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Il trattato di pace (cap. 7, pp. 115-128 Ginsborg)
Il trattato di pace è duro per l’Italia e solleva, perciò, un grande smarrimento e delusione soprattutto tra
i giovani educati sotto il Fascismo che si erano illusi che l’Italia fosse una grande potenza. Le
condizioni del trattato sono:
1) sono imposte limitazioni numeriche all’esercito, ai carabinieri, all’aeronautica e alla
marina;
2) sono imposte all’Italia delle riparazioni di guerra verso i Paesi contro cui aveva combattuto
(URSS, Etiopia, Albania, Grecia e Jugoslavia);
3) complicata è la questione della Venezia Giulia e dell’Istria. Il problema nasce già con la
Prima Guerra Mondiale, quando si forma la Jugoslavia. L’Italia, nonostante il Patto di Londra,
non ebbe la Dalmazia (nacque, perciò, l’idea di vittoria mutilata), ma annette la penisola
istriana, Trento, Trieste e Gorizia. In parte della Venezia Giulia e dell’Istria, però, vivono etnie
diverse (gli Slavi, cioè Sloveni, Croati e Serbi). C’è, quindi, un problema di coesistenza di
minoranze linguistiche diverse. In questi territori, il Fascismo attua un’italianizzazione forzata e
delle forti repressioni con deportazioni. Con l’entrata nella Seconda Guerra Mondiale, l’Italia
occupa la Slovenia. Verso la fine della guerra, l’esercito di liberazione nazionale jugoslavo
guidato dal comunista Tito ha grande prestigio perché esso è stato l’unica resistenza che è
riuscito a sconfiggere militarmente i Tedeschi. L’esercito titino, quindi, riesce ad occupare
l’Istria e parte della Venezia Giulia arrivando fino a Trieste. Quest’ultima, è occupata dopo il 25
luglio 1943, poi l’esercito titino si ritira per rioccupare definitivamente la città nel 1945 per 45
giorni. Infatti, con l’arrivo degli Alleati, l’esercito jugoslavo si ritira dietro la linea Morgan
(cioè dietro il confine a pochi chilometri da Trieste). La Jugoslavia ottiene l’Istria e parte della
Dalmazia, mentre Trieste è posta sotto la dominazione alleata. Si arriva ad una soluzione
provvisoria: dare, cioè, alla Jugoslavia tutta l’Istria (tranne Trieste e Capo d’Istria) e una parte
della Venezia Giulia. Tale soluzione è rifiutata sia dall’Italia che dalla Jugoslavia. Dopo vari
negoziati, nel novembre 1946, c’è un incontro tra Togliatti e Tito, in cui Togliatti convince Tito
a cedere Trieste in cambio di parte della Gorizia. Anche questa soluzione, però, è rifiutata. Verso
la fine del 1946, c’è un’altra soluzione provvisoria: l’Istria sarebbe andata alla Jugoslavia,
mentre Capo d’Istria e Trieste avrebbero costituito il territorio libero di Trieste che sarebbe
stato amministrato dall’ONU. Questa soluzione viene modificata, poiché il Territorio libero è
diviso in due zone: la zona A con la città di Trieste sotto il governo angloamericano e la zona B
(cioè l’Istria) sotto il governo jugoslavo. Tale situazione dura fino al 1954 ed è motivo di