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La baia di Minamata
Nel 1910, la Nippon Chisso costruì un'industria chimica nella cittadina di Minamata, specializzandosi dal 1932 nella lavorazione dell'acetaldeide, lavorazione che richiede l'utilizzo di mercurio. L'azienda versò questo mercurio nella baia di Minamata, dove i batteri lo convertirono in metilmercurio, un composto organico che risalì poi la catena alimentare. Alla fine degli anni '40 iniziarono morie di pesci, negli anni '50 i gatti della città sembrarono impazzire e morirono, i bambini iniziarono a sviluppare danni cerebrali... Un medico scoprì che la causa era l'avvelenamento da mercurio, ma poiché era al servizio della Chisso, fu costretto a non divulgare la notizia. Nel 1959, i pescatori attaccarono la fabbrica, ma il mercurio continuò a rimanere nella baia, e a provocare sintomi, per altri dieci anni. I cittadini intentarono causa alla Chisso, che fu sconfitta nel 1977.
Ecostretta a pagare 100 milioni alle vittime e alle famiglie. Nel 1984 il governo giapponese decontaminò la baia, che nel 1997 fu dichiarata libera dal mercurio, ma per decenni nessuno in Giappone accettò di sposare qualche cittadino di Minamata. La vicenda è probabilmente il caso più grave di contaminazione dei mari nel Novecento, ma il caso del Mediterraneo, con più Stati coinvolti e più inquinanti, è più tipico.
Il Mediterraneo
Lo sviluppo industriale in molti paesi mediterranei, l'uso di fertilizzanti chimici e la crescita della popolazione umana e animale aumentò notevolmente l'inquinamento del Mediterraneo a partire dalla metà del XX secolo. Il Mediterraneo è il più grande mare chiuso del mondo e impiega circa 80 anni per avere un ricambio completo delle sue acque con l'oceano. È caratterizzato da una grande varietà di specie animali e vegetali, ma è povero in
ma principalmente dal traffico marittimo e dalle attività industriali lungo le coste. Il petrolio può causare gravi danni agli ecosistemi marini, contaminando le acque e danneggiando la fauna e la flora. Altri inquinanti comuni nel Mediterraneo sono i metalli pesanti, come il mercurio e il piombo, che possono accumularsi negli organismi viventi e causare danni alla salute umana. Per contrastare l'inquinamento del Mediterraneo, sono state adottate diverse misure a livello internazionale e nazionale. Tra queste, vi sono regolamentazioni più rigide sullo smaltimento delle acque reflue, il controllo delle emissioni industriali e il monitoraggio della qualità dell'acqua. Inoltre, sono state istituite aree marine protette e sono state promosse campagne di sensibilizzazione per educare le persone sull'importanza di preservare il mare. Nonostante questi sforzi, l'inquinamento del Mediterraneo rimane un problema significativo. È necessario continuare a lavorare per ridurre ulteriormente le fonti di inquinamento e proteggere l'ecosistema marino. Solo attraverso un impegno collettivo e una maggiore consapevolezza ambientale sarà possibile preservare la bellezza e la biodiversità del Mediterraneo per le generazioni future.ma da operazioni di pulitura e scarico che fino agli ’70 erano prive di regolamenti; esso si accumula sulle spiagge sotto forma di catrame.
L’industrializzazione, che nella seconda metà del Novecento è cresciuta notevolmente in tutto il bacino del Mediterraneo, ha inquinato in misura ancora maggiore, con gli scarichi nel mare, nei fiumi o con le emissioni nell’atmosfera. In generale, l’inquinamento si concentra nelle aree circostanti i Paesi più industrializzati, cioè Italia, Spagna e Francia, ma vi sono anche dei casi di particolare inquinamento locale (es. Atene-Tessalonica, il Corno d’Oro…).
L’eutrofizzazione si intensificò nel Novecento, soprattutto per via dell’agricoltura e dagli scarichi urbani portati perlopiù dai fiumi. Alcune aree sono più soggette di altre, come ad esempio l’Adriatico settentrionale, che ha pochissima circolazione, acque molto calde e che riceve le acque del Po,
ricche di fertilizzanti chimici, nonché di molte grandi città. Esso registrò 15 fioriture di alghe tra il 1872 e il 1988, tra cui la più ampia nel 1969, che danneggiarono la flora e la fauna, ma anche il turismo. Nonostante tutto, comunque, negli anni '90 il Mediterraneo era più pulito del Baltico, del Mar Nero o del Mar del Giappone. Questo per tre motivi: le sue dimensioni, la compresenza di acque profonde e basse (diluizione degli inquinanti) e l'apporto di inquinanti comunque più limitato (interventi concertati).
Le politiche ambientali nel Mediterraneo dopo il 1975
La coscienza ambientalista si sviluppa nel Mediterraneo nel corso degli anni '70, come nel resto del mondo. Quest'area si distingue però perché dà vita al Mediterranean Action Plan, per una gestione congiunta dell'intero bacino, comprendente anche protocolli sulla limitazione dell'inquinamento, dotazione di impianti di filtraggio.
delle fogne a diverse città. La voce degli scienziati, solitamente poco ascoltata, ha creato una sorta di comunità pan-Mediterranea: questo perché l'inquinamento metteva a rischio il turismo. Gli oceani La mancanza di turisti, la loro natura internazionale e l'idea che con la loro profondità possa assorbire tutto spingono a inquinare notevolmente i mari profondi, con metalli, prodotti chimici, petrolio, plastica e anche materiale radioattivo. La plastica iniziò a radunarsi negli oceani a partire dal 1970, quando non c'erano particolari disposizioni sul suo smaltimento. I singoli Paesi iniziarono a ridurre gli scarichi in mare già nell'Ottocento, ma il primo accordo internazionale (sul petrolio) giunse nel 1954. In generale, la grandezza degli oceani (come nel caso dello spazio) spinge a considerare la questione poco urgente. Conclusione I cambiamenti biochimici nelle acque seguirono i processi di industrializzazione e delle fogne a diverse città. La voce degli scienziati, solitamente poco ascoltata, ha creato una sorta di comunità pan-Mediterranea: questo perché l'inquinamento metteva a rischio il turismo. Gli oceani La mancanza di turisti, la loro natura internazionale e l'idea che con la loro profondità possa assorbire tutto spingono a inquinare notevolmente i mari profondi, con metalli, prodotti chimici, petrolio, plastica e anche materiale radioattivo. La plastica iniziò a radunarsi negli oceani a partire dal 1970, quando non c'erano particolari disposizioni sul suo smaltimento. I singoli Paesi iniziarono a ridurre gli scarichi in mare già nell'Ottocento, ma il primo accordo internazionale (sul petrolio) giunse nel 1954. In generale, la grandezza degli oceani (come nel caso dello spazio) spinge a considerare la questione poco urgente. Conclusione I cambiamenti biochimici nelle acque seguirono i processi di industrializzazione e delle fogne a diverse città. La voce degli scienziati, solitamente poco ascoltata, ha creato una sorta di comunità pan-Mediterranea: questo perché l'inquinamento metteva a rischio il turismo. Gli oceani La mancanza di turisti, la loro natura internazionale e l'idea che con la loro profondità possa assorbire tutto spingono a inquinare notevolmente i mari profondi, con metalli, prodotti chimici, petrolio, plastica e anche materiale radioattivo. La plastica iniziò a radunarsi negli oceani a partire dal 1970, quando non c'erano particolari disposizioni sul suo smaltimento. I singoli Paesi iniziarono a ridurre gli scarichi in mare già nell'Ottocento, ma il primo accordo internazionale (sul petrolio) giunse nel 1954. In generale, la grandezza degli oceani (come nel caso dello spazio) spinge a considerare la questione poco urgente. Conclusione I cambiamenti biochimici nelle acque seguirono i processi di industrializzazione e delle fogne a diverse città. 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La voce degli scienziati, solitamente poco ascoltata, ha creato una sorta di comunità pan-Mediterranea: questo perché l'inquinamento metteva a rischio il turismo. Gli oceani La mancanza di turisti, la loro natura internazionale e l'idea che con la loro profondità possa assorbire tutto spingono a inquinare notevolmente i mari profondi, con metalli, prodotti chimici, petrolio, plastica e anche materiale radioattivo. La plastica iniziò a radunarsi negli oceani a partire dal 1970, quando non c'erano particolari disposizioni sul suo smaltimento. I singoli Paesi iniziarono a ridurre gli scarichi in mare già nell'Ottocento, ma il primo accordo internazionale (sul petrolio) giunse nel 1954. In generale, la grandezza degli oceani (come nel caso dello spazio) spinge a considerare la questione poco urgente. Conclusione I cambiamenti biochimici nelle acque seguirono i processi di industrializzazione e delle fogne a diverse città. La voce degli scienziati, solitamente poco ascoltata, ha creato una sorta di comunità pan-Mediterranea: questo perché l'inquinamento metteva a rischio il turismo. Gli oceani La mancanza di turisti, la loro natura internazionale e l'idea che con la loro profondità possa assorbire tutto spingono a inquinare notevolmente i mari profondi, con metalli, prodotti chimici, petrolio, plastica e anche materiale radioattivo. La plastica iniziò a radunarsi negli oceani a partire dal 1970, quando non c'erano particolari disposizioni sul suo smaltimento. I singoli Paesi iniziarono a ridurre gli scarichi in mare già nell'Ottocento, ma il primo accordo internazionale (sul petrolio) giunse nel 1954. In generale, la grandezza degli oceani (come nel caso dello spazio) spinge a considerare la questione poco urgente. Conclusione I cambiamenti biochimici nelle acque seguirono i processi di industrializzazione e delle fogne a diverse città. La voce degli scienziati, solitamente poco ascoltata, ha creato una sorta di comunità pan-Mediterranea: questo perché l'inquinamento metteva a rischio il turismo. Gli oceani La mancanza di turisti, la loro natura internazionale e l'idea che con la loro profondità possa assorbire tutto spingono a inquinare notevolmente i mari profondi, con metalli, prodotti chimici, petrolio, plastica e anche materiale radioattivo. La plastica iniziò a radunarsi negli oceani a partire dal 1970, quando non c'erano particolari disposizioni sul suo smaltimento. I singoli Paesi iniziarono a ridurre gli scarichi in mare già nell'Ottocento, ma il primo accordo internazionale (sul petrolio) giunse nel 1954. In generale, la grandezza degli oceani (come nel caso dello spazio) spinge a considerare la questione poco urgente. Conclusione I cambiamenti biochimici nelle acque seguirono i processi di industrializzazione e delle fogne a diverse città. La voce degli scienziati, solitamente poco ascoltata, ha creato una sorta di comunità pan-Mediterranea: questo perché l'inquinamento metteva a rischio il turismo. Gli oceani La mancanza di turisti, la loro natura internazionale e l'idea che con la loro profondità possa assorbire tutto spingono a inquinare notevolmente i mari profondi, con metalli, prodotti chimici, petrolio, plastica e anche materiale radioattivo. La plastica iniziò a radunarsi negli oceani a partire dal 1970, quando non c'erano particolari disposizioni sul suo smaltimento. I singoli Paesi iniziarono a ridurre gli scarichi in mare già nell'Ottocento, ma il primo accordo internazionale (sul petrolio) giunse nel 1954. In generale, la grandezza degli oceani (come nel caso dello spazio) spinge a considerare la questione poco urgente. Conclusione I cambiamenti biochimici nelle acque seguirono i processi di industrializzazione e delle fogne a diverse città. La voce degli scienziati, solitamente poco ascoltata, ha creato una sorta di comunità pan-Mediterranea: questo perché l'inquinamento metteva a rischio il turismo. Gli oceani La mancanza di turisti, la loro natura internazionale e l'idea che con la loro profondità possa assorbire tutto spingono a inquinare notevolmente i mari profondi, con metalli, prodotti chimici, petrolio, plastica e anche materiale radioattivo. La plastica iniziò a radunarsi negli oceani a partire dal 1970, quando non c'erano particolari disposizioni sul suo smaltimento. I singoli Paesi iniziarono a ridurre gli scarichi in mare già nell'Ottocento, ma il primo accordo internazionale (sul petrolio) giunse nel 1954. In generale, la grandezza degli oceani (come nel caso dello spazio) spinge a considerare la questione poco urgente. Conclusione I cambiamenti biochimici nelle acque seguirono i processi di industrializzazione e delle fogne a diverse città. La voce degli scienziati, solitamente poco ascoltata, ha creato una sorta di comunità pan-Mediterranea: questo perché l'inquinamento metteva a rischio il turismo. Gli oceani La mancanza di turisti, la loro natura internazionale e l'idea che con la loro profondità possa assorbire tutto spingono a inquinare notevolmente i mari profondi, con metalli, prodotti chimici, petrolio, plastica e anche materiale radioattivo. La plastica iniziò a radunarsi negli oceani a partire dal 1970, quando non c'erano particolari disposizioni sul suo smaltimento. I singoli Paesi iniziarono a ridurre gli scarichi in mare già nell'Ottocento, ma il primo accordo internazionale (sul petrolio) giunse nel 1954. In generale, la grandezza degli oceani (come nel caso dello spazio) spinge a considerare la questione poco urgente. Conclusione I cambiamenti biochimici nelle acque seguirono i processi di industrializzazione e delle fogne a diverse città. La voce degli scienziati, solitamente poco ascoltata, ha creato una sorta di comunità pan-Mediterranea: questo perché l'inquinamento metteva a rischio il turismo. Gli oceani La mancanza di turisti, la loro natura internazionale e l'idea che con la loro profondità possa assorbire tutto spingono a inquinare notevolmente i mari profondi, con metalli, prodotti chimici, petrolio, plastica e anche materiale radioattivo. La plastica iniziò a radunarsi negli oceani a partire dal 1970, quando non c'erano particolari disposizioni sul suo smaltimento. I singoli Paesi iniziarono a ridurre gli scarichi in mare già nell'Ottocento, ma il primo accordo internazionale (sul petrolio) giunse nel 1954. In generale, la grandezza degli oceani (come nel caso dello spazio) spinge a considerare la questione poco urgente. Conclusione I cambiamenti biochimici nelle acque seguurbanizzazione, influenzando pressoché ogni società, soprattutto dopo il 1945. L'inquinamento ha danneggiato più di tutto laghi e fiumi, in misura minore i mari chiusi e le zone costiere, e solo minimamente gli oceani. Mentre prima dell'Ottocento l'inquinamento delle acque ha avuto una scala locale, nel XX secolo ha assunto anche proporzioni regionali. La contaminazione delle acque ha ucciso decine di milioni di persone solo nell'ultimo secolo, presentandosi come l'inquinamento più letale. Capitolo 6. L'idrosfera: impoverimenti, dighe, deviazioni Nel 1908, Winston Churchill stava ammirando le acque del lago Vittoria (secondo lago al mondo) cadere (Owen Falls) nel Nilo (primo fiume al mondo) e il suo pensiero fu quello di sfruttare tanto potenziale. Nel 1954, quando era primo ministro per la seconda volta, vide concretizzarsi questa idea con la diga sulle Owen Falls per la produzione di energia elettrica. Il pensiero di Churchillè esemplificativo dell’approccio generalmente diffuso nel XX secolo a proposito delle acque: occorreva sfruttarle al massimo, attraverso grandi opere di ingegneria. Come Churchill, anche Lenin, Roosevelt, Nehru, Deng Xiaoping e altri agirono in questo senso, provocando grandi cambiamenti nell’idrosfera per motivi economici, geopolitici e di prestigio. Anche in proporzioni più piccole, nel Novecento sono stati costruiti milioni di dighe, canali, acquedotti e condutture per indirizzare l’acqua secondo le necessità.
Falde acquifere
Uno dei cambiamenti più notevoli, e forse più problematici, del XX secolo fu l’uso intensivo delle acque sotterranee, consentito dalle fonti energetiche e dalle nuove tecnologie (fino a quel momento c’erano stati solo i pozzi). Solitamente si attinge all’acqua sotterranea (abbondante quasi ovunque) quando quella in superficie scarseggia, come nel Medio Oriente e nelle grandi pianure dell’Ovest.
americano.Nel caso di queste ultime, dagli anni ’30 gli agricoltori iniziarono a estrarre l’acqua dalla falda di Ogallala (unlungo fiume che scorre 100 metri sotto la superficie), aumentando sempre più l’utilizzo nei decennisuccessivi, con grandi vantaggi economici per molti, ma anche con un graduale prosciugamento della falda.Negli anni ’70 sono iniziati accordi per spartire l’acqua tra gli Stati, ma l’attività estrattiva non si è ridotta el’Ogallala fornirà acqua soltanto per qualche altro decennio.Anche la penisola araba e la Libia hanno grandi riserve di acqua sotterranea e di energia a basso costo. Apartire dagli anni ’70, i Sauditi investirono i ricavi del petrolio nello sfruttamento delle falde acquifere, conl’intento di far crescere il grano nel deserto e diventare così autosufficienti sul piano alimentare. Cosìavvenne, in effetti, ma le falde dell’Arabia non si
ricostituiscono quasi per niente e quindi non dureranno a lungo (l'Arabia Saudita conta però sulla desalinizzazione dell'acqua di mare). Il sud della Libia è ricco di falde acquifere, che però sono distanti da ogni insediamento e che iniziarono quindi a essere sfruttate solo dopo il 1969, quando Gheddafi decise di investire i ricavi del petrolio per costruire condutture che portassero l'acqua attraverso la costa (il "Grande fiume artificiale"). Dal 1986 si è quindi potuto coltivare sulle coste del Paese, anche se l'acqua ha un altissimo costo.
Oltre che per l'agricoltura, l'acqua sotterranea ha spesso attirato attenzione anche per i bisogni delle città, anche se si è arrivati molto spesso all'esaurimento delle falde (villaggi dell'Uttar Pradesh in India, città di Spagna e Grecia, Pechino, Città del Messico...), provocando in alcuni casi anche problemi strutturali al terreno (es. Tokyo).
La fase delle falde acquifere, sebbene abbia alimentato alcuni boom economici, si è dimostrata quindi inevitabilmente transitoria, in vista di un'epoca della desalinizzazione.
Dighe e deviazioni
Come i pozzi, anche le dighe e le deviazioni hanno una lunga storia alle spalle (le dighe più antiche risalgono all'Egitto di 4900 anni fa), ma hanno provocato cambiamenti ben più significativi nell'idrosfera. Dalla metà dell'Ottocento, le conoscenze ingegneristiche e idrauliche permisero la creazione di dighe sempre più grandi, dapprima in Europa e poi nel resto del mondo. Ognuna di queste dighe, più grande o più piccola, ha prodotto cambiamenti nel paesaggio, nell'idrografia, nell'economia e nella società, non sempre nel senso sperato.
La maggior parte delle dighe costruite nell'Ottocento mirava a favorire l'irrigazione, e in misura minore a controllare le inondazioni. Nel Novecento, si aggiunse lo
Lo scopo di produrre elettricità, e dagli anni '30 gli USA crearono le prime dighe multifunzione (il primo progetto di questo tipo fu la Tennessee Valley Authority, con la Boulder Dam sul fiume Colorado che destò l'ammirazione del mondo). Le dighe avevano, tra l'altro, an