, bollando la vicenda come “un'esplosione di
diciannovismo”. Fra gli intellettuali socialisti e comunisti si parla di “perdita di
credibilità del sindacato”. → dimostrazione che sul terreno delle lotte operaie
socialisti e comunisti possono avere ancora un linguaggio comune.
Dalla Direzione comunista, Cervetti esprime il suo apprezzamento per le analisi
degli intellettuali socialisti, perché la riflessione del Psi in materia economica
coglie elementi reali.
Il comunista Lama è preoccupato per la guerra tra i due segretari; Natta manda
segnali di pace al Psi.
Ma la spinta verso destra del Psi sembra però spingere sempre più verso
sinistra Berlinguer, che continua ad ascoltare Tatò che si ostina a parlare di
“egemonia del proletariato”, come se l'Italia degli anni '80 fosse la stessa degli
anni '50.
I capi della Cgil si scontrano con un muro di resistenza quando cercano di fare
aprire gli occhi al Pci su questo fatto.
Il fossato fra Psi e Pci iniziato nel 1956 si fa ancora più largo tanto da vanificare
gli sforzi degli intellettuali comunisti che cercano di costruire un ponte fra i due
schieramenti.
Berlinguer rimane convinto che la maggioranza sei lavoratori non voglia
• un cambiamento in senso socialdemocratico,
Craxi vuole spostare a destra la situazione del paese, tanto da far parlare
• Berlinguer di “socialfascismo”
Ciò dimostra quanto siano inconcialiabili le posizioni dei due partiti e quanto in
realtà il Pci, che vuole dare un'immagine esterna di sé democratica, riformista,
occidentalista ed europea sia in realtà ancora un partito ancorato all'ideologia
leninista del passato, come dimostrano alcune ideologie:
l'obbedienza al segretario
• la demonizzazione del dissenso.
•
Berlinguer riesce a vincere le resistenze di chi nel Pci è convinto che si debba
costruire uno schieramento di alternativa con il Psi per governare il paese. →
obiettivo escluso a priori da Berlinguer che per tutta la vita perseguirà solo
l'obiettivo del compromesso storico: nel governo con la Dc e appoggiando la
sinistra democristiana attaccata da Craxi.
Il Congresso di Palermo
A Palermo nel 1981, Craxi si presenta da vincitore: all'interno del suo partito ha
una maggioranza del 70%, mentre all'esterno ha stretto un accordo con il
nuovo presidente del consiglio Forlani che ha bloccato la controffensiva della
sinistra cattolica e del Pci.
Il Psi, grato del fatto che Craxi abbia ridato uno slancio e un peso politico al
partito, si stringe attorno al segretario, trattandolo come unico fautore di
questo nuovo Psi. → inizio di un culto della personalità.
Inizio così della personalizzazione della leadership che omologherà la politica
italiana ai paesi occidentali dove il potere dei partiti diminuisce con l'aumento
del potere del leader.
L'asse del sistema si sposta dalla centralità dei partiti alla centralità del
candidati che riduce il ruolo del partiti quasi a strutture al servizio dei
candidati.
Aumentano il loro potere in militanza politica sondaggi di opinione, la
pubblicità, le relazioni pubbliche e il si