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Il matrimonio per demoz e il reato di madamismo
Questo comportamento venne giustificato attraverso la considerazione che queste pratiche matrimoniali erano già proprie dei nativi. Qui in particolare ci si riferisce al matrimonio per demoz: questo matrimonio prevedeva un'unione coniugale con una ricompensa per la donna, ma implicava anche degli obblighi per l'uomo. Inoltre i figli di questo matrimonio erano considerati legittimi e anche i figli naturali avevano gli stessi diritti. Con le leggi razziali del 1937 venne sanzionato il reato di madamismo. Perché sussista il reato di madamismo era necessario il concorso degli elementi tutti, che ineriscono e servono a caratterizzare la società coniugale: tali elementi consistono in quello materiale dell'unione sessuale e in quello morale dell'unione o comunanza a vita. L'evidente tentativo di salvaguardare il prestigio di razza latina è sempre più marcato ed evidente: una relazione con una nativa doveva avere carattere.
Meramente occasionale, non poteva essere prolungata nel tempo, né essere di tipo esclusivo. Se invece questi eventi si fossero verificati la donna indigena si sarebbe elevata rango e al prestigio di una vera donna italiana, cosa che il regime non poteva assolutamente permettere che si realizzasse. Per evitare il madamato si voleva far confluire gli sfoghi fisiologici dei coloni all'interno della prostituzione che il regime si preoccupò sin da subito di incentivare e durante la lunga traversata verso l'Africa gli italiani si trovarono spesso a contatto anche con i gruppi di prostitute che il regime inviava ai bordelli delle colonie, la cui creazione era stata approntata in vista dell'arrivo delle truppe impegnate nella guerra all'Etiopia e data la carenza di donne bianche in colonia.
Ibidem, p. 406.
B. Sorgoni, Parole e Corpi..., cit., p. 234.
G. Stefani, Colonia per maschi – Italiani in Africa Orientale: una storia di genere, Ombre Corte, Verona 2007,
Il rapporto con una prostituta era considerato come un atto meramente sessuale senza implicazioni affettive e proprio per questo serviva a prevenire la mistione tra le due razze molto temuta da Mussolini. Vi furono varie e numerose interpretazioni del reato di madamato: uno dei primi punti messi in evidenza fu quello del carattere unilaterale del reato; infatti, veniva punito solo il cittadino e non il suddito.
Per Antonio Cordova tale reato era da considerarsi non solo come reato di pericolo, il pericolo appunto della nascita, di prole meticcia come sostenuto per esempio da Vittorio Gatti, ma anche come reato di danno, previsto per tutelare il prestigio della razza dominante.
Le testimonianze in merito ad alcuni episodi di incontri con indigene, arrivati a noi attraverso numerosi diari di coloni, sottolineano inoltre, la scarsa sensualità delle donne africane rispetto alla donna italiana. La difesa della razza era più che mai in uno stadio sempre più avanzato; da
Non tralasciare è l'importanza del controllo dei mezzi di informazione che aveva il regime, che gli consentiva di veicolare solo alcuni tipi di informazione per far sì che non circolassero idee e comportamenti difformi mobilitando tutti i propri mezzi propagandistici per sostenere le proprie politiche razziali. I principali rapporti che vennero a verificarsi tra coloni e colonizzati furono soprattutto tra uomo bianco e donna nera, ma non fu sempre così: vi furono anche relazioni tra bianche e neri che vennero definite "contro natura". L'antropologo fascista Cipriani condannò aspramente queste unioni definendole: "Delle tendenze morbose che inducono talvolta la donna bianca a prediligere il Negro all'uomo della sua razza, ma, sfortunatamente, sembra sussistere nella generalità una ripugnanza istintiva e difficile a vincersi, per cui la donna di razza superiore respinge, all'in fuori di ogni considerazione, l'uomo di razza inferiore."Nel fatto è da vedersi, forse, l'espressione di qualcosa con ben alto significato biologico. In controtendenza a queste valutazioni si esponeva il giurista Giovanni Rosso il quale scriveva in "Razza e Civiltà": io ritengo che perché si tratti di relazione d'indole coniugale, non occorre tanto che essa abbia avuto in concreto una certa durata, sebbene che le parti tendano a congressi non saltuari, ma continuativi e duraturi, e intreccino rapporti. 10 O. De Napoli, La prova della razza. Cultura giuridica e razzismo negli anni trenta, Le Monnier, Firenze 2009. p.67. 11 Antropologo ed esploratore italiano (Bagno a Ripoli 1892 – Firenze 1962), resse temporaneamente l'Istituto e il Museo nazionale di etnologia e antropologia di Firenze. Compì numerosi viaggi di ricerca nel Sudafrica, in Etiopia, nel Fezzan, in India, nei Carpazi, a Creta, nelle Andamane. Da Enciclopedia Treccani online. 12 L. Cipriani, Un Assurdo etnico: l'imperoconiugale può essere punibile come carnali coll'intenzione di continuarli. Pertanto una relazione d'indole madamismo, anche appena iniziata, naturalmente quando vi sia la prova certa che gli amanti tendessero a una relazione duratura.
Vi furono molte rappresentazioni letterarie di stampo fascista che sono, in alcuni casi, fondamentali per capire i rapporti tra coloni e colonizzati. Il rapporto amoroso può nascere solamente tra individui che appartengono alla stessa razza percependo l'atto sessuale come forma di conquista.
Per questa ragione, il maschio bianco può "utilizzare" il corpo di un'indigena senza far regredire la propria razza. Come abbiamo evidenziato prima, i rapporti tra donne bianche e uomini neri veniva considerato come un vero e proprio tabù e infatti
In casi del genere è proprio l'attrito tra le due parallele strutture del pregiudizio a
produrre il rifiuto: se l'atto erotico segna una conquista, una affermazione del dominio maschile sul mondo femminile, la sanzione di questa presunta superiorità di genere nel "possesso" carnale di un individuo superiore per razza appare inammissibile.
Il regime fascista si occupò di far entrare in certi limiti determinate pratiche, ma non fu ugualmente abile nel controllare che i provvedimenti presi venissero rispettati. Il divieto di madamato venne facilmente evitato. Dalle unioni tra coloni e indigene nacquero quelli che vennero poi definiti meticci. Il fenomeno del meticciato ci porta a sottolineare la reazione degli italiani di fronte alla nascita di un figlio "col sangue sporco". Queste testimonianze sono perlopiù evidenziate in racconti e novelle, ma pur non essendo delle vere e proprie fonti sono comunque indicative dei caratteri e dei simboli utilizzati. In particolare prendo spunto dalla novella citata dalla Stefani in Colonia per maschi.
Italiani in Africa orientale una storia di genere, nella quale viene raccontata e riassunta una novella di Pirandello intitolata la Zafferanetta. Questa novella racconta di un militare il quale, durante il soggiorno nello Stato libero del Congo, ebbe una relazione dalla quale nacque una figlia. La bambina, dopo l'abbandono materno, visse cinque anni col padre, ma al momento della partenza per l'Italia il militare Sirio Bruzzi, non poteva portarla con sé per ovvie ragioni di carattere politico e sociale. Tornato in Italia sentì enormemente la mancanza della figlia, ma allo stesso tempo si era sposato ed era in attesa di un'altra. Ma la sua voglia di rivederla e di stare con lei non morì mai e, infatti, riuscì a farsi raggiungere in Italia grazie all'aiuto del cugino di Sirio che la riporta in Italia. Questa novella risulta essere molto importante perché delinea dei profili psicologici abbastanza veritieri generati dalla presenza della.
bambina meticcia.13 O. De Napoli, La prova della razza...cit., p. 68.14 R. Bonavita, L'amore ai tempi del razzismo. Discriminazioni di razza e di genere nella narrativa fascista, in A.Burgio(a cura di), Nel nome della razza.cit., p.498.
Da un lato cioè la condanna morale di una paternità ritenuta scandalosa, di chi è estraneo alla vicenda, di chi non puòcapire anche perché non ha conosciuto l'Africa e il fascino di questo mondo, dall'altro l'amore e l'orgoglio del padre, isentimenti di coloro che hanno vissuto un'esperienza africana che ha segnato profondamente la loro vita affettiva e laloro percezione di identità di uomini.
Nel parlare di questione di genere non possiamo fare a meno di menzionare anche il dibattitosull'omosessualità e l'omoerotismo. La "scienza" fascista si adoperò anche per tentare, riuscendociil più delle volte, di considerare
l'omosessualità come un'identificazione ad una razza differente, altra. Il discorso in merito a questo argomento merita una approfondita digressione che parte dai primi anni della costruzione del regime fascista. In particolare analizziamo e contestualizziamo il ritratto dell'omosessualità offertoci da Leo Longanesi. Attraverso la rivista "L'Italiano" si evidenzia in che modo il fascismo ha compiuto un'elaborazione dello stereotipo dell'omosessuale, già presente nella cultura italiana, sia rafforzando i modelli già esistenti, sia creandone di nuovi, più adatti alle esigenze del tempo. La rivista in questione è intrisa di un conservatorismo che non accetta le innovazioni e le avanguardie tedesche e francesi. Tra i vari traviamenti che si erano venuti a creare nelle altre società europee vi era quella di una più marcata libertà sessuale. Venne perciò ad esempio, attaccata la figuradel dandy che attraverso vignette e racconti satirici veniva sbeffeggiato e accusato di compiere atti sessuali con altri uomini. Aspramente criticati furono anche i luoghi frequentati dai dandy considerati come luoghi di perdita dei valori della latinità e della virilità fascista. Gli stereotipi descritti nell'Italiano non sono in grado di accrescere ancora di più un'omofobia comunque già ampiamente presente. In effetti quella di Longanesi fu in definitiva una battaglia condotta contro l'esterofilia e in difesa di una morale d'altri tempi. Come afferma Foucault in "Storia della Sessualità"; nel momento in cui si cominciano a condannare. 15 G. Stefani, Colonia per maschi. Cit., pp.155-6 16 Leopoldo Longanesi, (Bagnacavallo, 30 Agosto 1905 – Milano, 27 Settemnbre 1957), è stato un giornalista, disegnatore, pittore, editore e aforista italiano. Nella sua vasta produzione pubblicistica, il gusto per la tradizione.Sifuse con un atteggiamento intellettuale anticonformista. Il successo che arrise alle sue riviste e alle sue iniziative editoriali gli ritagliò un ruolo di opinion maker.