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Gli Stati Uniti e l'aiuto all'Europa occidentale

Gli Stati Uniti temevano inoltre che l'Europa occidentale si indebolisse ulteriormente: la definitiva abdicazione della Gran Bretagna dal suo antico ruolo di grande potenza e la fragilità delle democrazie italiana, belga e francese rendevano più drammatica l'impossibilità di un accordo con l'URSS sulla Germania, che rischiava di creare un vuoto pericoloso proprio ai confini con la zona d'influenza di Mosca. Solo un blocco politico-economico garantito dalla potenza industriale e finanziaria statunitense avrebbe potuto rimettere in moto la produzione europea e dare stabilità ai governi più deboli e ai paesi più esposti alla minaccia comunista. Tredici miliardi di dollari furono così destinati, nel giro di quattro anni, a fornire crediti e merci ai paesi europei per ricostruire le infrastrutture, favorire l'importazione di materie prime, aiutare la crescita dell'occupazione e dei consumi. Questa politica di aiuti

intaccare la sua sfera di influenza politica e di compromettere il suo obiettivo di espansione comunista. Nonostante le resistenze dell'Unione Sovietica, il piano Marshall fu un successo. I paesi europei beneficiarono di ingenti aiuti economici che contribuirono alla loro ripresa dopo la devastazione della guerra. Inoltre, l'integrazione economica favorì la cooperazione tra i paesi europei e contribuì alla creazione di istituzioni sovranazionali come la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA), precursora dell'attuale Unione Europea. Il piano Marshall rappresentò un importante passo verso l'integrazione economica e politica dell'Europa occidentale e contribuì a stabilizzare la regione dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ancora oggi, il suo impatto si fa sentire, poiché l'Unione Europea è diventata una delle principali potenze economiche e politiche a livello mondiale.riproporre il dualismo tra un occidente industrializzato e un oriente agricolo fornitore di grano e carbone. La rigidità di Molotov provocò il ritiro dalla conferenza dei paesi centro-orientali che già vi avevano aderito. Polonia, Romania, Ungheria, Albania e perfino la Finlandia annunciarono il loro rifiuto di partecipare al progetto. Lo stesso fece la Cecoslovacchia che pure più si era esposta nel dichiarare il suo consenso all'iniziativa. La decisione di questi paesi rafforzò la convinzione occidentale che il comunismo costituisse una minaccia alla libertà dell'Europa e che lo si sarebbe combattuto meglio stringendosi attorno alla potenza industriale, finanziaria e commerciale statunitense. Nell'estate del 1947 la divisione dell'Europa e la guerra fredda erano ormai una realtà. Il piano Marshall segnò insomma la nascita del "blocco occidentale", che con il Patto atlantico nell'aprile 1949 sisarebbe- 71 -anche dotato di un organismo militare, la NATO. Il processo di costruzione dei due blocchi fece un altro passo nel settembre 1947, quando i delegati di nove partiti comunisti si riunirono in Polonia ed ettero vita al Cominform. Erano presenti i rappresentanti sovietici e quelli di sei paesi centro-orientali (Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia, Romania, Bulgaria, Jugoslavia), oltre a inviati dei partiti comunisti italiano e francese. La scelta di dar vita al Cominform fu una risposta politica che i sovietici vollero dare al piano Marshall. Nei Balcani i partiti comunisti erano giunti al potere autonomamente, guidando la resistenza armata e l'insurrezione popolare contro il nazismo. Così era successo in Jugoslavia, in Albania e in parte anche in Bulgaria, dove l'aiuto dell'Armata rossa era stato minimo. Al momento della creazione del Cominform, in questi paesi i comunisti detenevano già un potere diretto e completo. In Romania, Polonia e Ungheria lecoalizioni tra i comunisti, socialisti e partiti contadini emarginavano e misero fuori legge i partiti ostili all'Unione Sovietica. L'ultimo paese dell'Europa centro-orientale dove i comunisti raggiunsero il monopolio del potere fu la Cecoslovacchia. Tra il 1947 e il 1948 si registrò una perdita di consensi del Partito comunista, mentre i socialisti contrari alla fusione con i comunisti rafforzavano le proprie posizioni. Ne seguirono forti tensioni all'interno del governo e, nel febbraio 1948, 12 ministri non comunisti si dimisero nella speranza che il presidente della repubblica, il socialdemocratico Edvard Benes, formasse un governo senza comunisti. Sotto la pressione di manifestazioni di piazza e di uno sciopero generale appoggiato dall'esercito, timoroso di un intervento dell'URSS, Benes sostituì invece i ministri dimissionari, lasciando che si formasse un governo di uomini fedeli a Gottwald. Nell'opinione pubblica occidentale il

“colpo di stato” di Praga, che si concluse il 6 giugno con le dimissioni di Benes, destò grande scalpore. Formalmente la legge era stata rispettata, anche se le scelte di Benes erano state condizionate da pressioni notevoli. Nella sostanza, tuttavia, un governo di coalizione che rappresentava la maggioranza dei cittadini venne sostituito con un governo che aveva dietro di sé, accanto a una parte notevole ma non maggioritaria della popolazione, l’esercito sovietico. Nella primavera-estate di quell’anno sembrò che i due blocchi contrapposti fossero sul punto di scontrarsi. Argomento primo del contendere era la Germania, che tutti auspicavano riunificata ma sul cui il futuro USA e URSS mantenevano posizioni diverse. Nel febbraio 1948 inglesi e americani avevano creato un governo provvisorio nelle zone controllate da loro e dai francesi. Per tutta risposta, in aprile il comandante sovietico di Berlino rese noto che le persone in entrata e in uscita dalla

parte orientale della città dovevano ottenere la sua autorizzazione. A giugno gli occidentali attuarono una riforma monetaria nella zona sotto il loro controllo, venendo accusati dai sovietici di attentare all'unità economica della Germania sancita a Potsdam. Nella notte tra il 23 e il 24 giugno Berlino venne infine isolata dal resto della Germania orientale, posta sotto il controllo sovietico: le vie di comunicazione furono interrotte e la parte occidentale della città, in mano agli alleati, fu esclusa dai rifornimenti energetici e alimentari. Il pericolo di uno scontro armato tra i due blocchi nel cuore dell'Europa si fece terribilmente concreto. Per rifornire i berlinesi isolati gli Stati Uniti organizzarono un ponte aereo che ogni giorno scaricò a Berlino migliaia di tonnellate di merci, mentre le potenze occidentali interrompevano le forniture di carbone e acciaio alla Germania orientale. Il blocco dell'ex capitale tedesca durò fino al

maggio 1949, fortunatamente senza ulteriori conseguenze, ma la divisione del paese era inevitabile: nello stesso mese fu costituita a ovest la Repubblica federale tedesca e in ottobre nacque a est la Repubblica democratica tedesca. Stalin approfittò abilmente della presenza dell'Armata rossa, delle incertezze degli occidentali, della debolezza dei partiti democratici e della forza di quelli comunisti per costruire in una sembianza di legalità dei regimi sottomessi a Mosca. Altrettanto cauto si mostrò invece in zone nelle quali la legittimità della presenza sovietica non era riconosciuta, come in Iran, in Turchia, in Grecia e addirittura in Cina, dove era in corso una guerra civile che pure sarebbe stata vinta dai comunisti. L'idea di un nemico forte e aggressivo servì negli Stati Uniti per galvanizzare l'opinione pubblica e farle abbandonare le sue forti proposizioni isolazioniste. Il radicato anticomunismo della società americana fu

usato per rafforzare l'identità del paese e la consapevolezza della propria forza, missione e responsabilità. In URSS la psicosi dell'accerchiamento e della guerra servì a Stalin per giustificare il proprio pugno di ferro repressivo sulla società sovietica e sulle nazioni satelliti. Negli USA come in URSS si assisté a una tendenza a semplificare la realtà internazionale, sopravvalutare la forza dell'avversario, considerare l'Europa incapace di esprimere una politica propria. 2.4 La guerra di Corea e la stabilizzazione della guerra fredda Nel 1948 Truman vinse facilmente le elezioni, mentre Stalin appariva più saldo che mai alla guida del partito e dello stato sovietico. A indebolirlo sul piano internazionale vi era stato tuttavia quello che venne chiamato lo "scisma jugoslavo". La lega dei comunisti jugoslavi era il più grande partito aderente al Cominform dopo quello sovietico e il suo gruppo dirigente,guidato da Tito, si proponeva di sviluppare un regime socialista secondo il modello sovietico ma in piena autonomia. Su sollecitazione di Stalin, nel giugno 1948 il Cominform condannò la "deviazione" ideologica jugoslava ed espulse la Lega dei comunisti, accusando Tito e i suoi collaboratori di tradimento del socialismo per aver messo in discussione l'autorità di Stalin e aver adottato una politica di collettivizzazione agricola troppo rispettosa della piccola proprietà contadina. Tito venne presto accusato di essere un agente fascista e imperialista. La fondazione della Repubblica popolare cinese estese il conflitto Est-Ovest, conferendogli una dimensione mondiale. L'anticomunismo degli Stati Uniti ne venne accentuato, mentre l'Unione Sovietica - che proprio quell'anno fece esplodere la sua prima bomba atomica sperimentale - cominciò a pensarsi davvero come una superpotenza globale. Sia l'URSS sia la Cina avevanodel resto bisogno di una stretta collaborazione: la prima per rafforzare l'unità del campo socialista e la propria influenza in Asia, la seconda per fronteggiare l'isolamento internazionale nel quale fu confinata dagli Stati Uniti. La vittoria di Mao Zedong in Cina e la protezione che l'URSS concedeva agli stati "fratelli" furono o presupposti del conflitto che scoppiò in Corea nel 1950. dopo il ritiro delle truppe d'occupazione americane e sovietiche, il paese era rimasto diviso in due parti: a nord il regime comunista della Repubblica democratica popolare di Corea, a sud quello autoritario e filoamericano della Repubblica di Corea. Su ordine del presidente Kim Il Sung convinto di poter contare sull'appoggio cinese e sovietico, il 25 giugno l'esercito nordcoreano attraversò il 38° parallelo che segnava il confine tra i due stati, conquistando quasi per intero il sud del paese. Il Consiglio di sicurezza dell'ONU

Autorizzò allora un'azione militare contro gli aggressori, che gli Stati Uniti organizzarono e gestirono quasi per intero da soli. In due settimane la controversia guidata dall'ex comandante delle truppe d'occupazione in Giappone Douglas MacArthur si risolse con la vittoria degli Stati Uniti.

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A.A. 2009-2010
89 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DARIOGEMINI di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Poidomani Giancarlo.