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Il Piemonte tra la ripresa della guerra e dopoguerra
L'armistizio portò alle dimissioni del governo di Casati. Diventa ministro Gioberti che si propone la guerra alla toscana per la restaurazione dei vecchi sovrani e la guerra all'Austria ma questo non è condiviso e si dimette. Il 20 marzo viene dichiarata guerra all'Austria che si conclude tre giorni dopo a Novara con la sconfitta. Carlo Alberto abdica e Vittorio Emanuele III si incontra con Radetzky. Le condizioni di pace sono difficili, così non essendo accettate dalla camera, chiede l'appoggio di D'Azeglio e convoca le elezioni che portano a una camera favorevole alla pace.
Politica e antropologia di una rivoluzione
Si accentua il divario fra il Piemonte e gli altri stati. Mentre nel Piemonte alle elezioni partecipa una ristretta élite, a Roma, Toscana, Venezia viene introdotto il suffragio universale maschile. Mentre il Piemonte conserva la monarchia, altrove ci sono le repubbliche. Mentre
popolo, promuovendo riforme amministrative e legislative.Il conte di Cavour diventa primo ministro nel 1852 e inizia una politica di modernizzazione del regno di Sardegna, con l'obiettivo di unificare l'Italia sotto la guida del Piemonte.Il processo di unificazioneL'unità d'Italia viene raggiunta grazie all'alleanza tra il regno di Sardegna e la Francia di Napoleone III. Nel 1859, durante la seconda guerra d'indipendenza, l'esercito piemontese sconfigge l'Austria e conquista la Lombardia. Nel 1860, con l'aiuto dei volontari di Garibaldi, il regno di Sardegna annette il Regno delle Due Sicilie e parte del Regno delle Due Sicilie e parte del Regno di Napoli. Infine, nel 1861, Vittorio Emanuele II viene proclamato re d'Italia.Il ruolo di GaribaldiGaribaldi è considerato uno dei padri dell'unità d'Italia. Con i suoi volontari, noti come i "Mille", ha combattuto per liberare il sud dell'Italia dal dominio borbonico. La sua figura è ancora oggi celebrata come simbolo di coraggio e patriottismo.Il ruolo della ChiesaLa Chiesa cattolica ha avuto un ruolo ambivalente nel processo di unificazione. Da un lato, molti preti hanno sostenuto la causa patriottica e hanno agito come mediatori tra i contadini e le comunità locali. Dall'altro lato, la Chiesa ha visto l'unificazione come una minaccia al suo potere e ha cercato di opporsi a essa.Il risultato finaleL'unificazione dell'Italia ha portato a una serie di cambiamenti politici, sociali ed economici nel paese. Si è passati da una situazione di frammentazione politica e economica a un'unica nazione unita. Tuttavia, il processo di unificazione non è stato privo di conflitti e tensioni, e molte delle divisioni regionali e culturali dell'Italia sono ancora presenti oggi.Chiesa nel regno di Sardegna e attuare un processo di modernizzazione economica del Piemonte e della Liguria. Con la legge Siccardi vengono aboliti i fori ecclesiastici, diminuite le feste religiose riconosciute dallo stato, e viene vietato al clero il diritto di acquisire beni immobili senza il consenso regio. Nel 5° entra a far parte del governo Camillo Benso conte di Cavour, giornalista e politico liberal-moderato, diventa ministro dell'agricoltura, del commercio e della finanza. Promuove trattati doganali con Francia, Belgio e Inghilterra con l'abbassamento dei dazi doganali. Con il colpo di Stato di Luigi Napoleone che chiude la seconda Repubblica Cavour è preoccupato per le azioni della Francia. Questi stabilisce un accordo con la sinistra parlamentare di Rattazzi per una ampia maggioranza che unisca sinistra e centro, tale azione è chiamata connubio. Il governo Cavour deve affrontare delle difficoltà come la crisi Calabiana quando il.favorevoli a un'unificazione monarchica con un re di Savoia come capo dello Stato di Cavour e Vittorio Emanuele II. La situazione politica si complica ulteriormente con la crisi economica del 1857, che porta a una forte instabilità sociale e a una crescente disoccupazione. In questo contesto, si sviluppa un movimento operaio sempre più organizzato e rivendicativo. Nel 1859, Cavour riesce a ottenere l'appoggio di Napoleone III per una guerra contro l'Austria, che si conclude con la vittoria italiana a Solferino e San Martino. Questo evento porta all'annessione della Lombardia al Regno di Sardegna e all'istituzione del Regno d'Italia nel 1861, con Vittorio Emanuele II come primo re. Nonostante l'unificazione politica, l'Italia rimane divisa dal punto di vista sociale ed economico. Le differenze tra il Nord industrializzato e il Sud agricolo sono evidenti, e la questione meridionale diventa un problema centrale per il nuovo Stato. Inoltre, la questione romana rappresenta un'altra sfida per l'Italia unita. Roma è ancora sotto il controllo dello Stato Pontificio e la sua annessione al Regno d'Italia diventa un obiettivo per molti patrioti. La questione verrà risolta solo nel 1870, con la presa di Roma da parte delle truppe italiane. In conclusione, il processo di unificazione italiana è stato caratterizzato da una serie di sfide politiche, economiche e sociali. Nonostante le difficoltà, l'Italia è riuscita a raggiungere l'obiettivo dell'unificazione politica, ma le divisioni interne e le questioni irrisolte continueranno a influenzare la storia del paese.Favorevoli a una repubblica centralizzata da ottenere mediante una rivoluzione nazionale e sociale.
Coloro che appoggiano Mazzini con la nascita di insurrezioni in tutta Italia seguite da una guerra di liberazione nazionale.
Fra il '51-'53 i tentativi insurrezionali falliscono. Manin elabora la possibilità di un avvicinamento al Piemonte per la liberazione italiana sotto la guida di Vittorio Emanuele di Savoia.
Cavour stabilisce contatti con Manin e Garibaldi e con La Farina.
Mazzini con Pisacane mette in atto un progetto: si imbarcano a Ponza e a Sapri si inoltrano verso l'interno nella speranza di sollevare le popolazioni contadine contro le forze borboniche, ma non hanno successo. Pisacane si suicida e Mazzini tenta due insurrezioni che falliscono.
Preparativi di guerra.
Nel '58 tre italiani lanciano tre bombe contro la nave che trasporta Luigi Napoleone.
Luigi Napoleone e Cavour si incontrano e la Francia si accorda per combattere al fianco del regno di Sardegna contro.
L'Austria per la creazione di una confederazione italiana composta da quattro regni autonomi con la presidenza del papa e la Savoia e Nizza dovevano essere cedute alla Francia come compenso.
L'unificazione 1859-1861
La guerra contro l'Austria
Nel '59 l'esercito piemontese contava 47.000 uomini, 3.000 ufficiali 16.000 volontari con uomini di età compresa fra 21 e 26 anni la maggior parte del Lombardo-Veneto, la maggior parte dei volontari provenivano dai ceti medi e popolari.
Il Piemonte voleva spingere l'Austria all'ultimatum.
Soldati francesi e piemontesi sconfiggono gli austriaci a Montebello il 20 maggio del '59 mentre Garibaldi sconfigge gli austriaci a San Fermo e arriva a Como. L'8 giugno francesi e piemontesi sconfiggono gli austriaci a Magenta e entrano a Milano. Il 24 giugno si scontrano a Solferino e San Martino ottenendo la vittoria.
La conquista del Veneto è prossima ma Napoleone decide di stipulare
L'armistizio con gli austriaci con la pace di Villafranca spinto dal malcontento del popolo francese per le spese della guerra.
Le insurrezioni nell'Italia centrale e le annessioni
Una serie di sollevazioni portano alla cacciata dal granduca di Toscana, della duchessa di Parma e del duca di Modena che vengono sostituiti con governi provvisori favorevoli all'unità.
Vengono annessi al Piemonte la Toscana, Modena, Parma, Bologna è Cavour convoca i plebisciti fra l'11 e 12 marzo 1860 con suffragio universale maschile.
Il 25 marzo si tengono le elezioni del parlamento di Torino che danno l'appoggio alla maggioranza con a capo Cavour.
L'impresa dei mille
Nel '60 nascono sollevazioni antiborboniche in Sicilia che spingono i patrioti mazziniani Pilo e Corrao a partire per l'isola.
Il governo Cavour li tollera ma se ne dissocia.
L'11 maggio i garibaldini sbarcano a Marsala e Garibaldi diventa dittatore dell'isola in nome di Vittorio.
Emanuele.I garibaldini si scontrano con l'esercito borboniche e ottengono una vittoria che apre la strada per Palermo giungendovi il 6 giugno.
Il 20 luglio i borboni vengono nuovamente sconfitti a Milazzo e il 27 luglio Garibaldi entra a Messina per poi dirigersi in Calabria e poi a Napoli il 6 settembre e Francesco II lascia la città.
Nascono tuttavia delle opposizioni. Caso eclatante fu quello di Bronte dove i contadini si ribellarono e furono sterminati come esempio.
L'intento di Garibaldi è quello di formare uno stato unitario sotto la guida dei Savoia per questo lo statuto albertino viene pubblicato in Sicilia e nel Mezzogiorno.
Cavour non si fida di Garibaldi per questo invia una spedizione che lo deve fermare e che dopo aver invaso lo stato pontificio deve giungere a Napoli per attuare l'annessione della Sicilia e del Mezzogiorno al Regno d'Italia.
Il 1° ottobre l'esercito borbonico tenta un'offensiva che fallisce sul
Volturno. Garibaldi decreta i plebisciti. Il 7 novembre il re fa il suo ingresso a Napoli e Garibaldi gli chiede di nominarlo luogotenente, ma deluso si ritira a Caprera. La proclamazione del Regno d'Italia. I plebisciti portano all'annessione della Sicilia, delle Marche, dell'Umbria. Si forma il primo parlamento del regno d'Italia con capitale a Torino e il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele viene proclamato re d'Italia con un governo guidato da Cavour. Come carta costituzionale viene adottato lo statuto albertino. Le eredità del Risorgimento. Il nuovo governo vide numerose difficoltà dovute all'opposizione di una parte dell'opinione pubblica. Gli esponenti politici avevano un progetto politico diverso rispetto a quello attuato da Cavour. Garibaldi sogna la conquista di Roma con un'impresa simile alla spedizione dei Mille, ma i suoi tentativi falliscono. In Calabria viene ferito e arrestato dai militari italiani. Anche i mazziniani e irepubblicani furono delusi. I repubblicani non volevano riconoscere l'istituzione del nuovo stato. Per quanto riguarda Mazzini vide la guerra franco-prussiana come una possibilità di un'insurrezione repubblicana nella penisola. Si reca a Palermo e arrestato viene portato a Gaeta ma ottiene un'amnistia e se ne va in esilio.
Quando viene sottratta una buona parte dei territori del pontefice Pio IX questo reagisce con la scomunica con l'enciclica quanta cura e il sillabo degli errori del nostro tempo.
Altro grande problema fu la nazionalizzazione delle masse, secondo uno storico Mosse, secondo cui la nazione non è un dato di natura. La destra storica si distacca da tale progetto perché identifica le classi popolari come pericolose e per questo devono stare lontane dalla cosa pubblica. Ciò si riscontra nella legge elettorale che dà il diritto di voto a coloro che sanno leggere e scrivere e che pagano 40 lire all'anno di imposte. Che sono
Il 2% della popolazione totale e il 7% degli uomini. Fra il '61 e il '70 nasce come reazione all'unità il brigantaggio, concentrato nell'Abruzzo e in Basilicata con attacchi alle autorità del nuovo ordine politico per la restaurazione dei Borbone o per la difesa del papa, composta da ex militari borbonici e coloro che odiano i proprietari.
Nel '66 il governo La Mormora appoggia il governo prussiano contro l'Austria. L'esercito viene sconfitto a Custoza. Viene firmata una tregua dove l'Austria cede il Veneto e Mantova con la mediazione di Napoleone III suscita l'umiliazione per l'opinione pubblica.
Con la morte dei grandi protagonisti dell'indipendenza viene creato una mitografia. Come emerge in Cuore di Edmondo De Amicis che narra le vicende di una terza elementare di Torino nel '81-'82 dove emergono i grandi dell'indipendenza come Vittorio Emanuele, Cavour, Mazzini, Garibaldi.
La storiografia, i luoghi
Le fonti primi a criticare il Risorgimento furono: