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UNA NUOVA ERA DELLA DOMESTICAZIONE
1. Ricchezza produttiva e benessere animale
La possibilità, grazie ai foraggi coltivati in rotazione, di allevare gli animali all'interno dell'azienda, spinge gli agricoltori a dotarsi di strutture per rendere stabile la presenza degli animali. Ora le bestie non sono più affidate ai pastori, che le portano in giro in cerca di pascoli, ma stanno sul campo, dando vita a un nuovo ramo di attività produttiva che diviene una fonte aggiuntiva di reddito.
Il bestiame garantiva il letame per fertilizzare la terra, il latte da consumare fresco, e così burro e formaggi da vendere all'esterno. Perfino dopo la macellazione gli animali procuravano altro reddito, grazie alle loro pelli vendute alle industrie conciarie e alle ossa, utilizzate per produrre materiali fertilizzanti. Questa consapevolezza della fonte di ricchezza che gli animali costituivano spinge gli agricoltori-allevatori ad un atteggiamento di cura, protezione e valorizzazione.
Le stalle si diffondevano sempre più numerose nelle aziende e i criteri con cui venivano costruite diventavano sempre più rigorosi. I progressi compiuti dalla scienza veterinaria divennero precetti diffusi. Diventava sempre più evidente che molte patologie fossero legate alle condizioni igieniche, all'alimentazione e alle condizioni di vita: i proprietari moltiplicavano le loro cure ed erano consapevoli di quanto l'allevamento avesse modificato la naturale resistenza degli animali non più lasciati al pascolo brado. La domesticazione aveva apportato in essi delle modificazioni profonde che li rendevano eccessivamente sensibili ai cambiamenti di temperatura. Anche l'alimentazione doveva essere accurata. La sempre più spinta stabulazione delle mandrie comportava un'alterazione dei ritmi biologici, modi di vita, qualità degli alimenti cui gli animali erano abituati da millenni. Lo sforzo di conservare un equilibrio con le leggi della natura.
Il bestiame doveva essere spostato da un pascolo all'altro, iniziando con quello di qualità inferiore e gradualmente passando a quello migliore. La stalla era considerata un male necessario, un compromesso per ottenere vantaggi produttivi, ma si sapeva che i prodotti ottenuti da animali che vivevano in pascoli liberi erano di qualità superiore rispetto a quelli ottenuti da animali alimentati in stalla. La stabulazione era necessaria, ma se ne abusava si rischiavano gravi danni. Infatti, si privava gli animali di elementi essenziali per la loro salute, come aria, luce, movimento e anche la pioggia. Pertanto, questi elementi dovevano essere ripristinati con accorgimenti tecnici, consapevoli dell'artificialità della stabulazione, per compensare i suoi svantaggi.
La condizione dipascolo libero restava il punto più importante da cercare di riprodurre nellecondizioni di vita artificiale.La condizione dipascolo libero restava il punto più importante da cercare di riprodurre nellecondizioni di vita artificiale.
2. L’alimentazione “razionale”2. L’alimentazione “razionale”
La condizione di equilibrio raggiunta dall’allevamento stabulare venne minata, sulfinire dell’800, dall’ossessione di un’alimentazione sempre più ricca da fornireagli animali, considerati sempre più macchine produttive da sollecitare con tutti imezzi possibili. La condizione fondamentale perché gli animali forniscano ilmassimo prodotto al più buon mercato possibile consiste nell’adoperareun’alimentazione buona, ricca, intensiva. La pratica degli allenamenti intensiviera cominciata in Gran Bretagna dove si utilizzavano i panelli di semi perprodurre olio per l’ingrassamento, che contenevano azoto, potassio e fosforo.residui dell’industria della distilleria come barbabietole daVenivano utilizzati izucchero, segale, mais che stimolavano iLa condizione di equilibrio raggiunta dall’allevamento stabulare venne minata, sulfinire dell’800, dall’ossessione di un’alimentazione sempre più ricca da fornireagli animali, considerati sempre più macchine produttive da sollecitare con tutti imezzi possibili. La condizione fondamentale perché gli animali forniscano ilmassimo prodotto al più buon mercato possibile consiste nell’adoperareun’alimentazione buona, ricca, intensiva. La pratica degli allenamenti intensiviera cominciata in Gran Bretagna dove si utilizzavano i panelli di semi perprodurre olio per l’ingrassamento, che contenevano azoto, potassio e fosforo.residui dell’industria della distilleria come barbabietole daVenivano utilizzati izucchero, segale, mais che stimolavano i
succhi gastrici degli animali spingendolia mangiare di più. Un'altra consuetudine che si andava diffondendo era quella dialimentazione. L'allevamento doveva essereutilizzare gli escrementi comeispirato e orientato da quella che veniva definita "l'alimentazione razionale", cioèun'alimentazione che sottraeva la scelta del cibo agli animali, sostituendola conun programma di alimenti chimicamente analizzati e imposti secondo un disegnodi massimo risultato possibile sotto il profilo dell'accrescimento, della produzionee dell'ingrassamento. Si voleva fare dell'allevamento un'industria vera e propria,in grado di realizzare incrementi produttivi di anno in anno crescenti. Per questaragione quello dell'alimentazione razionale divenne un mito scientista in tuttaEuropa a cui seguì un'insistente pubblicità.Sul finire dell'800 gli agricoltori scoprirono che dai residui dell'estratto di
carne, dopo averli disseccati convertendoli in polvere, era possibile ricavare un nuovo alimento per il bestiame. La farina di carne aveva un colore grigiastro e un odore di cacio parmigiano e per questo si poteva dare ai bovini cominciando da quantità piccole, mescolato ad alimenti piacevoli, quando gli animali si sarebbero abituati lo avrebbero mangiato da solo. Risultò poi, da alcuni studi tedeschi, che la farina di carne utilizzata in misura abbondante poteva far insorgere fenomeni di diarrea nelle bestie o vere e proprie malattie, come il carbonchio. Occorreva dunque essere cauti con il suo uso. La nuova razionalità economica rese possibile ogni esperimento e per qualche tempo si utilizzò addirittura la segatura del legno. Un nuovo fronte di sperimentazione fu quello degli scarti di lavorazione del pesce, con la farina di carne di balena, di merluzzo e d'aringa che presero il nome di "guano di pesce". Ma gli esperimenti non diedero gli esiti desiderati.sperati: eradifficilmente digeribile e aveva un cattivo odore.
3. La stalla–laboratorio
Il processo di sempre più spinta stabulazione si combinava, nel corso degli anni’30, con un’intensificazione della ricerca e della sperimentazione scientifica. Lascoperta del fenomeno del rachitismo, malattia da carenza di vitamina D, legatainsufficiente irradiazione solare, portò gli scienziati a sperimentare l’uso diallaraggi ultravioletti artificiali. Si stabilì la convinzione che il latte di vacche espostealla luce solare, o alle lampade, fosse più ricco in fattore antirachitico di quelloproveniente da animali tenuti in stalla e non sottoposti a nessuna irradiazione. InItalia furono i pulcini ad essere oggetto di queste sperimentazioni e si notò che ilgruppo irradiato presentava defecazioni più frequenti, ma che già dopo 6 giorniessi si presentavano in condizioni normali. Nel frattempo anche i pulcini che sierano ammalati
guarirono con il trattamento ai raggi ultravioletti. Ovviamente gli scienziati appresero anche la pericolosità di tali interventi, che provocavano cecità o ustioni. Anche i raggi X vennero utilizzati sui pulcini e sembra che distruggessero, nelle uova delle galline, i cromosomi maschili, accrescendo così la produzione di galline e limitando quella dei galli, ma anche in questo caso i rischi apparvero subito inquietanti. Abbandonare le pratiche dell'alimentazione naturale per sistemi artificiali poteva costituire occasione di profitti ma anche causa di fallimento economico ed era sempre e solo valutato, come elemento di rischio, il lato economico. Non c'era preoccupazione per gli eventuali effetti che i mutamenti nel sistema degli allevamenti e nel regime alimentare degli animali. La scienza non prendeva in considerazione gli effetti di lunga durata che le innovazioni alimentari potevano avere sulla salute umana, essa si limitava a valutare gli effetti.momentanei. Nel corso degli anni '30 la sperimentazione sugli animali divenne una pratica ancora più diffusa e nacque la figura dello sperimentatore. Gli esperimenti avevano come scopo la creazione di mangimi dotati della massima potenza nutritiva possibile e si cercava di investigare fino a che punto si potesse portare il processo di artificializzazione della vita animale. L'altro versante dell'innovazione che colpì gli allevamenti riguardò la selezione delle razze e la riproduzione. Per buona parte dell'800 le teorie di Lamarck e Darwin in materia di ereditarietà e selezione delle razze avevano influito sull'allevamento e, con la convinzione che gli animali potessero essere modificati e migliorati dall'ambiente esterno, vi era stata una maggiore cura degli animali per migliorarne prestazioni e qualità. Con la scoperta di Mendel e dei meccanismi dell'ereditarietà venne ridimensionato il peso dell'ambiente.si fece luce sulla definizione di razza, non più pensata come manifestazione pura di individui, ma come razza-popolazione, cioè risultato di un certo numero di linee originariamente pure. La pratica dell'inseminazione venne eseguita per la prima volta (in Italia da Lazzaro Spallanzani su una cagna) nel 1779. Essa aprì una nuova frontiera tecnica negli allevamenti e diede un ulteriore impulso al processo di artificializzazione dell'allevamento animale. Tale innovazione segnava una rottura con la precedente pratica di allevamento e per la prima volta gli animali non si riproducevano tramite il naturale accoppiamento sessuale, ma attraverso l'intervento programmato dell'uomo e come al solito la sostituzione della natura con la pratica artificiale veniva giustificata con le inefficienze della natura stessa. 4. Piccolo è bello A differenza di bovini, ovini, suini e caprini la domesticazione degli animali da cortile era stata circoscritta.all'interno dell'azienda. Nell'800, tuttavia, questo ramo aveva raggiunto un rilievo economico a parte. La rapida crescita della popolazione e la facilità di questa forma di allevamento ne avevano esteso la diffusione e il commercio. (esempio. Nel 1793 Giorgio III costruì un reale allevamento di polli nella Home Farm del Castello di Windosr e la Regina Vittoria, nel 1843, l'aveva ampliato) Nel XX sec, nonostante le continue innovazioni tecniche realizzate nel corso dei decenni, l'allevamento dei volatili continuava a rimanere un ramo integrato dell'attività agricola. Gli esperti del settore consigliavano vivamente di mantenere questa linea. L'allevamento degli animali da cortile non ubbidiva a un progetto di totale assoggettamento ai processi della meccanizzazione e della produzione intensiva. Edward Brown, uno dei maggiori esperti del suo tempo, era consapevole delle ragioni dello scacco cui portava l'allevamento forzato e iTentativi di superare dei limiti biologici