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Gli USA verso il 1929

il '29 non è una normale crisi, non è soltanto lo sfacelo finanziario più grande del XX secolo; è un'altra data importante che divide lo splendore degli anni '20 con l'instaurazione dittatoriale degli anni '30: è considerata una vera e propria cesura tra l'Europa e gli Stati Uniti; il crollo dei mercati ebbe, infatti, conseguenze terribili soprattutto in Germania, dando strada libera a Adolf Hitler che trovò terreno fertile per la sua raccolta di consensi. I 1930 saranno la causa di divisione netta tra il fascismo/nazionalsocialismo e il comunismo sovietico, la popolazione delusa dal sistema liberal-democratico si ribella, la strada ha un bivio e si divide tra "destra" o "sinistra", non ci sono vie di mezzo: è l'inizio di un'età depressa, rabbiosa, vendicativa e che finirà solamente con la fine della seconda guerra mondiale.

Ma partiamo dall'inizio.

Wilson dopo la guerra è colpito da un ictus, si candida comunque a nuove elezioni ma perde; il vecchio presidente democratico viene sconfitto dalla forza repubblicana, la quale oramai aveva preso molto consenso in questo periodo; complice sicuramente è la formazione della Società delle Nazioni, proposta dallo stesso Wilson, che dava agli USA un aspetto molto più umanitario, troppo caritatevole per i gusti di una nazione che usciva dalla guerra in modo assolutamente positivo, "senza un graffio" e anzi, con una produzione industriale in continuo sviluppo (saranno gli anni infatti del "fordismo").

Per questo motivo tutti i roaring '20s saranno caratterizzati da tre presidenti repubblicani, ferocemente isolazionisti e antieuropeisti: con l'Europa, quindi, gli Stati Uniti continueranno tutti i rapporti commerciali già in atto da tempo, e fin troppo forti da slegare; ma sicuramente non porteranno avanti quel rapporto.

d’amicizia a cui Wilson puntava. I tre presidenti furono: Warren Gamaliel Harding, dal 1921 al ’23, morto probabilmente d’infarto a metà del suo mandato; John Calvin Coolidge Jr., dal 1923 al ’29; Herbert Hoover, dal 1929 al 1933 fu il presidente che dovette affrontare la crisi del ’29 e che concluse dodici anni di presidenze repubblicane, fu infatti poi sconfitto da Roosevelt nel ’33. Con i successivi repubblicani quindi ci sarà un completo isolazionismo in politica estera, sviluppando quell’American way of life, isolandosi culturalmente – anche se il periodo è contraddistinto da una massiccia migrazione degli artisti dall’Europa verso le Americhe – e creandosi una vera e propria base americana, con leggi proprie, che rispondono a una situazione di effettivo entusiasmo nazionale. Sono questi i famosi anni ruggenti: costituiti da una prosperità economica abbastanza sostanziosa, tanto da venir definiti comegli anni dell'oro o dal "vitello d'oro"; sono gli anni del jazz, dell'arte astratta, in opposizione al cubismo e all'espressionismo europeo; la vita migliora, le classi sociali progrediscono e la disoccupazione è ai minimi storici; sono anni ovviamente caratterizzati da un ottimismo pressoché generale anche tra i borsisti di New York, i quali investono in ingenti azioni creando anche bolle speculative frequenti. Ma oltre a questo sono presenti anche molti problemi: sarà infatti con la prima amministrazione Harding, ma molto appoggiata anche da Coolidge in seguito, a introdurre il proibizionismo, quindi bandito in particolare l'alcol, la prostituzione è severamente proibita, o anche il gioco d'azzardo; questo fu deciso particolarmente per ritornare a un periodo di purezza protestante, facente parte dell'età pioniera dei padri pellegrini (Coolidge poiera un grande esponente della chiesa protestante); ma

Soprattutto tutto questo fu attuato per contrastare la diffusa e spregevole piaga dell'alcolismo, di cui l'America soffriva da sempre. Il risultato fu che il proibizionismo causò un ingente aumento di criminalità organizzata; infatti, proibendo l'alcol e lo svago non si risolve il problema, anzi, si conta addirittura un raddoppio del consumo di alcolici dall'introduzione del divieto. Entran quindi in gioco le organizzazioni criminali, Al Capone a Chicago sarà l'esponente più famoso, ma insieme a lui operano la Mafia di Cosa Nostra - lavorando anche dall'Italia quindi - le quali controlleranno il mercato dell'alcol illegale e non solo: anche prostituzione, gioco d'azzardo, droghe. Un'altra realtà che si svilupperà radicalmente negli anni '20 (grazie anche alla produzione del kolossal Nascita di una Nazione del 1915) è la rinascita del razzismo, soprattutto al sud.

C'è il boom di adesioni al gruppo del Ku Klux Klan, il quale arriverà a contare milioni di adepti in tutti gli stati; essi praticano persecuzioni a persone di colore che sono trattati come una razza a parte e da eliminare, il Ku Klux Klan è un'organizzazione di per sé criminale e quindi illegale, praticano veri e propri sabba rituali con uccisioni in grande stile; ma vengono comunque tollerati nella maggior parte degli stati del sud, proprio per il loro scopo purificatore: la causa dei "nigger" partirà da qui, grazie al jazz anche, il quale da spirito di ribellione spanderà il verbo in tutto il mondo. Il problema del sud degli USA poi, sarà un problema effettivo, in zone dove tuttora c'è un forte sentimento secessionista, ancora reduce di un'irrisolta guerra civile di metà '800, che vede gli yankee trionfare sui sudisti. In un clima di questo tipo assistiamo dal 1927 a un boom della Borsa:

questo grazie a grandicrediti di guerra con i paesi dell'Intesa e la Germania, trasformando gli USA nel più grandecreditore al mondo; la ricchezza degli Stati Uniti in più attira la particolare attenzione degliinvestitori europei a Wall Street, portando gli investimenti intorno ai 18.000.000.000 di dollari primadel '29, e triplicando i titoli tra il '27 e il '29. Dunque perché, in una situazione di evidente prosperitàeconomica e sociale, avviene il giovedì nero (24 ottobre 1929) con il crollo totale dei mercati? imotivi sono parecchi e i pareri sono tanti: in primis il boom borsistico non corrisponde a un analogoaumento dei fondamenti economici, ovvero ci sono più investimenti in borsa di quanto sicommercia o si produce; è determinata da una fase inebriante, dove gli investitori sono inconsci eillusi da una crescita che si pensi sia perenne; verso gli USA c'è dunque un flusso di

capitale pressoché incontrollato dall'Europa, la produzione è alle stelle; si ricorda infatti che negli Stati Uniti progredisce la tecnologia con cui si sviluppano nuove tecniche di produzione dei beni primari, i quali vengono prodotti in eccesso e dunque spediti in Europa come merce di scambio (grazie soprattutto ai patti commerciali molto stretti tra i due continenti); allo stesso modo, però, grazie al Piano Dawes e alla ripresa dalla crisi post bellica, i paesi europei iniziano ad attuare leggi protezionistiche per favorire in primis la propria economia, e in secondo luogo per sfamare un desiderio patriottico del popolo e delle istituzioni; in breve: a nessuno serve più l'aiuto degli Stati Uniti. Anzi, dopo la ripresa si iniziano a cercare altre vie commerciali: il problema è che il continente europeo, con la Germania in testa, è oramai fortemente dipendente nei confronti degli USA, il Piano Dawes, le inquisizioni date alla Germania e i

prestiti di guerra all'Intesa, generano un circolo vizioso che legherà economicamente i paesi tra loro; dunque applicando una politica protezionistica, con un innalzamento dei prezzi doganali, si rompe definitivamente un rapporto vitale, il quale trascina tutti nella crisi; ci sono inoltre delle saturazioni economiche sia dai mercati europei sia dalle colonie, cariche anch'essi di prodotti agricoli e quindi non più utilizzabili come un secondo canale di mercato; nessuno sa dove mettere le merci che vengono prodotte, gli europei liblocano (a breve tra l'altro Mussolini metterà in atto il suo piano autarchico), gli Stati Uniti e le colonie non sanno che farsene, ed è così che avviene un crollo dei mercati agricoli radicale, la produzione supera la domanda. I paesi europei, tanto per cambiare, iniziano ad alzare il tasso di sconto, ovvero gli interessi dello stato su cui le banche private poi calcolano il loro tasso d'interesse, questo afavore sempre di un'opera di protezionismo; infatti, se la banca centrale di uno stato, decide di abbassare il tasso di sconto, essa crea una svalutazione del denaro imprestato agli imprenditori, che dunque si troveranno più convinti nell'investire il denaro all'estero, una procedura che dunque si applica qualora si voglia aprirsi di più al mercato mondiale; se invece la banca centrale decide di alzare il tasso di sconto, crea un minor flusso di capitali, dato che il costo dell'investimento sarà più alto, e dunque l'investitore ci penserà due volte prima di mandare denaro all'estero; ma piuttosto sosterrà la propria economia nazionale, in questo caso dunque il tasso di sconto può essere utile per far crescere il proprio mercato. Quindi alla fine nei primi mesi del '29 alcuni stati dell'Europa decideranno di alzare i tassi di sconto, facendo diminuire gli investimenti negli Stati Uniti; in settembre,poi, la Gran Bretagna (prima economia europea, stato con il maggior numero di capitali investiti in Wall Street) decide un ulteriore aumento dei tassi, a ruota la seguiranno anche gli altri paesi; questi provvedimenti determinano l'arresto del flusso europeo verso New York, facendo cadere i prezzi delle azioni e anche la fiducia nel mercato da parte degli imprenditori americani: essi per contenere le perdite vendono tutto in massa, generando un tonfo della borsa che solo il 24 ottobre raggiunge il -22,63%. A questo punto si genera un effetto a catena: con la conseguente vendita di tutti i titoli, e con una totale assenza di investimenti, succede un crollo borsistico a strapiombo e il successivo crollo dei prezzi; le aziende a questo punto, avendo meno lavoro, diminuiscono la produzione, aumentando però la disoccupazione; il licenziamento dei dipendenti comporta la caduta della domanda e la conseguente deflazione, ovvero nessuno più compra perché nessuno ha più.

Un lavoro, e dunque la produzione dei materiali si blocca, generando altra disoccupazione. Il sistema capitalistico mondiale è in bancarotta: tra il 1929 e il 1932 i fallimenti industriali e commerciali aumentano dell'11% all'anno, significa che su una produzione di 1

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A.A. 2019-2020
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

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