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La periodizzazione è compito fondamentale dello storico
Periodizzare significa che, nell'ambito di diversi eventi e processi della storia dell'uomo, lo storico individua e seleziona l'evento e il processo che danno inizio e fine di un periodo che ha caratteri di omogeneità. La periodizzazione è un processo selettivo. Infatti la storia è la ricostruzione del passato, non la sua fotografia. La selezione deve essere accettata dalla comunità scientifica: bisogna portare delle prove per cui la periodizzazione abbia senso. Le periodizzazioni sono diverse, poiché in storia esistono più tempi a seconda dell'oggetto che si vuole osservare. Fino a poco tempo fa gli storici dibattevano sulla periodizzazione della storia contemporanea. Oggi la storiografia applica il metodo della geometria variabile, secondo cui non c'è un unico evento, ma inizio e fine dipendono dall'oggetto analizzato. È il caso della
storia contemporanea che può avere inizi diversi a seconda degli aspetti che si vogliono analizzare. Per alcuni l'età contemporanea inizia con la rivoluzione francese, perché si dà importanza al parlamentarismo; per altri si parte dall'industrializzazione perché è l'industria la caratteristica fondamentale; altri ancora danno importanza ai mezzi di comunicazione di massa e, quindi, la storia contemporanea comincia con l'invenzione della radio. Si può, così, andare avanti all'infinito, perché si prendono in considerazione elementi fondamentali del nostro vivere. L'espressione "storia contemporanea" è un ossimoro: "storia" richiama il passato, "contemporanea" il presente. L'ossimoro è superato, perché "storia contemporanea" significa studiare le origini e gli sviluppi che caratterizzano la società attuale.
La velocità del tempo storico non è uguale per tutti gli eventi. Braudel afferma che una società può cambiare dal punto di vista economico e politico velocemente, ma la mentalità varia più lentamente. Ad esempio, nel passaggio dal Fascismo all'età repubblicana, varia subito l'assetto politico, ma non la mentalità. La storia, dunque, si compone di categorie (ad esempio il Medioevo) che non sono il passato, ma il frutto della periodizzazione effettuata dagli storici. Per il Prof. Piva, la storia contemporanea comincia con la seconda rivoluzione industriale, perché molti storici pensano che essa sia all'origine di molte caratteristiche fondamentali della società contemporanea. Dalla fine dell'Ottocento, infatti, appare in Europa la società di massa. Quando si studia la storia contemporanea, bisogna pensare che si ha a che fare con tre campi distinti, ma comunque strettamente intrecciati tra loro:
fare storia, l'uso pubblico della storia e la memoria storica. Fare storia significa leggere e visitare il passato. Essa ha per oggetto principale la conoscenza e si basa sull'analisi critica delle fonti (N.B: tutto può essere fonte, non solo il documento). Fare storia, quindi, implica la soggettività dello storico. Per uso pubblico della storia si intende la visitazione del passato che ha per obiettivo fondamentale la pedagogia e il convincimento. Si parla, cioè, del convincimento dei valori obiettivi del presente e del futuro. La memoria storica è la rivisitazione del passato finalizzata alla costruzione dell'identità. Essa può