Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Questi desideri che, non potendo essere desiderati, vengono ricacciati nell'ambito dell'inconscio
sono di (1) carattere aggressivo e (2) carattere sessuale.
Qual'è l'obiettivo di fondo chele comunità umane cercano di raggiungere nell'organizzare la loro
vita? La ricerca della felicità. La sofferenza ci minaccia da (a) corpo, (b) mondo esterno e (c )
relazioni.
Il punto è che il processo di incivilimento, ancor prima che di progressi materiali, è fatto di
mutamenti psichici: e che tali mutamenti psichici sono stati regolati da un principio base: la
rinuncia al soddisfacimento dei potenti desideri.
La repressione delle pulsioni aggressive scatena il senso di colpa, che è una sorta di ansia
anticipatoria per ciò che si potrebbe commettere, laddove si lasciassero libere le componenti
aggressive proprie alla natura di ciascuno; la repressioni delle pulsioni sessuali si manifesta
attraverso l'emergere di sintomi nevrotici, ove il Super Io non sia in grado di “far buona guardia”
sulla spinta che tali desideri inammissibili esercitano dall'Inconscio.
Norbert Elias:Collegamento funzionale tra evoluzione delle strutture politico-sociali e la
trasformazione nei comportamenti e negli stati psichici individuali.
Psicogenesi: origine e sviluppo del fenomeno determinati dalla personalità psichica.
Sociogenesi:origine del fenomeno determinata da fattori sociali.
Le sue conclusioni sono: 6
1) dal Medioevo alla fine dell'Ottocento c'è un processo piuttosto uniforme di innalzamento
della soglia del pudore e dell'autocontrollo, dovuta-come si è ricordato sopra- all'azione
delle strategie distintive delle élites e alla spinta centralizzante degli Stati.
2) Questo processo non deve essere considerato solo come frutto di imposizioni esterne, poiché
si rafforza potentemente attraverso meccanismi di interiorizzazione delle norme, trasmesse
dagli istituti educativi, dai processi di socializzazione familiare, dai modelli imitativi di
comportamento delle élites, e dalle leggi degli Stati.
“Le norme sociali alle quali il singolo è costretto ad aderire innanzi tutto per una costrizione
esterna, alla fine di riproducono in lui in modo più o meno automatico grazie all'autocostrizione,
la quale entro un certo limite opera anche se il singolo a livello di coscienza non lo desidera. Si
compie così nel singolo individuo e in forma abbreviata quel processo storico-sociale nel corso del
quale lo standard dei sentimenti di vergogna e di ripugnanza lentamente si è spostato in avanti.
In conclusione, Elias ricolloca Freud in una fase storica precisa.
Michael Foucault: Il lato “negativo” del processo di disciplinamento ha un necessario versante
“positivo”. Ogni disciplina repressiva o disciplinare ne presuppone una formativa.
“Una volta che sia stato prodotto ed elevato a regola un certo grado di omogeneità fra gli
individui, tutte le loro differenze potranno essere misurate, descritte ed eventualmente corrette in
base a un modello di normalità la cui più sottile tecnica di affermazione è la procedura dell'esame,
forma di controllo che caratterizza tutti poteri disciplinari. L'esame stabilisce un asse di visibilità
obbligatoria per gli individui, li classifica e li valuta, li premia e li punisce, ne registra il grado di
affidabilità in una serie di documenti che entreranno a far parte della loro storia individuale e
sociale, li sottopone a una serie di prove successive che daranno al tempo dell'esistenza la forma
unitaria di un'evoluzione [...]”
L'appartenenza o meno ai termini di adattamento prevede la normalità o la reclusione.
“Nella confessione un imperativo è stabilito: non solo confessare gli atti contrari alla legge
[morale], ma cercare di trasformare il proprio desiderio, ogni proprio desiderio, in discorso”.
Mentre la confessione rimane chiusa però, il sapere medico-scientifico va divulgato. Da qui:
1) informazioni tecniche di indagine le quali imitano la confessione nel voler cercare la verità
nascosta di un individuo attraverso la sua cooperazione attiva o sollecitata.
2) Tutto ciò viene riversato in ambito pubblico
3) si tende a considerare il sesso come una pratica che spiega ed è la causa di tutto
L'indagine sessuale non vuole avere un effetto espiatorio ma un effetto sanante.
“Il diritto di far morire e di lasciar vivere. Dopo tutto, era simbolizzato dalla spada. E forse
bisogna ricollegare questa forma giuridica ad un tipo storico di società in cui il potere si esercitava
essenzialmente come istanza di prelievo, meccanismo di sottrazione, diritto di appropriarsi di una
parte delle ricchezze, estorsione di prodotti, di beni, di servizi, di lavoro e di sangue, imposti ai
sudditi. Il potere era innanzitutto diritto di prendere: sulle cose, il tempo, i corpi ed infine la vita;
fino a culminare nel privilegio d'impadronirsene per sopprimerla”.
7
Questo potere sulla vita si è iniziato ad esercitare dal XVII secolo, sotto due forme:
a) meccanismi di potere che caratterizzano le discipline: anatomo-politica del corpo umano
b) serie d'interventi e di controlli regolatori: una bio-politica della popolazione.
Il fatto che la vita diventi oggetto di azione politica è la grande novità che caratterizza questa svolta.
Bio-politica: ciò che fa entrare la vita ed i suoi meccanismi nel campo dei calcoli espliciti e fa del
potere-sapere un agente di trasformazione della vita umana.
“E' per questo che nel XIX secolo, la sessualità è inseguita fin nei minimi particolari delle esistenze;
è braccata nei comportamenti, le si dà la caccia nei sogni, la si sospetta dietro le più piccole follie, la
s'insegue fin nei primi anni dell'infanzia; diventa la cifra dell'individualità, quel che permette
contemporaneamente di analizzarla e di renderla docile ed utile. Ma la si vede anche diventare tema
di operazioni politiche (attraverso incitamenti o freni alla procreazione), di campagne ideologiche di
moralizzazione o di responsabilizzazione: la si fa valere come l'indice di forza di una società, quel
che ne rivela tanto l'energia politica che il vigore biologico.”
Focault presenta la storia delle nazioni come una storia di conflitti tra razze. Questo tipo di
riflessione storica pone le basi affinché le nazioni siano concepite al tempo stesso come comunità
politiche, in quanto uniche legittime depositarie della sovranità, e come comunità biologiche, in
quanto derivate da un originario gruppo etno-razziale.
Come già la tecnologia disciplinare, anche la tecnologia biologica trova nel concetto di “norma” il
suo ancoraggio essenziale: “normale” è in primo luogo (a.)chi è etnicamente o razzialmente
conforme all'essenza della comunità nazionale; e in secondo luogo (b.) chi, soddisfacendo il
fondamentale requisito etno-razziale, possiede anche una ineccepibile salute fisica e morale. Questa
specifica concezione della “normalità” fa sì che nella catena discorsiva avviata dal nazionalismo e
sviluppata dalla bio-politica si innestino anche il razzismo e l'eugenetica.
Col nazismo la bio-politica si coniuga nuovamente con una piena e integrale tanato-politica: il
nuovo potere di “far vivere” - la bio-politica- si ricollega, in forma tecnologicamente
sofisticatissima e secondo principi del tutto nuovi, all'antico potere di “far morire”.
Il nazismo è riuscito a coniugare la (a.) biopolitica e il (b.) diritto di uccidere
Bram Dijkstra: Il modello iniziale, diffuso nell'Ottocento, è un modello ovviamente asimmetrico,
che vuole la donna sottomessa all'uomo e reclusa nei ruoli di madre e angelo del focolare. Tuttavia
un modello di questo genere ha delle proiezioni imprevedibili e sorprendenti, per esempio
nell'imporre la voga della donna pallida, esangue, quasi malaticcia, come modello di bellezza per le
onne di classe elevata.
“Era estremamente importante tenere la donna occupata nell'ambito familiare e rimuovere tutte le
fonti di eccitazione sessuale, perché la donna normale manca di senso morale, ed è in preda a
tendenze vagamente criminali, come desiderio di vendetta, gelosia, invidia, cattiveria, solitamente
neutralizzate da una minore sensibilità e una minore intensità passionale.”
Mark Girouard: i cavalieri medievali vengono riproposti come modelli di comportamento per elites
britanniche ottocentesche. I loro caratteri sono: (a.) autocontrollo, (b.) lealtà , (c.) coraggio, (d.)
capacità di sopportare il dolore fisico, (e.) bellicismo, (f.) invariabilmente gentili con i deboli
8
8. La Grande Guerra
Fritz Fischer: la Germania era entrata in guerra per la deliberata realizzazione di un piano di
dominio europeo. L'orientamento aggressivo della Germania era dovuto a:
a) sensazione di accerchiamento che aveva ossessionato i suoi politici e i suoi diplomatici sin dalla
formazione del sistema delle alleanze europee negli anni Settanta-Novanta dell'Ottocento.
b) coerente con una visione conservatrice e autoritaria della politica interna, che veniva proiettata
sul piano dei rapporti internazionali.
Gerhard Ritter: c) il peso del militarismo nella vita politica di fine Ottocento-inizio Novecento e
l'elaborazione di piani politico-militari aggressivi non furono affatto una peculiarità della Germania;
bensì un tratto che appartenne a tutti i principali Stati dell'epoca.
James Joll: d) le ragioni dello scoppio della guerra sono state molteplici e non possono essere
identificate, in una forma semplicemente monocausale, con il piano tedesco di “assalto al potere
mondiale”.
Mario Isnenghi: Larga propensione degli intellettuali dell'epoca alla sovversione e, in generale, al
disprezzo nei confronti delle istituzioni dello Stato Liberale. Il Parlamento, i partiti, la classe
politica erano visti dotto una luce negativa, specie quando venivano contrapposti alla guerra, agli
eroismi che suscitava, così come alle sofferenze che provocava.
La dialettica all'intervento non fa che dare una legittimazione e tentare di portare dentro lo
Stato il potenziale eversivo di forze in parte ambivalenti.
Paul Fussell: La Grande Guerra sembra produrre una “cultura” basata su un incessante gioco di
contrasti che non è prodotto solo dal carattere traumatico della guerra in quanto tale ma anche dal
fatto che la guerra scardina le coordinate concettuali, linguistiche, narrative e mentali
dell'anteguerra. Quindi la cultura è composta da:
1) insieme delle operazioni culturalmente significative prodotte in guerra
2) mentalità collettiva che emerge dalla guerra
Mark Girouard: “In un certo senso il movimento [mentale di chi partecip&og