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Francesco Crispi

Che prendendo il posto di D. nel 1887 annunciò che il suo sarebbe stato un governo della nazione. Fu il I meridionale a diventare I ministro e governò dal 1887 a 1891 e pio dal 1893 alo 1896. Apportò incisive riforme amministrative e sociali nonché fece approvare alcune leggi importanti sulla sanità pubblica, riforme carcerarie, introdusse il nuovo codice penale (Zanardelli) che prevedeva l'abolizione della pena di morte, fu ancora allargato il suffragio amministrativo e fu reso elettivo il sindaco. Nel campo della politica economica dette nuovo impulso alla spesa pubblica ed in particolare al programma ferroviario; ma gli anni 80 sono ricordati soprattutto per le difficoltà derivanti sia nell'agricoltura che nella cantieristica, dal crollo dei moli marittimi prodotto dall'avvento delle navi a vapore, in un settore in cui l'Italia era impreparata, e della caduta del prezzo dei cereali che provocò la

crisi agraria che colpì soprattutto quelle campagne non attrezzate a sostenere la concorrenza estera. Le difficoltà finanziarie poi alla fine del secolo colpirono gli istituti di credito che si erano esposti con investimenti azzardati specie nell'edilizia e a seguito di vari scandali e fallimenti portò alla creazione della Banca d'Italia nel 1893 e alla ristrutturazione del sistema che comportò la creazione di banche di tipo nuovo come la Banca Commerciale legata più alla finanza tedesca che a quella francese. Per la politica estera benché l'unificazione del Regno si era completata l'Italia non aveva ancora acquisito una posizione di rilievo in campo internazionale ma restava ancora subordinata, anche commercialmente, agli interessi inglesi e francesi per cui quando essa vide non tutelati i propri, specie in Tunisia che fu acquisita dalla Francia, nel 1882 firmò la triplice alleanza con Germania e Austria-Ungheria ma.ciò portò ad una crisi diplomatica con la Francia con la conseguente apertura italiana alla penetrazione dei capitali tedeschi che avrebbero orientato e sostenuto il suo decollo industriale. Crispi inoltre dette impulso alle aspirazioni coloniali italiane e dopo l'episodio di Dogali del 1887 che provocò il massacro di un'intera guarnigione italiana, penetrò verso l'interno dell'Etiopia e costituì la colonia Eritrea. Ma nel 1896 una grave sconfitta subita ad Adua ad opera degli etiopici costò a Crispi le dimissioni ed impose una sosta alla penetrazione italiana in Africa. Abbiamo detto che la crisi agraria provocò disagio e tensioni sociali specie nelle zone rurali (le cause erano da ricercare nei fattori di modernizzazione che altrove aumentano la produttività, pressione fiscale, perdita dei privilegi di mercato prodotta dal miglioramento dei trasporti); mentre in alcune zone dell'Italia centrale la

povertà venne assorbita dal sistema mezzadrile prevalente altrove andò ad ingrossare le fila dell’emigrazioneche all’origine episodica divenne esodo definitivo. In Sicilia nacquero i fasci siciliani come segno di protestaorganizzata. Fu questo disagio sociale a plasmare il socialismo italiano radicato specie nell’Italia centrosettentrionaleche ebbe una forte componente rurale e ribellistica e condizionato da forti istanze rivoluzionarie ed operaiste. Forseproprio per questo anche il socialismo in Italia portava il segno delle fratture settoriali e regionali in quanto tendevano aprestare scarsa attenzione alle condizione dei gruppi da essi considerati più arretrati come, rispetto agli operai del Nord,i braccianti padani o i contadini meridionali. Nel 1892 nacque il Partito Socialista Italiano che si definì partito di classee sul modello del partito socialdemocratico tedesco il PSI fu il primo partito organizzato sulla scena politica

italiana. Intanto si andava organizzando anche un opposizione cattolica al liberismo e allo Stato Italiano che fu sancita nel 1874 con il non expedit, cioè l'indicazione data dal Papa ai cattolici della non lecità di partecipazione alle competizioni elettorali né come candidati né come elettori. Fin dagli anni '70 la presenza sociale cattolica si era espressa attraverso l'Opera dei Congressi, un'organizzazione di associazioni cattoliche attive nel campo sociale e religioso poste al servizio del Papa. Sviluppando la vocazione economico-sociale, i cattolici intransigenti trasformarono le loro basi antiche in una risposta ai problemi sociali del capitalismo avanzato e la critica dell'individualismo liberale divenne un programma articolato di intervento pubblico in campo sociale di tutela della piccola e media impresa e della piccola proprietà che, riconoscendo i motivi delle rivendicazioni operaie, avviò la creazione di società.

di Umberto I, Vittorio Emanuele III, che regnò fino al 1946. Durante il suo regno, l'Italia partecipò alla Prima Guerra Mondiale, ma la situazione economica e sociale del paese peggiorò notevolmente. Nel 1922, Benito Mussolini fondò il Partito Nazionale Fascista e nel 1925 divenne il capo del governo italiano. Mussolini instaurò un regime autoritario e nel 1938 promulgò le leggi razziali, che discriminavano gli ebrei. Durante la Seconda Guerra Mondiale, l'Italia si alleò con la Germania nazista, ma nel 1943 Mussolini fu destituito e l'Italia si arrese agli Alleati. Dopo la guerra, l'Italia si trasformò in una repubblica e nel 1946 la monarchia fu abolita attraverso un referendum.V.E.III più sensibile agli orientamenti liberal democratici dei gruppi che si erano opposti alla Camera altentativo reazionario. Le elezioni vinte dai gruppi di sinistra liberale e radicale portarono al governo un illustre liberaledella generazione precedente: Giuseppe Zanardelli.Il nuovo secolo si apre all'insegna di una netta svolta politica rappresentata dalla figura di Giovanni Giolitti.Piemontese e proveniente dalla Pubblica Amministrazione. Egli rilanciò a livello di governo l'alleanza tra liberal-democratici, radicali e socialisti riformisti (che avevano vinto nella crisi di fine secolo la lotta politica con i socialistiradicali. Fautaore di cio fu Filippo Turati e il suo programma minimo). L'obiettivo era quello di salvaguardare erafforzare le libertà istituzionali e civili inserendo le masse popolari nello Stato liberale e sostenendo lo sviluppoproduttivo che si era già avviato in Italia con caratteri più marcati tanto dainvestiva a lunga scadenza in imprese industriali e ciò fu di grande utilità per una economia come quella italiana che disponeva di pochi capitali. Anche se priva di materie prime l'Italia di fine secolo poté trasformarsi in un paese limitatamente industriale e quindi pagare le importazioni di materie prime destinate ad essere trasformate dall'industria in quanto agli inizi del XX sec.

a) l'introduzione dell'energia elettrica (nella sua forma di energia idroelettrica) mise i paesi che non producevano carbone in condizioni migliori.

b) l'esportazione dei materiali non lavorati (seta grezza) e di prodotti agro-alimentari costituì una delle voci in attivo nello sforzo di riequilibrio di una bilancia dei pagamenti nazionale quasi sempre in dissesto al quale inoltre dette un contributo notevole le rimesse degli emigranti che a cavallo dei 2 secoli si diressero in zone transoceaniche e che erano soprattutto meridionali. Infatti essi con le

loro rimesse in valuta pregiata ai familiari paradossalmente sostennero l'economia nazionale e dunque il decollo industriale dell'Italia del Nord. In un'ottica produttivistica Giol. Fu favorevole a politiche di alti salari che allargassero il mercato interno. Si fece paladino delle libertà sindacali e annunciò la neutralità dei poteri pubblici nei conflitti tra del capitale che del lavoro che nel 1906 culminarono con la costituzione della CGDL Confederazione generale del lavoro di ispirazione socialista riformista e dall'altro lato le confederazioni padronali dell'industria e dell'agricoltura. Per quanto riguarda le riforme sociali fece approvare una legge di tutela sul lavoro minorile e femminile; fu istituito un ufficio del lavoro e fu introdotta la municipalizzazione dei servizi pubblici. Per la politica estera G. rinnova ancora una volta la triplice alleanza ma stringe accordi segreti con la Francia, GB e la Russia che lo portarono.nel 1911 all'occupazione della Libia sia per evitare che gli altri precedessero l'Italia che pervenire incontro alle esigenze del movimento nazionalistico che si andava ad affermare sia politicamente che culturalmente. Nei brevi periodi di intervallo 1906, 1909-10, 1910-11, in cui G. non fu al governo coloro che vi furono ottenero alcunilimitati risultati. Comunque né il programma giolittiano né quello di coloro che lo sostituirono non furono mai capaci di costruire stabili bilanciamenti politici di governo e pertanto il sistema politico italiano del tempo era imperniato su singole personalità e sulla capacità di aggregare e di mettere di volta in volta in sede parlamentare i diversi interessi e così come quella di De Pretis la dittatura parlamentare di Giolitti ottenne i suoi successi accantonando i punti più controversi dei suoi programmi iniziali. Per la sua capacità di guadagnare consensi e di manovrare le elezioni.anche con brogli e violenze dove i conflitti erano più forti (es. nel Sud) fu definito dallo storico socialista Salvemini "il ministro della malavita". Infatti anche G. non guadagnò il consenso degli intellettuali del suo tempo. Ma il vero nodo strutturale del paese era la frattura tra Nord e Sud che perdurava oramai da 30 anni. Si parlava già di "questione meridionale" spesso.
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Publisher
A.A. 2007-2008
17 pagine
6 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Lanaro Silvio.