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VANNI DI PIOMBO, GIORNALISMO IN SUBBUGLIO
Nel 1969 la più agguerrita componente sindacale, i metalmeccanici, con i “Comitati di base” scendono incampo per numerose rivendicazioni che culminano nella richiesta di nuovi rapporti tra i padroni e i lavoratori.
Si susseguono scioperi generali, proteste e scontri tra la polizia e i dimostranti. Si apre la stagione delle bombe.
La crisi del governo è evidente e dimostra che l’esperienza del centro-sinistra è agli sgoccioli. Questa situazionepesante influenza il campo dell’informazione.
Vi è un evento su cui ancora non vi è stata fatta chiarezza ovvero le bombe di Milano e di Roma del 12dicembre del 1969. molti non credono nella spiegazione della pista anarchica ma sospettano dei neofascisti edei servizi segreti.
Si impone quindi un giornalismo di denuncia e indagine nel quale spicca Corrado Stajano.
In questo periodo nascono “il manifesto”,
“Lotta continua” e il “Quotidiano dei lavoratori”.“Il manifesto” nasce durante il periodo di crisi della stampa quotidiana e costa 50 lire contro le 90 degli altri.L’obbiettivo dei fondatori, Pintor e Rossanda, è di creare un giornale inconsueto e che sia il fulcro del movimento politico rivoluzionario. Le vendite iniziali sono molto alte, poi, vanno calando, così, “il manifesto” si arrende alle 90 lire.In questo periodo emerge anche un suo avversario ovvero “Lotta continua” a 50 lire con titoli brevi, titoli-slogan, fotografie e vignette e con un tono aggressivo e beffardo. Le vendite di “Lotta continua” rimangono al di sotto di quelle de “il manifesto”.Nasce anche il “Quotidiano dei lavoratori” come espressione del movimento di Avanguardia operaia.In questo periodo sono numerosi i giovani che entrano nel giornalismo ma va notata, tuttavia, la limitata diffusione di questi quotidiani.
Ribaltoni al "Corriere", al "Messaggero" e al "Giorno" Le fortissime tensioni politiche e la crisi della stampa danno origine a rilevanti novità. Vi è il cambio di direzione dei grandi quotidiani come il "corriere della Sera" e "Il Giorno", modifiche di formulae di atteggiamenti politici. Quelli nuovi sono direttori con vedute moderne e non più tradizionaliste. Viene fatta anche "la riforma dell'editoria" la quale prevede norme anti-trust, rapporti differenti tra editori, direttori e redattori e la riconversione tecnologica. Il "Corriere della Sera" passa nelle mani di Ottone e non appartiene più ai Crespi e non ancora a Cefis. Ottone vuole fare del "Corriere" un giornale credibile anche agli occhi degli avversari politici, che può alternare approvazioni e critiche al governo. Egli adotta "il principio di non nascondere nulla". I lettoripiù tradizionalisti sono sconcertati ma gli abbandoni sono compensati dall’arrivo di nuovi lettori. Quando la famiglia Crespi vende le proprie quote, entrano nel gruppo Agnelli e Moratti oltre a rimanere i Crespi stessi. Montanelli si oppone.
“Il Giorno” passa dalle mani di Pietra a quelle di Afeltra. Quest’ultimo promette di conservare la sigla e i caratteri del giornale e di restare fedele ai principi di libertà e di oggettività. Ma questi propositi non vengono rispettati tanto che viene fatto un giornale diverso sia da “Il Giorno” di Baldacci che da “Il Giorno” di Pietra.
Arriva Rizzoli. Dappertutto
Con la cessione di buona parte delle azioni del “Corriere” si entra nella stagione dei “comprati e venduti”. La situazione dei media e del giornalismo mostra numerose contraddizioni. Cresce il deficit dei quotidiani. La legge di “riforma dell’editoria” è rimpiazzata da una
leggina che prevede l'obbligo per gli editori di pubblicare i bilanci per testata. Gli editori dei maggiori quotidiani reagiscono alla crisi aumentando le pagine, arricchendo i contenuti e ricorrendo alla teletrasmissione. In televisione sono spuntate diverse emittenti locali via cavo che intaccano il monopolio pubblico. La riforma della Rai si avvicina, lo conferma l'abbandono di Bernabei. Al contrario il settore dei periodici regge molto bene come "l'Espresso" trasformatosi in newsmagazine triplicando le vendite. Comincia un lungo duello tra quest'ultimo e "Panorama" in cui i sorpassi si alternano e vengono introdotti anche diversi gadgets. Questi due settimanali contano sempre di più nel gioco politico. Tra i giornalisti sta crescendo la tendenza alla "politicizzazione" a sinistra. Avvengono tre grandi novità nel 1974: 1) L'acquisto del "Messaggero" da parte della Montedison. 2) L'uscita del“Giornale” di Montanelli.3 La decisione di Rizzoli di comprare il gruppo Corriere della Sera.
La famiglia Crespi ha ceduto le quote del “Corriere” alla famiglia Rizzoli, uscendo, così, di scena.
Cefis partecipa come garante all’operazione. La cifra non si conosce. I Rizzoli si dimostrano con le carte in regola e favorevoli a molti aspetti della “riforma dell’editoria” ma soprattutto confermano Ottone confermando che la linea del “Corriere” non muterà. I Rizzoli si presentano come editori “puri” cioè non legati a forti interessi estranei all’editoria. Inoltre, godevano dell’appoggio di numerosi partiti. Inizialmente, Rizzoli mantiene le sue proposte ma, successivamente, si delineano sempre di più le suddivisioni in aree partitiche.
L’andamento delle vendite è buono. Il vero problema del gruppo è di natura finanziaria ovvero costo del lavoro eccessivo e 500
dipendenti in più del necessario. Rizzoli davanti al rifiuto del finanziamento chiesto non si ferma mettendo in atto due colpi: il primo è Telemalta. Costruire una tv estera tutta italiana, ma fallisce; il secondo è un accordo per la gestione del "Mattino" di Napoli, quotidiano più famoso del Mezzogiorno, è dà profitto. Così, parte l'edizione romana del "Corriere", viene inserito un supplemento a colori e Rizzoli inizia a gestire numerosi giornali. Rizzoli da editore "puro" diventa editore di "servizio". Il maxigruppo è fatto ma persiste il maxidebito.
V4. Dal "Giornale" di Montanelli alla "Repubblica" di Scalfari "Il Giornale Nuovo", destinato a chiamarsi solo "Il Giornale", di Montanelli presenta una caratteristica: dichiara la propria scelta politica di base, il centro-destra. Mostra quindi l'intento di costruire l'anti-"Corriere".
Lapenultima e l'ultima pagina sono occupate da lettere del pubblico.
Al seguito di Montanelli molti altri giornalisti hanno abbandonato via Solferino.
Nasce "la Repubblica" di Scalfari che si colloca sul versante di sinistra. Si occupa di politica economia, cultura e poco di spettacolo e sport, senza cronaca di Roma.
Il progetto prevede un quotidiano di qualità ma poco costoso. Egli presenta il proprio giornale con una nota: "un giornale indipendente ma non neutrale". Scalfarista, quindi, porta il giornale dentro la grande politica determinando così l'aumento delle vendite.
Nel giro giornalistico e in quello politico non si parla che di lui e di Rizzoli.
VILOTTE DI POTERE SUI MEDIA
- Un incontro fatale: Rizzoli-P2
Nel 1977 l'impero Rizzoli appare fiorente e politicamente aperto tanto che numerosi giornalisti vogliono farne parte, in realtà sta divorando miliardi. I primi sospetti nascono dalle dimissioni di Ottone. Si vocifera
Che i procacciatori del soccorso finanziario abbiano poste le condizioni di "normalizzare" il "Corrierone" troppo aperto ai comunisti e ai sindacati. Ottone viene succeduto da Di Bella. Il vero artefice del piano di rifinanziamento resta ancora nell'ombra. Il cambio di direzione del giornale segna la fine di una fase del "Corriere". Il giornale si inizia ad arricchire con le prime corrispondenze. Si assiste anche al tentativo di rilanciare "Domenica del Corriere" affidato a Maurizio Costanzo. Quest'ultimo ha due compiti: un telegiornale diffuso in tutta Italia tramite le cassette chiamato "Contatto" destinato a far concorrenza alla Rai. Questo, però, dura molto poco; il secondo compito è "L'Occhio", quotidiano popolare, all'inizio ha successo, poi le vendite calano, il problema era di catturare i non lettori, impresa impossibile dopo il trionfo della televisione.
“L’Occhio” appare un prodotto di improvvisazioni giornalistiche così fallisce.Il maxigruppo comunque appare ancora forte e gli appoggi politici non gli mancano. Rizzoli così tenta un grossocolpo ovvero di cancellare i debiti dei quotidiani scaricandoli sullo Stato, trova molti a favore soprattutto inambito giornalistico.VI2. Cambia la mappa dei giornaliIntorno al 1980 la mappa dei quotidiani e dei periodici cambia sia a causa delle difficoltà economiche sia pereffetto di importanti novità. Nelle testate ad ampia diffusione si sono inserite “la Repubblica” e “Il Giornale”.C’è l’avvio del processo di rinnovamento tecnologico., l’estensione della teletrasmissione per molte testate.Nascono i quotidiani locali di nuovo tipo: più moderni con il formato tabloid, meno legati ai poteri locali e con iservizi nazionali in comune. A questa iniziativa pensava da tempo Caracciolo ma viene preceduto
da Parretti. Il primo passo Caracciolo lo fa a Livorno. La stessa strada viene intrapresa da Mondadori. Queste novità soddisfano le esigenze di una società non più tradizionalista. È in ripresa la stampa. Sta guadagnando lettori "la Repubblica" di Scalfari. Si sta consolidando sempre di più "Il Giornale" di Montanelli. Queste ultime sono due testate che hanno dichiarato la loro posizione politica al contrario delle altre. I loro direttori, Scalfari e Montanelli divengono protagonisti del dibattito politico. Questi giornali incrementano la tendenza al giornalismo di intervento e di commento e non a quello dell'inchiesta. Cresce la diffusione del "sole-24 Ore". Vanno bene i quotidiani sportivi. A "Il Giorno" al posto di Afeltra va Zucconi. Al "Messaggero" Fossati è sostituito da Emiliani. La situazione dei periodici è migliore. Il settore si è ulteriormente diversificato.è l'aumento dei giornalisti professionisti, quindi, nuovi iscritti all'Albo. La maggior parte è formata da reduci dei movimenti giovanili ovvero da aggu