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I COMITATI PROVINCIALI ALLA PRIVA DEI CONGRESSI

Dopo la caduta del fascismo in Veneto i Comitati assumoni per pochi giorni il Governo provvisorio

in attesa dell'insediamento dell'Amg. Dato il Contesto, pochi giorni dopo la liberazione il Comitato

Regionael assume coi Provinciali, con decreto, l'amministrazione della regione. Dall'aprile alla fine

dell'anno il Comitato Regionale affronta dei problemi col Comitato Provinciale, che richiede

autonomia, e col Clnai di Milano. In questo quadro istituzionale i Comitati Regionale, Provinciale e

Mandamentali convoncano numerosi convegni per riflettere sull'attuale situazione e proporre

procedure di epurazione. Si analizzeranno tre convegni tenutesi a Venezia a Giugno, Agosto e

Dicembre.

Primo Congresso, Giugno 1945

Si riuniscono per la prima volta i Comitati provinciali del Veneto, in questo congresso si discute

della situazione politica del paese, le funzioni consultive e amministrative dei Cln, i rapporti con le

aministrazioni pubbliche, i problemi economici e assistenziali, lavoro, stampa e propaganda.

L'oggetto principale è la realtà veneta post-bellica, difficile e complessa. I relatori presenti temono il

passato e desiderano il risanamento della società attraverso l'opera dei Cl. Tutti convergono sul fatto

che la struttura ciellenista sia la pietra miliare del nuovo ordine politico democratico, pur nei vincoli

posti dal Governo Militare, e delle perplessità del Governo Nazionale. Un relatore sostiene che i

comitati non sono concorrenti del governo di Roma, ma sono organi che portano a conoscenza del

governo nazionale e degli alleati le aspirazioni e le necessità del popolo. Hanno una funzione

consultiva atitva, porta al ripristino della "normalità" e al mantenimento della concordia tra i partiti.

Il nuovo ordin si dovrà rispecchiare in un governo democratico nell'ambito del Cln. Non vogliono

ne un governo del Nord ne del Sud, ma un governo che conosce il trauma delle regioni

settentrionali.. Un relatore suggerisce di estendere la partecipazione ai comitati anche alle parti

sociali che raccolgono la voce delle masse. Un'altra questione dibattuta è quella dei rapporti tra i

comitati e le autorità locali e con gli Alleati. Dice che le autorità non sono subordinate ai Cln (che

sono solo consultivi). Per il secondo aspetto si richiama la collaborazione. Alcuni chiedono se non

sia meglio che il Veneto abbia nella Consulta nazionale i propri rappresentanti politici, da attingere

ai Comitati regionali. Con gli uomini proveniente da questi comitati si potrebbe dar voce al popolo

italiano. Alcuni assumono posizioni contro l'allargamento, è necessario "stringersi" nel Comitato

per trovare una via e un principio di comune intesa. Quasi a conclusione del Consiglio viene

affrontata la questione della stampa e della propaganda: i giornali non devono offrire

un'informazione generica, ma diventare uno strumento di organizzazione delle masse, un organo di

direzione e orientamento dei Cln periferici. In generale, il rifiuto dell'ordinamento prefescista e il

bisogno di un rinnovamento democratico sono unanimamente condivisi, mentremolta cautela

emerge nella valutazione del Governo Nazionale. Discutendo di Regionali e Periferici, tutti sono

consapevoli della perdita delle funzioni amministrative e deliberative di governo, esercitate

pienamente durante l'insurrezione, non a tutti è chiaro fino a che punto esse siano consultive.

Il secondo congresso, venezia, agosto 1945

Il 04/08 viene convocato il secondo congresso dei comitati provinciali del Veneto. Ordine del

giorno: la funzione del coordinamento ciellenista e la situazione politica regionale. Si afferma che la

situazione politica veneta è influenzata dalle relazioni col GMA. Si parla successivamente

dell'organizzazione e funzione dei comitati, affermando che il comitato regionale mira alla

permanenza e al potenziamento di tutti i Cln, fondamentali politicamente e socialmente. Si mira, al

raggiungimento di status di concordia e disciplina nazionale. L'autonomia dei Cln è positiva se

"disciplinata e regolata" altrimenti rischia di trasformarsi in anarchia: in tali casi i Provinciali

devono aver diritti di intervenire, stessa cosa deve accadere tra regionali e provinciali.

Nelle prospettive del "nuovo Veneto" si discute del ritiro del'0amministrazione alletaa e

l'insediamento di quella italiana. Fino alle elezioni del '46 è auspicabile dai provinciali, unitamente

a quella consultiva, conservinmo una funzione di controllo sui prefetti, e ai regionali si riconoscono

tutti i poteri di governo, tranne il legislativo, regolando allo stesso tempo l'attività dei pronvinciali.

La terza relazione riguarda la giustizia e l'epurazione, a causa del regime fascista, si afferma, è

necessaria una "bonifica morale" con gli strumenti della giustizia "rapida e severa": le corti d'Assise

hanno infatti iniziato a reprimere i delitti fascisti, ed è stata istituita una commissione competente a

sanzionare i fascisti politicamente pericolosi. In molti luoghi però il compito di questa commissione

è ostacolato da una carenza legislativa e mancanza di disciplina, si passa poi alla situazione delle

regione, affermando che l'andamento generale è condizionato dal rapporto con gli Alleati, che può

essere buono o discreto, talvolta critico. A livello provinciale i partiti lavorano in armonia.

Competenze del regionale e provinciale: bisogna porre dei limiti. Al provinciale deve essere

assicurato il rafforzamento consultivo, deliberativo ed esecutivo. Il Regionale invece dovrebbe

presentarsi come organo coordinatore di tutte le provincie, ed evitare eventuali discrepanze con le

diverse iniziative. Il rappresentante del comitato provinciale di Padova afferma che la

collaborazione tra i partiti è buona; sottolinea anche l'importanza dello scioglimento dei periferici,

formatosi al momento dell'insurrezione in modo estemporaneo e arbitrario. Le relazioni con gli

Alleati sono corrette ma non molto cordiali, e scarso è l'affiatamento con le autorità italiane, che

preferiscono la relazione diretta col governatore alleato.

Un altro rappresentante del Cln di Padova ad esempio parla della giustizia: la situazione è

soddisfacente ma la materia presenta alcune lacune come ad esempio la mancanza di personale

inquirente e requirente, in relazione al numero di processi. Le conseguenze che ne derivano lasciano

perplessa la popolazione, preoccupata da ritardi e inconveniente nell'istruzione dei processi. Un

rappresentante comunista ricorda l'incitamento del Pdc, volto ad avvalorare i regionali come una

"necessità strumentale". Secondo un componente del regionale la situazione a Roma non dev'essere

tranquilla se Parri invita l'alta Italia ad organizzarsi, a far qualcosa per gestire il passaggio dagli

alleati al governo nazionale: la soluzione è riconoscere ai regionali poteri certi per garantire

tranquillità alla transizione, ritiene che il comitato provinciale debba essere l'organo consultivo del

prefetto, e il regionale debba restare pricnipalmente consultivo, senza abbandonare completamente

l'azione di governo, data la mancanza di un'autorità. Altri invece sostengono che il regionale debba

essere investito di potere giuridico.

In generale tutti i problemi su cui si è discusso non trovano una linea univoca di lettura. Molti sono

quelli che non hanno idee chiare e parlano solo a titolo personale, non potendo quindi dare

suggerimenti autorevoli al Clnai e al Pdc.

Nella seconda giuornata di lavoro si parla della veste giuridica assegnata ai comitati, Cln, dopo

l'esperienza alleata in Veneto. Il problema è che tutti sono d'accordo sul loro mantenimento fino alla

costituente, ma non sono d'accordo sul riconoscimento giuridico e nel potenziamento. Si dice che è

il governo a chiedere questo potenziamento e collaborazione. Riass pp 114-115

In linee generali, nel secondo congresspo di venezia, tra i partecipanti non emergono divergenze

significative sulla valutazione della realtà politica e amministrativa, sono d'accordo sul fatto che è

necessario disciplinare gli organismi ciellenisti introdotto dopo il 25/04, di incentivare le opere di

ricostruzione materiale. Molti sanno che il ruolo dei comitatinon è rivoluzionario, ma di

organizzazione della realtà provinciale e comunale. Ci sono scontri sul ruolo del Governo di Roma

e dei Comitati di fronte al periodo tra il 1/1/46 e le elezioni politiche.

Per molti sono i comitati provinciali a garantire più degli altri la struttura portante del sistema, da un

lato perchè è capace di raccogliere le richieste dei comunali, rionali e aziendali, dall'altro perchè

non abilitato ad esercitare una supremazia e un controllo al di là dei confini provinciali.

Il terzo congresso, dicembre '45

I relatori richiamano i grandi ideali democratici, della legalità e del pacifismo, ma si trovano spesso

difficoltà nella ricostruzione materiale e politica del Veneto, la questione tuttavia più dibattuta

riguarda soprattutto i provinciali e i comunali, risaltati per il loro operato glorioso pre e

post-liberazione, per la loro capacità nel governare e nel corrispondere alle richiesete della

popolazione. Si parla anche delle difficoltà che derivano dalla fine dell'occupazione alleata e

dall'estensione al veneto della giurisdizione del Governo Romano. La laboriosità per la costruzione

della democrazia sembrano progressivamente scemare e perdersi di fronte alle vischiosità

procedurali di Roma. A questo punto viene reclamato per il veneto il giusto riconoscimento per la

lotta contro il nazifascismo, viene richiesta la Consulta regionale e invocata l'autonomia per non

perdersi nelle ambizioni altrui. Non si può tornare a Roma e alla sua burocrazia. Si accoglie con

rassegnazione l'idea dell'imminente fine della seconda stagione dei comitati, esautorata la funzione

deliberativa e di governo all'indomani del 25/04, quella consultiva diventa sempre più fragile, il

futuro, nonostante le elzioni, si prospetta difficiel. Alcuni sperano nella sopravvivenza dei comitati,

altri sono consapevoli che la difesa degli ideali democratici sia compito dei partiti.

I Cnl mandamentali e comunali: l'esperienza padovana

Nel giugno, nell'ottobre e nel dicembre 1945 sono stati svolti tre congressi dei Comitati

mandamentali e comunali a Padova, sono documenti che offrono spunti di conoscenza per quanto

concerne i tempi e i modi di organizzazione, gli uomini dei Cln e delle giunte provvisorie, le

iniziative intraprese all'indomani della guerra.

Il primo congresso illustra lo stato corrente e la condizione dei mandamenti e dei comuni, specifica

cause ed effetti delle fatiche organizzative. Il secondo prefigura le future istituzioni po

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A.A. 2012-2013
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher enn00 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Agostini Filiberto.