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Storia contemporanea - il regime fascista Pag. 1
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Il confronto tra stato liberale e regime fascista

Il regime fascista tenne a presentarsi come frutto di una rivoluzione che aveva segnato una profonda rottura col passato, ma molti suoi critici, come più tardi la storiografia, videro in esso la prosecuzione, conforme e con istituzioni diverse, di preesistenti rapporti sociali e un sostanziale compromesso fra nuova e vecchia classe dirigente.

Le origini del fascismo sono da ricercarsi nella stessa rivoluzione nazionale del periodo risorgimentale, ovvero nell'affermarsi di quel capitalismo che realizzò un blocco di potere fra la nascente borghesia mercantile e manifatturiera del Nord con la vecchia grande nobiltà feudale del Sud. Ciò generò infatti un regime fortemente conservatore, il quale mantenne per decenni il governo rendendo estranea da ogni partecipazione alla vita politica la stragrande maggioranza dei cittadini, che erano poi

All'epoca essenzialmente contadini. Elettori ed eletti erano dunque soltanto i borghesi delle città e i proprietari delle campagne. In quanto alle libertà elementari di collegio, di assemblea, di stampa, esse erano sottoposte a regolamenti di polizia limitati e oppressivi. La rivoluzione liberale, lungi dal significare almeno la ridistribuzione delle terre dei feudi, si accaniva con estrema violenza contro quei contadini che vi avevano prestato fede, e la fame di terra di quei contadini fu saziata e spenta con il piombo dei fucili e con il ferro delle manette carcerarie. I contadini, che costituivano allora la maggioranza delle classi sfruttate, chiedevano terra e lavoro; e i titolari li schiacciavano con la forza, perché la forza fu e restò per la classe di potere lo strumento decisivo di risoluzione di tutti i conflitti sociali e dunque anche del confronto politico. L'uso della violenza come strumento di risoluzione dei conflitti sociali non fu

Perciò una scoperta, una trovata del fascismo, anche se il fascismo ne fece sistema esclusivo e costante di governo. Le giornate milanesi del 1898 erano state già ventiquattro anni prima dell'assunzione del potere da parte del fascismo, parte dell'impiego metodico un'ottima anticipazione di questa politica autoritaria. D'altra parte l'uso dell'esercito contro le masse lavoratrici era anche un modo per inasprire ed esasperare fra gendarmi e civili sentimenti di avversione e di ostilità, cosa che torna enormemente vantaggiosa ad un regime: in tal modo, infatti, non c'è il pericolo di fraternizzazione fra truppa e cittadini e non vi sono, da parte dei soldati, rifiuti di ubbidienza anche dinanzi agli ordini più esecrabili e crudeli. Nel 1915 il popolo italiano fu lanciato in una guerra massacrante dalla monarchia, dai grandi potentati dell'industria e della finanza, dai latifondisti e dagli intellettuali borghesi.

compresi giornalisti piegati al potere fra i quali primeggiava Mussolini, ex socialista, all'epoca "Avanti" interventista, assoldato dai potenti, il cui entrava in tutte le case della gente perbene per diffondere un nazionalismo bellicista. Alla fine della guerra la situazione della classe proletaria era peggiorata: dopo i lutti e le rovine della guerra impostagli, essa era ora disposta ad una propria guerra, civile e riformatrice, che prendesse tutto ciò che la borghesia le aveva promesso per convincerla all'ubbidienza nel corso della guerra imperialista, e poi per instaurare il potere dei lavoratori come nella Russia bolscevica e (Guai a parlane in Italia!!!) comunista. Il popolo si organizzava dunque nel Partito Socialista, nelle organizzazioni di casta, nei sindacati, nelle imprese collettive, nelle Case del popolo. Il Partito Socialista non fu però mai all'altezza del compito che lo aspettava proprio perché confidava nella

spontaneità del moto rivoluzionario, parlava di un autonomo divenire della storia e, prendendo alla lettera l'espressione verbale della rivoluzione che scoppia, attendeva. Attese infatti tre anni senza porsi alla guida delle grandi masse lavoratrici e popolari. Mussolini invece pensava e agiva politicamente; e, mancato nel tentativo di ricollegarsi con la classe operaia, mirò a farsi spazio fra i due schieramenti contrapposti dell'imminente scontro tra le masse lavoratrici e la borghesia. Si volse dunque a un'area dove esistevano forze sociali composte, oscillanti, instabili, i ceti medi che quali la guerra, tra inflazione e carovita, aveva privato di modesti patrimoni, e le cui giovani generazioni erano state massacrate nelle grandi imboscate fra trincea e trincea e adesso non si vedevano offrire alcuna prospettiva di raggiungere il ruolo sociale cui ritenevano di avere diritto in cambio delle prove sofferte al servizio del Paese. Questi giovani non volevano che

tutto tornasse come prima, e non accettavano la proposta egualitaria del socialismo che era contraria alle concezioni nelle quali essi erano stati educati e per le quali avevano combattuto. Mussolini si mosse verso questi ceti: egli voleva ora che chi la guerra
Dettagli
A.A. 2012-2013
3 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher foreveryoung1993 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Macry Paolo.