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STALINISMO

Il tentativo è quello di offrire lo stato come un'opera d'arte totale, creando sintonia tra

le manifestazioni artistiche, comportamentali ed ideologiche: il realismo socialista ne

è il massimo compimento. Per arrivare a questa armonizzazione della realtà, le

immagini devono avere una relazione di significazione univoca e non devono esser

interpretabili; per lo stesso motivo viene abbassato notevolmente il livello del

linguaggio e abolita la categoria del sublime, troppo complessa e anacronistica, dal

momento che l'uomo staliniano non può ammettere che esista qualcosa di

incomunicabile. Secondo le direttive di Stalin era necessario proporre una visione che

l'ideologia rendesse desiderabile: le falsità non erano quindi assolute, ma semplici

adattamenti della realtà per renderla, appunto, desiderabile. Era quindi possibile

presentare come fatti realizzabili ciò che era ideologicamente auspicabile: ne

conseguì una teatralizzazione quotidiana della realtà. Si crea un “modello sintonico”

da applicare in tutti i campi, e ciò che viene realizzato ha la stessa importanza di ciò

che viene progettato (la metropolitana di Mosca e il palazzo dei Soviet, ad esempio).

L'opera di propaganda per immagini diventa quindi fondamentale, anche per arrivare

ovunque in un paese così vasto: se i sistemi sono moderni, però, i modelli di

riferimento sono la classica matrice religiosa e la stampa popolare sei e settecentesca.

La loro semplicità permetteva di avere un impatto dolce sul pubblico, portando però

messaggi nuovi e rivoluzionari, secondo il concetto “credo a ciò che vedo”. Il

modello staliniano si allontana da Lenin, spesso presentato in movimento e proteso

verso il futuro, cercando e proponendo una stabilità.

GUERRA DI SPAGNA

Il 26 aprile 1937, giorno di mercato come tutti i lunedì, Guernica viene bombardata

per tre ore ogni venti minuti, e la popolazione mitragliata dagli aerei: 1700 morti, 800

feriti. Il palazzo del parlamento basco rimase illeso, e il capo della propaganda

nazionalista ebbe buon gioco a sostenere che erano stati i baschi a distruggere la

cittadina. Solo Goering ammetterà poi che il bombardamento di Guernica fu un

esperimento per la Germania.

Nel 1931 Alfonso XIII, dopo le dimissioni di Primo de Rivera, aveva abbandonato la

Spagna, lasciando spazio per l'elezione di un'assemblea costituente: l'esperienza

repubblicana che ne scaturì era sorretta da un'alleanza tra socialisti e repubblicani

sinistra. La costituzione è promulgata nel dicembre del 1931 e porta grandi novità:

suffragio universale, libertà religiosa, separazione tra stato e chiesa... Il leader Manuel

Asaña confisca i beni agli ordini religiosi, chiude le scuole cattoliche e l'ordine dei

gesuiti, approva lo statuto voluto dagli autonomisti catalani... I problemi sorgono però

sulla riforma agraria: i socialisti vorrebbero un uso collettivo delle terre espropriate,

mentre i repubblicani sono più orientati ad una redistribuzione a piccoli proprietari. In

due anni si arriva così ad espropriare solo lo 0,5% di quanto si sarebbe potuto,

causando malcontento e dando armi alla propaganda avversaria: nel 1933 le elezioni

sono infatti vinte dalle destre, che cercano di ripristinare lo stato pre-Asaña tra le

manifestazioni di protesta delle sinistre e degli anarchici. Nel 1936 la situazione si

ribalta, e il Fronte Popolare (fortemente voluto dal Comintern) riesce a strappare la

vittoria, ottenendo così un fortissimo premio di maggioranza. Esercito, partiti estremi

e moderati di destra optano quindi per la violenza: nel luglio del 1936 inizia la guerra

civile spagnola. Lo scontro di colloca in un contesto internazionale difficile, e tutti i

paesi firmano un accordo di non intervento: brigate di volontari affluiranno però da

tutto il mondo su quello che viene considerato il banco di prova tra fascismo e

antifascismo. Mentre Germania e Italia appoggiano però al loro massimo la causa

franchista, Francia e Gran Bretagna rimangono tiepide nei confronti dei repubblicani

spagnoli. La situazione è poi grave anche sul fronte interno, con pesanti divisioni nel

Fronte Popolare (soprattutto per quanto riguarda la forte schiera anarchica), mentre

l'esercito falangista si presenta compatto e militarmente meglio organizzato. I poteri

forti parteggiavano inoltre per la destra, così come il mondo della Chiesa: Francia e

Gran Bretagna riconosceranno la Spagna di Franco fin dal 1939. Traverso ha parlato

di guerra civile europea, in cui l'episodio della guerra di Spagna è solo una delle

battaglie importanti: è qui, infatti, che il fascismo assume una dimensione europea e

viene apertamente e militarmente osteggiato anche dagli intellettuali (l'antifascismo è

del resto la corrente culturale egemone). Hobsbawm considererà la guerra di Spagna

l'elemento fondante della coscienza politica della sua generazione.

PIO XII

Eugenio Pacelli.

Pio XI aveva pronunciato parole inequivocabili contro l'antisemitismo all'indomani

del primo decreto razziale (5 settembre 1938) quando, ricevuta una delegazione di

belgi che animano una radio cattolica dice che “siamo spiritualmente semiti” (alla

frase verrà aggiunto a posteriori un “tutti”). Le sue istanze antirazziste non sono però

accolte dal suo successore – d'altra parte anche all'epoca né l'Osservatore Romano né

Civiltà cattolica avevano riportato le parole sulle loro pagine, nonostante il divieto di

commentare i decreti arriverà solo un mese dopo -. Pacelli prende le distanze solo

sulla discriminazione religiosa, che metteva in dubbio l'articolo 24 del Concordato a

proposito della validità dei matrimoni: se un matrimonio misto non è più valido,

infatti, veniva tolta alla Chiesa la giurisdizione sul tema. Mussolini rifiuterà però di

discutere con il nunzio apostolico e con chiunque altro della questione. I silenzi di

Pacelli sono reali: vari studi sulla corrispondenza del Vaticano (nunzi apostolici dei

paesi invasi, cappellani militari in URSS...) hanno dimostrato che il Papa sapeva

abbondantemente la tragica situazione degli ebrei in Europa. Particolarmente

prezioso è l'epistolario di don Pirro Scavizzi, richiamato come cappellano militare al

seguito dell'ARMIR all'età di 56 anni, cui il papa chiede espressamente dei

“reportage” sulla situazione. La fonte non è però unica, e si tratta di un'escalation di

notizie (che segue del resto l'escalation di violenza), il cui culmine arriva nel 1942:

nel discorso di Natale di quell'anno, però, Pacelli riserverà poche e tiepide righe alle

notizie ricevute. È stato però sottolineato come siano esistite una moltitudine di

situazioni che spesso si distaccavano da quella ufficiale (massimo esempio ne sono i

rifugiati in san Giovanni in Laterano).

SECONDA GUERRA MONDIALE

Il processo di Norimberga

Nel processo di Norimberga si mettono in campo elementi mai visti in precedenza:

innanzitutto, il processo viene istituito dai vincitori nella città simbolo del nazismo

(anche se l'URSS avrebbe voluto che si tenesse a Berlino) contro 24 responsabili

politici e militari del terzo Reich. I capi d'imputazione sono quattro (congiura, crimini

contro la pace, crimini di guerra, crimini contro l'umanità) e quattro sono i giudici,

ognuno di nazionalità diversa (inglese, francese, americano, sovietico). Dal processo

emergerà il paradigma interpretativo dell'intera guerra mondiale: la guerra è stata

voluta da un manipolo di congiurati per immotivata crudeltà. Lo scopo era quello di

scagionare le masse e i paesi “collaborazionisti” condannando i vertici. Per la prima

volta, inoltre, un paese è completamente cancellato dalle carte geografiche e la sua

sovranità viene trasferita ai paesi alleati: non si tratta di un'altra Versailles, ma di una

spartizione arbitraria dei paesi vincitori. Vengono imputati due reati (crimini contro la

pace e l'umanità) che non esistevano in precedenza, andando di fatto contro le basi

del diritto penale, applicando delle leggi post factum senza generalizzarle ad ogni

paese: d'altra parte, l'intenzione non era certo quella di tenere un processo neutrale,

nel momento in cui la neutralità verso il nazismo era comunque malvista.

La guerra

72 paesi coinvolti nella II GM (32 nella prima); 51 milioni di vittime (10 nella

prima); 50% delle vittime civili sul totale (5% nella prima; 70% in Vietnam; 100%

nell'ex-Jugoslavia).

È una guerra di movimento, ideologica: per la prima volta non si tratta di spostare

delle frontiere ma di annientare completamente il nemico. Già in Polonia il metodo di

guerra inizia a far intravedere qualcosa di diverso rispetto al passato: vengono rotte le

convenzioni fino ad allora usate in caso di guerra, e la classe dirigente e gli ufficiali

sono fucilati assieme a tutti gli altri. Le grandi potenze non intervengono però

immediatamente in modo diretto: lo scontro tra Francia e Germania avverrà solo nel

momento dell'attacco diretto, mentre per l'Inghilterra bisognerà aspettare ancora più

tempo (la ritirata da Dunkerque non viene seguita da un attacco immediato perché

Hitler credeva ci fossero buon possibilità di trattare con la Gran Bretagna senza dover

necessariamente muovere guerra). De Gaulle forma da Londra un governo

provvisorio in esilio che permetterà alla Francia di sedersi poi al tavolo dei vincitori:

la debacle militare totale ha fatto però sorgere molti dubbi sulle simpatie filotedesche

presenti in tutto il paese e in particolar modo nell'esercito. La Francia viene quindi

divisa in tre parti (una annessa direttamente alla Germania, una occupata

militarmente, l'altra assegnata al controllo di Petain con capitale Vichy).

Il 1941 segna un anno di svolta, con l'entrata in guerra di USA e URSS, entrambe

attaccate senza previa dichiarazione di guerra; la guerra in Unione Sovietica non

rispetta – per direttive esplicite all'esercito – le convenzioni internazionali (nessun

prigioniero, rappresaglie contro i civili, fucilazione immediata di soldati e ufficiali).

Le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945) sono state

demonizzate solo a posteriori: i 100.000 morti provocati (altrettanti ne erano stati fatti

a Dresda) sono solo una goccia nella felicità della fine della guerra.

La situazione italiana

La formula di “non belligeranza” resiste fino al giugno 1940, quando Mussolini

dichiara guerra a Francia e Gran Bretagna dal balcone in Piazza Venezia e

trasmettendo il discorso via radio. Il fronte francese si a

Dettagli
A.A. 2010-2011
14 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mercantediliquore di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Stiaccini Carlo.