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FASCISMO

Cambiò radicalmente aspetto, contenuti e forme nel corso degli anni.

Nel 1919 vengono fondati da Mussolini i Fasci di combattimento a Milano in piazza S. Sepolcro. A questa

fondazione parteciparono solo un centinaio di persone. Il 23 marzo 1919 Mussolini lanciò il programma di

San Sepolcro: i fasci avevano un’impostazione politica anti-monarchica, repubblicana, erano nazionalisti e

anti clericali e a favore del miglioramento delle condizioni dei contadini. Non avevano dunque un’ideologia

ben definita.

Nel 1920 cambiano però volto e si comincia a parlare di Fascismo agrario. Fino all’autunno del ‘20 aveva

svolto un ruolo politico marginale ma tra la fine del ‘20 e l’inizio del’21 il movimento subì un rapido processo

di mutazione che lo portò ad accantonare l’originario programma radical - democratico e a fondarsi su

strutture paramilitari - le squadre d’azione - e a puntare le sue carte su una lotta spietata contro il movimento

socialista (in particolare contro le organizzazioni contadine della val Padana).

In due anni di lotte aspre e quasi sempre vittoriose le leghe socialiste non solo avevano ottenuto notevoli

miglioramenti salariali ma avevano creato anche un sistema apparentemente inattaccabile. Celava

comunque al suo interno motivi di debolezza tra cui il contrasto tra la strategia delle organizzazioni socialiste

che privilegiavano il ruolo dei salariati senza terra e miravano all’obiettivo finale della socializzazione e gli

interessi delle categorie intermedie che aspiravano a distinguere la loro condizione da quella dei braccianti e

trasformarsi in proprietari. Le cose cambiarono quando l’offensiva fascista aprì le prime brecce nell’edificio

delle organizzazioni rosse.

L’atto di nascita del fascismo agrario viene comunemente individuato nei fatti di Palazzo d0Accursio a

Bologna del 21 novembre 1920 quando i fascisti si mobilitarono per impedire la cerimonia d’insediamento

della nuova amministrazione comunale socialista. Per un tragico errore i socialisti incaricati di difendere il

palazzo comunale spararono sulla folla, composta in maggior parte da loro sostenitori. Da questo evento i

fascisti presero pretesto per scatenare una serie di ritorsioni antisocialiste.

Il movimento fascista vide affluire nelle sue file nuove e numerose reclute. Obiettivo dello squadrismo erano i

municipi, le camere del lavoro, le sedi delle leghe, le case del popolo che vennero devastate e incendiate e le

persone stesse sottoposte a ripetute violenze e spesso costretti a lasciare il proprio paese.

Giolitti guardava con compiacenza allo sviluppo del movimento fascista, pensando di servirsene per rendere

più miti le pretese dei socialisti.

Nel maggio 1921 vennero tenute nuove elezioni, e fu favorito l’ingresso dei candidati fascisti nei blocchi

nazionali (nelle liste di coalizioni ini cui i gruppi costituzionali si unirono per impedire una nuova affermazione

dei partiti di massa). I risultati delle urne però delusero costoro in quanto sempre i socialisti ottennero la

maggioranza.

La maggior novità fu costituita dall’ingresso alla Camera di 35 deputati fascisti capeggiati da Mussolini.

Dopo le elezioni Giolitti si dimise. Il suo successore, ex socialista, Bonomi tentò di far uscire il paese dalla

guerra civile favorendo una tregua darmi fra le due parti in lotta. Una tregua fu conclusa nell’agosto 1921 con

una firma di pacificazione tra socialisti e fascisti con il quale si impegnavano a rinunciare alla violenza. Il

patto rientrava nella strategia di Mussolini che mirava a inserirsi nel gioco politico ufficiale e temeva il

diffondersi di una reazione popolare contro lo squadrismo. Questa strategia però non era condivisa dai fascisti

intransigenti, i cosiddetti ras che sabotarono in ogni modo il patto giungendo a mettere in discussione la

leadership di Mussolini. La ricomposizione delle fatture si ebbe al congresso dei Fasci a Roma a novembre.

Mussolini rendendosi conto di non poter farne a meno di loro sconfessò il patto di pacificazione. I ras allora

riconobbero la guida politica di Mussolini: nacque così il Partito nazionale fascista (Pnf).

Nel febbraio 1922 la guida del governo venne affidata a Facta, un giolittiano sbiadito. La scarsa autorità

politica del nuovo governo finì col dare ulteriore spazio alla dilagante violenza squadrista.

Il 1° agosto venne proclamato uno sciopero generale legalitario in difesa delle libertà costituzionali. I fascisti

colsero il pretesto per lanciare una nuova e violenta offensiva contro il movimento operaio.

Il fascismo era ormai costretto a porsi il problema della conquista dello Stato. Mussolini giocò così su due

tavoli: da un lato intrecciò trattative con i più autorevoli esponenti liberali in vista della partecipazione

fascista a un nuovo governo, rassicurò la monarchia, si guadagnò il favore degli industriali annunciando di

voler restituire spazio all’iniziativa privata mentre dall’altro lasciò che l’apparato militare del fascismo si

preparasse apertamente alla prese del potere mediante un colpo di Stato.

Così cominciò a prender corpo il progetto della Marcia su Roma per la conquista del potere centrale.

Facta, nel generale disfacimento dei poteri statali si dimise il 27 ottobre e Vittorio Emanuele III la mattina del

28 ottobre rifiutò di firmare il decreto per la proclamazione dello stato d’assedio (passaggio del potere alle

autorità militari) preparato da Facta. Il rifiuto del re aprì così la strada alle camicie nere su Roma e al loro

capo la via del potere.

Mussolini però non si accontentò della partecipazione fascista a un governo guidato da un esponente

conservatore ma chiede e ottenne di essere chiamato lui stesso a presiedere il governo.

Periodo di transizione: una volta assunta la guida del governo Mussolini continuò ad alternare la linea dura

alla morbida, le promesse di normalizzazione moderate alle minacce di una seconda ondata rivoluzionaria.

Ciò gli fu possibile anche per la miopia delle altre forze politiche, in particolare gli alleati liberali e cattolici (i

fiancheggiatori).

Vennero formati due nuovi organismi:

1. Nel dicembre del 1922 il Gran consiglio del fascismo che aveva il compito di indicare le linee generali

della politica fascista e di servire da raccordo fra partito e governo.

1. Nel gennaio del 1923 la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, un corpo armato di partito che

aveva come scopo dichiarato quello di proteggere gli inesorabili sviluppi della rivoluzione ma che doveva

anche disciplinare lo squadrismo e limitare il potere dei ras.

Venne attuata la riforma scolastica varata dal filosofo Giovanni Gentile che prevedeva l’insegnamento della

religione cattolica nelle scuole elementari, l’introduzione di un esame di stato al termine di ogni ciclo di studi

e altre cose tra cui una netta distinzione tra gli studi superiori che portavano al mondo del lavoro e quelli che

portavano all’università

L’introduzione dell’esame di stato consentiva alle scuole private che nel 99% dei casi erano cattoliche, di

avere lo stesso valore legale della scuola statale. Mussolini voleva favorire la Chiesa cattolica. Si presentò alla

Santa Sede come colui che avrebbe risolto la questione Romana, dimostrando a Pio XI che avrebbe potuto

fare benissimo a meno del partito popolare di Sturzo. La Santa Sede accettò infatti la proposta di Mussolini,

lasciando Sturzo da solo.

Venne poi introdotta la Legge Acerbo, una riforma elettorale maggioritaria che consisteva nel fatto che il

partito che avesse ottenuto il 25% dei voti avrebbe avuto il 65% dei seggi in parlamento. Le elezioni si

svolsero nel 1924 e il partito fascista ebbe una vittoria superiore al 25%.

Il clima venne denunciato da Matteotti, segretario del Partito socialista unitario, che venne poi rapito da un

gruppo di squadristi e ucciso a pugnalate. Il suo cadavere fu trovato due mesi dopo. L’unica iniziativa

concreta presa dai gruppi di opposizione fu quella di astenersi dai lavori parlamentari e di riunirsi

separatamente finché non fosse stata ripristinata la legalità democratica. La secessione dell’Aventino ebbe

solo significato ideale, fu priva di efficacia pratica.

Mussolini il 3 gennaio 1925 fece un discorso alla Camera con il quale ruppe ogni cautela legalitaria,

dichiarando chiusa la questione morale e minacciando apertamente di usare la forza contro le opposizioni.Si

trattò quindi di una svolta autoritaria.

Tra il 1925 e il 1926 vennero create le Leggi fascistissime e lo stato liberale venne trasformato in dittatura.

Venne limitata la libertà di associazione, di stampa, vennero sciolti tutti i partiti tranne quello fascista, venne

istituito il Tribunale Speciale per i reati politici contro lo stato e la polizia segreta.

Nel 1928 avvennero le prime elezioni a lista unica del Pnf con i candidati scelti dal Consiglio del fascismo.

Mussolini mirava a un controllo totale delle menti e delle opinioni: si parlò infatti di Totalitarismo ( il termine

però venne coniato dagli anti fascisti). Molti parlarono di totalitarismo imperfetto.

In Italia però Mussolini aveva di mezzo un bel ostacolo e cioè la Chiesa cattolica. Perciò cerco la totale

conciliazione che avvenne l’11 febbraio 1929 con i Patti Lateranensi (restarono in vigore anche dopo la

caduta del fascismo, entrando a far parte della costituzione art.7) formati da tre atti distinti:

Trattato internazionale: si tratta di un accordo tra due stati. E’ finita ufficialmente la questione romana e

1.

la Santa Sede riconosce Roma capitale e il Regno d’Italia. Viene istituito lo Stato della Città del Vaticano e lo

Stato ne riconosce i confini.

Convenzione finanziaria da parte dello Stato come risarcimento per i territori perduti con la creazione

1.

del Regno d’Italia.

Concordato che stabilisce alcune clausole come il riconoscimento civile del matrimonio religioso,

1.

esonera i sacerdoti dall’obbligo del servizio militare, impedisce che i sacerdoti scomunicati non lavorassero

nello stato, l’insegnamento della religione cattolica è esteso a tutte le scuole di grado e ordine.

Mussolini venne così definito da Pio XI “l’uomo della provvidenza”.

Capitolo 19

Conciliazione: il fascismo aveva bisogno della Chiesa cattolica per allargare il proprio consenso e

reciprocamente la Santa Sede aveva bisogno di Mussolini, infatti ottenne molti privilegi tra cui soldi, no leva

militare per i sacerdoti, insegnamento della religione cattolica. Ci fu una strumentalizzazione reciproca tra

Chiesa e Fascismo, ma c’era anche qualcosa in più:

A) consonanze : visione società gerarchica

Principio di autorità

ostilità nei confronti del liberalismo

Culto del capo.

B) nemici comuni: socialismo

Liberalismo

Anglicanesimo.

Competizione: il Fascismo entr&og

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A.A. 2012-2013
20 pagine
7 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alexmary91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Ceci Lucia.