Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Germania porta alla Dieta per scrivere una costituzione federale. Tale esperienza sarà fallimentare poiché si andrà a porre l'attenzione
sulla reale estensione degli stati di area tedesca.
La rivolta in Francia e Italia e il suo fallimento
Per comprendere le rivoluzione del 1848 dobbiamo considerare due filoni, mentre in Europa il soggetto è l'apertura di un sistema politico
chiuso e la conquista di libertà costituzionali, in Francia il problema avrà un aspetto sia politico che sociale, cioè la questione dei diritti
operai. In Italia si assisterà alla delusione della mancata unificazione. Il motore che doveva essere Pio IX si spegne dopo aver concesso
la costituzione. In Toscana e a Napoli s ottengono altre costituzioni, ma il problema resta quello austriaco. Si assiste alla rivoluzione e la
cacciate dei miliari imperiali a Milano. Si pensa ad un concorso tra gli stati settentrionali e i sovrani nazionali, ma questo pensiero decade
subito. Pio IX abbandona l'idea unitaria in quanto si rifiuta di combattere contro la cattolica Austria, seguito dal granduca toscano e dal re
di Napoli. Restano unicamente i volontari, ma che sono destinati alla sconfitta per lo scemarsi della rivolta. Il 1848 italiano diviene
repubblicano poiché la realizzazione della rivolta avverrà attraverso la creazione della repubblica Romana, Veneta, Toscana, tutte nate
dopo il tradimento dei singoli monarchi. Lo stato piemontese, unico rimasto a combattere, sarà sconfitto militarmente a Novara nel 1849.
Dopo tali esperienze il repubblicanesimo unitario si indebolirà moltissimo, favorendo il compromesso con l'azione monarchica.
Le altre rivoluzioni di carattere politico a Budapest, Vienna e Berlino non garantiscono una consolidazione dei regimi democratici. Il 1848
francese sancisce la vittoria della spinta rivoluzionaria del 1789. Essa appare simile alle altre europee, ma giunge all'effettiva conquista di
un assetto repubblicano. Il 1848 è l'inizio del movimento per l'allargamento del suffragio, che era già stato conquistato nel 1793 senza
però essersi realizzato. Il motore è quello per cui la nazione riacquisti la sua sovranità. Inizialmente la rivolta è pacifica e si svolge
attraverso banchetti che servono a smuovere l'opinione pubblica. Tale movimento è controllato dalla polizia e viene soffocato.
La rigidità del governo è legata alla crisi agricola e di risorse che si consuma in quegli anni, e che somiglia per certi versi a quella del
1789. Però si indebolisce la domanda industriale, causando un blocco degli investimenti per la creazione delle ferrovie. Una rete viaria
più efficiente e moderna era necessaria al fine di garantire il progresso economico del Paese. La crisi produce un deficit di capitali, che
comporta la richiesta di prestiti a privati che induce anche a forme di antisemitismo. Le richieste politiche vengono quindi respinte e ciò
provoca le rivolte di febbraio. S'instaura allora una repubblica con un' Assemblea Nazionale eletta a suffragio universale. Al tempo
stesso questa rivoluzione si trova ad affrontare il problema sociale degli operai disoccupati, implicando il confronto tra democratici-
repubblicani e rappresentanza operaia. Il ricordo della rivoluzione giacobina influenzò le elezioni a suffragio universale, garantendo la
vittoria di repubblicani moderati come Lamartine, ma anche di una forte rappresentanza monarchica. Quest'ultimi furono eletti dalle in
particolare dalle campagne, spinte in tale direzione dalla crisi economica di un Paese ancora fortemente basato sull'agricoltura e la
piccola manifattura. La risposta dello Stato alla crisi di occupazione è la creazione degli ateleriers nationaux sovvenzionati grazie al
prelievo fiscale posto sulle campagne. Nel maggio 1848 vi sono manifestazioni importanti a Parigi in favore delle rivolte europee, con
una particolare vicinanza ai polacchi. Una di queste manifestazione diviene rivolta degli operai, i quali invadono l'assemblea
costituzionale in difesa degli ateliers. Gli operai chiedono che si instauri un Comitato di Salute Pubblica in difesa delle officine di stato e
che inasprisca la tassazione verso i ceti più abbienti. Nasce anche un consiglio operaio nel palazzo del Lussemburgo, instaurando un
dualismo tra il potere operaio e istituzionale. Il movimento operaio si pone nell'ottica di offrirsi come alternativa allo Stato. Nel giugno
queste imprese vengono chiuse, e la pressione fiscale si inasprisce. La Guardia Nazionale combatte contro gli operai, dividendo la
Repubblica democratica da quella moderata. La Repubblica si sposta quindi a destra, sopratutto con l'appoggio clericale, e nella
costituzione dei mesi successivi rifiuta leggi riguardanti la cittadinanza sociale. La Repubblica riconosce uguaglianza e libertà, ma si
rifiuta di garantire diritto al lavoro poiché ciò impegnerebbe lo Stato a fornire tale occupazione agendo contro gli interessi capitalistici.
L'economia politica liberale pone il tema dello scambio contro quello del bisogno di matrice socialista. Viene sancito il diritto di libertà
dell'istruzione, venendo incontro alle istanze cattoliche. La svolta a destra si perfeziona con l'elezione a presidente di Luigi Napoleone
Bonaparte. La sua figura è mediocre, ma la crisi del sistema parlamentare francese a suffragio universale lo favorì. Egli non è un
aristocratico, in gioventù ha espresso simpatie socialiste sansimoniste. Il progetto di Saint Simon si basa sull'alleanza tra produttori e
parassiti, non visto però come lotta tra classi, ma piuttosto collaborazione tra esse.
Mentre in Francia si giunge a queste conclusioni, in Europa tutte le rivolte falliscono. Praga viene bombardata, Vienna è occupata in
novembre, l'Ungheria l'anno successivo come Venezia e la Repubblica Romana. I francesi di Bonaparte occuparono Roma, per
conquistarsi definitivamente il partito dell'ordine e i cattolici, dopo le delibere sull'istruzione. Anche nell'area tedesca le rivolte
costituzionali vengono soffocate dal riprendersi del potere autoritario. Nel 1851 tutto il sistema crolla anche in Francia , con la disputa tra
il Parlamento e Bonaparte. Egli desiderava ricandidarsi, ma l'assemblea glielo vietò. Il 2 dicembre si consuma il colpo di Stato, e il
presidente si sente così forte da indire un plebiscito a sostegno della sua mossa. Egli ne esce vincitore, grazie al controllo dello Stato e
dal ruolo dei prefetti nel ruolo di propaganda del potere esecutivo. Il problema che pone questo modello di colpo di stato è che si tratta di
un cesarismo con una forte capacità di esprimere un forte populismo, accattivandosi le classi più basse.
Il suffragio universale francese e inglese
Il grande plebiscito che seguì il colpo di Stato francese pose in essere il problema del suffragio universale. Si mostra bene, in tale
situazione, come il voto popolare possa essere abilmente manipolato dal potere politico. Il suffragio universale francese nasce con il
desiderio di poter imporre una sovranità nazionale, mentre il modello britannico era legato alla richiesta di diritti ai singoli.
In Inghilterra la politica fu ampiamente influenzata dalla rivoluzione industriale, dimostrando come un sistema governativo non
potesse più essere in grado di agire efficacemente in una realtà industrialmente avanzata. Le richieste inerenti all'allargamento della
base censitaria per accedere alla Camera dei Comuni e delle contee per l'elezione dei deputati furono alcune delle principali richieste
mosse per riformare l'apparato governativo inglese. In questa cornice si sviluppa il movimento per il suffragio universale inglese, legato al
movimento Cartista del people chartes. Gli scontri che seguiranno queste rivendicazioni saranno assai sanguinosi, ma permetteranno
anche di ridurre il tasso di clientelismo e corruzione della politica inglese, legata alla prossimità di interessi di ceti medio-ricchi. Per
tale ragione, il movimento, chiese che fosse accordato un beneficio ai deputati cosicché potessero svolgere degnamente tale
occupazione.
Negli eventi di questo biennio dobbiamo comprendere due problemi di portata enorme, uno dell'ambiguità nel valore della sovranità
nazionale, l'altro del rapporto tra cittadinanza civile e sociale. Nel diritto costituzionale si vedono i diritti sociali come sviluppi di quelli
civili. Ciò è errato, perché un potere autoritario può dare adito a politiche di stampo sociale. La sovranità nazionale nel sistema francese
implica una visone astratta e illuministica dei diritti dei singoli, mentre in quello britannico si basa sull'individualismo, nel quale la
conquista del suffragio universale può passare solo attraverso l'autonomia legata alla proprietà di Locke. La storia del suffragio
universale è quella di due modelli diversi di intendere il diritto di voto. In Francia ci si basa su categorie collettive, mentre in Inghilterra
no. Nel modello repubblicano il popolo è la nazione, nel modello protestante il popolo è l'insieme di corpi e individui sociali che hanno la
possibilità di controbilanciare il potere esecutivo. L'egualitarismo civile francese non corrisponde a quello sociale nel 1848. Un'altro dei
problemi che propone la storia del suffragio universale è il voto alle donne. Nei paesi anglosassoni il diritto di voto alle donne si esprime
già negli anni '20 del XX secolo, mentre nei modelli repubblicani solamente dopo il 1946. La conciliazione tra gli usi del suffragio
universale avviene solo nella seconda metà del novecento, benché queste si fossero formate già nel 1848.
Carlo Cattaneo Il 1848 in Italia
P. Rosanvallon La rivoluzione della rappresentanza
E. Fimiani Vox populi
Il populismo e i plebisciti tra bonapartismo e fascismo
I due plebisciti fascisti furono consultazioni in cui l'oggetto del pronunciamento popolare è secondario rispetto a quel dì più di
legittimazione per il potere stesso. Questa considerazione è la medesima usata da Luigi Napoleone nel plebiscito del 1851. Il nazismo
viene definito come dittatura acclamata da un trionfo plebiscitario da Bracher, in particolare per le elezioni del 1933. Utilizzando l'art. 48
della costituzione di Weimar, il presidente della repubblica Hindenburg, poté acquisire poteri straordinari in caso di crisi, e indisse delle
elezioni con valore plebiscitario. Grazie al risultato di queste lezioni furono indetti ulteriori plebisciti che permisero la trasformazione del
capo del governo in Fuher attraverso la validità dei plebiscito.
L'altro grande nodo è quello del populismo bonapartista. Ci si può domandare se bonapartismo, fascismo e movimenti attuali abbiano
in comune l'elemento populista. Secondo il politologo Toquieff il populismo non è una piattaforma politica identificabile, poiché esso non
ha un'accezione puramente di destra o sinistra. Sul piano delle forme di p