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OBIETTIVI DELL’ESPANSIONISMO COLONIALE
Il continente verso il quale si guarda con interesse è l’Asia, perché vista come continente ricco di
materie prime e di prodotti che sono estremamente fruttiferi all’interno dell’economia occidentale.
Sia perché possono essere commercializzate.
Tensioni più forti tra le potenze occidentali. Nello stesso tempo poiché le possibili conquiste
all’interno del continente sembrano essersi concluse, l’interesse si rivolge verso il continente che in
realtà è considerato meno favorevole, l’Africa → Scrumble for Africa, la definisce il NY Times.
Il continente africano era sconosciuto a parte alcuni limitatissimi territori costieri, punti di approdo
per il commercio degli schiavi. Per regolamentare una corsa che poteva scatenare guerre tra i grandi
paesi europei le grandi potenze organizzano la Conferenza di Berlino nel corso della quale le
potenze si spartirono l’Africa. Nei decenni successivi ebbe luogo un rapidissimo processo di
conquista.
*commento cartina: espansionismo coloniale nel 1885, anno in cui si chiude la conferenza di
Berlino. Territori conquistati nelle zone prevalentemente legate alle coste con maggiore incidenza a
quelle settentrionali e sud che è dei britannici.
*possedimenti nel 1914, sostanziale conquista totale da parte delle potenza ed una netta prevalenza
delle due più grandi potenze, francesi e britannici. Est-ovest fascia francese. Nord-sud fascia
inglese. Gli eserciti vengono poi seguiti dalle imprese che sfruttano le materie locali.
*1914, possedimenti di tutto il mondo. Approssimativa, per es. non mette in evidenzia la
penetrazione occidentale in Cina (par. manuale).
In Cina la situazione fu diversa perché si tratta di un impero che ha una vastissima estensione
territoriale e che quindi sarebbe estremamente difficile da conquistare nella sua interezza, questo
comporterebbe un investimento economico da parte delle potenze occidentali.
Fin dall’inizio delle pressioni occidentali, si punta ad una penetrazione di carattere commerciale che
porta, prima i britannici poi i francesi ed i tedeschi, ad avere un vero e proprio controllo su intere
regioni ritenute particolarmente fruttuose dell’impero cinese. La svolta ad una sempre più intensa
penetrazione fu data dalle così dette “guerre dell’oppio” (Amitav Gosh, scrittore indiano
contemporaneo. Ha scritto trilogia. Mare di papaveri, fiumi dell’oppio, lago di fuoco?) l’oppio
viene prodotto in India che è una colonna britannica e la cina serve come mercato vicino ed
estremamente fruttuoso. Le autorità imperiali cinesi cercano di opporsi al traffico d’oppio condotto
dai britannici soprattutto cercando di chiudere le frontiere. Tra 1839/1842 e poi 1855/1860. La
potenza cinese è sconfitta e questa sconfitta sancisce la progressiva e sempre più ampia
penetrazione commerciale in Cina. Contro questa presenza di imposizione e sfruttamento contro le
leggi del paese si sviluppa alla fine dell’800 un forte movimento di protesta che porta ad una serie
di rivolte marcatamente anticoloniali che prendono di mira tutti gli stranieri presenti sul territorio
cinese, passata alla storia come rivolta dei boxer traduzione in chiave occidentale di “il pugno
chiuso di giustizia e fratellanza”.
Nel 1900 fu assassinato l’ambasciatore tedesco in Cina, per questo le potenze occidentali
organizzarono una spedizione punitiva, con scopo dimostrativo di affermare la supremazia
occidentale, che doveva essere giustificazione della presenza occidentale in Cina. Il kaiser
Guglielmo II parlò ai soldati riuniti e le sue parole sono passate alla storia come “il discorso degli
unni”, un invito a non fare prigionieri ma soltanto morti, ed effettivamente fu così, con effetti
drammatici, uccisione in massa degli identificati boxer rivoltosi.
Prevalentemente in questa fase abbiamo il dominio coloniale, non abbiamo le colonie di
popolamento che erano state invece caratteristiche centrali nel colonialismo moderno, nei territori
conquistati si trasferivano numeri consistenti di persone dei paesi conquistatori. Scomparsa delle
popolazioni autoctone.
Quello contemporaneo si fonda invece sulla sola presenza dell’esercito di un elite di amministratori
e di rappresentanti dell’imprenditoria commerciale che fanno introiti attraverso i traffici fra colonie
e madre patria.
Solo in due casi abbiamo colonie di popolamento nell’800 Algeria (Fr) e Sudafrica (Uk).
24.feb
Quanto e in che modo l'impulso alla conquista coloniale ottocentesca è diverso rispetto alla grande
colonizzazione del 1400-1500? Perchè c'è questo nuovo impulso, che motivazioni hanno le potenze
europee?
Si sviluppa un dibattito che ruota intorno agli aspetti economici del colonialismo, che cerca di
leggere il rapporto fra economia capitalistica e imprese coloniali.
John Hobson → economista inglese liberale, nel 1902 pubblica Imperialism, la prima analisi
critica dell'imperialismo. Secondo lui l'imperialismo è determinato dalle crisi di sovrapproduzione,
e al fatto che siano emersi nuovi concorrenti che hanno portato a una saturazione dei mercati.
Lui trova meno cruciale il bisogno di materie prime, e più rilevante la necessità di uno sbocco di
mercato. Le materie prime vanno verso la madrepatria che le ricommercializza. Le colonie sono
luoghi di sfruttamento, ma esistono anche delle classi di commercianti e amministratori locali,
classi medie che sono un mercato significativo per i prodotti della madrepatria.
A fronte di una debolezza dei mercati interni (sovrapproduzione) si è resa necessaria la costruzione
dei grandi imperi coloniali. Se vi fosse una più equa ridistribuzione dei redditi e conseguente
capacità di acquisto dei cittadini, non sarebbero più necessari gli imperi.
1910, la costruzione degli imperi coloniali è uno dei temi trattati all'interno dell'opera
dell'economista Rudolf Hilferding, Il capitale finanziario. Egli è un socialdemocratico, uno dei
maggiori teorici del passaggio al capitalismo finanziario, ha uno sguardo critico sulla società
capitalistica. Pone l'accento sull'esportazione di capitale monetario verso le colonie; il punto
cruciale è il surplus di ricchezza prodotto dalle potenze occidentali che deve essere investito in
nuove aree. Colonie → fertili luoghi di destinazione delle ricchezze monetarie dell'imprenditoria
occidentale.
Lenin → 1916, Imperialismo, fase suprema del capitalismo. Individua l'imperialismo coloniale
come una sorta di fase obbligata nello sviluppo del capitalismo monopolistico. Riprende sia
Hilferding che Hobson dicendo che il capitalismo ha bisogno degli imperi per trovare nuovi
mercati, allargare i circuiti finanziari, e se non avesse trovato questo sbocco sarebbe imploso. La
costruzione degli imperi è stata necessaria alla sopravvivenza del capitalismo e ne è un segnale di
acme ma anche crisi. Il capitalismo non è capace di sopravvivere a se stesso.
La sua teoria, benché fondamentalmente erronea, sarà un punto di riferimento per i movimenti di
matrice marxista che si svilupperanno nel secondo dopoguerra durante il processo di
decolonizzazione.
Questo dibattito lascia in eredità della convinzione che le ragioni dell'imperialismo siano
sostanzialmente di carattere economico-finanziario. Questo dura a lungo; lo stesso Hobsbawm
sposa questa posizione, secondo lui c'è un nesso fra la dimensione globale assunta dal capitalismo e
la creazione degli imperi.
Il dibattito più recente ha sostenuto invece la molteplicità di ragioni che hanno portato
all'espansione occidentale nei continenti extraeuropei. Le ragioni economiche sono state
ridimensionate in vantaggio delle motivazioni più propriamente culturali e geopolitiche: ad esempio
la profonda convinzione che il mondo occidentale sia la culla di una civiltà superiore che i popoli
occidentali hanno il dovere e diritto di esportare fuori dall'Europa. Il dovere di svolgere una
missione civilizzatrice. (Rudyard Kipling, Il fardello dell'uomo bianco.)
Raymond Betts, Alba illusoria, mette in evidenza come questa insistenza sulla superiorità della
civiltà occidentale sia strettamente collegata a una mentalità razzializzante, l'idea che questa
superirorità appartenga alla razza bianca.
Darwinismo sociale → la teoria scientifica di Darwin viene riformulata sul piano sociale, cioè
all'interno della società hanno la meglio i soggetti più forti, e il capitalismo pone i soggetti in una
situazione di competizione che permette ai più forti di emergere. Viene rielaborato anche sullo
scenario internazionale: fra i popoli esiste una competizione che porterà all'affermarsi del più forte.
Ogni nazione deve dare dimostrazione di essere più forte e di potersi imporre sulle altre →
nazionalismo aggressivo. La competizione per la conquista delle colonie gioca un ruolo
fondamentale: siamo ancora in una fase in cui conta la politica di potenza. Il più forte è chi possiede
i territori più vasti.
Le decisioni che riguardano le conquiste coloniali vengono prese dai governi senza passare dai
parlamenti, non passano attraverso un processo democratico → le lobby economiche esercitano una
forte pressione sul potere politico e sono capaci di piegarlo al loro interesse (Lenin)
Nazionalismo aggressivo è lo strumento attraverso il quale i governi rafforzano il consenso dei
cittadini nei loro confronti → vaste fasce di popolazione sono appagate nell'appartenere a una
nazione grande, forte che si impone sugli altri e che dimostra la sua grandezza attraverso la
sottomissione di altri popoli (“imperialismo delle masse”, Hobsbawm)
Esordio del nuovo secolo – La belle epoque
Già dai contemporanei la “belle epoque” fu definita tale, perchè sembrava davvero un'epoca di
grande splendore (prima della tragedia).
Questa sensazione di grande slancio della crescita fu ulteriormente accresciuto dal fatto che si
uscisse dalla grande depressione, che lascia spazio a una fase di espansione capitalistica che
produce un clima di benessere di cui godono soprattutto i ceti urbani più agiati. Un'epoca bella fatta
di sociabilità, consumi, nuova ricchezza, uso spensierato del tempo libero.
Processo di grande trasformazione sociale, configurazione della società, comportamenti e consumi
delle diverse componenti sociali: 1) borghesia e 2) classi lavoratrici.
1) Mondo borghese:
Classe imprenditoriale non nobile protagonista del nuovo sviluppo capitalistico, la cui ricchezza è
data dal controllo dei mezzi di produzione (fabbriche) e dallo sfruttamento delle classi lavoratrici.
Ma in realtà la borghesia non è una classe monolitica, rac