Anteprima
Vedrai una selezione di 1 pagina su 3
Storia contemporanea - La politica del Nazismo Pag. 1
1 su 3
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

La politica del Nazismo

Nel 1933, in Germania sono poste le basi del governo totalitario col suicidio del Parlamento. A metà

del 1933, Hitler è già a capo della Germania. Hitler, quindi, dà vita all’allineamento: dopo la

concentrazione del potere nelle sue mani, infatti, Hitler non vuole solo essere padrone della Germania,

ma vuole anche uniformare il tessuto della società e delle istituzioni statali al nazionalsocialismo. Il

primo mezzo utilizzato per questo scopo sono le ondate di violenza, che colpiscono soprattutto le città

operaie. Queste ondate sono tese a distruggere le strutture informali della vecchia tradizione

democratica ed operaia (le strutture informali sono, ad esempio, le solidarietà di quartiere e i circoli

culturali; esse hanno più importanza delle strutture formali). Dopo le elezioni del 1934, nascono i primi

campi di concentramento, nati inizialmente per rinchiudere gli avversari politici e coloro che si

oppongono al Nazismo. Inoltre Hitler attacca l’autonomia dei Lander e delle amministrazioni locali

usando legalità e violenza. Al governo dei lander e delle amministrazioni locali si nomina una persona

eletta direttamente dal cancelliere (= Hitler). Ancora, c’è l’allineamento della cultura che deve essere

volta al nazionalsocialismo. Ci sono settori della cultura che spontaneamente si allineano al Nazismo,

sia per opportunismo sia per esaltazioni nazionali provocate dallo stesso Hitler.

La Germania nazista, quindi, già dopo pochi mesi non aveva oppositori. La Chiesa condanna la

statolatria e il razzismo proposti dal Nazismo, ma cerca di convivere col Nazismo stesso.

Il radicamento del Nazismo avviene su diversi punti, anche negli strati operai giovani. Le linee

fondamentali del consenso verso il regime nazista sono:

1) in ambito economico, la politica del riarmo. Hitler viola il Trattato di Versailles e, così

facendo, acquista il consenso delle industrie pesanti (vedi, ad esempio, la siderurgia),

dell’esercito e degli strati operai (infatti, si eliminano 6.000.000 di disoccupati). C’è, quindi, un

mercato di lavoro rigido che migliora le condizioni salariali dei singoli individui. Per i giovani,

una politica del genere educa ad una vita individualistica (e non collettiva) di miglioramento

delle condizioni. Inoltre si sviluppano le autostrade [NB: i contemporanei del tempo dicevano

che Fascismo e Nazismo erano contraddittori: da una parte, predicavano il ruralismo ed i valori

tradizionali; contemporaneamente esaltavano la modernità. Quindi, favoriscono molto di più lo

sviluppo industriale rispetto a quello agricolo. Questa contraddizione, comunque, è un elemento

di forza, perché così il messaggio ideologico arriva sia al contadino che all’industriale (si tratta

di ceti sociali con culture diverse). La propaganda, quindi, in questo modo ha più successo]. Per

realizzare questa politica economica, accanto alla burocrazia tradizionale, il Nazismo crea

nuove amministrazioni e strutture pubbliche rivolte a queste stesse politiche economiche. La

Dettagli
Publisher
A.A. 2006-2007
3 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pianeti2002 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Piva Francesco.