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STORIA
Seconda rivoluzione industriale
Ricchezza e popolazione si concentrano in Europa e America. Nell’80 il reddito pro capite dei paesi
sviluppati era il doppio degli altri. Rivoluzione tecnologica (telefono, lampadina, aeroplano, cinema,
ecc…). Realizzazione di un motore piccolo e leggero da sostituire alle macchine a vapore, il motore a
scoppio, che utilizzava benzina. Da qui creazione di automobili e aerei. Nasce l’industria chimica e
macchinari in acciaio. Nuove fonti di energia (petrolio ed elettricità. Fabbrica = cuore della II
rivoluzione. Nasce la produzione di massa, ovvero un nuovo modo di produrre con prodotti
standardizzati su vasta scala, caratteristiche identiche, sempre riconoscibili. Da qui inutilità delle
capacità degli operai di mestiere. Nelle fabbriche nuovo sistema di lavoro: il taylorismo, dal nome
dell’uomo che lo mise a punto, l’ingegnere americano Frederick Taylor. Ogni operaio eseguiva solo i
compiti dati, sempre gli stessi e regolati dalla velocità delle macchine. Il taylorismo applicato alla
catena di montaggio, introdotta da Henry Ford per produrre automobili a Detroit. Il modello Ford T
fu la prima vettura prodotta su larga scala. L’automobile cominciò a diventare un bene più accessibile.
Si affermano catene commerciali e grandi magazzini. La produzione industriale, dovendo soddisfare
un mercato più grande, fu affidata a fabbriche ed aziende sempre più grandi, che assorbirono quelle
più deboli in vaste concentrazioni industriali (trust); le industrie maggiori che controllavano interi
settori dell’attività produttiva furono detti monopoli.
Colonialismo e Imperialismo
Grazie a una forte supremazia militare e alle risorse scientifiche e tecnologiche, tra il ’70 d il ‘900 si
conquistarono territori dell’Africa e Asia. L’olanda e il portogallo ne fecero parte insieme alla Francia
che occupò quasi tutta l’Africa occidentale e il Madagascar. L’Italia occupò l’Eritrea e la Somalia.
Durante la II rivoluzione si registrarono crisi economiche, la più grave fu la Grande Depressione del
’73, con effetti che durarono fino alla metà degli anni ’90. Alle difficoltà del settore industriale, si
aggiunse la crisi agricola europea: ci fu un eccesso d’offerta proveniente dai Paesi Extraeuropei
(Argentina/Stati uniti) che provocò un ribasso dei prezzi. Per molti contadini l’unica scelta per
sopravvivere fu l’emigrazione (i soldi che rimandavano a casa si chiamavano rimesse). Per fronteggiare
la crisi, molti Stati adottarono tasse doganali altissime per proteggere i prodotti nazionali
(protezionismo). Ci fu una gestione diretta da parte dello Stato di alcune industrie e attività di servizio
pubblico. Nello Stato liberale c’era l’esclusione del diritto di voto e di eleggibilità della maggioranza
dei cittadini maschi e totalità popolazione femminile. Le assemblee parlamentari rappresentavano
solo le classi sociali ricche.
I Sindacati = movimenti operai
Fra gli anni ’70 e la 1° Guerra Mondiale ci fu la formazione di sindacati, partiti, cooperative di
produzione e consumo, società ricreative/culturali; un imponente complesso organizzativo che fece
de movimento operaio uno dei principali protagonisti della vita sociale, politica del tempo. I sindacati
furono riconosciuti per legge in diversi Paesi Europei e ottennero uno status giuridico e privilegi
eccezionali. Nel decennio successivo lo sciopero si rivelò decisivo per la crescita dei sindacati.
I Partiti
Fu costituita la seconda socialista, in cui la socialdemocrazia tedesca ebbe un ruolo decisivo, creando
una piattaforma comune in cui si riconobbero tutti gli altri partiti nazionali. I Partiti operai si
chiamarono socialisti o socialdemocratici; fu per la classe operaia un’ideologia in cui riconoscersi
collettivamente in quanto portatrice di valori, appartenenza comuni, Milioni di lavoratori
apprezzarono gli ideai di Karl Marx, basati su una società egualitaria fondata sulla collettivizzazione
della proprietà dei mezzi di produzione. Il capitalismo aveva significato oppressione (proprietà privata
e profitto), sfruttamento e miseria dei lavoratori. Marxismo diverso dall’anarchia, altra corrente nel
movimento operaio. Credevano in una società eguale e libera, senza sfruttamento o ingiustizia;
rifiutavano ogni forma di organizzazione (si doveva arrivare all’abolizione dello Stato). Anche le classi
rurali diedero vita a movimenti sociali e politici, come i partiti cattolici di massa. Nascita del
modernismo = contestazione politica, filosofica e teologica dell’ortodossia cattolica a cui
parteciparono laici ed ecclesiastici, accomunati da un’esigenza di rinnovamento religioso. Il
movimento fu condannato da Pio X. Nel modernismo italiano ci fu una componente sociale in
concorrenza con il socialismo. Tentativo da parte di Murri (sacerdote), scomunicato poi da Pio X, di
sostenere l’impegno dei cattolici nella vita politica fino ad immaginarne un partito: la democrazia
cristiana.
L’enciclica Rerum Novarum, dedicata alla “questione operaia”, ovvero problemi delle dure
condizioni degli operai. Documento voluto da papa Leone XIII, risposta alle esigenze sollevate dalla
Rivoluzione Industriale. Si indicava la strada per evitare la lotta di classe o tentazioni rivoluzionarie, si
criticava il capitalismo e il socialismo, si fondava sulla condivisione tra operai e padroni dei problemi
e delle responsabilità legate alla produzione.
I grandi movimenti politici-ideologici si mossero al di fuori della religione. Nel campo della medicina
e microbiologia Koch scoprì il bacillo del colera e tubercolosi, mentre Pasteur produsse il vaccino
contro il colera, la peste e il tifo.
Il Positivismo (conoscenza scientifica, studio dell’uomo e della società) si diffuse in tutta Europa,
influenzando l’evoluzionismo di Darwin. La visione positivistica aveva, però, un risvolto inquietante.
Ascensa dell’uomo dall’era primitiva a quella presente con un progresso per stadi, il successivo
sempre migliore del precedente. Non tutti gli uomini avevano percorso tutti i gradini di questa scala,
così Darwin afferma la teoria del più forte, con implicazioni razziste.
Belle époque
Ottimismo per lungo periodo di pace. Bismarck, primo ministro tedesco, aveva creato un accordo
che regolava pacificamente le questioni internazionali (equilibrio europeo) secondo il modello
dell’800: si poteva evitare la guerra tramite compensazioni reciproche (matrimoni, spostamento di
confini, indennizzi…).
Triplice alleanza nell’82 = Italia, Germania, Impero Austro-Ungarico, voluto da Bismarck; il trattato
era ostile alla Francia, temeva una rivincita dopo che la Lorena e l’Alsazia erano diventati tedeschi
grazia alla guerra Franco-Prussiana.
La Francia fece la Duplice Intesa, alleata con la Russia nel ’94. L’Inghilterra ne entrò a far parte più
tardi, creando così la Triplice Intesa.
Giolitti
Sviluppo industriale accelerato in Italia, decollo delle industrie meccaniche. Costruzione di ferrovie e
opere pubbliche (soprattutto al sud), protezionismo doganale, controllo del credito alle industrie
(nasce Banca d’Italia). Fabbriche grandi concentrate a Milano (Breda), Torino (Fiat), Genova
(Ansaldo); aziende minori più dinamiche, come l’Olivetti (macchine per scrivere) o Bianchi
(biciclette). Esistenza di un gran numero di operai, costretti per 15/16 ore al giorno a vivere in
ambienti malsani, comunità molto riconoscibile anche fuori dalla fabbrica poiché abitavano tutti nei
nuovi quartieri, in case tutti uguali con lunghi balconi interni chiamati ballatoi, dove si affacciavano le
porte d’ingresso. La rete dei trasporti non migliorò solo nelle città, ma si crearono strade, ferrovie
sulle coste tirrenica e adriatica con accenno a turismo di massa verso le stazioni termali. La gestione
delle scuole primarie fu presa in carico dallo Stato.
Nel ‘900, Giolitti aveva una lunga esperienza nell’amministrazione pubblica, poi Ministro degli Interni
con il governo Zanardelli. Il paese viveva agitazioni sociali e di fronte alla protesta, Giolitti, che era
responsabile dell’ordine pubblico, elaborò una strategia sull’imparzialità del governo di fronte a
problemi tra lavoratori e imprenditori, ebbe dialogo con le associazioni dei lavoratori e sulla
repressione dura dei moti di folla non organizzati dai sindacati. Comportò l’eliminazione di ogni
restrizione alla libertà di organizzare e di azione politica e portò alla tutela del mondo del lavoro
(assicurazioni). Una nuova legge elettorale estese il voto a tutti i cittadini maschi perché avessero 30
anni e fatto il servizio militare. Lo sviluppo economico non coinvolse il meridione, che fu interessato
dalla “grande migrazione” diretti verso Stati Uniti, Brasile Argentina e Canada. Le rimesse potevano
fornire un avvio per il processo d’industrializzazione, ma il Governo optò per leggi speciali per il
meridione che fecero crescere la stesa statale. Da quel momento il Sud divenne poco piò che un
mercato per il Nord accrescendo il divario.
Guerra in Libia
I nodi irrisolti dell’età di Giolitti riguardavano la politica interna ed estera. Per quella estera Giolitti
tentò una spedizione militare per incanalare la pressione creata dai suoi oppositori verso un nemico
esterno. La guerra contro gli Ottomani durò un anno (’11-’12) e si concluse con la Pace di Losanna
che dava all’Italia possesso della Libia, di Rodi e del Dodecaneso. Tra i sostenitori si segnalarono
industriali e finanziari che videro nell’espansione territoriale, la possibilità di inserirsi nella
competizione imperialista. A spingere Giolitti in questa guerra furono i Nazionalisti, affermatisi come
forza emergente nel sistema politico; i loro motivi oscillavano tra la nostalgia per il mondo pre-
industriale e la netta rottura con il passato che animava il futurismo. Il modello di società a cui si
ispiravano era la Nazione, compatta all’interno e capace di riunire tutte le classi sociali in un blocco,
proponendo come obiettivo la grandezza e la prosperità italiana.
A Sinistra, forte fermento nel Partito Socialista guidato da filippo Turati.
Al Centro si era consolidata una forte rappresentanza politica del mondo cattolico. In Precedenza la
Non Expedit aveva impedito la partecipazione dei cattolici alla vita politica, ma con il Rerum
Novarum si incoraggia l’impegno sociale dei cattolici. Nacque l’Unione Elettorale Cattolica.
L’opposizione a Giolitti rimproverava una politica con l’obiettivo di una buona amministrazione, ma
priva di ideali a causa di compromessi tattici tra progetti politici contrastanti. Alle elezioni del ’13, 228<